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l problema delle invenzioni non è di aver
l’idea, ma di avere un’idea realizzabile. Leonardo è stato un geniale
ideatore, ma ha concluso ben poco quando è uscito dal solco delle
tecnologie del suo tempo; anzi, talvolta ha combinato dei guai.
Ciò è vero anche nel campo delle armi, dove l’idea di avere un’arma che
sparasse più colpi era ovvia e banale (i cinesi già avevano pensato a
costruire una balestra a ripetizione manuale), ma gli infiniti
tentativi di realizzarla sono stati vani fino all’avvento di Colt il
quale non avrebbe potuto creare il suo revolver prima che fosse
perfezionato il sistema a percussione con capsula fulminante.
L’idea di un’arma a ripetizione manuale ha dovuto attendere
l’invenzione di una cartuccia con bossolo metallico (ad esempio la
Henry 44 RF del 1858) per poter creare il fucile Henry 1858 e poi il
fucile Winchester 1866.
Ovvio passo successivo era quello di rendere automatica l’operazione di
ricaricamento dell’arma, ma vi si opponeva l’inadeguatezza della
precisione di lavorazione delle parti meccaniche e la variabilità
delle prestazioni delle munizioni. Un’arma automatica per funzionare
senza continui inceppamenti richiede un perfetto funzionamento delle
parti meccaniche con attriti e resistenze costanti, una cartuccia che
si adatti senza variazioni alle parti meccaniche, una cartuccia
che abbia prestazioni costanti. Tutte cose che erano ancora di là
da venire e che dovranno attendere l’avvento della polvere senza fumo.
Il revolver era l’unica arma corta che poteva digerire ogni tipo di
munizione, indifferente alla potenza o alla lunghezza del bossolo
(entro i limiti del tamburo, ovviamente!) ed in teoria avrebbe potuto
essere automatizzato abbastanza facilmente; però la trasformazione del
movimento rettilineo del rinculo o di un pistone azionato dai gas di
sparo, in movimento rotatorio del tamburo e nella monta del cane
richiedeva più energia di quanta disponibile e si riuscì a
risolvere il problema solo nel 1896 con il revolver
Webley-Fosbery.
Nella seconda metà dell’ottocento è tutto un fiorire di invenzioni per
migliorare il revolver mediante espulsione automatica dei bossoli o
eliminazione della fuga di gas fra tamburo e canna; vengono studiate
pistole a più canne in modo da realizzare una ripetizione manuale dello
sparo, oppure pistole ad una canna con un sistema di ripetizione
manuale. Tra queste la pistola Bär tedesca, la Rider-Remington del 1871
e la Österreich del 1881, la Marius Berger French Volcanic 1881
in cal. 8 mm., la Bittner del 1883 in cal. 7,7 mm (ma
posta in commercio solo nel 1890), la Franz Pafsler del 1887,
ecc. ecc.
La pistola Bittner
Compaiono strane pistole a ripetizione manuale come la Turbiaux del 1882, la Tribuzio del 1865, la Gaulois del 1893. Merita di essere ricordata la Brun-Latrige di Saint Etienne, circa del 1895, con serbatoio per dieci cartucce in un cal. 6 mm apposito, in cui il guardamano serve da grilletto e da leva di caricamento!
È geniale come concezione perché è l’arma a ripetizione manuale che più si avvicina ad un’arma semiautomatica. Per sparare si tira all’indietro il guardamano in modo da camerare la prima cartuccia del serbatoio ed immediatamente parte il colpo; si rilascia il guardamano, trascinato in avanti da una molla e il bossolo viene espulso.
Anche nel campo dei revolver si
studia la loro automazione: quello spagnolo Orbea del 1863 in cui i gas
muovono un pistone che monta il cane e fa ruotare il tamburo; analogo è
il Paulson del 1886, per finire l’evoluzione con il Webley Fosbery del
1896, pure azionato dai gas e con il Vander Haegen del 1908 azionato
dal rinculo.
Tutte idee senza sbocco futuro.
