A terra!
(CANE DA PENNA) (v. Giù). Il modo puzza un po' di straniero, come pure rimane del tutto barbaro dire Il terra. È così breve e imperativo nel suono e nell'energia il nostro Giù, che parrebbe impossibile per noi italiani barattarlo con simili affettazioni sgraziate.
Accennare
(CANE DA PENNA) (di cani) dar qualche leggero segno mimico (non vocale) di aver incontrato, o di qualche movimento, atto e condizione dell'animale, che cercano, puntano o fermano. È il Nutare latino. Si noti che 1'accennare è un segno mimico muto, e che può essere fatto anche durante un altro segno. Così il cane durante la punta può accennare che 1'animale si muove, che ne ha davanti parecchi. E anche durante la ferma, col solo spostar la testa a sinistra e a destra può significare al cacciatore, che gli sta di fronte,che l'animale è più oltre dietro le spalle di lui, se questi gli si è posto davanti.
Accostare
(CANE DA PENNA) avvicinare un animale che si cacci. «Il cane da ferma può puntare a molta distanza: ma convien ammaestrarlo ad accostar l'animale fino al punto che questo non reggerebbe più la ferma ».
Accucciarsi
(CANE DA PENNA) mettersi a cuccia.
Accularsi
(CANE DA PENNA) è il sedersi che fanno i quadrupedi.
Acquattarsi
(CANE DA PENNA) è lo schiacciarsi a terra del cane con le gambe anteriori sporte avanti e le posteriori accosciate. § Acquattarsi nella punta o nella ferma: segno importantissimo dato dal cane mentre punta, erroneamente interpretato dagli antichi, e, quel ch'è peggio, non inteso da troppi contemporanei pontificanti da modernissimi cinologi e cinofili sportivi. Segno al quale pur la lingua francese deve l'infelicissima errata e falsa denominazione di chien couchant data al cane da punta; perché si credé che l'acquattarsi fosse l'atto formale mimico, con cui il cane dimostrava di essere in presenza di un animale; mentre è tutt'altra cosa. Il cane si acquatta invece solo quando durante la punta o ferma vede l'animale, e perciò teme di essere veduto da esso: e si acquatta per nascondersegli. (V. nota a «Chien couchant» ). E se qualche cane, per falsa educazione, si acquatta durante la punta o la ferma, senza inorecchirsi, ciò significa che gli si è voluto insegnare un errore, che falsa i segni mimici importantissimi donatigli da natura. Infatti, se esso si acquattasse su la punta e la ferma sempre, verrebbe a porsi in una positura, in cui gli sarebbe difficilissimo o quasi impossibile conservare il dominio continuativo dell'usta mandatagli dall'animale puntato, che è usta aerea sempre più che del terreno; non solo ma non potrebbe seguire passo passo l'animale che pedinasse, del quale è necessario che segua ogni movimento in istretta continuazione.
Addestrare
(CANE DA PENNA) sin. di Ammaestrare. Ma è più letterario.
Aggattonare
(CANE DA PENNA) avvicinare un animale gattonando. Ed è la forma attiva che dovrebbe usarsi a scanso di equivoci e di confusioni nel significato transitivo, tenendo conto che Gattonare significa un fatto e Aggattonare un'azione. Ora altre azioni venatorie analoghe hanno appunto termini formati alla stessa maniera; basti citare a «accavallare» che vuol dire «avvicinare le oche nascondendosi dietro un cavallo».
Aggirare
(CANE DA PENNA) è la virtuosità del cane fermatore, il quale trovandosi il cacciatore di dietro, e intendendo che non può muoversi, gira intorno al luogo, dove sente che c'è l'uccello; e si porta a fermarlo da la parte opposta proprio in faccia al padrone. Dicesi perciò Aggirare in ferma e Aggiramento, Aggirata. N.B. L'aggiramento vien fatto puntando o meglio non abbandonando la punta; lo spostarsi da la ferma abbandonandolaper riprenderla a vento bono.
Allungo, n. s.
(CANE DA PENNA) stupida ed errata parola, inventata dai barbugliatori di lingue insensate, la qual vorrebbe denominare il fatto del cane che, lasciato libero di sé, si allontana molto dal padrone nella cerca. Nella lingua esistono le parole «cerca larga o ampia, cerca a lungo» abbiamo i verbi «scorrere e trascorrere; scampagnare e campagnare; allontanarsi; non star sotto» e forse altri. Non c'era dunque alcun bisogno di pescar fuori cotesto scarafone, il quale nella lingua non ha altro significato che quello datogli dai calzolai, ossia di fascia per allungar la forma delle scarpe. Del resto solo i tattamei allentati possono presumere che i cani debban cacciar sempre a un palmo dai... calzoni; e che i cani veri abbiano per prototipo quel bracco tardigrado, che ha la forma e la graziosa snellezza del maiale ingrassato. La cerca perfetta è quella così larga, che permette al padrone di rimanersene fermo e in oculato riposo mentre il cane esplora quanto più terreno è possibile.
