Enciclopedia delle armi - a cura di Edoardo Mori
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Relazione tra armi e numero dei delitti

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Il problema della relazione tra numero di armi in rapporto alla popolazione di uno Stato e il numero di delitti contro le persone, ed in particolare di omicidi volontari, è molto dibattuto. Il problema può anche essere posto in maniera diversa, ricercando se una legislazione restrittiva in materia di armi sia o meno idonea a ridurre questo tipo di delitti.

La favola della correlazione tra numero di delitti violenti e numero delle armi è nata negli USA all'inizio degli anni 70 in quanto vi fu una ascesa contemporanea, sia nel numero delle armi acquistate (circa 2 milioni ogni anno) che dei crimini; e una mente logica avrebbe potuto agevolmente dedurre anche il contrario e cioè che era l'aumento del crimine a far comperare più armi alla gente. In realtà negli anni successivi il numero delle armi continuò a crescere con lo stesso ritmo, senza che fosse accompagnato da un comparabile aumento dei crimini. Fra il 1974 e il 1994 il numero delle armi detenute si è raddoppiato mentre i crimini sono aumentato in misura inferiore al 10%. Perciò già agli inizi degli anni 80 seri criminologi come Wright e Rossi, incaricati dallo National Institute of Justice, negavano ogni valore alla teoria. Nel 1990 giungeva alle stesse conclusioni il prof. Kleck di fronte alla National Academy of Sciences: "i migliori studi recenti dimostrano che negli USA non vi è alcuna correlazione tra numero delle armi e numero di omicidi, suicidi, rapine, violenze carnali, lesioni o furti aggravati". Per contro gli stessi Wright e Rossi in un altro studio trovarono conferma che il possesso di armi da parte dei cittadini ha un notevole effetto deterrente per i criminali, intimoriti dalla elevata probabilità di diventare essi stessi vittime. Alle stesse conclusioni sono giunti il criminologo austriaco Franz Csàszàr nel 1994 e il tedesco Ernst Doblers.

Le statistiche purtroppo sono di poco aiuto per motivi di vario ordine:

- Varia da Stato a Stato la nozione di arma. In Italia ad esempio, ai fini penali sono considerate armi anche gli strumenti atti ad offendere, quali uno strumento di lavoro, un coltello, un attrezzo sportivo, e perciò non vi sono attendibili statistiche sul numero di delitti commessi con armi da fuoco. Si consideri poi che bisognerebbe distinguere le uccisioni colpose da quelle dolose, le uccisioni in operazioni di polizia, le uccisioni per legittima difesa, i suicidi: tutte distinzioni ben poco considerate dalle statistiche, inclini a definire una vittima del reato anche il rapinatore ucciso dalla polizia. Inoltre bisognerebbe stabilire se l'arma era essenziale per commettere il delitto o meno; in una rapina in banca l'arma è sicuramente essenziale e se qualcuno rimane ucciso si può affermare che senza le armi i danni sarebbero stati minori (ma anticamente i banditi rapinavano con armi bianche e nella preistoria con un bel sasso!); ma per uccidere nel sonno un convivente o per uccidere un avversario sulla strada, basta e avanza un buon coltello. Bisognerebbe inoltre distinguere tra armi corte ed armi lunghe; si pensi che in Italia vi erano due milioni di cacciatori e che vi sono quindi in circolazione alcuni milioni di fucili; eppure il loro apporto al crimine è minimo.

- È del tutto ignoto, in ogni Stato, il numero effettivo delle armi esistenti; anche in quei paesi dove è obbligatoria la denunzia di certe armi, le armi denunziate rappresentano solo una frazione di quelle detenute. Stime assolutamente e necessariamente vaghe, parlano di un numero di armi pari a 3-5 volte quello delle armi denunziate.
Negli anni 80 in Inghilterra, ove la polizia calcolava in 200.000 il numero delle armi denunziate, venne lanciata una operazione di consegna volontaria di armi; ebbene, ne vennero versate circa 250.000. Nel 98, a seguito di una amnistia, vennero versate altre 18.000 pistole.
In Germania, quando nel 1972 vene introdotta la denunzia di tutte le armi, si stimava che ve ne fossero in circolazione 17 - 20 milioni; ne vennero denunziate 3.200.000.

