Enciclopedia delle armi - a cura di Edoardo Mori
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Armi non  armi - La difesa improvvisata

Molte persone sono assillate dal problema di come potersi difendere efficacemente da aggressioni, pur di fronte al divieto di portare con sé armi di qualsiasi genere. Non tutti possono studiare per qualche anno arti marziali ed è dimostrato che difendersi “con le unghie e con i denti” non basta! D’altra parte tutto ciò che va oltre le armi del nostro corpo, può far incorrere in grane giudiziarie.
Il problema poi è complicato ulteriormente dal fatto che non bisogna difendersi solo dai delinquenti, ma anche dalle smanie antiarmi di polizia e giudici. Guai a difendersi; meglio la morte propria che quella del delinquente! Penso che quest’anno la medaglia di mercurio la vincerà il prefetto di Nuoro che è riuscito a ritirare quasi un terzo delle licenze di porto d’arma per difesa (circa 360 su 1200). Io non so se avessero dei problemi i suoi predecessori nel dare le licenze o se li abbia lui ora a non darle e quindi lascio il responso ai posteri. Non da meno la Cassazione la quale ha considerato ingiustificato il porto di un coltello nell’orto da parte di un tizio che voleva tagliarsi le vene (ma che lo avrebbe assolto se fosse stato tanto furbo da dire che aveva deciso di tagliarsi le vene avendo visto i vermi sul cavolo che voleva raccogliere con il coltello!) oppure che ha condannato un tizio che affermava di aver usato il coltello per farsi un panino, perché il pane, il salame e il panino non c’erano più e quindi mancava la prova della giustificazione (se avesse avuto la prontezza di spirito di vomitare il panino addosso al poliziotto, forse se la sarebbe cavata!).

