Enciclopedia delle armi - a cura di Edoardo Mori
   
 

Edoardo Mori - Libertà per i libri + Il caso Gutenberg

Vi è un problema culturale enorme, rappresentato dai libri nascosti nelle biblioteche come oggetti da museo, invece che essere liberamente accessibili quali strumenti essenziali di cultura. Libri che sono, per loro natura, un bene pubblico.
Essi sono vittime di un assurdo sistema di tutela del diritto d'autore, secondo cui il libro non può essere liberamente riprodotto se non dopo settant'anni dalla morte dell'autore (regola italiana); in pratica può essere ancora vietato fotocopiare o digitalizzare un libro pubblicato nel 1870 se l'autore è morto nel 1921!
La stessa regola vale per la musica, di cui non tratto perché non me ne sono mai occupato; ma è abbastanza noto che l'istituto del diritto d'autore, nel mondo, in passato, ha protetto molto più gli editori che gli autori, che dietro ad essi vi sono lobby potenti, che anche la SIAIE italiana, che gestisce questi diritti, è stata più volte oggetto di proposte per la sua abolizione, che è poco chiaro il motivo per cui essa sia vigilata del Consiglio dei Ministri. Sta di fatto essa si occupa prevalentemente di musica e cinema in quanto riscuote i diritti erariali sugli spettacoli, sui trattenimenti pubblici, sulle scommesse, sui concorsi pronostici, sui CD. In pratica è l'ultimo daziere sopravvissuto nel nostro mondo moderno.

Il diritto d'autore morale va tutelato fino a che vi è chi ha interesse a farlo valere.
Invece l'attuale tutela del diritto d'autore economico è surreale per vari motivi.
- Per libri del passato è spesso impossibile stabilire la data della morte dell'autore o, se è morto, se vi siano eredi a cui rivolgersi. Editori del passato sono spesso scomparsi e i loro diritti si sono estinti. Spesso non si sa proprio come contattare l'autore o eventuali aventi diritto. Spesso non si conoscono le disposizioni valide in ogni singolo paese.
- Si può dare per implicito che l'autore del libro lo ha scritto anche per la gloria e perciò e felice che la sua opera continui ad esistere e ad essere utilizzata.
- L'interesse economico alla ripubblicazione di un libro è provato, nel 99% dei casi, dal fatto che esso venga ripubblicato. Se ciò non avviene vuol dire che dalla ripubblicazione ad opera di terzi non può derivare alcun danno.
- Ai nostri tempi l'obsolescenza di un libro, che non sia di genere letterario od umanistico, è molto rapida. I testi scientifici devono essere aggiornati nel giro di pochi anni. Il grande editore Springer, mette a disposizione del pubblico importanti trattati con più di 3-9 anni di vita, perché ciò serve a vendere la nuova edizione o perché il vecchio testo è ormai comunque superato.
- I casi in cui risorge un interesse economico dopo che l'opera non era più in commercio sono rarissimi; ad esempio quando da un romanzo viene tratto un film o un'opera teatrale
.- Si consideri anche che viene poi proditoriamente taciuto dagli editori che spesso, specialmente in passato, gli Autori cedevano all'editore il libro per una certa somma rinunziando ai diritti di autore delle successive edizioni. In tal caso viene meno ogni riferimento possibile riferimento alla vita dell'Autore e alla sua data si morte. I diritti d'autore decorrono dalla data di pubblicazione e a favore dell'editore solo per il periodo stabilito dalla legge al momento del contratto (30-50-70 anni, ad es.); se l'editore, persona giuridica, si estingue prima senza che vi sia stata una legale cessione dei diritti ad altri, il diritto di riscuotere diritti di autore si estingue anch'esso. Chi pretende di riscuotere diritti d'autore deve provare che il suo dirito è ancora vigente.

Il danno culturale è invece enorme.
Facciamo un esempio concreto. Io ho creato su di un mio sito una raccolta di libri di balistica antichi.  Giunto al periodo tra le due guerre mondiali mi sono dovuto fermare perché gli ottimi ed essenziali libri di quel periodo, in inglese e tedesco, non sono disponibili. Sono stati pubblicati con piccole tirature destinate alle biblioteche universitarie e alle scuole militari, non sono e non verranno mai più aggiornati e pubblicati, le biblioteche italiane non li hanno acquistati ed è persino difficile trovarli di antiquariato, se non a prezzi di amatore.  Ma è vietato farne copia! Chi riesce a trovare una logica in ciò, diversa dalla stupidità umana …. me la spieghi!

