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Il problema della relazione tra numero di armi in rapporto alla popolazione
di uno Stato e il numero di delitti contro le persone, ed in particolare
di omicidi volontari, è molto dibattuto. Il problema può
anche essere posto in maniera diversa, ricercando se una legislazione
restrittiva in materia di armi sia o meno idonea a ridurre questo tipo
di delitti.
La favola della correlazione tra numero di delitti violenti e numero
delle armi è nata negli USA all'inizio degli anni 70 in quanto
vi fu una ascesa contemporanea, sia nel numero delle armi acquistate (circa
2 milioni ogni anno) che dei crimini; e una mente logica avrebbe potuto
agevolmente dedurre anche il contrario e cioè che era l'aumento
del crimine a far comperare più armi alla gente. In realtà
negli anni successivi il numero delle armi continuò a crescere
con lo stesso ritmo, senza che fosse accompagnato da un comparabile aumento
dei crimini. Fra il 1974 e il 1994 il numero delle armi detenute si è
raddoppiato mentre i crimini sono aumentato in misura inferiore al 10%.
Perciò già agli inizi degli anni 80 seri criminologi come
Wright e Rossi, incaricati dallo National Institute of Justice, negavano
ogni valore alla teoria. Nel 1990 giungeva alle stesse conclusioni il
prof. Kleck di fronte alla National Academy of Sciences: "i migliori studi
recenti dimostrano che negli USA non vi è alcuna correlazione tra
numero delle armi e numero di omicidi, suicidi, rapine, violenze carnali,
lesioni o furti aggravati". Per contro gli stessi Wright e Rossi in un
altro studio trovarono conferma che il possesso di armi da parte dei cittadini
ha un notevole effetto deterrente per i criminali, intimoriti dalla elevata
probabilità di diventare essi stessi vittime. Alle stesse conclusioni
sono giunti il criminologo austriaco Franz Csàszàr nel 1994
e il tedesco Ernst Doblers.
Le statistiche purtroppo sono di poco aiuto per motivi di vario ordine:
- Varia da Stato a Stato la nozione di arma. In Italia ad esempio, ai
fini penali sono considerate armi anche gli strumenti atti ad offendere,
quali uno strumento di lavoro, un coltello, un attrezzo sportivo, e perciò
non vi sono attendibili statistiche sul numero di delitti commessi con
armi da fuoco. Si consideri poi che bisognerebbe distinguere le uccisioni
colpose da quelle dolose, le uccisioni in operazioni di polizia, le uccisioni
per legittima difesa, i suicidi: tutte distinzioni ben poco considerate
dalle statistiche, inclini a definire una vittima del reato anche il rapinatore
ucciso dalla polizia. Inoltre bisognerebbe stabilire se l'arma era essenziale
per commettere il delitto o meno; in una rapina in banca l'arma è
sicuramente essenziale e se qualcuno rimane ucciso si può affermare
che senza le armi i danni sarebbero stati minori (ma anticamente i banditi
rapinavano con armi bianche e nella preistoria con un bel sasso!); ma
per uccidere nel sonno un convivente o per uccidere un avversario sulla
strada, basta e avanza un buon coltello. Bisognerebbe inoltre distinguere
tra armi corte ed armi lunghe; si pensi che in Italia vi erano due milioni
di cacciatori e che vi sono quindi in circolazione alcuni milioni di fucili;
eppure il loro apporto al crimine è minimo.
- È del tutto ignoto, in ogni Stato, il numero effettivo delle
armi esistenti; anche in quei paesi dove è obbligatoria la denunzia
di certe armi, le armi denunziate rappresentano solo una frazione di quelle
detenute. Stime assolutamente e necessariamente vaghe, parlano di un numero
di armi pari a 3-5 volte quello delle armi denunziate.
Negli anni 80 in Inghilterra, ove la polizia calcolava in 200.000 il numero
delle armi denunziate, venne lanciata una operazione di consegna volontaria
di armi; ebbene, ne vennero versate circa 250.000. Nel 98, a seguito di
una amnistia, vennero versate altre 18.000 pistole.
In Germania, quando nel 1972 vene introdotta la denunzia di tutte le armi,
si stimava che ve ne fossero in circolazione 17 - 20 milioni; ne vennero
denunziate 3.200.000.