La soluzione giuridica  non è facile perché nel momento che se si porta uno “strumento” che sia chiaramente “destinato allo scopo di offendere”, la legge lo equipara ad un’arma impropria e quindi si risponde di porto senza giustificato motivo di uno strumento atto ad offendere.
Non tratterò ovviamente di condotte illegali, come portare armi camuffate, perché non è mia abitudine consigliare comportamenti dannosi, ma esporrò quelle soluzioni che, usate con buon senso, consentono di  rimanere nei limiti della legalità. Tanto più vi si resterà, quando più si reagirà solo in caso di vero pericolo e necessità.
Si tenga presente che in diritto conta l’apparire e  non l’essere, ragione per cui, l’importante è che in caso di controllo non vi siano elementi di prova che ci facciano ritenere in malafede; le nostre segrete intenzioni non contano ai fini del diritto, a meno che non siamo noi stessi a confessarle. Perciò mai portare un coltello quando si è in compagnia della suocera che ai Carabinieri direbbe subito “io glielo avevo detto a mio genero di lasciare il coltello a casa, ma lui fa apposta a fare il contrario!”
Inoltre è inutile sperare di potersi nascondere dietro ad un dito: posso riuscire a convincere il giudice che ho portato un martello nei campi per riparare una staccionata; ma se lo porto allo stadio non crederà mai che dopo la partita volevo andare nei campi.
Ricordo poi che lo scopo primario dei mezzi di autodifesa non è far del male, ma è di consentire di guadagnare tempo per aver modo di fuggire il più velocemente possibile, di nascondersi, di cercare aiuto.
Per essere in regola è perciò necessario, in alternativa:
1) portare uno strumento per cui si possa indicare in modo plausibile un giustificato motivo;
2) che ciò che si porta non sia chiaramente individuabile, in base alle circostanze di tempo e luogo, come potenziale strumento atto ad offendere;
3) portare sostanze di uso comune idonee a respingere l’avversario, ma rispetto a cui non vi è nessuna restrizione.
Da un punto di vista tecnico si ricordi poi che quando ci si difende occorre poterlo fare in modo serio; le mezze misure servono solo a far incattivire l’avversario. La difesa deve essere tale che con un solo atto l’aggressore viene messo nella impossibilità di reagire per il tempo necessario per immobilizzarlo definitivamente o per poter fuggire a distanza di sicurezza. Regola basilare dell’autodifesa è che si deve colpire per primi e che l’avversario non deve poter rispondere. Ciò ovviamente limita notevolmente i mezzi a disposizione.
La soluzione più ovvia è più legale è di portare una pistola a salve; è però essenziale che la stessa abbia lo sfogo dei gas attraverso la canna (i modelli tedeschi, dette Gaspistolen, lo hanno) e che sia in calibro 8 o 9 mm, a salve; le munizioni e l’arma sono di libera vendita. Non è vietato creare lo sfogo dei gas anteriormente, purché con ciò non si renda possibile il lancio di oggetti. Il vantaggio dello sfogo anteriore consiste nel fatto che fino a mezzo metro di distanza la fiammata e il fumo in faccia allo aggressore sono più che sufficienti per metterlo fuori combattimento e che, se si spara a contatto con il corpo non protetto da robusti vestiti, si provoca un dolore pari a quello di una ferita. Perciò l’effetto psicologico è pari a quello che si avrebbe sparando con un’arma vera; il rumore inoltre è un efficiente allarme. (NB: Le armi con sfogo anteriore sono proibite dal 1°/7/2011)
Vediamo ora altre possibilità seguendo l’ordine prima indicato.
1) È l’ipotesi più difficile da realizzare perché la Cassazione non accetta l’idea che una signora giri con un coltello da cucina o con una grossa forbice nella borsetta. Ma con un po’ di fantasia si possono immaginare situazioni in cui avere un coltello con sé appare giustificato:
- si è andati al supermercato e si è acquistato un coltello da cucina ancora nella sua foderina di plastica. Ma può essere difficile spiegare dove è finito lo scontrino e perché a mezzanotte si abbia ancora il coltello con sé; se si riesce a spiegare il tutto, si è in regola.
- si era da tempo comperato un bel coltello da caccia, ben impacchettato in carta velina e nastrino, da regalare ad un amico o un coltello da cucina per un’amica, e quel giorno il pacchetto è stato messo in borsetta proprio per portarlo ad essi e far loro una sorpresa.
- in un sacchetto si ha la forbice e materiale vario per confezionare pacchi od altro;
- il taglierino è in una borsa di attrezzi assieme a righello, pinza, colla, ecc.; anche in questo caso il porto appare giustificato se si  espone che lo si sta portando per andare a riparare qualche cosa.
- un robusto e appuntito ago da maglia con una pezzo di sciarpa in lavorazione;
2) Più semplice è avere con sé oggetti che sembrano innocui, possono essere portati senza problemi, ma che, se usati con un po’ di abilità, diventano micidiali. Ho giudicato io il caso di una signora aggredita di notte e che ha letteralmente spezzato in due la gamba dell’aggressore con un calcio; molto efficace perché aveva robusti zoccoli di legno. Per chi si deve difendere non vi è nulla di peggio delle moderne scarpe da ginnastica, peraltro ottime per fuggire. Tra esse e gli antichi scarponi con i chiodi, vi è la stessa differenza che vi può essere tra un cuscino e una mazza ferrata.
