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Alla questura di Torino allegano questo “foglietto intercalare” nella licenza di tiro a volo.
Si noti come su di esso siano stati inseriti due timbri, l’uno più stravagante dell’altro e che non trovano alcuna giustificazione nel decreto http://www.earmi.it/diritto/leggi/libretto.htm
che ha istituiti i libretti nel 2003.
In alto un timbro dice DIVIETO DI LASCIARE L’ARMA IN AUTO, il che fa sorgere notevoli problemi:
- perché si parla di una sola arma? Forse è consentito lasciarne due?
- perché si parla solo di auto? Forse si può lasciarla su di una corriera o su di un camper?
- Il timbro contiene un ordine o un promemoria? Ma perché proprie quelli e non altri? Forse perché a Torino c’è la Fiat e gli operai della Fiat usano lasciare fucili nell’auto? Mi segnalano che lo stesso timbro viene applicato dalla questura di Milano, il che mi fa escludere l'ipotesi Fiat e mi conferma il sospetto che la stupidità sia più contagiosa dell'influenza.
Il secondo timbro recita che Il titolare del presente porto d’armi è autorizzato ad acquistare complessivamente, nel periodi di validità della licenza non più di 1500 cartucce da caccia non a pallini, fermi restando i limiti di detenzione previsti dalla legge.
E anche qui i punti interrogativi si accumulano:
- in altre questure queste limitazioni sono stare poste per munizioni per arma corta in quanto potevano finire alla malavita; una scemenza, ma con una sua logica. In provincia di Torino la malavita usa forse i fucili da caccia? Non mi risulta proprio! Siccome un cacciatore non usa in un anno più di qualche decina di colpi a palla, il limite non può che essere rivolto a chi fa tiro a segno con arma lunga; ma allora quale è il motivo di limitare l’acquisto di queste cartucce? Forse che la Questura vuol far guadagnare il TSN?
Superati questi insuperabili punti interrogativi, non si può fare a meno di notare che i due timbri sono totalmente privi di qualsiasi valore amministrativo perché applicati da non si sa chi su di un modulo che non ha data, che non è firmato dal Questore, ma da un anonimo compilatore; in ipotesi potrebbe essere stato il piantone che di notte non sa che cosa fare. Sempre in ipotesi, qualsiasi titolare di licenza di Torino ci potrebbe mettere un timbro con sopra scritto il commissario è un cornuto e sarebbe altrettanto valido!
Ma perché ogni volta che si va a guardare negli armadi delle Questure si trovano solo scheletrini putrefatti?
Lo sapete che a Roma usano ancora i moduli in cui c’è scritto che la licenza di caccia può essere date per un fucile a un colpo o a più di un colpo?
Lo sapete che in molte questure pretendono che denunziando l’acquisto di un’arma si porti la copia della denuncia dell’arma fatta dal venditore? Come se il venditore di un’arma dovesse far sapere a tutti quante armi detiene; come se in una questura non fossero in grado di aprire il computer e di vedere di chi è l’arma venduta.
Il cittadino si trova di fronte a situazioni che rendono esemplare la burocrazia borbonica perché solo funzionari indegni, che nessuno istruisce e nessuno controlla, possono avere la pensata di modificare a loro piacimento moduli ufficiali dello Stato (tipico ragionamento dell’essere inferiore: ”adesso gli faccio vedere che ne so più di loro!") o di richiedere al cittadino adempimenti che non sono nella legge: il cittadino deve presentare entro 72 ore la denunzia di acquisto o cessione di un’arma e deve dichiarare da chi l’ha presa o a chi la data ed ha diritto di avere una ricevuta immediata, con l’indicazione dell’ora in cui è entrato in questura. Non dove allegare assolutamente nulla e il funzionario, se non gli crede, controlla e, se ha dichiarato il falso, lo denunzia.
Come si devono qualificare i funzionari (non molti, ma sempre troppi) che si comportano così e i loro superiori (quasi tutti) che li tollerano? Avrei delle qualifiche … ma sarà per la prossima volta!
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