Enciclopedia delle armi - a cura di Edoardo Mori
    torna indietro
 

Home > Varie > Il sarchiapone da guerra

back

Il sarchiapone da guerra nr. 1

Disse una volta il famoso giurista ed avvocato Carnelutti che quando il legislatore chiamò un collegio giudicante "Corte", ne misurò le menti dei giudici. Una battuta ovviamente, che però vien voglia di citare di fronte a certe sentenze che lasciano sbalorditi, attoniti e con molto amaro in bocca, sia come giuristi che come normali cittadini con un minimo senso di giustizia.
Noi siamo stati abituati a pensare che dalle Corti esca solo il distillato di raffinati cervelli, supremi controllori e correttori delle bestialità dei gradi inferiori e invece si scopre che esce ciò che pare essere solo il prodotto dell'ottuso impiego di un vecchio schedario, senza che nessuno si sia mai preoccupato di controllare se la scheda era corretta e se il fatto in esame poteva avere qualche riferimento con essa. È tragico pensare che tre giudici di appello, cinque giudici di cassazione, tre pubblici ministeri non siano neppure stati sfiorati dal dubbio che c'era qualche cosa di disgustosamente iniquo nel fatto di affibbiare ad un poveretto che aveva con sé dei pezzetti di ottone usato, due anni di galera; una pena che di solito si dà per il porto di un mitra!
Il caso è il seguente: un giovanotto viene trovato con sette bossoli marca Lapua cal. 7,62 per 39 mm., c.d. calibro Nato (sic!), già sparati, e viene denunziato e assolto dal GUP; la corte di appello riforma la sentenza ed applica una condanna a due anni e infine la cassazione (sentenza n. 24267 del 24 maggio 2004) la conferma ma, bontà sua, la riduce a un anno e cinque mesi perché la corte di appello si era persino sbagliata a fare i calcoli; il che, di per sé già dimostra con quale impegno mentale era stata affrontata la bagattella di mandare un poveretto per due anni in galera. La sentenza di appello contiene questa affermazione degna di entrare in uno dei tanti stupidari: l'imputato, conservando i bossoli, ha dimostrato la concreta idoneità al loro reimpiego, affermazione che ricorda tanto quella per cui ogni maschio può essere accusato di tentata violenza carnale perché porta sempre con sé lo strumento per compierla!
Nessuno dei giudici ha mai sentito il bisogno di interpellare un perito per sapere di che cosa stava parlando, tanto che a leggere gli atti sembra di assistere ad una famosa scenetta di Walter Chiari: un carabiniere (o poliziotto) denunzia al PM di aver trovato in mano a Tizio un sarchiapone da guerra; il PM non sa che cosa sia il sarchiapone, ma rinvia a giudizio Tizio, la corte d'appello non sa che cosa sia il sarchiapone e lo condanna, e così via fino alla soluzione finale in cui la cassazione afferma che è del tutto noto ed ovvio che il sarchiapone è da guerra e che tale rimane anche se morto!
La Cassazione se l'è cavata con qualche richiamo a vecchie sue sentenze, dando per pacifico che se il verbalizzante aveva trovato il sarchiapone da guerra, la condanna ci voleva.
È doveroso chiedersi con doveroso tono di invettiva:
- Ma come pretendono dei giudici di giudicare senza sapere di che cosa stanno parlando? Ma sono loro che giudicano o si limitano a risucchiare la scienza dal cervello del carabiniere (o poliziotto) che ha scritto ciò che poteva in un verbale? Ma quando mai se viene sequestrato un chilo di zucchero al velo scambiato per cocaina, si crede al verbalizzante senza controllare ciò che dice? Mica è un esperto di droga o di armi. Che cosa sarebbe successo se nel verbale ci fosse stato scritto che il reo viaggiava su una Ferrari a tre ruote con motore da due cavalli? I giudici avrebbero tranquillamente accettato l'informazione?
- Ma perché prima di rifilare due anni non guardano in un libro di diritto delle armi (il mio codice ad esempio) o non chiedono informazioni ad un perito che lo ha letto e che potrebbe dir loro al volo:
- che un bossolo marchiato Lapua non è un bossolo militare ma un bossolo di una cartuccia di libera vendita in ogni armeria come munizione da caccia visto che vi sono ben 25 fucili catalogati nel calibro 7,62 x 39 il quale non è un calibro Nato, ma un calibro russo!
- che comunque, anche se si fosse trattato del calibro 7,62 x 51 Nato (detto anche 308 Winchester) esso è un calibro usato anche dai militari, ma non necessariamente da guerra perché l'art. 2 della legge 110/1975 prevede che i fucili civili possono essere in calibri militari, purché sia diverso il proiettile; ed infatti vi sono oltre 600 fucili catalogati come civili in tale calibro;
- che il ministero dell'interno con circolare N.559/C-50,133-E-99, 22 marzo 1999, in accordo con il ministero della difesa, ha ufficialmente dichiarato che i bossoli di armi militari, anche quelli dei cannoni, una volta sparati, non sono più idonei ad essere riutilizzati e che di conseguenza poligoni e Forze Armate i bossoli marchiati Nato li vendono ai robivecchi a tanto al chilo;
- che la natura militare di un'arma o cartuccia non deriva dalle scritte, ma dalla effettiva pericolosità;
- che i bossoli vecchi uno può averli non solo per riutilizzarli, ma anche per ricavarne ottone, per farne dei ciondoli, per farci un portaombrelli se è abbastanza grosso, perché si è dimenticato di buttarli nella spazzatura, ecc.;
Pare proprio che nella mente di molti giudici ci sia una specie di molla che scatta irrefrenabile di fronte a certe parole chiave come guerra o sarchiapone. Basta la formuletta "traffico di armi" applicata a quattro finte sciabole del mercato delle pulci tunisino per evocare scenari in cui ogni clemenza è peccato, basta che un oggetto sia stato toccato dalle mani impure di un soldato perché diventi il simbolo del male per cui ogni punizione è inadeguata; ci sono voluti 40 anni per far accettare alla Cassazione (ma molto obtorto collo e non è escluso che ci ripensi), che il possesso di una baionetta non può essere punito più severamente del possesso di una pistola. Di fronte ad un omicida si può avere ogni comprensione, ma per chi ha il guscio vuoto di una mina del 1915, pericoloso quanto una scatola da scarpe, non si fa neppure lo sforzo di capire: basta la parola, anche se pronunziata da un fochino con la licenza elementare! È ovvio che se uno lo tiene, lo fa a fini malefici e mette in pericolo la società. È ovvio che se una cosa si chiama sarchiapone, non può essere che vietata e malvagia e deve finire sul rogo.
Questo articolo potrebbe essere la base per rimediare ad un evidente e grave errore giudiziario mediante un giudizio di revisione della sentenza, possibile ogni qual volta si scopre una nuova prova; in questo articolo il procuratore generale di Napoli scopre che l'oggetto rinvenuto è stato identificato come una cosa inesistente, che sono stati considerati militari dei bossoli assolutamente civili e comunque liberamente detenibili e ha il potere/dovere di promuovere il giudizio di revisione. Lo farà oppure sequestrerà in tutte le armerie e abitazioni di Italia questi terribili strumenti di guerra e indagherà qualche decina di migliaia di italiani?
Inoltre è anche possibile che se la polizia controlla bene la cartuccia che ha sequestrato scopra che forse è essa è stata usata per commettere un delitto, cosa che può difficilmente scoprire se non sa neppure individuare il calibro scritto su di essa!

 



torna su
email top
  http://www.earmi.it - Enciclopedia delle armi © 1997 - 2003 www.earmi.it