- Il livello di criminalità varia per cause sociali rispetto a cui le armi hanno un rilievo del tutto secondario. Quindi il problema andrebbe posto in modo diverso e più corretto: dovrebbe indagarsi se, a parità di condizioni sociali e giuridiche, un aumento o diminuzione delle armi detenute, oppure facilitazioni o restrizioni nel loro uso, abbiano prodotto una variazione significativa nel numero di delitti commessi con armi. Statistica pressoché impossibile salvo in quei rari casi in cui si è avuto una improvvisa e drastica inversione di legislazione. L'unico esempio sembra essere quello dell'Inghilterra. Pare però che l'anno successivo alla eliminazione delle armi, i crimini sono cresciuti (ma è un dato da controllare!) del 10% , e cioè con lo stesso tasso di crescita precedente alla legge. La polizia ha rilevato che i criminali, dovendosi rifornire comunque sul mercato clandestino, preferiscono rivolgersi ad armi da guerra o molto potenti e quindi sono più pericolosi di prima.

- La sola legislazione sulle armi non può essere sufficiente a spiegare certi fenomeni. Si pensi ad esempio ai recenti casi di persone che negli Usa hanno commesso stragi sparando alla impazzata. La crescita dei casi non è certo dovuto ad un aumento nel numero delle armi detenute ma, con tutta evidenza, al fatto che begli Usa manca una adeguata legislazione per togliere le armi ai matti ed alle persone pericolose. Detto in altre parole ciò significa che non hanno senso le statistiche puramente basate sul numero delle armi e delle persone, se non si tiene conto delle caratteristiche delle persone autorizzate a tenere armi. In Svizzera, ad esempio, il fatto di lasciare armi da guerra ai militari di leva, soggetti poi a periodico addestramento, non ha mai cagionato problemi di sicurezza pubblica. Di recente un pazzo ha sparato con il suo fucile d'assalto in un Consiglio politico, ma è stato il primo caso in 150 anni.
Secondo alcuni l'aumento dei casi di sparatorie da parte di psicopatici andrebbe ricollegato piuttosto alla cultura della violenza diffusa da cinema e televisione ed alla tolleranza per ogni estremismo e fanatismo. Il fenomeno sarebbe comparso in questi anni perché ora è giunta a maturazione una certa generazione di giovani traviati da questa cultura. Sembra ovvio che se i ragazzi vanno a scuola armati di pistole, il problema non si risolve togliendo le pistole, visto che si armeranno di coltelli, ma eliminando la violenza e la droga dalla scuola.

- Non può essere ignorato il dato di fatto della facilità o meno per il delinquente di reperire armi; se le armi sono per lui facilmente reperibili (si pensi all'Italia o alla Germania che confinano con paesi in cui sono state abbandonate milioni di armi di oltrecortina), non servirà mai a nulla togliere armi agli onesti; anzi, si fa un piacere ai delinquenti che si sentiranno più forti. E per la vittima poco importa che l'arma sia legale o no.
Secondo statistiche tedesche solo il 5% dei delitti è commesso con armi legalmente detenute, cioè una percentuale irrisoria che dimostra l'inutilità di controllare le persone serie ed affidabili.

Vediamo ora alcuni dati concreti e non contestati.
In Svizzera ci sono almeno 5 milioni di armi da fuoco su 7 milioni di abitanti; di queste armi 600.000 sono fucili d'assalto. Secondo fonti della polizia, il numero complessivo di armi potrebbe arrivare però a 12 milioni. Prima di recenti modifiche, in molti cantoni non occorreva licenza di porto d'armi e negli altri essa era molto facile da ottenere. Quando nel 1991 sono state introdotte limitazioni all'acquisto di armi da parte di stranieri, la percentuale di delitti con armi commessi da stranieri rispetto a quella dei delitti commessi da cittadini svizzeri non è variata.
Nel 1995 venne fatto uno studio comparato tra Austria (legislazione liberale quasi come quella Svizzera) e la Germania (legislazione analoga a quella italiana): lo sparo con armi da fuoco durante la commissione di delitti risultò essere 2,5 volte maggiore in Germania che non in Austria. I casi di uso di armi nella commissione di delitti risultò essere di 7 casi su 100 mila abitanti per l'Austria, di 11 casi per la Svizzera, di 17 casi per la Germania.
La situazione USA è tutta particolare e non bisogna cadere nell'equivoco di credere che vi sia una legislazione uniforme. In certi stati vi è una libertà pari a quella della Svizzera, in altri si è assolutamente restrittivi; la città di New York, ad esempio, ha praticamente vietato il possesso di armi a privati. Il guaio è che contro un migliaio di autorizzazioni all'anno per acquisto di armi, si calcola che ci sia un milione di armi detenute illegalmente! In un solo anno vennero arrestati 17.000 minorenni per possesso di armi corte illegali. Ovvio che è inutile fare indagini statistiche.

