Enciclopedia delle armi - a cura di Edoardo Mori
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Grimod de la Reynière L'invento delle guide dei ristoranti

Griom de la ReniereLa critica gastronomica ha un suo preciso fondatore. Se si esclude Archestrato di Gela, il primo di cui si abbia notizia che abbia scritto di turismo gastronomico, le altre opere letterarie sono raccolte di ricette di cuochi, dal romano Celio (230 d. C), al medievale Le Viandier de Taillevent (inizio 1300), ai nostri autori del Rinascimento Maestro Martino (c. 1460) e Bartolomeo Scappi (1570); bisogna giungere a Giacomo Castelvetro (1614) per avere un buon trattato di cucina scritto da un letterato  per valorizzare l’uso delle erbe e verdure italiane.
In Francia, dove la Rivoluzione Francese ha liberato le energie della borghesia e della nuova classe politica, emerge la figura di un giurista-letterato, critico teatrale, colto, che ottiene celebrità e fortuna con il giornalismo gastronomico.
Si tratta di Alexander Grimod de la Reynière, nato nel 1778 da una ricca famiglia di appaltatori d’imposte; aveva le mani deformi il che lo costringerà a scrivere e mangiare con protesi e influirà sul suo carattere. Scriverà un suo biografo (G. Desnoiresterres, Grimod de la Reynière et son group, Parigi, 1877) che egli fu un viveur ad oltranza, un epicureo, un eccentrico totale, sfrontato senza freni, ma che incantava per la vivacità ed acutezza del suo spirito. Dimostrò il suo carattere durante la Rivoluzione quando, amico di Danton e Robespierre, si proclamava monarchico e fu molto prossima alla ghigliottina!
Narra un aneddoto che una volta, in una locanda di campagna si fece preparare sette tacchini arrosto solo per mangiarne la parte migliore e ciò il “boccon del prete”, in francese detto “sot-l'y-laisse" e cioè “sciocco chi lo lascia”.
La sua filosofia era “La vita è così breve che non dovremmo guardare né troppo indietro o troppo avanti. . . meglio studiare come trovare la nostra felicità nel nostro bicchiere e nel piatto. Sua è la frase: C'è troppo vino a questo mondo per dire messa e non ce n'è abbastanza per far girare i mulini; quindi non resta che berlo.
Nel 1783 Grimod diede una cena di 14 portate che durò tutta la notte. Gli inviti che aveva inviato erano bordati di nero. Un'altra volta, mentre i suoi genitori erano via, tenne un banchetto per deridere la morale borghese e fece sedere a capotavola un maiale vivo (vestito con gli abiti di suo padre). I suoi genitori sono tornati mentre la festa era in corso e non la presero bene. Gli ospiti divertiti diffusero lo scandalo per Parigi. I suoi genitori ottennero una "lettre de cachet" dal re contro di lui, esiliandolo in un monastero vicino a Nancy per oltre due anni. Mentre era lì, mangiò alla tavola dell'abate e si convertì alla gastronomia. Dopo di che, con pochi soldi dei suoi genitori, aprì un negozio a Lione che vendeva spezie, droghe e profumi. Era lì mentre la rivoluzione francese iniziava a Parigi nel 1789, e sappiamo che era ancora lì nel 1790 perché il 29 settembre di quell'anno mandò alla sua amante Adèle Feuchère, attrice a Parigi, una lettera da Lione giurandole di non essere mai stato con un'altra donna dal 4 settembre 1788!

La conversione di Grimod alla ghiottoneria avvenne dopo questo suo “imprigionamento” in un convento ove l’abate si trattava molto bene! Già nel 1784 egli scriverà l’opera Réflexions philosophiques sur le plaisir par un célibataire  e si dichiara più favorevole al cibo che alle donne “Mi propongo di pubblicare un giorno un elogio della ghiottoneria (gourmandise) in cui fornirò una topografia manducatoria della Francia perché ho sempre considerato il piacere che procura la buona carne come il primo piacere dello spirito e dei sensi. Si concorderà sul fatto che si tratta del godimento che si gusta e che si può ripetere più spesso. Si potrebbe dire altrettanto degli altri? C’è una donna tanto carina di cui si possa supporre che può valere quanto le mirabili pernici rosse della Linguadoca o delle Cevenne, quanto quei paté dì oca e di anatra di Tolosa e di Strasburgo …..o quei formaggi italiani … ?
Da alcuni anni ha creato la Società del Mercoledì in cui ogni settimana si ritrovano in 17 amici a parlare di gastronomia. Con il tempo si trasforma in una Giuria di degustatori con il compito di giudicare gli alimenti in vendita a Parigi: in una dozzina di giurati (fra cui donne) si riunivano ogni martedì in cene molto formali e regole severe, con una sola cameriera che riceveva le comunicazioni mediante un interfono a tubo; venivano valutati cibi preparati da cuochi o inviati da ristoranti e venivano valutati alimenti acquistati dai fornitori del mercato di Parigi. Alla fine veniva redatto un vero e proprio verdetto di lode o di biasimo. La penna di Grimod era intinta nell’acido e non perdonava nessuno. Le sue “decisioni” potevano far la fortuna o la rovina dell’esaminato.
Nel 1803 inizia a pubblicare l’Almanach des Gourmands con queste decisioni che estende a ristoranti e fornitori di tutta la Francia. Il successo è enorme (22.000 copie in quattro anni) ed immediato e ne pubblicherà ben otto volumi, fino al 1812, quando cessa le pubblicazioni, pare per i troppi processi subiti! Nel corso dei nove anni l’Almanach si riempie sempre più di notizie: storia, ricette, aneddoti, consigli, lettere di lettori. Riceve informazioni da tutta Europa, progetta un'internazionale dei gourmands “per far progredire attraverso la Francia e l’Europa la miglior dottrina alimentare e far progredire l’arte culinaria e fissarne le regole”.
Nel 1808 pubblica il Manuale degli Anfitrioni in cui tratta dell’arte del trinciare vari animali di cui descrive le qualità culinarie, dei menù da servire nelle varie occasioni e stagioni, del galateo da osservare negli inviti, nel servizio, nella disposizione dei posti. Resterà opera indiscussa di riferimento per tutto il secolo. Egli critica gli errori della cucina del suo tempo: inutile molteplicità di piatti, il loro inevitabile raffreddamento, il prevalere dell’aspetto sul gusto; codifica l’ordine delle portate che devono arrivare al momento giusto e ben calde.
Usa lo stesso stile della critica teatrale e dà alla cucina un linguaggio spettacolare; inventa nuovi criteri per i nomi dei piatti, assegna nomi di personaggi famosi, cerca assonanze erotiche, attribuisce nomi di paesi con valore simbolico.
Brillat-Savarin prende molto da lui, senza mai nominarlo, e si dirà: egli ha ereditato tutta la gloria che spettava a Grimod.
Si può ben dire che Grimod, creatore del primo club di critici della cucina, fautore della cultura culinaria, creatore della prima rivista di cucina e della prima guida di ristoranti (1808), si meriti il titolo di primo Accademico della cucina!

Il 1801 è l’anno in cui Joseph Berchoux introduce nella lingua francese la parola Gastronomia come titolo al suo poema in quattro canti La Gastromonie, ou l’Homme des champs à table. Berchoux scrisse la famosa fase "chi mi  libererà dai greci e dai romani?"

NB: Il testo è sul sito www mori.bz.it ; testo francese con traduzione in italiano a fronte.


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