- Il livello di criminalità varia per cause sociali rispetto
a cui le armi hanno un rilievo del tutto secondario. Quindi il problema
andrebbe posto in modo diverso e più corretto: dovrebbe indagarsi
se, a parità di condizioni sociali e giuridiche, un aumento o diminuzione
delle armi detenute, oppure facilitazioni o restrizioni nel loro uso,
abbiano prodotto una variazione significativa nel numero di delitti commessi
con armi. Statistica pressoché impossibile salvo in quei rari casi
in cui si è avuto una improvvisa e drastica inversione di legislazione.
L'unico esempio sembra essere quello dell'Inghilterra. Pare però
che l'anno successivo alla eliminazione delle armi, i crimini sono cresciuti
(ma è un dato da controllare!) del 10% , e cioè con lo stesso
tasso di crescita precedente alla legge. La polizia ha rilevato che i
criminali, dovendosi rifornire comunque sul mercato clandestino, preferiscono
rivolgersi ad armi da guerra o molto potenti e quindi sono più
pericolosi di prima.
- La sola legislazione sulle armi non può essere sufficiente
a spiegare certi fenomeni. Si pensi ad esempio ai recenti casi di persone
che negli Usa hanno commesso stragi sparando alla impazzata. La crescita
dei casi non è certo dovuto ad un aumento nel numero delle armi
detenute ma, con tutta evidenza, al fatto che begli Usa manca una adeguata
legislazione per togliere le armi ai matti ed alle persone pericolose.
Detto in altre parole ciò significa che non hanno senso le statistiche
puramente basate sul numero delle armi e delle persone, se non si tiene
conto delle caratteristiche delle persone autorizzate a tenere armi. In
Svizzera, ad esempio, il fatto di lasciare armi da guerra ai militari
di leva, soggetti poi a periodico addestramento, non ha mai cagionato
problemi di sicurezza pubblica. Di recente un pazzo ha sparato con il
suo fucile d'assalto in un Consiglio politico, ma è stato il primo
caso in 150 anni.
Secondo alcuni l'aumento dei casi di sparatorie da parte di psicopatici
andrebbe ricollegato piuttosto alla cultura della violenza diffusa da
cinema e televisione ed alla tolleranza per ogni estremismo e fanatismo.
Il fenomeno sarebbe comparso in questi anni perché ora è
giunta a maturazione una certa generazione di giovani traviati da questa
cultura. Sembra ovvio che se i ragazzi vanno a scuola armati di pistole,
il problema non si risolve togliendo le pistole, visto che si armeranno
di coltelli, ma eliminando la violenza e la droga dalla scuola.
- Non può essere ignorato il dato di fatto della facilità
o meno per il delinquente di reperire armi; se le armi sono per lui facilmente
reperibili (si pensi all'Italia o alla Germania che confinano con paesi
in cui sono state abbandonate milioni di armi di oltrecortina), non servirà
mai a nulla togliere armi agli onesti; anzi, si fa un piacere ai delinquenti
che si sentiranno più forti. E per la vittima poco importa che
l'arma sia legale o no.
Secondo statistiche tedesche solo il 5% dei delitti è commesso
con armi legalmente detenute, cioè una percentuale irrisoria che
dimostra l'inutilità di controllare le persone serie ed affidabili.
Vediamo ora alcuni dati concreti e non contestati.
In Svizzera ci sono almeno 5 milioni di armi da fuoco su 7 milioni di
abitanti; di queste armi 600.000 sono fucili d'assalto. Secondo fonti
della polizia, il numero complessivo di armi potrebbe arrivare però
a 12 milioni. Prima di recenti modifiche, in molti cantoni non occorreva
licenza di porto d'armi e negli altri essa era molto facile da ottenere.
Quando nel 1991 sono state introdotte limitazioni all'acquisto di armi
da parte di stranieri, la percentuale di delitti con armi commessi da
stranieri rispetto a quella dei delitti commessi da cittadini svizzeri
non è variata.
Nel 1995 venne fatto uno studio comparato tra Austria (legislazione liberale
quasi come quella Svizzera) e la Germania (legislazione analoga a quella
italiana): lo sparo con armi da fuoco durante la commissione di delitti
risultò essere 2,5 volte maggiore in Germania che non in Austria.
I casi di uso di armi nella commissione di delitti risultò essere
di 7 casi su 100 mila abitanti per l'Austria, di 11 casi per la Svizzera,
di 17 casi per la Germania.
