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On. Ministro, siamo certi che la S. V. si sarà potuto già rendere conto della incapacità dei funzionari di affrontare con la dovuta competenza i problemi di tutela dei diritti del cittadino, di semplificazione e di risparmio, che ormai si impongono ad ogni pubblica amministrazione.
Il settore delle armi va avanti con leggi medievali che ci trasciniamo dietro da un secolo e mezzo per pura inerzia mentale. Il burocrate, per sua impostazione mentale, pensa che sono i tempi a doversi adattare a ciò che lui sa, e non viceversa e cerca di adattarsi ai tempi rappezzando le vecchie leggi; ma essendo un giurista del tutto inesperto della materia, crea solo nuove regole e nuovo problemi, senza mai risolvere quelli esistenti.
Il Ministero potrebbe fare una buona figura se iniziasse a fare una ripulita di tutte quelle norme e procedure ormai superate dai tempi e spesso in contrasto con la normativa europea. Ciò comporterebbe l’immediata possibilità di destinare personale a compiti utili e non solo a creare montagne di carta.
Ecco un elenco di ciò che si potrebbe eliminare senza alcun pericolo per la sicurezza pubblica visto che tutto il resto dell’Europa ne fa a meno. Molte delle eliminazioni potrebbero avvenire anche mediante una circolare perché si tratta solo di prendere atto che vecchia interpretazioni o disposizioni sono ormai superate
Abolizione della denunzia delle armi bianche. È assolutamente inutile far denunziare spade, pugnali, baionette e manganelli o tirapugni. Giusto vietarne il porto, ma sono oggetti non identificabili e che ai fini pratici possono essere rimpiazzati con un qualsiasi strumento atto ad offendere. Si consideri che la distinzione è ormai puramente ideale; la baionetta non viene più usata in guerra, un pugnale è pericoloso esattamente come un coltello da caccia, una sciabola fa ridere in confronto ad un machete. Come ho scritto in questo articolo, vi è persino un appoggio normativo.
Abolizione del divieto di importare armi bianche se non si è collezionisti; è una norma obsoleta e priva di senso, specialmente ora che la licenza di collezione di armi antiche non da sparo è stata abolita; ora che per importare una baionetta del 1900 il cittadino dovrebbe prima comperarsi 8 armi da fuoco antiche, poi richiedere licenza di collezione e poi acquistare il pugnale; pura follia burocratica.
Abolizione della denunzia della armi antiche ad avancarica. Ora sono di libera detenzione le repliche di arma ad avancarica monocolpo, armi cioè costruite con materiali e tecnologia moderna, controllate dal Banco di Prova, fatte per essere usate, e nessuno si sognerebbe di sparare con vere armi antiche. Come è possibile che siano considerate più pericolose queste ultime? Per le armi antiche a retrocarica vale lo stesso ragionamento, almeno per tutte quelle per cui non è più in commercio il munizionamento a bossolo metallico. Anche per questa abolizione vi è un appoggio normativo, come scritto in questo articolo. È appena il caso di ricordare che le armi antiche che rientrano fra i beni culturali, sono già soggette ai controlli previsti da apposite leggi.
Stabilire che le leggi sulla circolazione delle armi si applicano sempre e solo alle armi comuni da sparo. È mai possibile che la vedova del generale che ne eredita la sciabola debba richiedere un nulla osta con certificato medico di idoneità psicofisica e dimostrare di saper maneggiare armi da fuoco? È una pura vessazione burocratica la quale deriva dal fatto che quando si scrivono le leggi si parla di "armi" senza chiedersi che cosa la parola vuol dire; è così in Italia si può avere anche una "banda armata" se i componenti portano alcune fionde!
Abolizione della denunzia delle munizioni. Essa è ora dovuta da chi acquista munizioni e non le consuma entro 72 ore; non è dovuta se si reintegra un quantitativo già detenuto e denunziato; non è dovuta se le munizioni sono state caricate in casa; non è dovuta la denunzia del consumo. La denunzia perciò ora riguarda solo chi acquista munizioni senza mai averne denunziato in precedenza, Ma è atto contrario alle norme sulla semplificazione perché richiede al cittadino di comunicare alla PA una cosa che a questa è già nota. Infatti l’acquisto di munizioni viene registrato sui registri di PS dell’armeria e la vendita viene comunicate alle Questure; quando funzionerà il sistema informatico, persino in tempo reale. Ciò significa che la denunzia è un atto perfettamente inutile e che non rappresenta una situazione stabile perché poche ore dopo le munizioni potrebbero già essere state sparate. Che cosa mai su pensa di controllare? Al massimo può avere un senso la denunzia della cessione di munizioni da parte di un privato ad un altro privato, diversa dalla cessione per uso immediato in caccia o poligono. Eppure sembra che il contare le cartucce sia divenuta la principale occupazione di questi burocrati.