Le prime idee
per un’arma diversa dal revolver a ripetizione automatica si hanno già
nel 1854 quando Henry Bessemer ha l’idea di una artiglieria a
ripetizione automatica, seguito del 1862 dal Blakeley. I più
antichi brevetti sarebbero quello di Pilon del 1863 per un
fucile, del 1872 di Plesner e del 1874 dell’americano Luce (canna
che si muove in avanti) e, nello stesso anno, di H.F.Wheeler.
Però
i veri concreti progressi si hanno dopo il 1880 quando entrano in
campo dei grandi inventori come Maxim, Browning, Mauser, ecc.
Nel
1883 Maxim brevetta una Winchester semiautomatica e nel 1885 la sua
mitragliatrice ed è subito chiaro che l’utilizzo del rinculo o della
forza dei gas per espellere il bossolo sparato e per prelevare una
nuova cartuccia da un serbatoio è applicabile anche ad una
pistola.
Una delle prime invenzioni dovrebbe essere quella dei fratelli Jean
Baptiste Clair (1831) e Benoit Clair (1842) che hanno una
officina meccanica a Saint-Etienne, fondata dal padre, per la
produzione di armi bianche, canne di fucile e armi ad aria compressa.
Nel 1888 Benoit inventa un fucile a ripetizione che utilizza l’energia
del rinculo e una pistola a recupero di gas; nel 1893 i due fratelli
brevettano un fucile da caccia e da guerra a ripetizione semiautomatica
che poi nel 1900 vienee prodotto come fucile da caccia a sette colpi
(fucile Clair-Eclair). Sempre
nel 1893 brevettano anche una pistola semiautomatica. Il sistema fu
alla base di quello adottato poi dalla Francia per il fucile RSC17. Non
ho però trovato indicazioni sulla pistola del 1888 che dovrebbe essere
simile a quella da loro brevettata l’anno successivo negli USA.
Il vero sviluppo della pistole semiautomatiche si ha
però in Austria a
partire dal 1891 con molte invenzioni rimaste a livello di prototipo.
Una strana pistola su cui non trovo altri dati è quella mod. 1891 in
cal. 8 mm. con bossolo a bottiglia di Louis Schlegelmilch.
Questi era l’ingegnere capo dell’arsenale di Spandau, più noto per aver
contribuito a migliorare l’otturatore del Mauser 88. Ha una forma che
ricorda un revolver e il serbatoio per 5 colpi è posto anteriormente al
grilletto. Seguì un secondo modello a doppia azione.
Del 1892 è la pistola di Konrad Kromar della
cui arma non sono riuscito a trovare altre indicazioni. Nello stesso
periodo Karel Krnka fa esperimenti per trasformare un Werndl in un
fucile semiautomatico.
Dello stesso anno è la pistola di Schönberger.
Trattasi di arma rarissima di cui si sono conservati pochi esemplari.
Si dice che sia stata ideata dai fratelli Schönberger di Vienna e
brevettata da Joseph Laumann; ma si trova scritto
anche che pure l'idea fosse di Laumann. Venne prodotta dalla
Waffenfabrik Steyr AG.
Il sistema di ripetizione è basato sullo sfruttamento della forza
dell'esplosione dell'innesco per provocare l'apertura del carrello. Non
è neppure sicura la data di produzione anche se il modello è indicato
come M1892 (prodotta però, a quanto pare, nel 1895).
Il calibro era di 8 mm, detto 8 mm Schönberger, ma anche 8 mm
Schönberger, 8 mm Selbstlade Pistole System Kromar, 8 mm
Schönberger-Kromar, 8 mm Kromar Revolver, 8 x 22,5 R Revolver. Il
proiettile aveva un diametro di .323 millesimi di pollice, la palla
pesava 125 grani e il bossolo era lungo .825 millesimi di pollice (22,5
mm). Il bossolo era "a bottiglia" ed aveva un alloggio per l’innesco
del tutto particolare.
Le munizioni venivano infilate nel serbatoio interno, sotto la finestra
di espulsione, una ad una. Non si dice quante fossero, ma dovevano
essere cinque. La lunghezza dell'arma doveva essere sui 20 cm.
