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Nella cultura del nostro secolo si ritiene
scarsamente valido ogni settore non umanistico in cui manchi un
approccio scientifico. Quindi,
ad esempio, si dà ampia credibilità alla psichiatria e ben poca alla
psicologia. La stessa cosa si può dire della criminologia, nata come un
ramo della psichiatria con nomi famosi quali Lombroso, Niceforo, Pende,
e che ottenne buoni risultati anche a livello europeo.
Il termine criminologia oggi non definisce bene l'argomento perché con
il tempo ha assunto varie sfumature che avrebbero meritato, ciascuna,
una specifica denominazione.
In un primo periodo dalla criminologia psichiatrica
che si occupava delle
caratteristiche mentali del delinquente, si è distinto il ramo della
criminologia-sociologica che studia non il criminale, ma il rapporto
tra società e crimine. In questo settore abbiamo avuto ottimi studiosi
in quanto si tratta di studiare con profonda cultura, con profonda
conoscenza dell'essere umano, con profonda conoscenza dei rapporti
sociali ed economici fra persone, gruppi e stati, i fenomeni che
portano al sorgere ed alla diffusione del crimine.
In secondo luogo proprio per l'esigenza di una
valutazione scientifica
del crimine, si è sviluppata quella che in altri paesi chiamano
criminalistica e studia l'applicazione delle scienze, quali chimica,
fisica, balistica, biologia, entomologia, alle indagini criminali. In
Italia si tende, in mala fede, a confondere la criminologia con la
criminalistica e siamo invasi da ciarlatani, laureati in legge o in
psicologia o storia, o filosofia (o che esibiscono fantomatiche lauree
di paesi esteri) che pretendono di fare investigazioni. Basta vedere i
curricula dei vari presidenti e membri di associazioni criminologiche,
nate come i funghi, per vedere quanti sono diventati criminologi
frequentando qualche master in sconosciute università, spesso private,
ma il cui significato è che l'interessato ha solo sentito qualche
decina di ore di chiacchiere da parte di docenti di cui nessuno ha mai
controllato la vera capacità di trasmettere nozioni utili e veridiche;
e nessuno ha mai controllato se l'ascoltatore aveva percepito ed
elaborato ciò che ascoltava e se aveva la preparazione per fare ciò. E
non parliamo dei corsi e master per corrispondenza; quello che conta
per andare in televisione o per farsi pagare da sprovveduti
clienti è un pezzo di carta; spesso basta affermare di averlo! Il
valore di uno studioso si verifica in base alle pubblicazioni
scientifiche aperte alla critica di altri studiosi. Controllate pure e
vedrete come i nostri criminologi evitino
accuratamente di fare ciò e che siano sempre e solo autoreferenziali:
hanno partecipato a importanti processi, hanno fatto master, sono stati
in televisione. Mai una riga su ciò che concretamente hanno scoperto e
che era sfuggito agli investigatori.
Non ci vuole molto, vedendo le trasmissioni
televisive in cui
imperversano certi criminologi, per capire come la loro principale sia
capacità sia quella di vendersi bene. Proprio in questi giorni mi è
capitato di sentire una nota esperta affermare che se un pugile
colpisce un'altra persona il reato di lesioni è immediatamente
aggravato perché il pugno è considerato un'arma impropria. La favola di
Biancaneve era più realistica! La sensazione che si ha ascoltando
questi autoproclamatasi esperti è che la loro cultura criminologica se
la siano fatta sui libri gialli e sui filmetti polizieschi!
In Italia ormai pare un fatto acquisito che
gli psicologi, siccome
conoscono la mente umana (ma chi ha mai stabilito che leggendo un pacco
di libri si acquisisce questa portentosa conoscenza?) sono in grado di
interloquire su qualunque argomento, dalla politica, all'economia, alla
giustizia e, quindi, di fare gli opinionisti. Per gli esperti invece è
purtroppo un dato impressionante il numero di persone condannate
ingiustamente sulla base dell'opinione di cialtroncelli che, per aver
frequentato una università in cui si fanno solo chiacchiere, sono
convinti di poter capire immediatamente se una persona ha problemi
psicologici, se un bambino ha subito molestie sessuali, se una persona
mente o dice la verità. Colpa a dire il vero non tanto di questi
cialtroncelli, quanto dei giudici che si fidano di essi come se
bastasse un titolo su di un pezzo di carta per poter decidere del
destino di una persona. I nostri giudici sono la tipica espressione
del telespettatore medio convinto che tutti coloro che parlano in
televisione sono capaci e non si rendono conto che se le loro
apparizioni
non sono occasionali, ciò significa, salvo pochi casi, che a monte vi
sono quelle spinte che favoriscono la carriera!
Purtroppo, come ho detto, molti di questi
pseudo criminologi si
considerano esperti in investigazioni; pensano di poter dare
indicazioni utili sull'autore del crimine solo in base a formulette
statistiche generalissime (i cosiddetti profiler) e pontificano su ciò
che la polizia e i giudici avrebbero dovuto fare o non fare. Per
l'esperienza che ne abbiamo avuto, non ne hanno mai azzeccata una,
anche se in Italia, con la massa di errori che fanno i giudici e i loro
periti, non manca di certo lo spazio per avere idee intelligenti. Ma
non si possono avere idee intelligenti, e si finisce per
fare i soliti discorsi da bar, se non si possiede una vasta cultura
specifica.