Abolizione della licenza per direttore di tiro. Questi è un soggetto che opera in un poligono del TSN, su richiesta e autorizzazione del Presidente della sezione, con limitare competenze interne, e per il rilascio della licenza non è richiesto il possesso di alcun requisito, neppure l’idoneità al maneggio delle armi! Sarebbe sufficiente stabilire che il Presidente può nominare direttori di tiro solo soggetti aventi i requisiti per detenere armi, cosa accertabile anche attraverso l’esibizione di denunzie di armi oppure di licenze di porto d’armi.
Abolizione di alcune norme sul regolamento per le armi ad aria compressa liberalizzate. Questo ha stabilito formalità pari a quelle che regolano le armi non liberalizzate! Norme ignote al resto dell’Europa. Che senso ha annotare su di un registro di PS chi ha acquistato un’arma liberalizzata se l’acquirente un minuto dopo la può rivendere a chi gli pare, senza formalità? E perché richiedere la licenza di trasporto? che senso ha controllare il trasporto di un oggetto che non è soggetto ad altri controlli per cui il nome di chi spedisce e di chi lo riceve sono puramente casuali? Perché costringere chi vuole vendere questi oggetti liberi, a superare un difficile esame per ottenere la licenza di armiere e poi a richiedere e rinnovare tale licenza? Perché vietarne la vendita per corrispondenza?
Abolizione della categoria delle armi sportive. È una categoria fittizia e ignota al resto del mondo, che crea problemi nella circolazione europea perché non trovano posto sulla Carta Europea; che non ha un contenuto sostanziale: un fucile da cecchino ha tutte le caratteristiche di un’arma sportiva, ma non vi rientra una carabina cal. 22 se non è particolarmente accuratizzata. La categoria venne creata per consentire di detenere più armi di quanto aveva previsto una serie di norme raffazzonate “dando i numeri” e si è creata questa sciocca regola: si possono detenere senza licenza di collezione un numero illimitato di armi da caccia, sei armi sportive lunghe o corte, tre armi di altro genere (corte da difesa, lanciarazzi, armi di piccolo calibro non da caccia e non sportive). Così si è limitato il numero delle carabine ad aria compressa senza particolari sistemi di mira, di carabine cal 22 che non potevano rientrare fra quelle da caccia, ma si è consentito di detenere un numero illimitato di Kalashnikov e armi simili! Pura stupidità burocratica di chi usa le parole senza sapere che cosa vogliono dire. Si consideri che l'esistenza di questa categoria crea la necessità di controlli particolari da parte del Banco di Prova, maggiori costi nell'importazione, senza necessità alcuna.
Il problema può essere totalmente semplificato scrivendo che si può detenere senza licenza di collezione un numero illimitato di armi ad aria compressa lunghe e corte (problemi di sicurezza pubblica zero), un numero illimitato di armi lunghe da caccia o a percussione anulare (il 90% sono sportive) e di lanciarazzi, tre armi corte a percussione centrale, 6 armi corte a percussione anulare (è solo un esempio).
Abolizione della interpretazione ministeriale, errata, secondo cui le armi in collezione non possono essere usate in poligono; ciò comporta una inutile compressione del diritto di studiare e provare le armi (cosa che fa ogni serio collezionista) e di conseguenza un continuo spostamento di armi dentro e fuori collezione per fare ciò, il che comporta un giro di carte del tutto insensato.
Reintroduzione della norma del Regolamento al TULPS (mai abrogata, ma dichiara tale dalla Cassazione, solo per sbaglio) che consentiva saggiamente il porto anche senza giustificato motivo di piccoli coltelli; sono strumenti di uso quotidiano per infiniti motivi e il giustificato motivo è nella loro stessa natura, Si eviterebbero migliaia di processi penali per quisquilie, in danno di persone in perfetta buona fede.
Abolizione delle norme sul tappo rosso e sulla verniciatura delle armi salve e giocattolo. Sono norme ridicole ed ignote al resto del mondo che limitano la circolazione europea di oggetti liberi e che non hanno la minima giustificazione logica. Inoltre il problema del tappo rosso e della verniciatura ha portato ad una tale complessità di varianti da essere incomprensibile e ingestibile.
Si veda http://www.earmi.it/diritto/leggi/giocattolo.html
Normativa tanto assurda che impedisce alle ditte italiane di produrre armi a salve da esportare, se esse non sono tecnicamente conformi alle caotiche regole italiane (ad esempio, non possono produrre armi a salve con sfogo anteriore dei gas, pur liberamente vendute in Germania e Austria).
Signor Ministro, sono modifiche che non incidono in alcun modo sulla sicurezza pubblica e sulla criminalità; sono modifiche che comportano una sicura semplificazione burocratica; sono modifiche che comportano un sicuro risparmio in termini di uomini e strutture. Perché non metterle in atto? Sono sicuro che molti funzionari verranno da Lei a strapparsi le vesti e ad rappresentarle scenari drammatici, ma Lei già li conosce, e Le posso garantire che essi difendono solo loro fisime personali e delle posizioni di potere che consento loro di fare i forti con i cittadini.
La ringrazio per l’attenzione.
Edoardo Mori
Invito i miei lettori a stampare questo testo e ad inviarlo al Sign. Ministro
(20 luglio 2013)
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