Un altro esempio di oggi: cercavo il libro di London Heinz su La separazione degli isotopi. Il libro è del 1961; l'autore è morto nel 1970; il libro non è più in commercio; si trova di antiquariato ad oltre 200 euro la copia; è fondamentale per gli studi sugli isotopi; in Italia è in due biblioteche universitarie che non lo prestano; è in una trentina di biblioteche straniere che lo hanno digitalizzato ma, per legge, non possono fornire più del 15% delle pagine; per averlo dovrei fare richiesta a sette biblioteche nel mondo! Google lo ha digitalizzato, ma non lo può diffondere.
Conclusione: un libro importante sottratto alla cultura. per una normativa ottusa e insensata. che pretende di difendere i diritti degli autori i quali, sia chiaro, dagli editori ricevono solo briciole (al massimo il 10% lordo del prezzo di vendita dell'edizione più economica).
I mezzi tecnici consentono di digitalizzare rapidamente intere biblioteche e di mettere on line non solo l'immagine delle pagine di un libro, ma anche il loro contenuto in formato testo, leggibile e copiabile. Diventa cosa rapida ed esaustiva creare bibliografie su di un argomento, trovare le bibliografie già fatte nel passato, scaricare il libro ed estrarne le informazioni utili. Cose che un tempo richiedevano mesi di lavoro, ora si possono fare in pochi giorni.
Google fa fatto una grande opera di digitalizzazione di biblioteche universitarie americane, ma ha messo on line soli i testi anteriori al 1°gennaio al 1923, proprio per problemi di copyright secondo la legge USA. Il progetto prevedeva di digitalizzare 15 milioni di volumi con ricerca di parole o frasi entro l'intera raccolta. Il 10 dicembre 2012 sono cominciate le scansioni dei libri della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e di quella di Roma, come parte dell'accordo che prevede la scansione in Italia da parte di Google di almeno mezzo milione e al massimo un milione di libri nel pubblico dominio. Non so chi abbia posto limiti al numero di libri utilizzabili. Google è stata trascinata in giudizio dalle associazioni per la tutela dei diritti d'autore, a causa di questa sua grandiosa iniziativa. In Italia la SIAE si è opposta ad una transazione sebbene la vicenda riguardasse poche decine di autori italiani presenti nelle biblioteche americane! I politici si sono disinteressati alla vicenda per mancanza di cultura!
Ha seguito la stessa traccia di Google il sito Archive.org, che ora sta introducendo la possibilità della ricerca testuale entro singoli libri. È un ente no-profit che ha messo in rete 20 milioni di testi anteriori al 1923 (in parte gli stessi digitalizzati da Google), gratuitamente scaricabili, e qualche centinaia di migliaia di libri posteriori, che si possono prendere in prestito per due settimane o leggere immediatamente on line.
Il ragionamento seguito è semplice e lineare: chiunque può prestare un libro in suo possesso ad un suo amico; una biblioteca pubblica o circolante può far la stessa cosa. Ciò significa che anche biblioteca digitale può prestare i libri. Se chi riceve il libro lo fotocopia non commette alcun reato se non lo fa a scopo di lucro (sia chiaro che è del tutto pacifico che non vi è fine di lucro nel voler risparmiarsi la spesa del libro). Ma normalmente non vi è neppure lo scopo di risparmiare, ma solo quello di trovare un libro introvabile o a prezzi insostenibili nell'antiquariato (quello sì che agisce a fine di lucro!). Siamo di fronte ad una battaglia retrograda ed anticulturale esattamente eguale a quel dei conduttori di calessi contro l'automobile o dei traghettatori di fiumi contro chi vuol costruire ponti.

Attualmente Archive digitalizza mille libri al giorno, oltre a quelli che vengo caricati da volontari. Il tutto in modo perfettamente legale.

