Zeri

Immagine satellitare a 6000 m di Zeri [ingrandisci]

La popolazione all'inizio del 1900 raggiungeva i 4000 abitanti; ora si è ridotta a circa 1000. Esso è diviso in due vallate, quella di Zeri e quella di Rossano; non esiste alcuna frazione con il nome di Zeri o di Rossano. Vedi carta geografica e Carta stradale e plastico .

Per chi desidera altre notiziole, rinvio alle pagine tratte da un libro di Caselli del 1933, a dire il vero molto modesto ed approssimativo.
Del pari scadente è il libro di Giulivo Ricci, Zeri, Guida Storico-turistica, pubblicato nel 1982; esso è stato scritto senza una conoscenza diretta dei fatti, raccogliendo informazioni da precedenti testi o da persone male informate.
Egli così ignora completamente la strada Rossano-Arzelato-Pontremoli e scrive che a Zeri si arrivò in auto solo nel 1950! Purtroppo egli è talmente preoccupato di non parlare del periodo fascista che salta a piè pari dal 1890 al 1944 e perciò ignora che vi era stato un podestà Mori che era riuscito a dare una strada a Rossano lottando contro gli zeraschi e il segretario del fascio Mario Monali, che aveva costruito il primo acquedotto di Rossano, che aveva introdotto nuove pratiche agricole. Sulla facciata di casa Mori alla fine della guerra si leggeva ancora la frase di Mussolini, "Dove c'è una volontà c'è una strada", fatta scrivere dal Podestà Mori non per ossequio a Mussolin, ma in sfregio al segretario del fascio, di Coloretta, che osteggiava strenuamente la strada Rossano-Pontremoli!
Nel 1938, durante la costruzione della strada Chiesa di Rossano-Pontremoli, nel tratto che attraversa monte Pradellinara, venne ritrovata una tomba ad incinerazione riferibile a popolazioni liguri dell'età del ferro o fors'anche anteriore.
La zona è comunque al di fuori dell'area culturale ligure moderna, di cui non si trova alcun influsso nel dialetto locale. E' invece verosimile che la popolazione locale rappresenti un residuo dei liguri preistorici.


Al di fuori delle cronache storiche con le convulse vicende pontremolesi, sono rari gli scritti in cui si parla di Rossano. Nelle Relazioni sul governo della Toscana a PietroLeopoldo II, raccolte da Leopold A. Salvestrini, si scrive che i suoi abitanti "sono armigeri e sono in continua guerra con i genovesi che odiano a morte". In uno scritto di G. Mazzini si parla di "bersaglieri, elementi eccellenti: sono contrabbandieri di Zeri, Rossano, etc. in numero di 200"

Il vasto territorio del comune di Zeri occupa l'angolo estremo al nord della Toscana, là dove essa confina sia con la Liguria che con l'Emilia (Foce dei tre confini). Attualmente ha una superficie di circa 75 Kmq ma prima degli anni sessanta, quando ancora comprendeva tutto il territorio di Arzelato, raggiungeva i 90 kmq.

Interessante la voce Zeri del Dizionario geografico del 1843 di E. Repetti.
Si veda anche il Sito del Comune di Zeri
Zeri viene citato in un testo tedesco sulle acque minerali:
Johann Ch. Fr. Harless - Die sämmtlichen bisher in Gebrauch gekommenen Heilquellen und Kurbäder, 1846. pag. 490:
""L’Acqua di Coloretta nel comune di Zeri nasce in una zona disabitata sulla sponda sinistra del torrente Teglia fra Coloretta e Castolio e su due vol. contiene anidride carbonica e tracce di anidride solforosa contiene solo 2 grani di clouro di sodio, due grani di cloruro di calcio, un gr. di  cloruro di magnesia e 1/2 di anidride carbonica. Ferro per 215 once. Di quest’acqua che per il contenuto in ferro potrebbe essere migliore dell’Acqua della Casiola presso Cavezzana D’Antena, non viene fatto praticamente nessun uso interno.""
I miei vaghi ricordi mi suggeriscono però che Castoglio non c'entra nulla e che la sorgente si trovava alla Dolce, verso Concigliara.

