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La famiglia Mori

Gli avi

Ho cercato di ricostruire la genealogia della famiglia sulla base dei documenti conservati in casa e cioè la raccolta di atti notarili dal 1500 in avanti con cui erano stati acquisiti o acquistati beni immobili. Ne riproduco uno qui accanto. Aggiungo anche un dettaglio della genealogia a cavallo dell'ottocemto / novecento.

La storia della famiglia è già documentata nel 1400. Si trattava di una famiglia importante, feudataria, che però in quel periodo va incontro a difficoltà politiche (è il periodo in cui Pontremoli si trova sottoposta, una dopo l'altra, a diverse signorie (Visconti, Sforza, Fieschi, ecc.) e perciò il ramo principale si trasferisce (forse ottiene un altro feudo) nel mantovano sotto la signoria dei Gonzaga.
Si legge nel libro del Touring Club Italiano, Mantova e Provincia: Sabbioneta, le ville di delizia, l’Abbazia di Polirone, il Po - ed. 2003 a pag 81, dedicata al comune di Casalmoro: "Questo piccolo paese si trova vicino ai confini con la provincia di Brescia (m 47. ab. 2049). Nel sec. xv fu un antico feudo dei Mori (come evidenzia il toponimo), importante famiglia originaria di Castoglio, paese dell'Appennino toscano, al confine con Emilia Romagna e Liguria che, per problemi politici, fu costretta a trasferirsi in una zona periferica. La sua storia è un tutt'uno con quella del santuario della Madonna del Dosso: agli abitanti si deve la costruzione di un dosso, nella bassa valle padana, perché il santuario dominasse il paese e fosse visibile da molto lontano. "
Negli Atti della visita pastorale del vescovo Domenico Bollani alla diocesi di Brescia (1565-1567) si trova: “Eodem die circa horam XIV pervenit ad terram Casalis Mauri, et in introiti.”
Non è forse una coincidenza che nel 1533 nascesse a Medole, a 20 km da Casalmoro, il poeta e novelliere Ascanio de' Mori. Qui una sua novella.
Le carte di famiglia documentano la storia del ramo rimasto a Castoglio. In un atto del 1555 già compare un prete Medardo Mori da Castoglio che nel 1559 abita a Vignola.
Egli è parente di Jacopo Beretini figlio di un Beretini "alias Moro" del Chioso, parente degli Schiavi del Chioso. Questo Jacopo nel 1575 va a Castoglio (negli atti in latino Castolio). Un Beretini di Rossano, proprietario di un mulino, compare in un atto notarile pontremolese del 1473. Il cognome Beretini è ormai scomparso in Italia, ma nel 1500 ricorre in Toscana (Arezzo, Versilia); è noto Pietro B. da Cortona, pittore, n. 1595.

È probabile che don Medardo Mori fosse rimasto in zona e che, non avendo discendenti, abbia chiamato un parente a gestire i suoi beni.
Il cognome Mori è comunque isolato nel comune di Zeri e perciò si può supporre che si trattasse di una famiglia arrivata dalla Lunigiana o Toscana;all'epoca non era raro il caso di famiglie importanti che dovevano lasciare la propria città per questioni politiche e si rifuggiavano in zone periferiche dove potevano ben investire le proprie ricchezze. Ad esempio nella vicina Airola (Val di Vara) si ritrova la famiglia dei nostri parenti Cerchi, di verosimili origini fiorentine.
Alcune note aggiuntive sulle spose che compaiono nella genealogia:
I Castelli erano la principale famiglia della Piagna, estintasi a metà dal 1700.
I Rossi erano la principale famiglia del Castello di Zeri.
I Figaroli erano la principale famiglia del Chioso ed ancora esiste. Figaroli è cognome raro, della zona.
Annunziata Tonelli era del Pontremolese, parente della famiglia Cortesi.
La famiglia Schiavi aveva un bel palazzo a Chiesa, distrutto da una bomba nel 1944; è cognome rossanese molto antico, documentato fin dal 1495.
Il dr. Giuseppe Mori sposa (circa 1865) certa Maria Leoncini in Tizzano Val Parma e non si ha notizia di discendenti.

