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Pauly Jean-Samuel
Armiere a Parigi ma di origine svizzera, inventa nel 1809 (brev. 1812) un fucile a retrocarica che poi ispirerà Dreyse per il fucile ad ago e Robert Jean-Antoine per il suo fucile ad ago del 1831. Il sistema Pauly del 1812 venne poi rielaborato nel 1831 da Auguste Demondion e usato da Robert in fucili e pistole.
Penna da segnalazione
Lancia stelle illuminanti da 10 mm mediante una cartuccia a salve cal. 6 mm. In Italia considerata per anni una lanciarazzi!
Pistola a focile
Tempi di lavorazione. Sono state fatta prove pratiche per stabilire il tempo necessario ad un artigiano per costruire una pistola a focile con l’uso degli strumenti antichi. Il risultato è stato di 11 giorni per l’acciarino, 14 giorni per le altre parti metalliche, 5 giorni per le parti in legno e il montaggio. Per lavorazioni in serie il tempo era senza dubbio minore.
Pistola ad ago + Prodotta dalla Waffenfabrik F. v. Dreyse, Sömmerda fra il 1850 e il 1870.
Pistola da fibbia (Koppelschloss Pistole)
Rara arma prodotta forse in 5 esemplari per le SS. È costituita da una fibbia del cinturone militare entro cui erano nascoste 2-4 canne affiancate, lunghe al massimo 7 cm, in cal. 7,65 Br. o in 9 mm corto; aprendo il coperchio della fibbia le canne si alzavano perpendicolarmente e potevano sparare un colpo azionando una “tastiera di grilletti”. L’origine dell’arma si trova in un brevetto del 7 marzo 1934 di Louis Marquis jr. (1895 ca – 1956) di Wuppertal-Eberfeld in cui però la fibbia conteneva un revolver; il meccanismo era alquanto complicato e non venne mai realizzato. Il progetto venne ripreso nel 1943 per una molto più semplice pistola a canne affiancate, ciascuna con il suo percussore e il suo grilletto. Il percussore viene montato quando si chiude il coperchio della fibbia.
Pistole da macellazione a cartuccia
Un modello antico sparava una pallottola di 7-10 mm in una canna liscia di circa 10 cm, mediante una cartuccia a salve. Una coppa sulla bocca avrebbe dovuto impedire incidenti ma spesso la palla veniva deviata sulle ossa e colpiva qualcuno! Si passò quindi al modello che mediante una cartuccia a salve cal. .22 o .25 proietta in avanti un perno di acciaio alla velocità di circa 50 ms. Il perno deve rientrare immediatamente nell’attrezzo così da non restare infisso nell’animale e trascinare a terra l’utilizzatore.
Pistola danese M 1910
I danesi adottarono nel 1911 la pistola sistema Bergmann-Bayard mod. 1908. Nata come pistola Mars Bergmann vendette il brevetto alla Pieper di Herstal che vi apportò piccole modifiche.
Il numero di matricola del produttore e ala base dell’impugnatura. Sul carrello vi è il numero apposto dall’esercito danese e questo va da 1 a 4840.
Dopo la I GM la Pieper non la produsse più e la produzione venne continuata dall’arsenale di Kopenhagen (Haerens Vabenarsenal ) con piccole modifiche; in particolare guancette di bachelite invece che di legno. Fra il 1922-1925 ne produsse 2204 pezzi con matricola di fabbrica 1-2204, segnate M 1910/21. Le prime 900 recano la dicitura Haerens Tojhus e la matricola dell'esercito 4841-5741, le restanti 1904 la dicitura Haerens Rustkammer e la matricola 5742-7044. Vennero modificate anche armi della Pieper e perciò vi sono pistole che recano il marchio Pieper e l’indicazione del modello 1910/21.
Nel 1935 parte delle guancette di bachelite vennero sostituite con guancette in legno.
L’arma è lunga 25 cm, pesa 1 kg con canna da 10 cm e 6 righe destrorse; caricatore e striscia di caricamento da sei colpi per il 9 mm Bayard o 9 largo.
Protector
Vedi Turbiaux
Prova-polvere (fr. éprouvette, ing. powder tester)
Anticamente la polvere nera veniva prodotta con materiali e procedure non uniformi e quindi ogni partita presentava caratteristiche diverse; poteva inoltre modificare le sua qualità in relazione alla conservazione e al trasporto: da ciò la necessità di controllarne la forza esplosiva prima dell’uso.
Venivano utilizzati prova-polvere di vario tipo in cui veniva introdotta una carica ridotta:
- a molla ed a forma di pistola, in cui la forza dell’esplosione entro la camera di scoppio faceva aprire un coperchio il cui angolo di apertura indicava la forza della polvere (fig.1);
- a pendolo in cui si misurava la forza del rinculo (fig 3);
- a mortaio in cui sulla camera di scoppio veniva posata una biglia di ferro che, sparava vero l’alto sollevava un regolo così che si poteva misurare la spinta esercitata. Un modello sparava la biglia esattamente con una elevazione di 45° e poi si valutava la forza della polvere in base alla distanza raggiunta dalla biglia (fig.2).
email - Edoardo Mori |
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