search |
Home > Varie> Sottomenu > La pietra focaia e le armi da fuoco |
back |
Le armi da fuoco richiedono un sistema di accensione, come avrebbe scritto il signor de La Palice.
Il sistema inizialmente usato fu quello del tizzone ardente o del ferro arroventato, ma non era prudente tenere bracieri là dove si maneggia polvere da sparo.
Rapidamente si passò all'uso della miccia: una corda impregnata di salnitro, incerata o impeciata per proteggerla dall'umidità, e che una volta accesa ardeva molto lentamente, senza fiamma entro il recipiente in cui era custodita.
La miccia funzionava bene ma richiedeva una certa "programmazione"; non era infatti adatta in tutti quei casi in cui l'arma veniva portata per essere sempre pronta all'uso, ma senza la possibilità di prevedere quando l'uso sarebbe stato richiesto. Inoltre la miccia, per il fumo e per la necessità di ravvivarla, tradiva facilmente lo sparatore, specie di notte.
Oscuri inventori si misero quindi all'opera per trovare un sistema per automatizzare l'accensione della polvere da sparo per le armi portatili (fucili, pistole).
Nel XIII secolo, quando nascono le armi da sparo, il fuoco nelle case veniva acceso usando due pezzi di pirite strofinati l'uno contro l'altro oppure percuotendo un pezzo di selce contro un acciarino di ferro acciaioso. La pirite non era idonea all'uso militare per la sua fragilità e perché meno diffusa della selce la quale, tra l'altro, per gli usi domestici non richiedeva di essere lavorata in modo particolare.
Verso il XV secolo si studiarono dei sistemi meccanici per produrre scintille per accendere il fuoco; un sistema a "grattugia" con una specie di lima che una molla faceva scorrere a contatto della pirite o della selce non diede buoni risultati e si utilizzò quindi un sistema basato su di un acciarino a forma di ruota con il bordo dentato e che veniva fatta ruotare con vari sistemi (a mano, con funicella a strappo, a molla) contro una pietra idonea. La prima rappresentazione di un tal sistema a molla, adattabile anche alle armi da fuoco, si trova in un disegno di Leonardo da Vinci dell'inizio del 1500.
Non passa molto tempo e compaiono le prime armi con "piastra di accensione a ruota"; il meccanismo viene caricato con una chiavetta, così come si farà poi per i grandi orologi; quando si aziona il grilletto, la ruota gira rapidamente in senso orario contro la pietra che strappa scintille di acciaio sufficienti ad accendere la polvere da sparo posta al di sotto di essa.
Questo meccanismo funzionava bene, ma era troppo delicato e troppo costoso per usi militari; la ruota inoltre si usurava rapidamente contro la durissima selce e non garantiva un uso prolungato; non poteva essere usata con la pirite che ne riempiva le scanalature del bordo.
Gli ulteriori studi portarono, pochi decenni dopo, alla invenzione ed adozione di un sistema a percussione in cui una scaglia di pietra focaia viene fissata ad una specie di pinza posta al termine di una asticciola, così da creare un corto martelletto. Azionando il grilletto, una molla fa battere il bordo della scaglia contro una piastrina fissa di acciaio da cui si sprigionano le scintille che cadono sulla polvere da sparo. In sostanza è lo stesso principio usato negli acciarini a mano casalinghi con la differenza che in questo si batte il ferro contro la pietra più volte fino ad ottenere l'accensione, mentre nelle armi è la pietra che viene fatta battere contro l'acciaio una volta sola ed è necessario non dover ricorrere ad un secondo tentativo!
Ben presto si scoprì che vi erano dei tipi di selce molto più adatti di altri e che le scaglie andavano lavorate in modo da avere un bordo rettilineo a forma di scalpello, tale da assicurare un'ampia superficie di contatto contro la pietra e buona capacità abrasiva.
Inizia così con “l'acciarino a focile” la storia della pietra focaia destinata alle forniture militari. È noto che queste da sempre hanno costituito un potente incentivo alle invenzioni scientifiche e tecnologiche. Attorno alle zone ove si rinvenivano le selci adatte, si sviluppò una produzione imponente, di solito con occupazione di tutta la famiglia. Non va dimenticato che purtroppo la lavorazione provocava nei lavoratori la silicosi che li portava a morte prematura.
La selce è una roccia sedimentaria composta da quarzo criptocristallino e calcedonio. Il colore è molto variabile dal bianco, al grigio fino al nero. La frattura è tipicamente concoide. La giacitura della selci è varia, ma può essere ricondotta a due tipi principali: noduli entro calcari e dolomie o strati continui più o meno regolarmente intervallati entro banche calcarei o argillosi. Non è ancora chiarita la genesi di queste formazioni.