 

Carta 1:25000
Carta 1:25000 di Zeri [scarica file TIF - 2,5 MB]

Zeri e Rossano sono citati (con qualche dubbio se il nome Ziri corrisponda proprio a Zeri!) in documenti anteriori all'anno mille (un documento carolingio del 774, un atto di Ludovico il Bavaro, un placito di Oberto del 972); fino al XII secolo era ricompreso nei feudi dei Malaspina; dopo venne incorporato nel territorio di Pontremoli di cui seguì le varie vicende storiche che non hanno lasciato grandi tracce. Qualcuno ha scritto che vi nacque il pittore Francesco Natali (fine del 1600), ma è cosa men che incerta!

La vallata di Zeri, dopo la seconda guerra mondiale, ha avuto uno sviluppo economico maggiore rispetto a Rossano, favorita anche dal fatto di poter controllare la politica locale e di essere sede del Comune e di altri uffici pubblici.
Per notizie approfondite sulla storia e la vita nel Pontremolese del 1400 rinvio alla ottima tesi di laurea della dr. essa Laura Bertoncini che riproduco in questo sito.

Documenti storici molto interessanti si ritrovano negli atti delle cause relative alle controversie tra Rossano e Suvero circa il possesso della zona di Gambatacca. I Suveresi pretendevano infatti di pascolare e raccogliere legna ben oltre lo spartiacque naturale, giungendo fin quasi al paese del Bosco. Ciò diede causa ad infinite liti, anche con scontri fisici e devastazioni, documentate fin dal 1284, e in cui i Suveresi si videro quasi sempre dar torto. Qui pubblico l’atto di appello del 1884 contro la sentenza del Tribunale di Pontremoli che aveva dato in modesta parte ragione a Suvero. Credo che alla fine siano state accolte le domande di Rossano perché gli attuali confini hanno lasciato ben poco alla Liguria.

 

 

Rossano

Panorama di Rossano [ingrandisci]

Rossano

La vallata di Rossano (l'etimologia è assolutamente sconosciuta e a nulla servono fantasiosi richiami a soldati romani di nome Roscio o a ad uno sconosciuto dio Robeo), i cui torrenti confluiscono nel fiume Teglia, affluente della Magra, è separata dalla valle di Zeri da un valico a circa 900 metri di altezza (Casa Bertagna) e dal monte Vaio. Nella valle sono sparse le frazioni di Piagna, Castoglio, Chiesa, Paretola, Valle, Chioso, Montelama e, separato da una costa montuosa, il Bosco.
Sia Zeri che Rossano non hanno avuto un collegamento carrozzabile con Pontremoli fino a dopo la seconda guerra mondiale. Dal lato di Zeri era stata iniziata una strada che da Pontremoli saliva verso Codolo e Noce, seguendo il corso del Gordana; essa si era prima arenata sotto Codolo per la presenza di terreni franosi; poi, alla fine degli anni trenta, era arrivata fino ad un chilometro da Noce, arenandosi contro l'ostacolo finanziario del grande ponte da costruire per superare il Gordana.

Rossano soffriva particolarmente per la mancanza di una strada verso Pontremoli. Il percorso normale per recarvisi era di salire per mulattiere fin quasi a mille metri, al valico alla destra di Carmuschio, e di scendere poi per ben 800 metri di dislivello verso Arzelato e fino a Pontremoli. Occorrevano circa tre ore. Durante l'inverno cadevano grandi nevicate e le mulattiere restavano impraticabili per settimane. Nel 1827 i rossanesi decisero di costruire una mulattiera di fondo valle che dai boschi di Tassonarla (già collegati), proseguiva quasi pianeggiante per la Nogina fino a sboccare ben sotto Arzelato a circa 600 metri di altitudine (Ca' Taglian). Questa strada era però lunghissima ed usata solo in caso di emergenza, salvo che dagli abitanti del Bosco per cui era una scorciatoia. Gli zeraschi si opposero a questa strada e le due vallate finirono davanti ai giudici di Pontremoli
Dopo il 1930 il Podestà Giovanni Mori di Castoglio decise di costruire una carrozzabile al posto della vecchia mulattiera.
Con finanziamenti minimi, superando l'invidiosa opposizione zerasca e trascinando la popolazione di Rossano a prestare migliaia di giornate di lavoro
gratuite, in aggiunta a quelle già previste come corvé obbligatoria a favore del Comune, egli riuscì ad aprire la strada carrozzabile fino ad Arzelato i cui abitanti, per conto proprio, avevano nel frattempo lavorato per raggiungere Pontremoli. La strada venne aperta prima dell'inizio della guerra e, alla fine di questa, servì alla ricostruzione delle case distrutte dai bombardamenti, sia a Zeri che a Rossano. Come spiega il Caselli, la strada carrozzabile tra Chiesa e Coloretta esisteva già fin dall'inizio del 1890.
Negli anni 60 venne aperta una strada carrozzabile che collegava Coloretta di Zeri con la Val di Vara (Sesta Godano); anche in questo caso la strada, che facilmente poteva essere costruita in posizione centrale, in modo da poter essere collegata con il Chioso di Rossano mediante una bretella di pochi chilometri, venne appositamente spostata dagli zeraschi verso il lato opposto della valle così da poter favorire le frazioni di Bergugliara ed Adelano, alle pendici del Gottero (1640 m.s.m.)



