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Tecnica
Il cannocchiale di mira soddisfa a due esigenze del tiratore: ingrandire
il bersaglio e avere sullo stesso piano l'immagine del bersaglio e il reticolo
di mira (è noto che l'occhio non riesce a mettere a fuoco contemporaneamente
il mirino e un bersaglio lontano, così che senza cannocchiale vede
necessariamente uno dei due punti sfocato).
Il cannocchiale è costituito da tre elementi ottici fondamentali:
l'obiettivo, le lenti che raddrizzano l'immagine che esce capovolta dall'obiettivo,
l'oculare che consente di vedere l'immagine. L'oculare può essere
regolabile per adattarsi alla vista del tiratore o a sue temporanee variazioni
(miopia da luce crepuscolare). A questi elementi si aggiungono il reticolo
di mira, le torrette di regolazione e il corpo tubolare che contiene il
tutto.
Un tempo si discuteva sui vantaggi del corpo in acciaio rispetto a quello
in lega leggera. Ora non vi sono ormai ragioni per rifiutare il corpo in
lega leggera.
Del pari non vi è motivo di privarsi della possibilità della
doppia regolazione del reticolo, in altezza e in orizzontale.
Le qualità che un cannocchiale deve avere sono: a) ottima qualità
delle lenti; b) robustezza del corpo e solido fissaggio di tutte le parti
interne che devono resistere alle violente sollecitazioni al momento dello
sparo; c) tenuta stagna per evitare che entri all'interno polvere o umidità
che potrebbe condensarsi; alcuni modelli sono sigillati con all'interno
gas inerte.
Proprio ai cannochiali è stato applicato il detto "sono troppo
povero per permettermi un cannocchiale di basso prezzo": non ha senso
risparmiare su di esso perché uno strumento scadente ha un valore
negativo.
Caratteristiche ottiche
Se le caratteristiche di un cannocchiale sono, ad es. 6x42, il primo numero
indica gli ingrandimenti; 6 ingr. stanno a significare che il bersaglio
verrà avvicinato di sei volte, che un animale a 120 verrà
visto come se fosse a soli 20 metri. Il numero 42 indica invece il diametro
in millimetri dell'obiettivo, cioè della lente rivolta verso il
bersaglio; quanto più grande il diametro, tanta più luce
entra nel cannocchiale.
Da questi due dati si può calcolare il diametro della pupilla
di uscita e cioè del dischetto luminoso che si vede guardando
da una certa distanza l'oculare. Esso è dato da 42:6 = 7 mm. In
condizioni di luce normale la pupilla umana ha un diametro di 3 o 4 millimetri
e quindi entrerà nell'occhio solo una parte della luce proveniente
dall'oculare; in condizioni di scarsa luminosità la pupilla può
allargarsi fino ad 8 millimetri di diametro e ricevere perciò tutta
la luce raccolta dall'obiettivo. Gli strumenti con grande pupilla di uscita
consentono quindi di vedere al meglio al crepuscolo o al tramonto o in
caso di foschia. Da quando detto si deduce che non ha senso avere un cannocchiale
con una pupilla di uscita superiore a 8 mm.
La capacità di risoluzione dei particolari in condizioni di luce
scarse è dato poi dal fattore crepuscolare che si ottiene
con la formula √(6 x 42) = 15,9. Quanto più grande è
questo valore tanto più alta è la capacità di risoluzione
dello strumento.
Distanza oculare. Quando si usa un cannocchiale da osservazione
l'occhio viene appoggiato quasi sull'oculare e quindi l'immagine si deve
formare sulla sua lente esterna; ciò non è possibile se
si usa un cannocchiale da tiro perché il rinculo lo farebbe piantare
entro al cavità orbitale, con sensazioni molto spiacevoli per il
tiratore. L'immagine deve quindi essere a fuoco ad una certa distanza
dall'oculare, distanza che dovrebbe tener conto della corporatura del
tiratore e del suo modo di imbracciare. Di regola la distanza oculare
è di 75-90 mm. Quanto essa è maggiore, tanto più
si è sicuri da infortuni nel tiro veloce e con i calibri con forte
rinculo.