Ecco come appare nel brevetto Usa del 1892 in cui Laumann dice di aver
già ottenuto il brevetto in Austria-Ungheria il 17 novembre 1890:
e come era in realtà:
Nel successivo brevetto del 1895, con miglioramenti al serbatoio, appare così:
L’aspetto reale finale è questo:
Del 1893 è la pistola C-93 del tedesco Hugo Borchardt (1844-1924), prodotta da lui assieme alla Ludwig Loewe & Co. di Berlino; è basata sul sistema a ginocchiello di Maxim ed utilizza il calibro 7x63 Borchardt (poi Mauser) con bossolo a bottiglia, appositamente sviluppato; ricordo che il bossolo a bottiglia può essere usato solo in armi a chiusura stabile. L'arma venne studiata da Luger per la sua pistola e fu la prima pistola semiautomatica ad essere prodotta in un consistente numero di esemplari.
La Borchardt fu prodotta in circa 3.000 pezzi e ha il vanto di aver poi
portato alla Luger.
E’ un’arma studiata per essere usata con un calciolo ed ha l’aspetto di
una pistola mitragliatrice. La parte a mezzaluna posteriore contiene la
molla di recupero molto difficile da produrre e da tarare. Il
ginocchiello è preso da Maxim, ma era già stato inventato prima da
Walter Hunt; sebbene si alzi vero l’alto e quindi sulla linea di mira,
il movimento è così rapido che non disturba il tiratore. Canna e
otturatore arretrano assieme. Borchardt è il primo a inserire il
caricatore nell’impugnatura. Complicato il sistema di scatto vista la
sua distanza dal percussore; esso venne alloggiato sul lato
sinistro dell’arma e Luger dovette introdurre una leva angolata per
poterlo piazzare al centro dell’arma. La chiusura in posizione di sparo
non è azionata solo dalla molla, ma anche dall’energia della parti che
venivano spinte in avanti.
L’arma funzionava, ma aveva una forma poco felice e pratica; Borchardt
non aveva nessuna intenzione di modificarla e così la DWF affida il
compito al tirolese Georg Luger. Già il 5 maggio 1900 la Luger diventa
arma d’ordinanza dell’esercito svizzero.
Molto bella la Borchardt con il calciolo:
Pure del 1893 la pistola di Andreas Schwarzlose poi
modificata nel 1898 (vedi oltre):
Altri inventori contemporanei (1894) sono gli austriaci Arciduca Karl Salvator e Georg Ritter von Dormus; la cui pistola ha un serbatoio nell’impugnatura caricato con una piastrina contenente 5 colpi che viene poi estratta da uno sportellino alla sua base.
(foto DWJ)
Karl Krnka è un militare e un dotato inventore che lotta per l’introduzione della pistola semiautomatica nell’esercito. Egli vende il suo brevetto alla ditta Georg Roth che la produce come Mod. Roth 1895; l’arma viene provata dall’esercito austriaco negli anni successivi e nel 1904, come modello Roth-Steyr M 1907, sarà la prima pistola semiautomatica adottata da un esercito importante.
Il tedesco Theodor Bergmann nel 1894 ha l’idea di spostare in avanti il serbatoio, dopo il guardamano; la pistola venne costruita in vari calibri e la cartuccia non ha né scanalatura né orlo.
Nel 1896 viene prodotto il modello Spandau 1896; l'arma è molto
complicata (tutto i gruppo telaio-canna-serbatoio arretra al
momento dello sparo) e forse mai uscita dallo stadio di prototipo.
Nel 1896 è già disponibile la Mauser C 96 la quale
era stata ideata dai fratelli Fidel, Friedrich and Josef
Feederle.
Il Fidel era direttore dello Mauser Experimental Workshop. Benché studiata come arma militare non viene mai ufficialmente adottata come arma di ordinanza da nessun importante esercito. Il primo modello veniva caricato con una lastrina contenente 10 cartucce con bossolo a bottiglia, ma era un’arma molto versatile che sembrava fatta apposta per usare un caricatore mobile e che, con un calciolo, poteva diventare quasi una carabina. Era studiata molto bene e si poteva smontare senza uso di attrezzi.
