Mancava un testo dedicato alla vita professionale e alle opere di Salvatore Ottolenghi, inventore della polizia scientifica.
Sebbene in questi ultimi tempi l’attività della polizia scientifica abbia avuto una crescente reclamizzazione da parte dei mass media, siamo sicuri che, anche nella gran parte degli appartenenti alle Forze di polizia, pochi siano a conoscenza dell’importanza fondamentale del lavoro svolto da Ottolenghi per la nascita e lo sviluppo di questa attività di indagine e, di riflesso, del contributo dato all’evoluzione della polizia in genere da empirica a scientifica.
Tale lacuna è stata colmata dal libro di Nicola Labanca e Michele Di Giorgio, studiosi di storia contemporanea, non nuovi all’approfondimento di tematiche sulla cultura professionale della polizia.
Ai curatori del testo debbono essere riconosciuti, in particolare, due pregi. Il primo è quello di essere riusciti nel difficile compito di raccogliere i numerosi scritti di Ottolenghi, oramai introvabili. Il secondo pregio è quello della metodologia usata nella illustrazione di questi ultimi. Labanca e Di Giorgio non si sono limitati alla sterile redazione di una antologia, peraltro l’unica, di tali studi, ma hanno colto l’occasione per raccontare la nascita e l’evoluzione della polizia scientifica, del relativo contesto storico, nonché della lenta, ma costante, evoluzione e modernizzazione della polizia.
Infatti, nella prima parte del libro, il lettore viene introdotto e accompagnato nel periodo storico in cui la polizia scientifica cominciò a muovere i primi passi, tra mille difficoltà e resistenze di un corpo che, nonostante i progressi tecnico/ scientifici della scienza e della medicina in particolare, rimaneva indifferente a tali innovazioni.
L’appello di Cesare Lombroso, padre dell’antropologia criminale, ai governanti del tempo per la trasformazione e formazione di una polizia ben pagata e retta con criteri scientifici, capace di fotografare e telegrafare e soprattutto di conoscere l’uomo delinquente e di combattere i nuovi mezzi del delitto, siccome abbiamo fatto finora la polizia come si faceva la guerra ai tempi eroici, tutto a casaccio, ad empirismo, dove il merito individuale di alcuni pochi, in astuzia e forza muscolare decideva solo della vittoria, fu fatto proprio e riproposto con successo dal suo allievo Salvatore Ottolenghi.
Quest’ultimo illustre sconosciuto, medico legale, spese tutta la sua vita professionale per realizzare concretamente il sogno del più famoso maestro, cosicchè dall’Italia venne il primo esempio di una vera Scuola ufficiale completa di Polizia Scientifica, con l’insegnamento del metodo razionale, obiettivo, scientifico, che doveva informare le indagini nella ricerca del vero, così da generare attorno alla Pubblica Sicurezza un’aureola di simpatia da favorire l’incoraggiamento e il concorso da parte della popolazione in sostituzione dell’attuale diffidenza, dell’attuale opposizione.
Tanto oggi appassiona l’attività della polizia scientifica, quanto poco è conosciuta la sua storia, le difficoltà e resistenze incontrate da chi silenziosamente ha dedicato una vita alla costruzione di questa particolare attività della polizia.
Non mancano nel libro anche dettagliati riferimenti all’evoluzione e attuali progressi della polizia scientifica curati da Raffaele Camposano, che, per lunga e operosa esperienza maturata nel settore, ben conosce l’importanza di tale attività nelle indagini di polizia giudiziaria.
Quindi, l’antologia degli scritti di Salvatore Ottolenghi è un’opera utile allo studioso che vuole approfondire la sua cultura professionale, anche attraverso la ponderosa bibliografia e le numerose note esplicative, ma anche a chi sia semplicemente appassionato della lettura di romanzi gialli.
Angelo Vicari, Firenze 26 settembre 2019