In questo scritto esporrò come si sono sviluppate in Europa la sua produzione e la sua utilizzazione.
La richiesta di pietre focaie ben tagliate per l'uso elle armi divenne rapidamente imponente e durò fino a dopo l'epoca napoleonica quando vennero adottate le capsule al fulminato di mercurio che consentivano di trasformare il martelletto in un semplice cane e di avere accensioni sicure e costanti (acciarino a percussione).
Cosa comunque che non impedì alle armi a pietra focaia di continuare ad essere usate fino al 1840 in guerra ed in caccia. Pare che l'ultimo impiego militare sia avvenuto il 18 ottobre 1870 durante l'assedio di Châteaudun in Francia da parte di prussiani e bavaresi e in cui fra i difensori vi erano pompieri armati con fucili a pietra loro assegnati per le parate! La produzione francese continuò comunque fino al 1930 e pare che ancora oggi alcune tribù del Nord Africa usino armi a pietra.
Per circa due secoli i campi di battaglia risuonarono non solo di spari, ma anche per il rumore prodotto dai soldati che ogni tanto dovevano fermarsi per ravvivare il filo della pietra la quale aveva una durata dai venti ai quaranta colpi, a seconda della qualità; con il ritmo di caricamento del tempo, pari al massimo ad un'ora di fuoco intenso. Una volta su sei l'acciarino faceva cilecca.
La qualità di pietra focaia più quotata nella storia è quella proveniente dal Berry francese (Meusnes, Lye, Cuoffy, St Aignan, ecc.), esportata in tutta Europa e negli Stati Uniti. Nel Berry la selce veniva scavata in profondi pozzi e la pietra veniva lavorata spesso entro di essi perché l'esposizione alla luce ne avrebbe alterate le buone caratteristiche.
Una buona pietra focaia deve essere semitrasparente; una scaglia di due millimetri di spessore deve consentire di leggere caratteri di stampa si cui viene appoggiata.
Nella zona si svilupparono veri e proprie "segreti industriali" sul modo di lavorare la pietra, un po' come avviene per il clivaggio dei diamanti.
Interessanti i dati sui tempi di produzione:
- un buon operaio può preparare 1000 schegge di selce al giorno oppure 500 pietre finite; vi era chi arrivava a produrre 2000 pietre, ma è probabile che si facesse aiutare da moglie e figli. Ricordo che dai pozzi venivano estratti dei grossi e tondi ciottoli di selce.
- Occorre un minuto per trasformare una scheggia in pietra rifinita.
- Da un ciottolo si ricavano al massimo 50 pietre.
- Le scaglie troppo grosse vengono utilizzate per gli acciarini da tasca.
Le altre zone di produzione europee più note sono le seguenti.
Inghilterra: a Brandon nel Suffolk; selce blu-nera molto dura.
Germania: produzione molto scarsa nel mar Baltico; di solito si rifornisce nel Tirolo, vale a dire dai molti Lessini.
Spagna: produzione molto scarsa in Catalogna di selce molo bella, giallo trasparente.
Austria: si rifornisce in Ungheria, ad Avio e ai piedi della collina Bela di Monte Baldo.
Russia: pietre focaie grigie provenienti da Podolia, Galizia, Cracovia).
Albania : era la sorgente di pietre per le armi turche ed arabe provenienti da Arlona. Erano gialle e piuttosto granulose.
Italia : viene indicata come zona di produzione il Monte Baldo; trattasi di pietre grigie, di impasto molto fine e duro, simile all'agata. Si riferisce che doveva essere lavorate alla mola e quindi erano molto costose e di qualità scadente.
Belgio e Paesi Bassi : da esso si esportano molte pietre verso gli Stati Uniti, ma forse erano pietre francesi; in Belgio vi era una buona produzione nella zona di Mons.
La produzione in Francia ai tempi della Rivoluzione Francese oscillava tra i 100 e i 200 milioni di pietre focaie all'anno; esse venivano prodotte in circa 15 diversi modelli, di cui solo quattro destinati ai militari. Le dimensioni medie erano
Per fucile mm 30 di larghezza x 16 di lunghezza
Per grossa pistola mm 20 di larghezza x 16 di lunghezza
Per piccola pistola mm 16 di larghezza x 12 di lunghezza
Esse dovevano essere ben spianate per evitare che la pressione delle ganasce le potesse spezzare, se incurvate.
NOTA: Relazione presentata il 4 giugno 2006 per l'inaugurazione del Museo della pietra focaia nella Lessinia
Sitemap: in Italiano | auf Deutsch | in English | |
http://www.earmi.it - Enciclopedia delle armi © 1997 - 2003 |