Nei cannocchiali per pistola la distanza può raggiungere i 50 cm.
Campo visivo. È dato dal diametro di terreno visibile ad
una data distanza e dipende dagli ingrandimenti e dal tipo di costruzione
del cannocchiale. Nelle tabelle viene indicato il campo a 100 metri; in
un buon cannocchiale esso sarà, ad esempio, di 7 metri con 6 ingrandimenti.
Esso varia in modo proporzionale alla distanza e perciò a 50 metri
sarà di 3,5 metri. Negli strumenti ad ingrandimento variabile esso
ovviamente varia a seconda dell'ingrandimento. In cannocchiali di poco
prezzo il margine del campo visivo può essere distorto o sfocato
e quindi inutilizzabile. Prima di comperare uno di questi cannocchiali,
provare a leggere una pagina di giornale ad un certa distanza: si devono
leggere bene sia le lettere al centro dell' immagine che quelle all'esterno.
Trattamento delle lenti
Ad ogni passaggio di un raggi odi luce da una lente all'aria (o viceversa)
si ha una perdita del 4% di luminosità. Per ridurre queste perdite
ed evitare riflessioni di raggi di luce all'interno del sistema ottico,
si ricorre al trattamento superficiale delle lenti con il deposito di
ossidi minerali (cosiddetto azzurraggio; ora però vi sono rivestimenti
di altro colore, ad es. arancione) che deve riguardare tutte le lenti
e non solo quelle esposte alla vista dell'utilizzatore! Evidente poi la
necessità che le lenti abbiano la massima trasparenza senza distorsioni,
rifrazioni e conseguenti iridescenze.
Questo procedimento venne inventato dalla Zeiss (Prof. A. Smakula) nel
1935 e tenuto segreto per ragioni militari fino al 1940 ed è quindi
meglio non acquistare binocoli o cannocchiali anteriori alla fine della
seconda guerra mondiale. Si consideri che un cannocchiale ad ingrandimento
variabile ha ben 14 superfici aria-vetro con una perdita del 50% di luce;
con un semplice azzurraggio la perdita si riduce al 20% e con i procedimenti
moderni multistrato al 10%. Questi moderni trattamenti consentono una
visione ottimale a lunga distanza ed in montagna e in condizioni di scarso
contrasto dell'immagine; riducono i riflessi se si guarda controluce.
Ovviamente le lenti non devono essere solamente rivestite da strati qualsiasi,
ma occorrono tecniche raffinate che assicurino la dovuta qualità
e resistenza alla abrasione.
Parallasse
Si parla di parallasse quando gli assi di due sistemi ottici si incontrano
con un dato angolo. Il punto in cui essi si incontrano è privo
di parallasse e quindi un oggetto in questo punto si vede in modo identico
da entrambi i sistemi ottici. Se l'oggetto si trova spostato in avanti
o all'indietro rispetto a questo punto, vi sarà una differenza
di visione tra i due sistemi. Quando usiamo il cannocchiale entrano in
gioco due sistemi ottici: il nostro occhio e il cannocchiale. Se guardiamo
esattamente nel centro della pupilla di uscita, i due assi di visuale
coincidono e non vi è parallasse e quindi non vi può essere
errore, qualunque sia la distanza a cui si trova il bersaglio. Se si guarda
spostati rispetto al centro della pupilla di uscita, allora non vi è
parallasse solo per una certa distanza focale che di solito viene regolata
a 100 metri.. Quando si osservano oggetti posti a distanza minore o maggiore
si verifica l'errore di parallasse per cui, se non si guarda esattamente
al centro dell'oculare l'immagine si sposta rispetto al centro del reticolo.
In genere però questa possibilità di errore viene sopravvalutata.