Molto efficace è un oggetto pesante e spigoloso contenuto in una robusta borsa della spesa da roteare ed usare come mazza. Se uno vi mette un mattone o una pietra difficilmente convincerà i giudici che non voleva usarlo per offendere, ma una scatola di pomodori pelati fa altrettanto male e non insospettisce nessuno; ancor meno è sospetto un portacenere di cristallo puntuto come un porcospino.
Altrettanto si dica di un ombrello con un robusto puntale, se del caso anche un po’ “migliorato”; non è mai vietato portare con sé un ombrello; a ferragosto si porta come parasole! Per difendersi l’ombrello non va usato come un bastone, ma come una lancia perché con più è limitata la superficie del corpo che si percuote, più si colpisce in profondità e maggiore è il dolore.
È chiaro che a questo punto solo la fantasia pone un limite agli oggetti che si possono portare con sé: un robusto mazzo di chiavi con puntuto portachiavi da impugnare in modo che le punte sporgano bene dal pugno, un cavatappi e tanti di quegli oggetti che i moderni designer creano ben spigolosi. Un sacchetto con dentro una bottiglia rotta può fornire, in caso di bisogno, un bel pezzo di vetro tagliente da impugnare e nessuno vi può accusare di aver commesso una cosa così antiecologica come buttare dei vetri fuori dell’apposito bidone.
In auto si può tenere a portata di mano un piccolo estintore; bisogna però esercitarsi ad usarlo con una mano solo e rapidamente.
Per usare questi oggetti come difesa è necessario avere agilità e prontezza di riflessi e sapere dove colpire; altrimenti è sempre meglio evitare di far incattivire l’avversario; se questi è già pronto a tutto, allora ovviamente si può rischiare il tutto per tutto.
3) La categoria delle sostanze offensive offre ancor maggiori possibilità perché la legge considera armi solo i gas accecanti o asfissianti. Manca una norma per le polveri e i liquidi. Vale a dire che non è vietato portare con sé due etti di pepe finemente macinato. Eppure esso, buttato o sfregato in faccia all’avversario, è efficace quanto le bombolette al peperoncino.
Quindi chi in auto, nella tasca della portiera, si tiene a portata di mano un recipiente da cui prelevare una manciata di pepe, si può difendere da un aggressore  meglio che con un’arma (ovviamente con questi prodotti è essenziale controllare sempre da che parte tira il vento!). L’effetto può essere migliorato sensibilmente mescolando al pepe del peperoncino macinato molto finemente.
Per l’uso in borsetta o dalla tasca, bisogna inventarsi qualche cosa di facilmente portabile e facilmente frantumabile al momento dell’uso. Una idea potrebbe essere un raviolone di pasta imbottito di pepe e seccato oppure un grosso maccherone sigillato alle estremità, dopo averlo provvisto di adeguato “ripieno”.
I liquidi pericolosi sono molto efficaci ma presentano il problema della difficile trasportabilità che li può rendere pericolosi per chi li ha con sé. Inoltre il danno cagionato può essere eccessivo rispetto al pericolo e quindi si rischia una condanna.
Il prodotto più maneggevole sembra essere l’ammoniaca la quale si può portare per curare morsicature di insetti,  non fa danni sulla cute, ma è micidiale sulle mucose (occhi, bocca); anzi il problema è che è fin troppo pericolosa e richiede cure ospedaliere; quindi può essere usata solo in casi di assoluta emergenza. Inserita in una bottiglietta di plastica (o un vecchio tubo di plastica per dentifricio) con un tappino sottile da cui può essere spruzzata mediante una energica pressione, fa finire dritto all’ospedale chi la riceve sul volto. 
Per difesa abitativa un robusto giocattolo  spara-acqua fregato al figlio può mettere in fuga una banda di rapinatori, se caricata con ammoniaca o con prodotti stura-lavandino molto irritanti. È ovviamente sempre necessario fare accurati esperimenti, con tutte le precauzioni del caso (guanti, occhiali) per accertare che col tempo  l’arnese non si sciolga per effetto del liquido (l’ammoniaca corrode molti metalli) e che non vi siano perdite. L’ammoniaca in particolare, se non è in un recipiente a tenuta stagna, tende anche a  separarsi dall’acqua in cui è disciolta e può capitare di trovarsi a spruzzare un bandito con sola acqua!
Gli spara-liquidi o spruzza-liquidi non devono essere usati fuori di casa perché giuridicamente sarebbero oggetti atti ad offendere; quindi in casa ci si può costruire e si può detenere qualunque ordigno spruzza-liquido, anche un piccolo lanciafiamme!  Fuori di casa bisogna limitarsi alla bottiglietta, non qualificabile come “strumento”. ATTENZIONE: Un tale oggetto in casa è pericoloso quanto un’arma carica; mai tenerla se la casa è frequentata da bambini o gente inesperta che ci può scherzare; mai conservare liquidi pericolosi in recipienti anonimi e facilmente apribili.

IMPORTANTE: Il legislatore ha autorizzato la libera vendita e porto di certi tipi di bombolette al peperoncino, molto efficaci.

 


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