La scarsa influenza della legislazione è dimostrata dalla situazione in Russia, sotto il regime comunista. Il possesso delle armi era vietato ai privati in modo assoluto (salvo i pochi privilegiati) e punito con pene di 5 anni di lavoro forzato per il loro possesso, 15 anni o pena di morte per il loro uso. Ebbene la percentuale di omicidi ogni 100 mila abitanti è cresciuta costantemente in questo modo: 3,6 nel 1950 3,6, 6,4 nel 1960 ,9,2 1970 9,2, 12,8 nel 1980. Il numero di armi illegali detenute nel 1990 era stimato attorno ai 15 milioni di pezzi, il che dimostra la totale indifferenza dei cittadini disonesti di fronte alle restrizioni, anche draconiane.

Negli USA vi è il caso di due città separate da un ponte e con legislazioni opposte: Washington (severa) e Arlington (liberale): gli omicidi nella prima sono 10 volte quelli che si commettono nella seconda. Fatto che dimostra solo quanto influiscano le condizioni sociali e quanto poco le norme di legge sulle armi.

A Kennesaw in Georgia una legge del 1982 obbliga al possesso di un'arma in ogni abitazione; nei primo 8 mesi dopo la leggi i furti in casa sono diminuiti dello 80% mentre nel resto della Georgia diminuivano solo del 10,4%. Nella città di Washington, dopo l'entrata in vigore della legge restrittiva del 1975 , la percentuale di delitti è aumentata del 134% in 5 anni.
Un importante e serio studio è stato condotto dalla università di Chicago nel 1996 ad opera di J.R.Lott e B. Mustard. Essi giunsero alla conclusione che il consentire al cittadino il porto di armi agisce come deterrente sui criminali senza alcun aumento di incidenti mortali e, per contro, con una diminuzione di omicidi e violenze carnali dell'8%.

G. Kleck, altro studioso universitario, giunse alla conclusione che in America circa 2,5 milioni di volte ogni anno un'arma viene impiegata per difesa personale e che un quarto di coloro che si erano difesi, erano convinti che la loro arma gli aveva salvato la vita.

Tra il 1° ottobre 1987 e il 30 aprile 1994 in Florida vennero rilasciati 221.443 licenze di porto d'armi. Solo 18 di queste persone commisero un delitto con armi. Con le facilitazioni di porto d'armi ai residenti sono aumentati i reati in danno dei turisti, considerati meno pericolosi!
Per quanto concerne gli incidenti con armi da fuoco, nel 1992 morirono negli Usa complessivamente 1409 persone di cui 546 in stati liberali e 863 in stati restrittivi.

Una tabella compilata secondo dati ufficiali della Procura Generale americana nel 1989 e in cui gli Stati erano raggruppati in tre categorie a seconda del numero di licenza di porto rilasciate e cioè
I = fino allo 0,1% della popolazione (11 stati)
II = da 0,1 ad 1% (22 stati)
III = più dello 1% (17 stati)
indica chiaramente il rapporto con la criminalità

 

Omicidi

Violenze carnali

Rapine

I

105%

101%

112%

II

76%

98%

38%

III

70%

76%

15%

La percentuale indica il divario rispetto alla media nazionale fatta pari a 100%.

Indagini recenti
Le modifiche legislative in alcuni paesi sono state ispirate o giustificate da studi statistici commissionati a vari autori. È sufficiente però un loro rapido esame per convincersi che sono del tutto inconsistenti sul piano scientifico e diretti solo a sostenere tesi precostituite. Vediamoli singolarmente.