Vista su Castoglio [ingrandisci]

Castoglio

Long. 2° 37' 50",50 Ovest da Monte Mario
Long. 9° 49' 17",90 Est da Greenwich
Lat. 44° 19' 21",90

È la frazione più tipica di Rossano perché arroccata in cima ad un cocuzzolo, all'altezza di 750 metri, come un castello. Il più antico documento dell'archivio di famiglia in cui se ne parla è del 1546.
Un serio problema del paese era nel passato la mancanza di una sorgente vicino ad essa e la popolazione (una cinquantina di famiglie per circa 400 persone) doveva andare a prendere l'acqua e portare il bestiame ad abbeverarsi a mezzo chilometro di distanza, scendendo per la ripida mulattiera che portava a Chiesa. Alcune famiglie avevano in casa cisterne in cui raccogliere l'acqua piovana (in casa Mori due cisterne che potevano raccogliere circa 12 mc di acqua).
Circa nel 1935 Giovanni Mori costruì un acquedotto di circa un chilometro che portava l'acqua in paese e, per chi lo voleva, nelle case.

Castoglio era però avvantaggiata dall'avere sul monte Carmuschio degli ottimi pascoli e, alle pendici di esso, a circa 900 metri di altezza, stalle e campi in cui alloggiarlo per il periodo estivo.
Un tempo la zona poteva essere considerata abbastanza favorita, in confronto ovviamente con la situazione generale. Zeri produceva un po' di tutto, dalla lana, alla canapa, ai cereali, ai latticini, ai fagioli e patate, al baco da seta, ed era quasi autosufficiente.

Il principale e fondamentale alimento erano però le castagne che rappresentavano la base del cibo quotidiano. Come è noto esse, come valore alimentare, sono di poco inferiori ai cereali, avendo più o meno lo stesso contenuto in carboidrati, di cui ben il 30% sotto forma di zuccheri, e contenendo anche il 4% di grassi.

Foto aerea di Castoglio
Foto aerea di Castoglio [ingrandisci]
Seccate e trasformate in farina (salvo i rottami, detti pesturi, destinati alla alimentazione dei maiali) venivano usate per polente di farina di castagne (che, per chi poteva, veniva condita con olio e formaggio), lasagne, frittelle, ma principalmente per fare la patona. Questa si ottiene facendo con la farina e un po' di sale una pastella che poi viene versata su di un tagliere tondo ricoperto con uno strato di foglie di castagno ben sistemate; il tutto viene fatto poi scivolare nel testo, cioè la base di ghisa, a forma di teglia, del forno a campana, già ben arroventata, e viene ricoperto con la campana pure arroventata; a fine cottura si ottiene un disco elastico, senza screpolature (non sbriciolabile, come il castagnaccio), dello spessore di circa un centimetro, dal delizioso profumo di foglie bruciacchiate. Vedi qui altre ricette.

Cesarino Cortesi (parente della famiglia Mori) nel 1935 giunge a Coloretta da Pontremoli con la prima motocicletta. La moto venne però portata a braccia dal Gordana. A sinistra a cavallo Luigi Malachina della Piagna (Gigetto); a destra, pure a cavallo, Giovanni Mori. [ingrandisci]

I pastori e i contadini se ne infilavano un pezzo in tasca o nella cacciatora e quello era il loro pasto quotidiano. Chi ne aveva, ci aggiungeva un pezzo di formaggio. A differenza di altre zone della toscana, a Zeri è del tutto sconosciuto il castagnaccio.
La patona può essere cotta anche in testicioli di terracotta, grandi quanto un piatto e con un piccolo orlo rialzato, anch'essi arroventati nel braciere, riempiti con il disco di foglie e pastella e impilati l'uno sull'altro fino a cottura. Purtroppo il castagno non assicura una produzione costante e vi sono anni in cui la quantità di castagne si riduce drasticamente; erano anni di carestia e molti si dovevano arrangiare. Alcuni emigravano in Francia come merciai ambulanti (di solito con la tipica cassa a tracolla che racchiudeva tanti cassettini con filo, aghi, bottoni, ecc.) o contadini, altri andavano a raccoglier le olive sulla riviera ligure, tanto per poter portare a casa qualche litro d'olio, altri andavano a sfogliar gelsi nel Bresciano e tornavano a casa a piedi portandosi come salario un sacco di granaturco. Ho trovato notizia di un Celerino Arioni di Castoglio, nt. 1857, emigrato a Montevideo ove morì nel 1917.