Nello Almanacco di Corte dei Reali di Parma del 1859 compare un Don Pier Giovanni Mori insegnante della classe infima e medie delle primarie a Rossano di Zeri.

In questa pagina una relazione sullo stato del clero nella valle di Rossano del 1789. Vi compaiono due sacerdoti della famiglia Mori.

bisnonno

      Edoardo I (1860-1939)



Vista su castoglio

Vista su Castoglio [ingrandisci]

Le terre

La famiglia Mori non si trova citata nei documenti degli archivi pontremolesi in cui si parla di persone di Rossano chiamate a rappresentare la comunità o ad altri incarichi; eppure dopo il 1750 doveva essere la famiglia con la maggior proprietà terriera; era detto comune che si poteva fare il giro della valle di Rossano senza mai uscire dai boschi e terreni di proprietà della famiglia Mori.
In un quaderno del 1880 in cui sono registrati i raccolti, si legge che in un anno essa aveva ricevuto dai mezzadri ed affittuari oltre 800 quartari di castagne secche, corrispondenti a circa 600 quintali di castagne verdi, solo per i 2/3 spettanti al padrone. Ciò significa una proprietà di circa 100 ettari di soli castagneti.

Il 1900

In effetti non pare che la famiglia abbia mai avuto una grande inclinazione per la politica;il primo ad occuparsene pare sia stato Edoardo Mori, sindaco dopo la prima guerra mondiale e poi mio padre Giovanni Mori (1902-1989).
Dopo aver frequentato il Nautico a Genova ed aver navigato tre anni come ufficiale di macchine su transatlantici (ma egli era molto più dotato per la poesia e la letteratura che per la meccanica), si sposava con una signorina di Varese conosciuta in navigazione e tornava ad abitare a Castoglio. Poco dopo diventava Podestà del Comune di Zeri e restava in carica fin verso il 1939 quando litigava con il partito fascista e restituiva la tessera del partito. Estremamente stimato dalla popolazione, superava senza problemi tutto il periodo della resistenza, nonostante che la zona fosse una delle più calde.
Qui a lato una targa ricodo ancora esistente sull'acqudotto di Patigno; analoga targa era sull'acquedotto di Castoglio, realizzato nello stesso periodo, partendo da una sorgente acquistata con i propri soldi da G. Mori.

 



Ingresso dal cortile di Casa Mori

Ingresso dal cortile di Casa Mori [ingrandisci]

targa ricordo

La seconda guerra mondiale

La casa Mori durante la guerra ospitava stabilmente un gruppo di militari inglesi e centinaia di partigiani di passaggio da e verso la vicina linea gotica. Il paese subì due volte rastrellamenti da parte di truppe austriache i cui comandi passarono la notte entro casa, comportandosi con assoluta civiltà.
In una delle due occasioni, mentre la casa era occupata da alcune decine di soldati austriaci, in una delle cantine, il cui ingresso a fior di pavimento era stato nascosto sotto una grande cassa per granaglie, stavano nascoste setto od otto persone, tra inglesi e partigiani, i quali per poco si facevano scoprire per il gran odore di sigarette americane che filtrava dalla botola!
Alcuni anni dopo la fine della guerra il comandante inglese Gordon Lett scriveva un libro sulla guerra partigiana in zona, intitolato "Rossano in fiamme" (mi pare) in cui stupidamente scriveva che "il podestà Giovanni Mori, durante il fascismo si era costruita la casa"! Rapidamente, visto che era improbabile che una casa medievale fosse stata costruita nel 900, veniva condannato a ritirare il libro dal commercio ed è questa la ragione per cui esso si trova ora solo in ristampe successive (ripubblicato in Inghilterra nel 1955 è stato poi nuovamente tradotto in italiano). Lo cito perché credo che sia l'unico libro in cui si parla di vicende di Rossano anche se con nessuna conoscenza della situazione locale. Del resto è noto che la storia della Resistenza a Zeri come narrata in detto libro e in altri che lo hanno copiato (come quello di Giulivo Ricci, Zeri, guida Storico-Turistica) è altamente fantasiosa.

allied Questo è l'estratto dell'elenco redatto dalle Forze Alleate su coloro che avevano aiutato la Resistenza [ingrandisci].