La situazione USA è tutta particolare e non bisogna cadere nell'equivoco
di credere che vi sia una legislazione uniforme. In certi stati vi è
una libertà pari a quella della Svizzera, in altri si è
assolutamente restrittivi; la città di New York, ad esempio, ha
praticamente vietato il possesso di armi a privati. Il guaio è
che contro un migliaio di autorizzazioni all'anno per acquisto di armi,
si calcola che ci sia un milione di armi detenute illegalmente! In un
solo anno vennero arrestati 17.000 minorenni per possesso di armi corte
illegali. Ovvio che è inutile fare indagini statistiche.
La scarsa influenza della legislazione è dimostrata dalla situazione
in Russia, sotto il regime comunista. Il possesso delle armi era vietato
ai privati in modo assoluto (salvo i pochi privilegiati) e punito con
pene di 5 anni di lavoro forzato per il loro possesso, 15 anni o pena
di morte per il loro uso. Ebbene la percentuale di omicidi ogni 100 mila
abitanti è cresciuta costantemente in questo modo: 3,6 nel 1950
3,6, 6,4 nel 1960 ,9,2 1970 9,2, 12,8 nel 1980. Il numero di armi illegali
detenute nel 1990 era stimato attorno ai 15 milioni di pezzi, il che dimostra
la totale indifferenza dei cittadini disonesti di fronte alle restrizioni,
anche draconiane.
Negli USA vi è il caso di due città separate da un ponte
e con legislazioni opposte: Washington (severa) e Arlington (liberale):
gli omicidi nella prima sono 10 volte quelli che si commettono nella seconda.
Fatto che dimostra solo quanto influiscano le condizioni sociali e quanto
poco le norme di legge sulle armi.
A Kennesaw in Georgia una legge del 1982 obbliga al possesso di un'arma
in ogni abitazione; nei primo 8 mesi dopo la leggi i furti in casa sono
diminuiti dello 80% mentre nel resto della Georgia diminuivano solo del
10,4%. Nella città di Washington, dopo l'entrata in vigore della
legge restrittiva del 1975 , la percentuale di delitti è aumentata
del 134% in 5 anni.
Un importante e serio studio è stato condotto dalla università
di Chicago nel 1996 ad opera di J.R.Lott e B. Mustard. Essi giunsero alla
conclusione che il consentire al cittadino il porto di armi agisce come
deterrente sui criminali senza alcun aumento di incidenti mortali e, per
contro, con una diminuzione di omicidi e violenze carnali dell'8%.
G. Kleck, altro studioso universitario, giunse alla conclusione che
in America circa 2,5 milioni di volte ogni anno un'arma viene impiegata
per difesa personale e che un quarto di coloro che si erano difesi, erano
convinti che la loro arma gli aveva salvato la vita.
Tra il 1° ottobre 1987 e il 30 aprile 1994 in Florida vennero rilasciati
221.443 licenze di porto d'armi. Solo 18 di queste persone commisero un
delitto con armi. Con le facilitazioni di porto d'armi ai residenti sono
aumentati i reati in danno dei turisti, considerati meno pericolosi!
Per quanto concerne gli incidenti con armi da fuoco, nel 1992 morirono
negli Usa complessivamente 1409 persone di cui 546 in stati liberali e
863 in stati restrittivi.
Una tabella compilata secondo dati ufficiali della Procura Generale
americana nel 1989 e in cui gli Stati erano raggruppati in tre categorie
a seconda del numero di licenza di porto rilasciate e cioè
I = fino allo 0,1% della popolazione (11 stati)
II = da 0,1 ad 1% (22 stati)
III = più dello 1% (17 stati)
indica chiaramente il rapporto con la criminalità
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Omicidi
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Violenze carnali
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Rapine
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I
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105%
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101%
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112%
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II
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76%
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98%
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38%
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III
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70%
|
76%
|
15%
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La percentuale indica il divario rispetto alla media nazionale fatta pari
a 100%.
Indagini recenti
Le modifiche legislative in alcuni paesi sono state ispirate o giustificate
da studi statistici commissionati a vari autori. È sufficiente
però un loro rapido esame per convincersi che sono del tutto inconsistenti
sul piano scientifico e diretti solo a sostenere tesi precostituite. Vediamoli
singolarmente.