Le biblioteche italiane sono rimaste fuori da questi programmi di digitalizzazione per questioni puramente burocratiche. Per i funzionari italiani il libro è un bene pubblico che va usato il meno possibile, che a digitarlo può rovinarsi, che volentieri terrebbero in cassaforte. Talvolta, se non è troppo raro, lo prestano tramite il servizio bibliotecario, ma con divieto di portarlo fuori dalla biblioteca che lo richiede e di fotocopiarlo! Loro non lo digitalizzano perché non hanno le macchine adatte, né il personale, né la voglia; il libro c'è, ma può essere utilizzato solo andando in viaggio alla biblioteca e fotografando o scandendo le pagine! La differenza con gli umanisti del Trecento è che essi non avevano la macchina fotografica. Noi abbiamo grandi biblioteche in cui la maggior parte dei libri non è mai stata aperta e non lo sarà mai. In Italia si sono fatti solo modesti esperimenti, con poche migliaia di volumi. È prevista la possibilità di digitalizzare le "opere orfane" di autore, (art. 69 quater Legge 22 aprile 1941 n° 633 e s.m.), ma seguendo una demenziale procedura burocratica, che nessuno ha mai osato iniziare!

Unica biblioteca veramente organizzata per questo servizio è la Bibliothèque nationale de France che ha creato la sezione digitale Gallica con sei milioni di documenti on line e che crea, a richiesta, la copia digitale di altri libri non coperti da diritto d'autore, al prezzo di 45 € ciascuno, fino a ben 2000 pagine! È già un grande vantaggio poter avere la copia, ma non è possibile leggere il libro on line e capire quanto sia utile, senza prima pagare. Purtroppo i politici francesi hanno duramente attaccato il progetto di Google perché vi ravvisavano il rischio di una eccessiva egemonia della cultura americana su quella europea (sic!). La transazione fatta permetterà  solo ai frequentatori delle biblioteche e delle università statunitensi il libero accesso a milioni di libri! Si consideri che la causa contro Google riguardava una sola minoranza degli autori dei 12 milioni di libri interessati all'operazione.
Per un quadro mondiale della digitalizzazione, si veda la pagina
http://www.bnnonline.it/index.php?it/281/biblioteche-e-archivi-virtuali#a

A questo punto della tecnica, non sarebbe più una gran cosa organizzare, a livello internazionale, la digitalizzazione di ogni libro stampato nel passato, senza doppioni, così da creare una biblioteca universale direttamente leggibile sullo schermo ed entro cui si può ricercare qualsiasi parola o frase. Il sogno di ogni studioso ed un cambiamento epocale nella cultura. Forse l'UNESCO farebbe bene ad occuparsi a fondo di questo problema, oltre che dell'arte del pizzaiolo!

Il problema è facilmente risolvibile. Invece di studiare leggi sul come rendere più ampio il diritto d'autore, che è giusto tutelare, ma solo per il tempo in cui ciò è necessario, bisogna stabilire che è consentita la riproduzione digitale, identica all'originale, di libri e riviste. Ad esempio si potrebbe stabilire:
- dopo dieci anni dalla pubblicazione dell'ultima edizione
- dopo vent'anni, se il libro reca sufficienti indicazioni su come contattare l'editore a cui chiedere il consenso. In caso o di irreperibilità o mancata risposta il consenso si presume.
- Il testo digitalizzato deve essere accessibile e scaricabile gratuitamente. Le biblioteche pubbliche possono richiede un piccolo contributo per lo scarico del testo.
- la riproduzione a stampa in più copie per uso commerciale è consentita dopo trent'anni se il libro reca sufficienti indicazioni su come contattare l'editore a cui chiedere il consenso.
- in caso o di irreperibilità o mancata risposta, il consenso su presume (ma se è on line non ha senso fare una edizione a stampa).

