Enciclopedia delle armi - a cura di Edoardo Mori
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Addio Marcianò

Emanuele Marcianò ci ha lasciati.
Per i più giovani è un illustre sconosciuto, per i meno giovani è stato un pioniere del giornalismo professionale delle riviste sulle armi.
Infatti, nel 1967, fu chiamato a Firenze dall’editore Vallecchi per dirigere una nuova rivista che trattasse questa particolare materia, da affiancare alla storica Diana Caccia.
Una impresa non facile, anche per un giovane giornalista con approfondite competenze nel settore, mancando altre esperienze editoriali di riferimento.
A Marcianò deve essere riconosciuta la capacità di aver inventato una rivista che non si rivolgeva al solo mondo degli appassionati di armi, ma anche a coloro che di tale materia si devono occupare per motivi di lavoro, come le Forze di polizia, periti, gli stessi Magistrati.
Marcianò, per riuscire ad interessare questa vasta platea di lettori, ebbe la capacità di trovare e coinvolgere nella sua impresa validi e qualificati collaboratori, anche esterni, con i quali riuscì a soddisfare le più svariate richieste di conoscenza di questa particolare materia.
Tali capacità professionali trovarono positivo riscontro nel successo che ebbe Diana Armi nel corso della sua lunga storia, conclusasi all’inizio del 2000, sfidando anche la pubblicazione di altre nuove riviste.
Autore di diversi testi che testimoniano la sua ampia conoscenza tecnico-storica del mondo delle armi, Marcianò lascia in eredità l’insegnamento di come inventarsi una rivista che, per tanti anni, è stata riferimento di tutti coloro hanno avuto a che fare con questa particolare materia, disciplinata da una normativa che è sempre stata complessa e confusa.

Emanuele MarcianòScriveva di se stesso nel 1974: Emanuele Marciano è nato a Pistoia quasi quaranta anni fa, e da venti si occupa di armi. Dopo un lungo parcheggio (come si dice ora) all'Università, ha insegnato matematica nelle scuole medie per una diecina di anni. Nel 1968 è capitato (per caso, dice lui) nella redazione di Diana ARMI, e ci è rimasto. Il lavoro, strano ma vero, non ha ucciso l’hobby, e la sua passione principale sono ancora le pistole nate fra la fine dell’ottocento e i primi anni di questo secolo. Pratica il tiro a segno con modesti risultati ed ha una serie di interessi che se elencati potrebbero indurre a considerarlo dispersivo. Il che poi è vero, ma non vuole sentirselo dire. I suoi articoli sono stati tradotti e pubblicati in Europa ed altrove, ma ciò non ha influito in modo determinante sulla sua presunzione, già del resto, a malapena entro i limiti del sopportabile.

Angelo Vicari ed Edoardo Mori
12 dicembre 2022


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