Studio del criminologo svizzero Martin Killias per lo ICS (International
Crime Surveys) del 1989.
Il metodo di indagine è stato a dir poco ridicolo: indagine
telefonica presso le famiglie per chiedere come si difendevano e se avevano
armi in casa! Il buon svizzero sperava che la gente gli dicesse candidamente
che si difendeva con armi illegalmente detenute. La conseguenza di questa
impostazione è stata che ben il 47% degli intervistati gli hanno
attaccato il telefono in faccia e che è giunto a risultati aberranti
persino per il suo stesso paese. Secondo i suoi calcoli in Svizzera il
27% delle famiglie era armata con circa 778.000 armi, quando invece è
noto anche ai bambini svizzeri che presso le famiglie vi sono almeno 600.000
di soli fucili d'assalto. Per non parlare di certe sue amene affermazioni
come quella secondo cui le pistole di ordinanza di esercito e polizia
non sarebbero adatte per usi criminali o della chiara non conoscenza del
diritto delle armi in Svizzera!
È ovvio che con questi dati tutte le sue argomentazioni sono prive
di valore e infatti egli neppure prova a spiegare, in forza dei suoi stessi
dati:
- per quale motivo in Olanda vi sia lo stesso livello di omicidi annuo
(11,7 per milione di abitanti) della Svizzera sebbene in Olanda solo l'
1,9% delle famiglie possieda armi (in Svizzera, secondo lui, il 27%).
- per quale motivo l'Italia, che avrebbe la stessa percentuale di famiglie
armate del Belgio, della Svezia (circa il 15-16%), ha una percentuale
di omicidi con armi da fuoco che è una volta e mezzo quella di
questi paesi
- per quale motivo la Norvegia e la Spagna abbiano la stessa percentuale
di omicidi sebbene le famiglie armate in Norvegia siano 2,5 volte quelle
spagnole.
Se si pensa che questo studio è stato utilizzato dagli inglesi
per la legislazione repressiva del 1997, si può solo rabbrividire.
Indagine del ministero della giustizia canadese
È basata in parte sul lavoro di Killias e ne riproduce gli
errori. La difficoltà ed inutilità di fare certe comparazioni
risulta evidente quando si scopre che gli Svizzeri, a differenza di altri
paesi, includono nelle statistiche degli omicidi anche i tentati omicidi
e che le stesse statistiche divergono da uno studio all'altro; questo
studio indica per gli Usa una percentuale di omicidi maggiore de 43% rispetto
a Kilias e per l'Australia invece una percentuale minore del 45%.
Indagine Seattle-Vancouver
È uno studio di J.H, Sloan (un medico!) su due città
con lo stesso numero di abitanti, poste a cavallo di un confine. Lo studio,
pure utilizzato dal governo inglese, è stato demolito dalla critica
perché non ha preso in alcuna considerazione le enorme diversità
sociali tra le due città, poste in Stati diversi, con problemi
di popolazione incomparabili (in Vancouver non vi sono quasi latino-americani
o gente di colore). Successivi studi hanno smentito completamente i risultati
di questa indagine.
Effetti delle restrizioni in Inghilterra
Cominciano ad arrivare le prime statistiche su ciò che è
accaduto in Inghilterra dopo le restrizioni del 1997. Come è noto
i sostenitori di essi erano partiti dalla convinzione che le armi illegali
provenissero in larga parte da armi legale rubate e perciò avevano
avuto la geniale idea di ritirare le armi legalmente detenute. Gli avversari
sostenevano che le armi illegali usate dalla delinquenza provengono da
altre fonti e cioè dalle armi illegalmente possedute dalla popolazione
o da importazioni. Ripetiamo che nessuno è in grado di ben valutare
la consistenza delle armi illegali tanto che in Inghilterra le stime variano
da 200.000 a 10 milioni di pezzi!
I sostenitori delle restrizioni sono ora largamente smentiti dai fatti.
Presso il Centre for Defence Studies del King' College di Londra è
stato pubblicato lo studio "Illegal Firearms in the United Kingdom" a
cura di John Bryan, già dirigente della sezione Firearms-intelligence
di Scotland Yard, prima fautore delle restrizioni ed ora costretto dai
fatti a pentirsi!