Può apparire utopia, ma si deve accettare il fatto che il futuro ci incalza a velocità crescente e che il modo digitale prevale. In molte università, ad es., gli studenti ottengono gratuitamente testi digitalizzati della loro biblioteca. È consentito il prestito temporaneo della copia digitale di un libro coperto da copyright purché la copia diventi inutilizzabile dopo un certo tempo, servizio già avviato da Archive.org per testi di sua scelta.
Ed è regola ineludibile che tutto ciò che compare sullo schermo di un computer può essere copiato! Con una semplice macro e un sistena cattura- schermo, si può copiare, senza violare norme penali, ogni pagina visualizzata, salvarle con un nome progressivo, e poi ricomporle in un libro con un programma di OCR o per creare PDF.
L'esperienza concreta dimostra che il sistema di copyright prolungato nel tempo è saltato, e che non può di certo essere salvato con la burocrazia e il codice penale. E, almeno dal punto di vista statistico, il danno è veramente limitato perché solo una minima parte dei libri pubblicati è appetibile in via assoluta o per un tempo superiore a qualche mese. E non si deve trascurare il fatto che un tempo un libro non di autore importante o non pubblicizzato adeguatamente, restava sconosciuto, salvo che all'autore ed ai suo amici; con Internet viene ora offerto a chiunque fa una ricerca sull'argomento trattato e, quindi, il risultato è che l'autore può venderne 100 copie subito, piuttosto che sperare di venderle nel secolo futuro, a babbo morto!
La speranza di riuscire a controllare i dati che vengono scambiati su Internet è irrealizzabile e tanto vale trovare sistemi per una regolamentazione ragionevole.
Ad esempio vi è il sito Biblioteca Genesis
https://reteup.com/2019/03/24/library-genesis/
oppure
https://www.b-ok.org
con 5 milioni di volumi successivi al 1923 e 75 milioni di articoli scientifici, tutti scaricabili senza problemi e gratuitamente. Formalmente è un sito pirata, ma in effetti non danneggia nessuno, perché chiunque vanta diritti su di un testo, basta che lo chieda e il link al testo viene rimosso. La nostra giustizia, con la solita sua ottusità burocratica, ha bloccato il sito, ed altri analoghi, ignorando che basta collegarsi con diversi DNS o con una rete VPN per eludere il blocco. Del resto libri moderni sono condivisi fra privati in modo anonimo usando i file torrent. Vi sono programmi appositi che consentono di trovare questi file torrent (ad es. Qbitorrent) oppure testi archiviati in spazi privati (http://megasearch.co/= ) .
Altre informazioni sull'argomento alla pagina
https://libri.pro/dmca/
Da segnalare anche il sistema della condivisione di opere che chi le possiede conserva in siti di free storage, per risparmiare spazio sul proprio computer. Famoso è il sito   https://mega.nz     il quale offre 50 giga di spazio gratuito e altro spazio a pagamento. È più usato per ospitare film e musica, ma vi sono anche molti libri e riviste.  Chi vi archivia un suo file può, se vuole, creare un link criptato ad esso, da comunicare a chi vuole scaricare il file. Vista l'ampiezza del fenomeno sono stati creati dei motori di ricerca che consentono di individuare le opere così linkate e con link noto, da cui scaricarle. Il più noto è
http://megasearch.co/.
Accessibile ovviamente con gli opportuni DNS.
Internet garantisce anche che non si possa perseguitare chi ha scaricato queste opere se agisce in modo anonimo con connessione VPN (ad esempio con TunnelBear che regala 500 mega di traffico al mese).

La legge punisce con la multa (quindi come reato doloso) il fatto di riprodurre illegalmente un'opera altrui per oltre il 15% delle sue pagine; il problema è che per le opere vecchie è spesso molto difficile stabilire se vi sia ancora un diritto di autore tutelato. Pare che non sia illegale scaricare un libro riprodotto illegalmente da altri se non lo si fa per fine di lucro, cioè per commerciarlo (Cass. n. 149 del 2007 e n. 1652 del 28/09/2018); anche in questo caso però il fatto di scaricare o detenere un file non sempre prova che vi sia il dolo, che si sia presa conoscenza del contenuto e si sia percepito che la copia era illegale. Le copie girano su Internet e possono essere state rese pubbliche senza violare nessun diritto (consenso dell'autore, scadenza dei diritti, ecc.) e fino a che non si apre il file non si è sicuri che il titolo corrisponda al contenuto; spesso vi sono solo virus o materiali porno. Si aggiunga che vi è un centinaio di siti che propongono di inviare la copia di qualsiasi libro si cerchi (spesso fanno vedere anche la copertina!), offrendo le prime copie gratis; è sufficiente iscriversi fornendo i dati della carta di credito per i pagamenti futuri delle copie non gratuite; ovviamente una truffa per ottenere i dati della carta di credito.

Avevo affrontato questi problemi fin dal 2003 in una sentenza sui videogiochi. Ero riuscito a far cambiare la giurisprudenza in Australia, ma non alla Cassazione italiana! 

 

Attualmente nel mondo si sta sviluppando un nuovo sistema di licenze di diritto di autore più adeguato alle esigenze moderne, detto licenze Creative Commons; in Italia non è andato in porto stante il monopolio della SIAE, che si è opposta.

