|
Home > Menu 1 > Sottomenu > Documento |
NON SI PUO’ PIU’ ASPETTARE!...
I morti delle stragi familiari di Nuoro, Vago di Lavagno (Verona), Fratticiola Selvatica (Perugia), per citare le più recenti, chiedono vendetta.
Ma, attenzione, non chiedono vendetta indiscriminata nei confronti dei legittimi detentori di armi, ma urlano vendetta contro gli apparati statali, in particolare il Ministero della Salute e quello dell’Interno che, dal 2010, nonostante l’espressa delega del legislatore (art. 6, D.L.vo n. 204/2010), non sono stati in grado di rivisitare l’intera materia sui requisiti psicofisici in materia di armi.
Nel frattempo, mentre i vari ministri responsabili si sono succeduti disinteressandosi del problema, assistiamo alla consueta attenzione morbosa dei mass-media che termina con la facile soluzione di vietare la possibilità di detenere armi.
Molto probabilmente i sostenitori di tale soluzione riusciranno a farci tornare a mangiare con le mani, impedendo anche la vendita e detenzione di coltelli, compresi quelli da cucina, constatando che, in questi ultimi tempi, le stragi familiari, e non solo, vengono compiute anche e soprattutto con tali strumenti ( strage familiare Paderno Dugnano, alle porte di Milano, con coltello da cucina, sett. 2024).
Con un certo sforzo mentale possiamo anche comprendere questa resistenza dei due ministeri. Molto probabilmente ci sono state e ci sono pressioni esterne perché non venga modificato in peggio quanto già stabilito in materia di requisiti psicofisici dal decreto ministeriale del 1998.
Però, le probabili interferenze esterne non giustificano la perdurante e grave omissione dei due ministeri.
Non giustifica tale omissione nemmeno la constatazione, avallata da autorevoli psichiatri, che, all’improvviso, senza alcun sintomo premonitorio, un soggetto possa abusare delle proprie armi, trasformandosi da normale cittadino in omicida/suicida.
Ma la mancanza piu’ ingiustificabile riguarda la incapacità di attivare e far funzionare i collegamenti essenziali tra mondo sanitario e le Forze di polizia.
Infatti, il D.L.vo n. 204/2010, oltre a prevedere una revisione dei requisiti psicofisici per l’acquisto, la detenzione e il porto d’armi, avrebbe dovuto definire le modalità dello scambio protetto dei dati informatizzati tra il servizio sanitario nazionale e gli uffici delle Forze dell’ordine.
Non riuscire o non voler attuare quest’ultima previsione è ingiustificabile!...
Come è ingiustificabile che, ancor oggi, le anagrafi dei comuni non siano in grado di comunicare alle Forze di polizia i decessi dei propri cittadini.
Con un semplice click sul computer si sarebbero potute salvare tante vite innocenti, uccise da persone riconosciute clinicamente instabili, con armi appartenute a parenti defunti (strage di Ardea, del 2021 e la più recente di Vago di Lavagno).
Come già evidenziato nella nostra storia sul certificato medico di idoneità psicofisica (in questo sito maggio 2024), molta strada è stata fatta dal 1926, quando era l’armiere che doveva stabilire se l’acquirente fosse sano di mente.
Molte, forse troppe, normative europee ed interne sono intervenute sulla materia della prevenzione, anche se spesso senza nessun coordinamento tra di loro, se non addirittura in contrasto.
Comunque, non possiamo non riconoscere che, come diceva Dante, le norme son, ma chi pon mano ad esse?
Una cosa è certa: i tanti innocenti, caduti per colpa delle omissioni di chi avrebbe dovuto provvedere, chiedono a gran voce, anche dall’aldila’, vendetta!.....
Firenze 27 settembre 2024 ANGELO VICARI
email - Edoardo Mori |
http://www.earmi.it - Enciclopedia
delle armi © 1997 |