Studio del criminologo svizzero Martin Killias per lo ICS (International Crime Surveys) del 1989.
Il metodo di indagine è stato a dir poco ridicolo: indagine telefonica presso le famiglie per chiedere come si difendevano e se avevano armi in casa! Il buon svizzero sperava che la gente gli dicesse candidamente che si difendeva con armi illegalmente detenute. La conseguenza di questa impostazione è stata che ben il 47% degli intervistati gli hanno attaccato il telefono in faccia e che è giunto a risultati aberranti persino per il suo stesso paese. Secondo i suoi calcoli in Svizzera il 27% delle famiglie era armata con circa 778.000 armi, quando invece è noto anche ai bambini svizzeri che presso le famiglie vi sono almeno 600.000 di soli fucili d'assalto. Per non parlare di certe sue amene affermazioni come quella secondo cui le pistole di ordinanza di esercito e polizia non sarebbero adatte per usi criminali o della chiara non conoscenza del diritto delle armi in Svizzera!
È ovvio che con questi dati tutte le sue argomentazioni sono prive di valore e infatti egli neppure prova a spiegare, in forza dei suoi stessi dati:
- per quale motivo in Olanda vi sia lo stesso livello di omicidi annuo (11,7 per milione di abitanti) della Svizzera sebbene in Olanda solo l' 1,9% delle famiglie possieda armi (in Svizzera, secondo lui, il 27%).
- per quale motivo l'Italia, che avrebbe la stessa percentuale di famiglie armate del Belgio, della Svezia (circa il 15-16%), ha una percentuale di omicidi con armi da fuoco che è una volta e mezzo quella di questi paesi
- per quale motivo la Norvegia e la Spagna abbiano la stessa percentuale di omicidi sebbene le famiglie armate in Norvegia siano 2,5 volte quelle spagnole.
Se si pensa che questo studio è stato utilizzato dagli inglesi per la legislazione repressiva del 1997, si può solo rabbrividire.

Indagine del ministero della giustizia canadese
È basata in parte sul lavoro di Killias e ne riproduce gli errori. La difficoltà ed inutilità di fare certe comparazioni risulta evidente quando si scopre che gli Svizzeri, a differenza di altri paesi, includono nelle statistiche degli omicidi anche i tentati omicidi e che le stesse statistiche divergono da uno studio all'altro; questo studio indica per gli Usa una percentuale di omicidi maggiore de 43% rispetto a Kilias e per l'Australia invece una percentuale minore del 45%.

Indagine Seattle-Vancouver
È uno studio di J.H, Sloan (un medico!) su due città con lo stesso numero di abitanti, poste a cavallo di un confine. Lo studio, pure utilizzato dal governo inglese, è stato demolito dalla critica perché non ha preso in alcuna considerazione le enorme diversità sociali tra le due città, poste in Stati diversi, con problemi di popolazione incomparabili (in Vancouver non vi sono quasi latino-americani o gente di colore). Successivi studi hanno smentito completamente i risultati di questa indagine.

