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Note
[1] Pare che nel Medioevo la Lunigiana, oltre a tutto il bacino del Magra,
incluso il suo affluente Vara e il Golfo di La Spezia, comprendesse una
parte della pianura lungo la costa ai piedi delle Alpi Apuane; da Moneglia
a Framura fino a Marina di Pietrasanta- ( Cfr. P.M.CONTI, Luni nell’ alto
Medioevo, p. 4 e segg.).
[2] Cfr. F.BONATTI -G.RICCI, Lunigiana, p. 22.
[3] Cfr. P.FERRARI, Castelli di Lunigiana, p. CVIII.
[4] Ibidem, p. CX.
[5] Cfr. N. ZUCCHI - CASTELLINI, Storia di Pontremoli, pp. 34 - 34.
[6] Cit. D. ALIGHIERI, La Divina Commedia, Cantica II: il Purgatorio, canto
VIII, vv. 121 - 126.
[7] Cfr. G.CAVALLI, La Lunigiana del quattrocento, conferenza tenuta a Mulazzo
nel 1974 nel quadro di una serie di lezioni di cultura popolare organizzate
con la collaborazione dell’associazione “Manfredo Giuliani” .
[8] Cfr. E. BRANCHI, Storia della Lunigiana feudale, vol. III, p. 379
[9] Nel xv secolo Pontremoli puntò in maniera decisa ad acquistare il titolo
di città nobile. Ma per assurgere a tale qualifica il borgo necessitava
di una sede vescovile. Pontremoli è comunque nel medioevo l’unica città
della Lunigiana, tanto che nella vicinia di San Colombano risiedeva prevalentemente
il vescovo di Luni. Nella vicinia di San Pietro risiedeva, dalla fine del
1200 in modo permanente, il vescovo di Brugnato e la chiesa di San Pietro
era considerata commensale con la cattedrale di Brugnato. Il disegno dei
pontremolesi, sostenuto dagli Sforza, prima Francesco, poi, dopo la sua
morte ( 1466 ), dal figlio Giovan Galeazzo, ma con la probabile ostilità
delle diocesi di Luni e Brugnato, non andò a buon fine. Pontremoli dovrà
attendere ancora tre secoli per soddisfare questo suo sogno, con la nomina
motuproprio a città nobile da parte del granduca di Toscana Leopoldo, nel
1778 e con la creazione della sede vescovile con bolla di Papa Pio VI, nel
1787, Cfr. L. Bertocchi- M. Bertocchi, La chiesa di San Francesco a Pontremoli,
p. 35 1 Cfr. G.SFORZA, Memorie e documenti, vol. I, pp.77 - 98.
[10] G. ARMANINI, nella sua tesi di laurea, sostiene che il primo a dimostrare l’identità di Pontremoli con Apua fu frate Annio da Viterbo nelle Antiquitatum ariarum volumina XVII cum commentariis.
[11] Cfr. B.CAMPI, Memorie storiche della città di Pontremoli, pp.49 -62.
[12] Cfr. L.ANTIGA, I toponimi “l’Aulla” ,”Filattiera” e “Pontremoli”, pp.33 -35
[13] “Pontremolese” perché Pontremoli era il primo borgo di una certa entità che, superato l’Appennino, incontrava chi proveniva da Fornovo.
[14] Cfr. G.SFORZA, Memorie e documenti, vol. I
[15] Cfr. M.GIULIANI, Saggi di storia lunigianese, pp.217 -218.
[16] Cfr. G.TARGIONI TOZZETTI, Relazioni di alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana, vol. XI, pp.218 - 219.
[17] Cit. G.SFORZA, Memorie e documenti, vol.II, p.535.
[18] Pare che l’anno precedente, quando l’esercito dell’Imperatore attraversò Pontremoli, alcuni dei soldati svizzeri che costituivano la retroguardia, avessero aggredito alcune donne provocando la reazione dei pontremolesi che uccisero, secondo le cronache del tempo, 18 soldati. Quindi al ritorno, il 27 giugno, gli svizzeri, nell’appiccare il fuoco alla città, non fecero altro che mettere in atto l’annunciata
vendetta. ( Cfr. G.SFORZA, Memorie e documenti, vol. II, p.531 ).
[19] Cfr. M.GIULIANI, L’Appennino Parmense - Pontremolese, pp. 13 -14.
[20] Cfr. G.SFORZA, Memorie e documenti, vol. II, p.664.
[21] Il cap. 41 del libro I dello statuto prescrive: teneatur Saltuarii castrorum et villarum et aliorum locorum districtus Pontremuli diligenter etiam custodire et salvare vineas et castanea, et alias terras et loca, fructus et res burgensium Pontremuli, quae habentur in pertinentiis et districtu dictorum castrorum et villarum et locorum, scilicet singuli saltuarii in sua saltaria.
[22] Cfr. G.SFORZA, Memorie e documenti, vol. I, pp.277-278.
[23] Cfr. G.SFORZA, Memorie e documenti, vol.I, p.279
[24] Cfr. G.FOURQUIN, Storia economica dell’occidente medievale, p.308.
[25] Cit. G.SFORZA, Memorie e documenti, p.657.
[26] Cfr. A. AROMANDO, Il trattato tra i cittadini e i rurali di Pontremoli del 1579, pp. 65 - 87.
