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A Genova, nella zona di via Balbi è stata fatta scoppiare una bomba (probabilmente una bomba carta) dentro ad una grossa campana o cassonetto per la raccolta della differenziata. Sul giornale il Secolo XIX leggo queste strabilianti informazioni fornite dalla polizia. Aggiungo i miei commenti in corsivo.
Genova - Le indagini sull’esplosione di ieri in via Balbiproseguono a tutto campo: la pista politica non viene abbandonata, ma non è evidente perché non sono stati trovati elementi che possano confermarla, a partire da una rivendicazione.
Nel caso di una matrice politica, ci sarebbe comunque un collegamento diretto tra la deflagrazione e l’obiettivo, ad esempio il commissariato di Prè: ma alla stessa distanza ci sono altri obiettivi sensibili; un albergo, una farmacia, la stessa stazione ferroviaria. Ma che ragionamento è? L’obiettivo della bomba è il cassonetto, non certo luoghi che si trovano a mezzo chilometro di distanza; tanto valeva dire che l’obiettivo era Genova visto che essa si trova tutto attorno al cassonetto!
Gli inquirenti tengono in considerazione anche altri scenari, come il gesto di un folle. Sicuramente l’ordigno non era molto potente: al momento dell’esplosione una donna passa alla distanza di 4 metri dalla campana della differenziata andata in frantumi, ma non riporta conseguenze.
Poi, in zona ci sono otto telecamere di sicurezza; una è proprio vicina al cassonetto. Chi ha posizionato l’ordigno, o ha sottovalutato questo aspetto, o ha corso un grosso rischio. Fra i reperti ritrovati ci sono anche frammenti di rame e fili elettrici. Che possono far pensare a un timer: in tal caso sicuramente è meccanico. La logica per cui dal ritrovamento di fili di rame e di fili elettrici si possa concludere che è stato usato un timer meccanico sfugge totalmente. In primo luogo i fili possono essere stati usati per legare la bomba carta ed essere perciò privi di significato; ma comunque dei fili elettrici indicano che vi era un congegno elettrico, da solo o collegato con un congegno meccanico. Se avessero trovato delle molle e delle rotelle si poteva dire che congegno era meccanico, ma poiché non le hanno trovate, né
hanno trovato né batterie, né congegni elettronici, ben poco si può dire. Attualmente i congegni elettronici sono talmente miniaturizzati che è facile che si disperdano dell’esplosione. Ad ogni modo, se si usa un congegno meccanico ci vuole necessariamente anche una parte elettrica che accenda la carica e perciò la presenza di fili elettrici non esclude la presenza di un congegno meccanico, e viceversa.
Per cui, non poteva certo essere posizionato 12 ore prima, ma solo con circa 1 ora di anticipo. Da dove deriva questa conclusione? Con qualunque sveglia, visto che si parla di congegno meccanico, si può regolare un’esplosione con 12 ore di anticipo; basta usare la lancetta delle ore invece di quella di minuti.
Per cui, o è stato effettivamente lasciato un’oretta prima dell’esplosione, oppure nella notte. Logica perfetta: al massimo può essere stato lasciato un’ora prima ma se non è così, vuol dire che è stato lasciato durante la notte!
E in tal caso il dispositivo si deve essere inceppato per ripartire poco prima della deflagrazione. Ma che cavolo di ragionamento è? Hanno la lingua collegata al cervello o ad altri organi? Siccome per chi parla un congegno al massimo ha un intervallo d’azione di un’ora, vuol dire che quello in esameandava a scatti!
In ogni caso gli inquirenti hanno già chiaro quale sia il lasso di tempo da visionare.
Se avessero già chiaro che i lavori da esperti vanno lasciati agli esperti sarebbe molto meglio.
(29-4-2014)
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