Giovanni Mori ricevette il diploma Alexander per l'aiuto prestato ai militari che passavano la linea gotica.

In realtà i partigiani vennero tollerati dalla popolazione come un male necessario, ma senza alcun entusiamo e furono la causa esclusiva del coinvolgimento del territorio nella guerra che altrimenti lo avrebbe solo sfiorato. A Zeri e Rossano si erano insediati sette od otto gruppi di diversa origine politica, occupati a contrastarsi l'un l'altro, e quando si trattò di combattere scomparvero. Durante il primo rastrellamento del 3 agosto 1944 si fecero sorprendere nel sonno a Noce perché nessuno aveva pensato di controllare l'unica strada di accesso alla valle e il loro comandate era andato a far visita ad un bordello di Pontremoli! Anche nel dicembre 1945 i tedeschi arrivarono indisturbati e inaspettati. Però la reazione alla presenza dei partigiani portò alla distruzione di Chiesa. Una bomba di mortaio penetrò nel tetto di casa Mori, ma senza esplodere.
Illustra bene la situazione don Agostino Orsi, parroco di Adelano in quel periodo il quale, narrando della uccisione del partigiano Facio ad opera di un altro gruppo scrive " Si diceva che Facio rimproverasse a Tullio la maniera dispotica e dittatoriale di condurre il comando della sua formazione partigiana nella quale lui non sarebbe mai confluito. Facio inoltre disapprovava la conduzione troppo allegra della campagna partigiana, con le frequenti serate di balli e di cene, con i frequenti sequestri di vitelli, agnelli e manzi rubati ai contadini del luogo e…guai a protestare: tutti dovevano accontentarsi delle ricevute da conservare perché tutto sarebbe stato risarcito all’arrivo degli alleati. Il malcontento serpeggiava e Facio lo sapeva." (Corriere Apuano, 20-12-2003).
La vicenda è ampiamente narrata nel libto di Carlo Spartaco Capogreco "Il piombo e l'argento", La vera storia del Partigiano Facio, ed. Donzelli, 2007. da cui emerge che fino all'arrivo del CNL della Spezia, a Zeri ivi erano bande di comunisti che combattevano molto fra di loro e poco contro i tedeschi, non per la liberà, ma per Stalin, con la pretesa di essere mantenuti e di fregarsi tutti gli aiuti paracadutati dagli americani. Il loro contributo allal Resistenza fu più dannoso che utile.
Ricordo io stesso che dopo la guerra i contadini chiamavano questi partigiani "i ladrigiani"!

Il dopo guerra

Dopo la guerra Giovanni Mori non si candidò a cariche politiche, ma continuò a inseguire il suo sogno di spostare la sede comunale da Patigno di Zeri in una posizione più centrale; infatti Patigno, in un epoca in cui si viaggiava a piedi, era praticamente irragiungibile per gli abitanti del Bosco e per gli abitanti di Arzelato che dovevano superare due valichi montani e quindici chilometri di mulattiera per arrivarci. Una bomba sistemata nel 1946 nel suo garage, sotto la macchina Balilla, ad opera di ben individuabili soggetti di Patigno, e che distrusse macchina e garage, gli dettero il chiaro avvertimento mafioso di lasciar perdere la questione! Alcuni lustri dopo, il passaggio di Arzelato sotto il comune di Pontremoli e l'arrivo delle automobili e dell'asfalto, risolsero il problema.

Oggi

Gli ultimi ed unici discendenti della famiglia Mori sono i nipoti di Giovanni Mori: Camilla e Diego, figli di Renato Mori e Daniele, figlio di Edoardo Mori, magistrato a Bolzano