Se invece che a 100 metri il bersaglio è a 150 metri, l'errore
massimo possibile sarà di 7 mm. e per gli usi venatori non ha quindi
senso un cannocchiale che consenta di modificare la distanza di regolazione
del parallasse, visto che il cacciatore non può stabilire la distanza
esatta e non ha tempo per regolare lo strumento. La regolazione è
invece necessaria per il tiro sportivo a lunga distanza.
Scelta del cannocchiale
La scelta del cannocchiale dipende dal tipo di caccia (in movimento,
alla posta) e dalle distanze e dalle condizioni di luce prevedibili.
Attualmente si sono affermati i cannocchiali con ingrandimento variabile;
con essi bisogna ricordare che il campo visivo si restringe aumentando
l'ingrandimento; inconveniente a cui si può ovviare eseguendo la
ricerca dell'animale con un ingrandimento basso e poi aumentando l'ingrandimento
per mirare il colpo.
La variazione di ingrandimento è ottenuta variando la distanza
del gruppo di lenti che raddrizzano l'immagine, cosa che richiede grande
precisione tecnica; vale a dire cannocchiali pregiati. Con le tecniche
attuali non vi sono differenze pratiche nella luminosità tra strumenti
ad ingrandimento fisso o variabile (1%!).
In strumenti di poco prezzo può accadere che il punto di mira vari
cambiando l'ingrandimento. In proposito bisogna distinguere due tipologie
costruttive. In quelli in cui il reticolo si ingrandisce o rimpicciolisce
al variare dello ingrandimento, il reticolo si trova nel piano dell'obiettivo
e il movimento interno dei gruppi ottici per variare l'ingrandimento non
influiscono sulla sua posizione in rapporto all'immagine. Quindi il punto
di mira non può variare. In quelli in cui la grandezza del reticolo
rimane costante (usati in USA), questo si trova nel piano dell'oculare
e piccole tolleranze del meccanismo provocano errori non trascurabili,
anche di 70 mm su 100 metri! Quindi occorre comperare cannocchiali di
questo tipo solo di ottima marca oppure evitarli, visto che vengono prodotti
quasi esclusivamente per gli Stati Uniti dove li amano! In effetti però questo
difetto è stato eliminato nei cannocchiali del 2000!
Attenzione: le torrette di regolazione in questo tipo di cannocchiale
non coincidono con la posizione del reticolo. La regolazione agisce sulle
gruppo ottico che capovolge l'immagine. Quindi il fatto che le torrette
siano al centro non provano che sia del tipo europeo.
Vediamo ora i tipi più comuni:
4x32
Piccolo e compatto si adatta per il tiro da fermo con buona luce, fino
a 150 metri, ma consente ad un buon tiratore anche il tiro all'animale
in corsa. È usato per fucili di caccia grossa in cui si tira sui
50-100 metri.
6 x 42
Buono per tutti gli usi, ha ancora un peso ragionevole per l'uso
in alta montagna.
8 x 56
Ideale per caccia serale e al chiar di luna
1,5-4,5 x 18
Consigliabile per armi semiautomatiche con un montaggio molto basso
per il tiro all'animale in movimento. Solo per buone condizioni di luce.
1,5-6 x 42
È il modello per così dire "universale" per tutti gli
usi, anche con luce crepuscolare.
3-9- x 36
Anche questo buono per tutti gli usi; è leggero e consigliabile
per caccia di alta montagna ove non occorre molta luminosità.
2,5-10 x 52
A 10 ingrandimenti a un fattore crepuscolare di 22,8 e quindi è
adatto anche per caccia con luna piena; è di impiego universale,
compatibilmente con le dimensioni ed il peso
Cannocchiali con ingrandimenti maggiori (12-15) sono da destinare al
tiro sportivo; quelli con 25 ingrandimenti al benchrest.