[27] Cfr. P.FERRARI, La chiesa e il convento di S.Francesco a Pontremoli, p.49.
[28]Cfr. A.BALDINI, L’oligarchia dei comuni medievali : i burgenses di Pontremoli, vol. XXXVII, pp.211 -245.
[29] Cit. G.A. DA FAIE, Libro de croniche e memorie, p.131.
[30] Cfr. G.SFORZA, Memorie e documenti, vol. I, pp. 272-273.
[31] Cfr. V.BIANCHI, Le scuole pubbliche in Lunigiana, vol. XXXII, pp.283-287.
[32] Cfr. G. MANFREDI, Massa Carrara, p. 225.
[33] Cfr. G. RICCI, Zeri, guida storico-turistica, p. 19.
[34] La vilia de Pasqua dè chavaleri che fo a dì 11 de mazo 1448, in su l’ora del vespero, vene una tempesta crudele e gravissima dove l’andò, durò due ore, o cercha, per modo che guastò dove l’andò; tutto ciò che era di fuora, infra le altre coxe le vigne che erano cosa più tenera. Cit. G.A. DA FAIE, Libro de croniche e memorie, p. 16.
[35] Odi che charestia menò questa tempesta, che Dio ebe pietà de noy misiri pechatori, che per lo novelo (a raccolta) el grano non valeva so no soldi 36 e 34 el staro... Cit. G.A. DA FAIE, Libro de croniche e memorie, p. 66.
[36] 10 L’ano de 1463 fue uno grande inverno de fredo e neve in grande quantità .... A’ dì 16 de marzo vene la neve grosa e ali monti d’entorno intorno, e po' se calò per li piani e con vento e gradisimo fredo ....Cit. G.A. DA FAIE, Libro de croniche e memorie, p.94.
[37] Cfr. G. CAVALLI, Note di etnografia lunigianese: la lavorazione del latte, p.114.
[38] Cfr. G. CAVALLI, Gli antichi metodi di pesca nel fiume Magra e nei suoi affluenti, 193-215.
[39] Cit. A. CESENA, Dell’ origine et successi della terra di Varese, p. 7.
[40] Cfr. L. GIAMBUTTI, M. NATALI, La lavorazione del legno, p. 2.
[41] Le querce, in particolari condizioni climatiche, producono “noci di galla”, di cui nel Medioevo si è fatto un grande uso per la produzione di inchiostri. Le noci di galla sono escrescenze a forma di noce o palline irregolari che la quercia produce sui rami per reazione alla puntura di un insetto; accade soprattutto in luoghi solatii. Il colore è determinato dal notevole accumulo di tannino che la pianta produce e accumula nella noce per reazione alla puntura dell’insetto. Le
colline pontremolesi, ben esposte al sole e naturalmente popolate da querce,
costituivano un ambiente idoneo allo sviluppo delle galle su quercia.
Talvolta si indica col nome di galla anche una pianta isas - tinctoria che
produce un tubero simile alla rapa e dalla quale si estraeva un colorante
azzurro per tessuti. Tali coltivazioni sono conosciute, per la val di Vara, fino
all’inizio del secolo. ( Notizie fornitemi dal prof. ERMINIO FERRARINI
dell’Università di Siena ).
[42] Cit. G.A. DA FAIE, Libro de croniche, p. 81.
[43] L’ano del mileximo soprascrito (1465), a’ dì 8 de lulio se vede ancora la neva in su l’Arpe in tre logi de za da l’arpe. La stade fo poco caudo, per modo che nesuno fruto fo in perficione. Li vini fono pochi e si bruschi che non se poteano bere. Cit. G.A. DA FAIE, Libro de croniche, p. 98.
[44] Cfr. G. SFORZA, Memorie e documenti, vol. I, p. 68.
[45] Cit. D. COLTELLI, La civiltà del castagno in Lunigiana, p. 160.
[46] Cit. G.A. DA FAIE, Libro de croniche, p. 156.
[47] Il testo è un recipiente a forma
di teglia con un coperchio a cupola dotato di manico di terra che è già
documentato tra quelle norme che si possono ritenere precedenti alla prima
stesura degli statuti cittadini (1391) comparendo tra i beni soggetti a gabella
piccola nelle disposizioni del libro I degli statuti (capitolo 72).
[48] Cfr. G. CAVALLI, La coltura e la lavorazione della canapa, pp. 111-121.
39 B.C.P., Statuti di Pontremoli, III, 57.
[49] Stoffa di lino e canapa tessuta e colorata all’uso di Parma e Cremona in Pontremoli, non solo usata localmente ma esportata anche in Lombardia.
[50] Cfr. F. BONATTI, La casa rurale nelle fonti notarili lunigianesi del XV secolo, p. 184.
[51] Cfr. F. BONATTI, La casa rurale nelle fonti notarili lunigianesi del XV secolo, p. 184.
[52] Cfr. T. MANNONI, Modi di abitare e di costruire nella Lunigiana medievale, Vol. I, p. 211.
[53] Cfr. P. FERRARI, Escursioni in Val di Magra. Un Paese che sta per scomparire: Ponticello, p.10.
[54] Cit. M.S. MAZZI, Arredi e masserizie della casa rurale nelle campagne fiorentine del XV secolo, p.
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