Lo studio prende in considerazione il periodo dal 1998 al marzo 2000 e
riferisce che in esso l'uso criminale di armi corte (esclusa aria compressa)
è cresciuto del 40% : nel 1997 si erano avuti 2648 casi, nel 2000
sono stati 3685. Nelle contee in cui è più diffuso il possesso
privato di armi si riscontra un numero di casi sotto la media; il valore
è sopra la media nelle contee ove sono detenute meno armi private.
Delle armi impiegate alcune erano armi giocattolo modificate o riattivate,
ma la maggior parte erano armi di provenienza dall'est europeo ad un prezzo
medio di 900.000-1500.000 lire. La relazione conclude che non si è
riscontrato alcun collegamento tra delitti con armi e numero delle armi
possedute legalmente dai cittadini.
Subito dopo la pubblicazione della relazione sono uscite anche le statistiche
per l'anno successivo (marzo 2000-aprile 2001) con un aumento dei 12%
dei casi rispetto all'anno precedente.
Le statistiche del 2002 dimostrano che la progressione negativa continua.
Gli omicidi sono cresciuti da 735 (1997) a 849 per il 2001 e a 858 per il
2002; le rapine sono cresciute del 13% rispetto al 2001, i delitti sessuali
del 18,2%, i delitti di droga del 12,3%. I reati in materia di armi hanno visto
la seguente progressione impressionante: 4903 (1997-87), 5209 (1998-99),6843
(1990-00), 7362 (2000-01), 9974 (2001-02). Nel 2002 le probabilitā di subire
una aggressione in cas a Lomdra erano sei volte superiore a quelle di New York.
Negli USA il tasso di omicidi che nel 1981 era 8,7 volte quello inglese, č ora
di sole 3,5 volte.
In base ad un rapportp dell'ONU del 2007 Londra precede in pericolosità 21 famose città fra cui New York ed Istambul!
Studi sulle stragi di folli
Uno studio del 2003 compaeso sulla rivista Suizidprophylaxe, a cura di
universitā tedesche ed americane, ha scoperto che spesso i soggetti che
fanno stragi con armi avevano avuto a che fare professionalmente con le
armi .
Sono stati esaminati sotto la direzione del prof. Armin Schmidtke dell'universitā
di Würzburg 143 casi dal 1993 al 2001 e si č rilevato che spesso accadono
per spirito di imitazione; molto erano collegati fra di loro ad una distanza
di tempo non maggiore di 18 giorni.
Il 28% degli autori erano militari e il 7% poliziotti. Alcuni erano noti
come fanatici delle armi e molti hanno agito nell'ambito dei luoghi in
cui usavano le armi (caserme, sedi di polizia, poligoni). Sovente i militari
hanno agito in tuta da combattimento.
La maggioranza aveva un'etā media di 35 anni e il motivo della strade
era la vendetta. Spesso si erano ispirati a precedenti stragi e ne conservavano
i ritagli di giornale in casa.
Per uno studio molto aggiornato e svolto da un importante organo del
governo USA si veda l'articolo First Reports
Evaluating the Effectiveness of Strategies for Preventing Violence: Firearms
Laws.
Gli esperti sono convinti che questo tipo di pazzi non si ferma davanti a nulla; se non trova armi usa esplosivi, il fuoco, veicoli. Ma sono anche convinti che se la società desse più peso ai segni premonitori della pazzia, la maggior parte delle stragi potrebbe essere evitata.
Conclusioni
Credo che da quanto ho esposto si possano trarre comunque alcune conclusioni:
1) Non esiste e non può esistere alcuna statistica idonea a dimostrare
il rapporto tra numero delle armi detenute e numero di crimini commessi
in dato paese.
2) È sicuro che il problema non è costituito dalle armi
legalmente detenute, ma dalle armi illegali.
3) È sicuro che una legislazione restrittiva in materia di armi
non incide in modo significativo sulle armi illegali e che nessun delinquente
si lascerà distogliere dal delinquere con armi (chi vuol commettere
un omicidio non si preoccupa di certo delle pene per l'arma!).
4) I dati in nostro possesso dimostrano in modo convincente che il possesso
di armi da parte degli onesti, costituisce un efficace deterrente per
i criminali.
5) Il numero dei delitti gravi dipende da cause che nulla hanno a che
vedere con le armi.
6) È certamente necessario un controllo sulla personalità
delle persone che detengono armi da fuoco pericolose.
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