Carola y Anitua
sono fra i pochi spagnoli , fra cui anche Campo-Giro (1905), che invece
di imitare armi altrui, hanno avuto idee originali. La loro
pistola del 1897 assomiglia esteriormente alla C96, ma è molto diversa
nella meccanica. Viene creata in cal. 5 mm con bossolo a bottiglia, il
che la relegava fra le pistole per il tiro sportivo; è a chiusura
stabile ed il sistema di svincoli si ritroverà poi nella Glisenti 1910.
Il serbatoio viene caricato dall’alto con lastrine di caricamento. La
maggior parte delle armi prodotte venne venduta in Sudamerica.
Ferdinand Mannlicher fra il 1894 e il
1900 elabora una serie di modelli di pistola destinati a sfociare nel
modello 1900 che ha notevole successo.
Il primo modello del 1894 aveva già la linea delle armi successive; il
serbatoio era nell’impugnatura e si caricava con una lastrina da 5
colpi in cal 6,5 mm con orlo; con meccanismo del tutto originale la
canna avanza al momento dello sparo e provoca l’espulsione del bossolo.
La canna è contenuta nel castello tubolare ed è avvolta da una robusta
molla. Al ritorno camerava una nuova cartuccia. Il cane è montato dal
grilletto, come in un revolver.
Nel mod. 96 la canna arretra di 2,5 cm dopo lo sparo e il cane viene montato da una leva posta sulla destra. Il serbatoio si trova davanti al guardavano e viene caricato con lastrina di 7 colpi. La cartuccia è simile a quella Mauser 7,63, ma con carica più debole. Oltre al modello con canna mobile viene studiato un modello analogo nell’aspetto, ma con canna fissa.
Il modello definitivo è un’arma perfettamente rifinita, piacevole da usare, il cui principale difetto è di non avere un serbatoio mobile.
Schwarzlose è noto per una
mitragliatrice raffreddata ad acqua adottata da Austria, Olanda e
Svezia.
La sua pistola del 1898 si distingue per le grandi semplificazioni
introdotte; alcune parti hanno più funzioni. Ad esempio la molla
dell’otturatore, del tipo usato nei fucili a ripetizione, serve sia
come molla di recupero che come molla del percussore; la molla
del grilletto serve anche come molla ammortizzatrice della canna. Il
caricatore è nell’impugnatura. L’otturatore rimane aperto dopo l’ultimo
colpo. L’otturatore è rotante.
La pistola Mars viene sviluppata a partire dal
1898 da Hugh Gabbet-Fairfax di Birmingham per
conto della Webley con il proposito di creare una pistola militare
potentissima.
I risultati non furono soddisfacenti e Gabbett-Fairfax fonda la “Mars Automatic Pistol Sindacate” che la brevetta nel 1905.
I primi 12 prototipi vennero prodotti dalla Webley & Scott nei
calibri 8,5 mm, 9 mm e .45. Il cal. 45 aveva una velocità iniziale
di 1250 fs mentre l’8,5 raggiungeva i 1750 fs e cioè una velocità
doppia rispetto a quella usuale in quei tempi. Fino all’avvento del 44
magnum è rimasta la pistola più potente. L’arma viene proposta
all’esercito inglese che la respinge per la necessità di munizioni
particolari, per l’eccessivo rinculo e per il fatto che il bossolo
veniva espulso sulla faccia del tiratore! Nel 1907 Mars era già
fallito; pare che non siano stati prodotti più di 80 pezzi, anche se ne
è stato trovato uno con matricola n. 195.
L’arma era estremamente interessante ma complicatissima e
richiedeva una cartuccia speciale di grande forza, il che provocava
problemi costruttivi e meccanici insuperabili.
L’otturatore è costruito con testa girevole e tenoni, un po’ come
quello del fucile Mauser ed è vincolato con chiusura stabile alla
canna. Il serbatoio nell’impugnatura non è aperto vero l’alto, ma
rimane sempre al di sotto della canna, anche ad otturatore aperto. Esso
in alto è aperto solo da entrambi i lati e verso il retro. Le parti
richiedono una lavorazione perfetta in quanto tutto il meccanismo non
richiede molle potenti, ma lavora solo sulle masse e gli attriti. Non
descrivo il funzionamento, alquanto complicato, come si deduce dalle
immagini. Un militare che fece le prove sull’arma disse che “chi ha
sparato una volta con quest’arma, evita di rifarlo”! Ecco lo schema di
funzionamento.