In conclusione è chiaro che vi sono norme ottocentesche, e superate da cultura e tecnologia, che impediscono, senza adeguate ragioni, la libera circolazione dei libri del passato con il pretesto della tutela di inesistenti interessi economici degli autori ed editori: non deve essere possibile, nel mondo moderno, che si possano porre barriere alla cultura senza che sia dimostrato, caso per caso, che vi è la violazione di un prevalente e concreto interesse del singolo e non si può dare troppo potere in materia alle associazioni di autori ed editori che combattono per soldi e poltrone e ben poco per la cultura. Non si può parlare dei libri come di un patrimonio culturale del mondo, se essi vengono nascosti nelle biblioteche.

1°maggio 2020

Il caso Gutenberg
Il giorno 20   aprile 2020, scoppia una barzelletta tutta italiana. La Procura di Roma ha "sequestrato" una serie di siti da cui si possono scaricare giornali, riviste e libri. Al solito sequestrare vuol dire solo impedire l'accesso ai siti dall'Italia usando i DNS dei gestori telefonici, ma ormai lo sanno anche i bambini come si aggira questo ostacolo!
Pare che l'indagine sia stata affidata alla Guardia di Finanza, la quale si deve essere affidata ad un giovane finanziere smanettone, il quale se l'è cavata con poca fatica!
Ecco l'elenco dei siti sequestrati perché considerati fornitori di testi pirati
1 )      downmagaz.com
2)       pdfmagazines.club
3)       woildmags.net
4)       freemagazinepdf.com
5)       xsava.xyz
6)       avxhm.is
7)       avh.world
8)       magazinelib.com/italy
9)       tavaz.xyz
10)     pdf-magazincs-download.com
11)     magazines-pdf.com
32)     pdfmagaz.in
13)     italianopdf.com
14)     cjuotidianionline.blog.spot.com
15)     ddlfilm-ncws.mc
16)     mangaeden.com/it:
17)     magdownload.org
18)     freebookspot.es
19)     kultvirtualpress.com
20)     books-share com
 21)    forum.mobilism.org
22)     booksc.org
23)     audiobookbay.nl
24)     cbookhunter.ch
25)     gutenbcrg.org
£\))     giornalepdf.it
27)     magfree.net
28)     avxhin.se

È semplicemente l'elenco, variabile nel tempo, che viene fornito da Google a chiunque ricerca un sito che Google, su richiesta di enti che tutelano i diritti d'autore ha escluso dai risultati della ricerca mediante Google. Quindi il provvedimento di sequestro è molto utile a chi non sapeva come trovare da solo questi siti, ed altri simili!
 Lo smanettone ci ha poi voluto aggiungere qualche cosa di suo ed ha scritto che chi vi accede scarica il materiale tramite il software ’Teleport Ultra”.  Una sciocchezza perché il programma indicato è semplicemente un Webspider o Web crawler che consente di analizzare il contenuto di un sito che non sia già accessibile tramite la sua Homepage, come avviene nella maggior parte dei casi. E può anche scaricare l'intero sito; ma non lo usa di certo chi cerca solo il giornale o la rivista più recenti perché dovrebbe pagare il programma 200 Euro e poi scaricarsi nel proprio computer un terabyte di dati (ci vogliono almeno tre giorni!). Normalmente basta e avanza Google.

Il PM poi, di propria iniziativa o male informato, ha voluto aggiungerci che la messa in rete dei testi avviene a fine di lucro costituito dalla cessione dei dati personali a fine di pubblicità.  Mi chiedo: da dove si ricava la prova di questa cessione? Non basta di certo ipotizzarla. Ed è sicuro che secondo le regole della Cassazione, una utilità indiretta, come quella ipotizzata, possa considerarsi "fine di lucro"? Ho fatto una rapida prova su due siti dell'elenco e nessuno mi ha chiesto di registrarmi con la mia email!  Inoltre se mi devo registrare in anticipo, ciò significa che l'offerta di testi è solo un'esca per attrarmi sul sito; l'effettiva disponibilità di ciò che cerco non è né certa né essenziale e quindi l'utilità deriva dalla registrazione, non dal testo offerto.