Dopo la prima guerra mondiale molti trovarono lavoro nella costruzione della diga sul Teglia ad opera della Falk.
La coltivazione del castagno influiva un tempo in modo notevole sull'ambiente perché il castagneto veniva tenuto accuratamente pulito da sterpi ed erbacce per poter raccogliere le castagne senza difficoltà: era perciò possibile percorrere ettari ed ettari di bosco del tutto privo di sottobosco, il che facilitava molto la raccolta dei funghi. Ricordo la famiglia di Mario Menoni del Bosco, con dieci o più figli, che negli anni buoni riusciva a raccogliere fino a tre quintali di funghi secchi. Dopo la seconda guerra mondiale la castagna divenne un cibo povero e i castagni vennero tagliati in massa per alimentare una fabbrica di tannino nel pontremolese.
Da ogni ceppaia sono rinati decine di polloni selvatici, il sottobosco è cresciuto selvaggiamente e i bei castagneti sono diventati percorribili solo dai cinghiali!
Cliccando qui trovate una foto del 1928-1930 con buona parte deigli uomini validi di Castoglio che trasportano il trave per rifare il tetto della Casa Mori.

 

 

Le foglie di castagno secche, che il vento accumulava in grandi mucchi, venivano raccolte, incascinate ed utilizzate come strame. Per l'alimentazione delle pecore venivano invece usate le foglie dei giovani cerri (il cerro è un po' il simbolo di Zeri a cui forse ha dato il nome e di cui ne ricordo di monumentali) il cui tronco in autunno veniva ripulito dai rami, salvo il ciuffo finale. Con i rami si facevano fascine che venivano sistemate attorno ad uno dei tronchi così ripuliti, a mo' di pagliaio (il fogliaro). Poi in inverno le fascine, ben ripulite della pecore, servivano (brocchi) per accendere il fuoco su cui scaldare i testi e i paiuoli.

Antica strada di Castoglio in una foto del 1956 [ingrandisci]

Gli usi agricoli erano rimasti molto tradizionali fino agli anni 30; qualche cambiamento venne introdotto da Giovanni Mori che adottò le prime macchine agricole, introdusse l'uso dell'erba medica, prima sconosciuta, insegnò a conservare il maggior fieno così prodotto in pagliai nei campi.
Fino al 1960 la razza tipica di bovini della zona era la rossa pontremolese, buona per tutti gli usi e quindi anche per tirare l'aratro o la traggia o la bena (treggia con cesta di polloni di catagno); poi mio padre Giovanni Mori, che fu sempre un "decisionista", mise d'accordo alcuni contadini e partì per l'Alto Adige a comperare due camionate di giovenche ed un toro di razza brunoalpina. Ciò suscitò le ire dell'Ispettorato agrario che aveva deciso di conservare Zeri quale oasi per la rossa, a spese dei contadini; ma la maggior produzione in latte e carne della brunoalpina, fece rapidamente sparire l'altra razza.

I cognomi di Castoglio: i cognomi degli abitanti di Castoglio più comuni erano: Arioni, Bertoni, Borgalli, Lecchini, Lorenzoni, Menini, Musetti, Simonata, Tognarelli.

Il nome Castoglio non deriva affatto da un inverosimile "Castrum olei", ma è un toponimo diffuso che si ritrova per indicare un villaggio del comune di Valmozzola nei presssi di Borgo Val di Taro (già in un rescritto imperiale del 1182 che assegnava delle terre al marchese Oberto dei Pallavicini) ed è il nome di un colle presso il monte Molinatico del pontremolese. La radice sta ad indicare un luogo elevato (in dialetto "costè"). La corretta scrittura, come si ritrova nei documenti del 1500, dovrebbe essere Castolio, senza la "g".