A John Moses Browning riuscì il massimo perfezionamento circa la semplificazione della pistola semiautomatica. Egli inizia a fare esperimenti nel 1889 ispirato dalla mitragliatrice Maxim. Browning modifica anche una carabina Winchester 1873 in modo che funzioni in modo semiautomatico usando l’azione dei gas, meccanismo da cui poi derivò la mitragliatrice Colt mod. 1895.
Fino a lui era stata percorsa la via delle pistole con chiusura
stabile, indubbiamente opportuna quando si usano munizioni potenti e di
grosso calibro, tali da rendere necessario che il bossolo esca dalla
camera di cartuccia solo quando la pressione dei gas si è ridotta
a zero, evitando così deformazioni o rotture del bossolo con fiammate e
frammenti sul volto del tiratore. È possibile ottenere lo stesso
effetto con una potente molla di richiamo (come nella Astra 400) o
aumentare il peso delle masse in movimento, ma non erano soluzioni
ottimali. Browning riesce a trovare il giusto equilibrio nel 1898 e la
sua pistola mod. 1900 è un tale successo che in 12 anni ne vengono
vendute un milione di esemplari, grazie anche alla semplicità di
produzione. La pistola era pensata per il cal. 7,65 Browning che
resterà per decenni la munizione standard per le pistole civili.
Ma anche il modello 1897 con apertura ritardata presentava già
soluzioni geniali e di successo; mentre nelle precedenti pistole canna
ed otturatore restavano vincolate fino a quando la pressione interna è
annullata, così che l’espulsione del bossolo è affidata ed estrattore
ed espulsore, in quella di Browning il bossolo funziona come un pistone
e la canna si svincola dall’otturatore quando vi è ancora una
certa pressione interna; perciò il bossolo viene espulso anche
senza uso dell’estrattore. La molla posta al di sopra della canna
consente di risparmiare la molla del percussore e di usare la levetta
che agisce sul percussore come indicatore di arma carica.
Il danese Jens T. Schouboe cercò
di seguire la strada di Browning e della chiusura a massa con il suo
mod. 1902, prodotto dalla Dansk Rekylriffel Syndakat di
Copenhagen in cal. 11,45; per contenere il peso del carrello e la
durezza della molla ricorre al trucco di adottare una cartuccia con
proiettile molto leggero, di soli 4,1 grammi con nucleo di legno! Esso
raggiungeva la velocità di 490 ms ma aveva il difetto di essere molto
instabile e di ruotare in volo.
Merita una menzione il giapponese Kijiro Nambu
che ha creato circa nel 1904 una pistola con una linea che ricorda la
Luger, ma con meccanica originale. Per essa viene creato il cal 8 mm
con bossolo a bottiglia, alquanto fiacco per non sollecitare troppo il
sistema di chiusura, forse ispirato a quello della C96. Era arma che
richiedeva una lavorazione complessa con fresature dal pieno e con
aggiustamento successivo dei pezzi.
La molla di recupero è posta
sul lato sinistro dell’arma, il che le dà un aspetto asimmetrico. Vi è
una sicura sulla impugnatura, posta anteriormente e che blocca il
grilletto se non si impugna l’arma. Un serio difetto è costituito dal
caricatore che blocca l’otturatore in posizione di apertura, ma viene
danneggiato dallo stesso! La chiusura è del tipo stabile.
L'Italia non pare aver partecipato alla nascita della pistola semiutomatica. A parte due o tre brevetti per fucili a tiro rapido (Ruffolo del 1887 e Ricci del 1889), solo nel 1905 vengonoo presentate all'esercito italiano, che voleva adottare una pistola semiautomatica, la pistola Vitali del gen. Giuseppe Vitali cal. 7,62 e la pistola della fabbrica Glisenti, poi prescelta, che ha preso il nome da essa, ma che era una costruzione di Bethel A. Revelli, divenuto poi famoso per la mitragliatrice Fiat 1914. L'arma aveva parecchi difetti, primo fra tutti quello di non reggere il cal. 9 para per cui era stata progettata! Venne abbandonata ancor prima della fine della guerra.
email - Edoardo Mori |
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