Effetti delle restrizioni in Inghilterra

Cominciano ad arrivare le prime statistiche su ciò che è accaduto in Inghilterra dopo le restrizioni del 1997. Come è noto i sostenitori di essi erano partiti dalla convinzione che le armi illegali provenissero in larga parte da armi legale rubate e perciò avevano avuto la geniale idea di ritirare le armi legalmente detenute. Gli avversari sostenevano che le armi illegali usate dalla delinquenza provengono da altre fonti e cioè dalle armi illegalmente possedute dalla popolazione o da importazioni. Ripetiamo che nessuno è in grado di ben valutare la consistenza delle armi illegali tanto che in Inghilterra le stime variano da 200.000 a 10 milioni di pezzi!
I sostenitori delle restrizioni sono ora largamente smentiti dai fatti.
Presso il Centre for Defence Studies del King' College di Londra è stato pubblicato lo studio "Illegal Firearms in the United Kingdom" a cura di John Bryan, già dirigente della sezione Firearms-intelligence di Scotland Yard, prima fautore delle restrizioni ed ora costretto dai fatti a pentirsi!
Lo studio prende in considerazione il periodo dal 1998 al marzo 2000 e riferisce che in esso l'uso criminale di armi corte (esclusa aria compressa) è cresciuto del 40% : nel 1997 si erano avuti 2648 casi, nel 2000 sono stati 3685. Nelle contee in cui è più diffuso il possesso privato di armi si riscontra un numero di casi sotto la media; il valore è sopra la media nelle contee ove sono detenute meno armi private. Delle armi impiegate alcune erano armi giocattolo modificate o riattivate, ma la maggior parte erano armi di provenienza dall'est europeo ad un prezzo medio di 900.000-1500.000 lire. La relazione conclude che non si è riscontrato alcun collegamento tra delitti con armi e numero delle armi possedute legalmente dai cittadini.
Subito dopo la pubblicazione della relazione sono uscite anche le statistiche per l'anno successivo (marzo 2000-aprile 2001) con un aumento dei 12% dei casi rispetto all'anno precedente.
Le statistiche del 2002 dimostrano che la progressione negativa continua. Gli omicidi sono cresciuti da 735 (1997) a 849 per il 2001 e a 858 per il 2002; le rapine sono cresciute del 13% rispetto al 2001, i delitti sessuali del 18,2%, i delitti di droga del 12,3%. I reati in materia di armi hanno visto la seguente progressione impressionante: 4903 (1997-87), 5209 (1998-99),6843 (1990-00), 7362 (2000-01), 9974 (2001-02). Nel 2002 le probabilitā di subire una aggressione in cas a Lomdra erano sei volte superiore a quelle di New York. Negli USA il tasso di omicidi che nel 1981 era 8,7 volte quello inglese, č ora di sole 3,5 volte.
In base ad un rapportp dell'ONU del 2007 Londra precede in pericolosità 21 famose città fra cui New York ed Istambul!

Studi sulle stragi di folli
Uno studio del 2003 compaeso sulla rivista Suizidprophylaxe, a cura di universitā tedesche ed americane, ha scoperto che spesso i soggetti che fanno stragi con armi avevano avuto a che fare professionalmente con le armi .
Sono stati esaminati sotto la direzione del prof. Armin Schmidtke dell'universitā di Würzburg 143 casi dal 1993 al 2001 e si č rilevato che spesso accadono per spirito di imitazione; molto erano collegati fra di loro ad una distanza di tempo non maggiore di 18 giorni.
Il 28% degli autori erano militari e il 7% poliziotti. Alcuni erano noti come fanatici delle armi e molti hanno agito nell'ambito dei luoghi in cui usavano le armi (caserme, sedi di polizia, poligoni). Sovente i militari hanno agito in tuta da combattimento.
La maggioranza aveva un'etā media di 35 anni e il motivo della strade era la vendetta. Spesso si erano ispirati a precedenti stragi e ne conservavano i ritagli di giornale in casa.

Per uno studio molto aggiornato e svolto da un importante organo del governo USA si veda l'articolo First Reports Evaluating the Effectiveness of Strategies for Preventing Violence: Firearms Laws.
Gli esperti sono convinti che questo tipo di pazzi non si ferma davanti a nulla; se non trova armi usa esplosivi, il fuoco, veicoli. Ma sono anche convinti che se la società desse più peso ai segni premonitori della pazzia, la maggior parte delle stragi potrebbe essere evitata.

Conclusioni
Credo che da quanto ho esposto si possano trarre comunque alcune conclusioni:
1) Non esiste e non può esistere alcuna statistica idonea a dimostrare il rapporto tra numero delle armi detenute e numero di crimini commessi in dato paese.
2) È sicuro che il problema non è costituito dalle armi legalmente detenute, ma dalle armi illegali.
3) È sicuro che una legislazione restrittiva in materia di armi non incide in modo significativo sulle armi illegali e che nessun delinquente si lascerà distogliere dal delinquere con armi (chi vuol commettere un omicidio non si preoccupa di certo delle pene per l'arma!).
4) I dati in nostro possesso dimostrano in modo convincente che il possesso di armi da parte degli onesti, costituisce un efficace deterrente per i criminali.
5) Il numero dei delitti gravi dipende da cause che nulla hanno a che vedere con le armi.
6) È certamente necessario un controllo sulla personalità delle persone che detengono armi da fuoco pericolose.


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