Il dialetto di Rossano

Piccolo vocabolario del dialetto di Castoglio; ho italianizzato le voci per evitare problemi di trascrizione fonetica.
Arblà - Sbrindellato
Arumbà - Accanto, vicino
Bacièla - Stupido
Baga - Otre ricavato da pelle di capra
Badgioco - Rospo
Béggiola - Trave (dal toscano baggiolo, sostegno)
Bèigo - Baco, verme (beco lucchese, beig emiliano)
Bèlula - Donnola
Béna - Treggia con cesto intrecciato
Borella - Buca, incavo
Cantàro - Stadera romana per grossi pesi
Cantéro - Travetto
Chèici - Denti; è la stessa radice germ. del ted. Keil
Finétta - Corda
Gwadùme - Guaìme, erba rinata dopo il taglio del fieno
Jigiare - Irrequietezza delle vacche al pascolo (ad es. per tafani)
Lovaro - Tagliere
Marangòn - Falegname
Maracio - Roncola
Oudàdglia - Rugiada
Padeletti - Frittelle
Penàto - Roncola
Potta - Interiezione e intercalare comune
Pzòn - Straccio (da pezza)

Ragnare - Piangere
Rgulare (u francese)- Rotolare
Ruzzeau (pron. alla francese) - Acciotolato
Sbradgiare - Gridare in modo scomposto
Scapucciare (o scapuzzare)- Inciampare
Scò - Grembo (da radice germanica skoz)
Scravare - Tagliare i rami giovani di una pianta per farne fascine (il fogliaro se ammucchiate attorno al tronco di un cerro) con cui alimentare il bestiame d'inverno.
Scrobio - Siero di latte dopo tolta la cagliata
Séva - Solco scavato attraverso i castagneti in pendio per fermare le castagne.
Sguidgiare - Scivolare
Sternare - Pulire il sottobosco (anche con il fuoco; da strinare)
Stombacciare - Scuotere un recipiente
Stravanzare - Saltare oltre un ostacolo
Stracco - Stanco
Stribiare - Fare a pezzettini, frantumare
Tanacco - Oggetto inutile, cianfrusaglia
Taroccare - Litigare (voce usata anche in veneto)
Tartireau (pronuziare alla francese) - Imbuto
Torma - Gregge
Ulgi (pronunziare la g alla francese) - Erica e le relative ramaglie secche usate per accendere il fuoco.
Varco - Cercine
Zàccaro - Grosso bastone o paletto.
 
Per informazioni sul dialetto di Rossano leggere lo studio di Mario Rossi

Toponimi

Questo è il più antico documento in mio possesso in cui si parla di Castoglio. È una copia di un documento del 1546 in cui gli abitanti di Piagna e Castoglio fanno una ricognizione dei confini dei beni comunali di loro spettanza; i toponomi sono ancora quasi tutti riscontrabili oggi, senza cambiamenti. Non riporto il documento originale perché ritengo sia una copia posteriore

Fatto l'anno 1546
Nota della giurisdizione e beni comunali di Castolio e della Piagna insieme (lacuna di una parola). Se faremo e prima si incomincia dal fossatello di pietra linara discende apara per gli termini mesi dalla università di Torano et Castolio et della Piagna mesi dacordio come appare per gli giudici e procuratori di Castolio e della Piagna e così si chiama Zanetino de Antonino da Castolio e Lorenzo di Giovanni di Pasquirolo di Castolio e Giacopo dal Castello della Piagna e Gio da Massimo della Piagna tutti insieme

(lacuna di una parola) sentenziamo sotto la forma et privilegio di tuta la guridizione di Castolio e differentiando dai termini calando per il canale da Usagia andando de Conga..(?) al fiume della Gordana seguendo tutti gli beni comuni e poi montando per il Canale de Resenenso tutti gli beni comuni e poi montando su Castel Zenerin venendo su in cima a fozo calando per la Costa de masarion alla corse de via di foza, calando alla cereta de gropognalo andando ancora adosso alla termina della Chiesa di San Medardo andando per (lacuna di una parola) in cima alla Vricciola calando dentro alaqua della Columbara montando per la bora del Begoni sino in cima alla foza fe….rella. Calando alla fontana de pesinazi calando intel'aqua de gamba andando per acqua insino alla serra de Narcheti andando de longo per l'acqua insino al Canale che basti montando su per il canale che basti per confine Giacopo del Schiavo.
Riroduco qui un libro che ha racccolto foto degli abitanti d Rossano anteriori al 1940, pubblicato a Cura della Comunità Montana della Lunigiana