Montaggio
Il montaggio di un cannocchiale richiede molta esperienza, se non si vuol
rovinare cannocchiale e fucile. Prima di tutto deve essere individuato
il punto di fissaggio in modo che l'oculare si trovi a circa 8 cm. dall'occhio
del tiratore. In un'arma non solo il calcio, ma anche i congegni di mira
devono essere sistemati in modo da adattarsi perfettamente alla corporatura
ed al modo di imbracciare e di mirare del tiratore. Non è il tiratore
che deve adattarsi all'arma, ma viceversa. Ad esempio, se il tiratore
usa l'arma per tirare in posizione distesa, si deve tener presente che
il capo si avvicina al cannocchiale più che in altre posizioni.
Individuata la distanza, gli attacchi vanno fissati all'arma. Se i punti
di attacco sono due è essenziale che il cannocchiale si innesti
in essi senza alcuna tensione o torsione, ma sempre garantendo la totale
mancanza di gioco. L'abilità del montatore si vede poi nel far
sì che il cannocchiale, una volta montato, richieda un minimo di
aggiustamento sul reticolo.
In genere il montaggio viene effettuato traguardando il centro del bersaglio
attraverso la canna o, se ci sono, mediante tacca di mira e mirino e poi
collimando il cannocchiale sullo stesso punto; ovviamente si può
tener conto in questa fase dello scarto della traiettoria rispetto alla
linea di mira, alle distanza di azzeramento. Chi non ha spazio sufficiente
per porre il bersaglio a cento metri può azzerare l'arma alla DOA
breve (vedi Traiettoria venatoria)
oppure può utilizzare quei collimatori Tasco che si inseriscono
nella canna con una spina calibrata e simulano un bersaglio virtuale alla
distanza di azzeramento.
Il cannocchiale viene montato in genere in modo che il suo asse ottico
sia 4-5 cm al di sopra dell'asse della canna. Questa altezza non è
di per sé critica in quanto più il cannocchiale è
alto, più si allunga la distanza ottimale di azzeramento (vedi
la voce sulla traiettoria venatoria). Se però l'arma viene usata
per tirare all'animale in movimento è consigliabile un attacco
basso che favorisca una postura di mira istintiva.
Fatto ciò, un armiere esperto potrà tarare l'arma con tre
o quattro colpi di prova agendo sulle manopole di regolazione del reticolo.
In genere un "clic" della manopola corrisponde ad uno spostamento di un
centimetro sul bersaglio a 100 metri.
Reticolo
Le forme di reticolo escogitate sono almeno una trentina. Quelle affermatesi
sono le seguenti
ed in paricolar modo quella alla lett. a), considerata standard, anche
se ora sta prevalendo il reticolo d).
Il reticolo è costituito da sottili fili metallici tesi all'interno
del cannocchiale, o da una lastrina di vetro su cui esso è inciso.
Il reticolo a fili sottili va bene in buone condizioni di luce, ma sono
inadatti al crepuscolo quando invece si vede meglio il reticolo a barre.
Da alcuni anni sono in commercio reticoli illuminati elettricamente, ottimi
per il tiro con poca luce e per il tiro veloce. Essi contengono all'interno
dei diodi i quali consumano pochissima corrente e con una batteriafunzionano per
un centinaio di ore. E' anche possibile adattare un vecchio cannocchiale privo di
illuminazione; vi sono in commercio accessori (Easy Dot, Docter Point) a forma
di anello che si infilano sullo obiettivo a cui vengono fissati; al centro dell'anello,
su di un sottile perno, vi è il diodo che illumina il reticolo. Convengono solo su
cannocchiali di pregio perché piuttosto cari (circa 220 €).
I reticoli standard sono costruiti in modo che la distanza tra le barre
copra a 100 metri uno spazio di 70 cm. Ciò consente di utilizzare
il reticolo per un calcolo approssimativo delle distanze nel seguente
modo:
Un cervo, che ha dimensioni doppie di un capriolo, coprirebbe una distanza
doppia di quella indicata in figura. Sono valutazioni che lasciano il
tempo che trovano e che è preferibile affidare all'occhio esercitato.
Possono servire per accertare che il selvatico non si trova oltre la portata
utile dell'arma.
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