Ma vi è di peggio: nell'elenco figura il sito Gutenberg.org., infilatovi da una "manina sciocca", di certo mai censurato da Google, e che è al di sopra di ogni sospetto, essendo una organizzazione culturale benemerita, senza fine di lucro, ben attenta a pubblicare testi non coperti da diritto d'autore. Il che non vuol dire necessariamente che ciò si ricavi semplicemente controllando la data di pubblicazione del testo e la data di morte dell'autore; un libro può essere di pubblico dominio, perché l'autore stesso lo ha reso tale, o perché il diritto dell'autore si è prescritto (non ha reagito alla pubblicazione non autorizzata), o perché non vi sono più eredi suoi o dell'editore e non vi è più nulla da tutelare, ecc.). Tutte circostanze che è l'accusa a dover accertare, prima di affermare che vi è stato un reato.
Purtroppo è noto che la maggior parte dei giudici è tabula rasa in materia informatica e non sa che cosa siano Gutenberg, Liberliber, Archive, per il semplice motivo che essi leggono solo i quattro codici e le sentenze della Cassazione!  Così diventano spesso dei semplici passacarte per le denunzie che ricevono e che mandano avanti senza possibilità di un esame critico.  Ormai si sa che nella giustizia il peritus peritorum non è più il giudice, ma, ad es. in materia di armi, l'app. Cacace o il segretario che sa usare le app del telefonino. Basta vedere con quale facilità i giudici delinquenti si facciano intercettare mentre tramano!

Pare che la ridicola operazione sia nata a seguito del caso del programma Telegram. Un normale buon programma di messaggistica istantanea e broadcasting basato su cloud ed erogato senza fini di lucro: offre a possibilità di scambiare messaggi di testo tra due utenti o tra gruppi, effettuare chiamate vocali cifrate "punto-punto", scambiare messaggi vocali, videomessaggi, fotografie, video, e file di qualsiasi tipo, fino a 1,5 GB. È accaduto che in periodo di isolamento per il virus, venisse usato per scambiarsi giornali fra amici e non amici, stante l'ansia di informazioni. Sicuramente si è esagerato, ma resta il fatto che non è una attività punita penalmente. Il programma non fa che fornire un sistema di trasmissione del tutto lecito; chi scambia il file non lo fa per lucro. È come chi, dopo aver letto il giornale in treno, la fa girare o lo lascia poi sul sedile a disposizione di altri. Talvolta vi può essere un illecito contrattuale se si è sottoscritto un contratto vincolante, ma nulla di penale.
Non vi è dubbio che è un problema per gli editori, e che il problema diventerà sempre più serio; è lo stesso problema che avranno i distributori di benzina quando vi saranno in prevalenza auto elettriche!
È impossibile controllare gli scambi tramite internet. Sono già in vista metodi di trasmissione che consentiranno di inviare un Tera di dati (una biblioteca di circa 100.000 volumi) in meno di un secondo; si arriverà a immagazzinarli in un server in pochi minuti invece che in ore, come attualmente richiesto. Come si può mai controllare un tale enorme flusso di dati compressi e criptati e che circolano sulla rete solo per pochi secondi?  Come si può impedire che un'opera venga prestata? O che chi ha la copia stampata, si crei la copia virtuale (o viceversa) a seconda delle sue necessità?  Io lo faccio da tempo perché vedo molto meglio i caratteri su di uno schermo che sulla carta.
Però gli editori tengono a dimenticare che ormai l'autore si sobbarca i compiti del tipografo, che spesso il libro gli costa solo le spese generali e quelle della carta, che una volta vendeva con difficoltà qualche migliaio di copie cartacee, mentre ora ne vende diecimila, molte anche come e-book che non gli costano nulla, ecc. 
Il calcolo che si deve fare per valutare le loro proteste non è quando ci perdono teoricamente, ma se l'editore ci campa o meno. Non sta certo scritto nelle costituzioni che gli editori devono arricchirsi e che i nuovi mezzi di diffusione e vendita debbano andare solo o loro vantaggio. E' normale che certi attività si ridemensionini o spariscano, proprio come è successo ai tipografi, ma non è il caso che li tuteli la SIAE e le altre associazioni analoghe! Sarebbe come se i petrolieri pretendessero di vendere una tanica di benzina a chi si collega alla colonnina elettrica!
Ciò che si ha il dovere di tutelare è la cultura, impedendo che venga ostacolata da chi non capisce che il tempo degli incunabuli di  Gutenberg  è passato e che la tecnologia consente di moltiplicare l'utilità del testo stampato e ora sepolto in una biblioteca.

1° giugno 2020


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