Va detto a loro discolpa che i criminologi e
psicologi non sono davvero
soli in questo quadro perché anche il settore di coloro che si
proclamano criminalisti soffre degli stessi problemi con maree di
incompetenti i quali non vogliono ammettere che per fare tale lavoro
non basta neppure essere laureati in certe materie scientifiche, come
fisica, chimica, ingegneria, ma bisogna anche avere acquisito vaste
conoscenze nelle specifiche materie quali la balistica, la
tossicologia, l' esplosivistica, l'analisi del DNA, ecc.
La materia della criminalistica è infatti un
campo minato, ricco di
trabocchetti. È molto facile pensare di aver trovato una corrispondenza
fra due proiettili, anche se essa è puramente apparente, è molto facile
pensare di aver trovato dei residui di sparo, mentre invece si ha
davanti semplicemente della normale polvere, è molto facile
pensare di aver trovato l'identità fra impronte digitali o fra tracce
di DNA, mentre invece si è solo cercato di far quadrare i risultati con
ciò che si spera di trovare.
Faccio un esempio concreto di questa esigenza
di ben distinguere criminologia da criminalistica,
che mi è capitato
sottomano proprio in questi giorni. Vi è un noto criminologo, il dottor
Gino Saladino, docente alla Sapienza di Roma, medico legale delle
assicurazioni, scrittore di buoni romanzi gialli, uomo politico sindaco
di un importante cittadina, che è stato intervistato su di un
caso e che ha reso le dichiarazioni che ora riporto. Le sue
dichiarazioni sono virgolettate e sono apparse su diversi giornali e
non posso credere che siano state fraintese. Se per disgrazia, così
fosse, prego l'interessato di informarmi chiarendo l'equivoco ed io
provvederò ad una immediata correzione di questo testo.
Il caso è quello di un giovanotto colpito in una stanza ove erano
presenti altre persone, dal proiettile di una pistola impugnata dal
padre della fidanzata il quale si è difeso affermando che il colpo era
partito accidentalmente.
Sul sito www.terzobinario.it/omicidio-vannini6
trovo quanto segue:
Ad esprimersi in merito alla vicenda, meramente basandosi
sulle notizie e dichiarazioni apparse sugli organi di stampa, è il
criminologo Gino Saladini. Sullo stub il criminologo
è molto chiaro nel dire le uniche risposte certe le può dare lo stub
alle mani che rileva la presenza di particelle metalliche sulla cute
dei soggetti.
«La presenza di polvere da sparo nelle narici – dichiara Saladini –
è solo indicativa e molto spesso le tesi che si basavano su questo
fatto sono state smontate in sede processuale».
«E’ fondamentale che gli inquirenti abbiano effettuato lo stub
sulle mani, ossia con una calamita abbiano prelevato degli aghi di
metallo tra il pollice e l’indice, non solo del signor
Ciontoli che si è auto accusato di aver accidentalmente sparato a
Marco, ma di tutti i presenti quella sera. Mi auguro che ciò
sia stato fatto poco dopo il fatto. Se lo stub alle mani fosse stato
omesso, si tratterebbe di una mancanza inescusabile da parte degli
inquirenti».
Lo stesso testo viene riportato pari pari sul sito
www.civonline.it/articolo/gino-saladini
Se l'esperto ha effettivamente detto ciò, è
evidente che siamo
di fronte al tipico salto nel buio da parte di chi si crede esperto
investigatore, ma è tabula rasa in un settore di importanza
primaria come quello dei residui di sparo. Essi, ormai c'è scritto
anche sul sito del più squalificato esperto balistico, sono
identificabili come tali solo se si rinvengono le microsfere formate da
tipici metalli presenti negli inneschi, in specifici rapporti e
quantità, e che si formano a seguito della esplosione
nell'innesco. Ogni altro reperto (salvo ovviamente il proiettile !!)
non può essere sicuramente identificato come proveniente da uno
sparo. Da dove mai escono gli aghi di metallo da prelevare con una
calamita? L'unico metallo che si lascia attrarre da un magnete è il
ferro, e non sempre perché certi tipi di acciaio inossidabile non
vengono attratti. Ma negli inneschi non c'è davvero. Quindi, secondo il
nostro esperto, quando si spara, si staccano dall'arma degli aghi
di acciaio che si piantano nella cute della mano, e specialmente fra
pollice ed indice e che dimostrano che la mano ha sparato. C'è
proprio da sperare che non abbia fatto condannare qualche poveretto che
aveva usato la lana d'acciaio per le pulizie, unico modo sicuro per
procurarsi
tali aghi sulla mani!
Sarebbe interessante sapere quale è stato il
testo scientifico da cui
l'esperto ha tratto questa straordinaria e rivoluzionaria informazioni
scientifica e .. caso strano, lo so! Qualche anno fa una ditta che
vende magneti al neodimio li aveva pubblicizzati anche come utili per
il prelievo di residui di sparo sferoidali e non sferoidali, ma poi la
pubblicità era stata rapidamente tolta e nascosta! Loro si erano
accorti della bufala.
28-02-2017
PS
:Ma guarda che caso! Questa mattina ho inserito nel mio sito l'articolo
che precede e questo pomeriggio scopro che il criminologo Saladini è
stato arrestato con l'accusa di essere a capo di una organizzazione che
truffava le assicurazioni con incidenti e feriti taroccati.
Vale ovviamente la presunzione di innocenza e non voglio certo fare la
parte di Maramaldo. Ma se egli risultasse davvero colpevole, mi
sentirei dotato anche di un po' di spirito profetico! EM
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