Ammaestrabile
(CANE DA PENNA) che può essere ammaestrato. Es. «Certi cani non sono ammaestrabili», «Le civette sono ammaestrabili più facilmente dei falchi; ma questi con l'arte e la pazienza, s'ammaestrano a far miracoli».
Ammaestramento
(CANE DA PENNA) il fatto dell'ammaestrare. «Durante l'ammaestramento i cani debbon essere trattati con tutta dolcezza; ma si deve insegnar loro una cosa per volta ». Cenno storico. Oggi l'ammaestramento. del cane (e per cane s'intende quasi esclusivamente quello da ferma) prende teoricamente un nome solo all'inglese,contrapponendosi a quest'unico tutti gli altri, che, non so con quanta giustezza, si chiamano empirici. Infatti solo il metodo inglese è proclamato razionale.Io, che sono un ammiratore senza limiti dei setters e dei pointers, non credo però che l'ammaestramento all'inglese abbia, per la caccia pratica italiana, tutti i meriti che gli sono attribuiti. Infatti se esso riesce a dimostrare, in quelle poco serie accademie, che chiamansi «Prove sul terreno» le doti meravigliose dei sullodati setters e pointers, ossia la loro superiorità assoluta di cerca, di naso, di punta e di ferma in terreni facilissimi, e sopra uccelli poco meno che invalidi; rimane insufficientissimo per la più parte delle nostre cacce in terreni difficili e sopra animali ammalizziti e vivaci. Il che val quanto dire che per noi italiani l'ammaestramento a l'inglese è, sì, per una parte ottimo, ma per quanto razionale sia, non corrisponde interamente a formare il cane necessario alle nostre cacce. Ora convien notare che tale ammaestramento non fu diffuso nel mondo dagli inglesi, che l'avevan trovato, ma dai francesi e dai belgi, mentre noi italiani pur usando pointers e setters, di cui riconoscevamo la superiorità miracolosa su gli altri cani, non sentimmo sul principio il bisogno di ammaestrarli in modo diverso da quello, con cui da i nostri antichi e vecchi fu creato e ammaestrato il nostro cane da rete. Questo fatto inconfutabile avrebbe dovuto porre su l'avviso i veri ragionatori, che esisteva, anche presso di noi, un metodo ammaestrativo del cane da ferma, il quale meritava pure di essere conosciuto e studiato almeno quanto quello straniero; metodo che pur doveva avere i suoi meriti indiscutibili di uccellagione cinegetica e di caccia pratica con lo schioppo, se, in grazia di esso, per secoli e secoli, gl'italiani erano riesciti a cacciare bene e proficuamente anche con cani imperfettissimi in confronto di quelli creati dagl'inglesi con la selezione più scrupolosa e sapiente; metodo che applicato anche ai primi setters e pointers dai nostri vecchi cacciatori veri di mezzo secolo fa, ne aveva creati campioni meravigliosi di caccia pratica sia a quaglie come a beccaccini, a beccacce e a starne ossia a tutti gli uccelli, che reggono la ferma. Nel cenno storico, che precede questo capitolo, io ho esposto qual era l'ammaestramento nostro nazionale, il quale può tutto riassumersi nella teoria e nella pratica, con la quale l'Italia con lavoro e pensiero di secoli, creò e condusse a la perfezione il cane da rete. In questi tempi di rivendicazioni legittime e di autarchia, voglio sperare che ci sia pur qualcuno, il quale riconosca che la manìa del forestiero può far dimenticare anche l'ottimo casalingo.
Ammaestrare
(CANE DA PENNA) far conoscere ai cani esercitandoveli, i modi di cacciare gli animali, nella caccia ai quali si vogliono usare. Istruire è più lett. § Addestrare riferito ad animali. Cresc. Agr. 403 «Il cavallo si ammaestri in cotal maniera». È sinonimo del precedente.
Ammaestratore
(CANE DA PENNA) colui che ammaestra gli animali ausiliaria della caccia, specie i cani. In questo senso si trova usato anche il termine Maestro.Bastil'autorità del Tommaseo, che la registra a dimostrare che non abbiamo bisogno di vocaboli stranieri.
Arrestarsi
(CANE DA PENNA) è la ferma a sec co che fa il cane, senza aver dato alcun segno d'incontro, quando si trova all'improvviso, e sotto misura, presso un animale, che prima non aveva sentito. Dicendo sotto misura intendo significare che il cane si trovi più presso l'animale di quanto richiederebbe la distanza, a la quale esso l'avrebbe fermato, se l'avesse sentito a vento favorevole, o senza ostacoli o irregolarità del terreno. Perché o l'istinto o l'ammaestramento razionale, o l'uno e l'altro insieme, fanno intendere al cane qual sia la distanza a la quale esso deve fermarsi da l'uccello (e anche da la fiera) se non vuol scacciarli, o farli accorti della sua presenza. L'arrestarsi dunque e l'arresto sono le forme di ferma, in cui vengono riassunti tutti gli atti e i segni, che il cane fa e dà nell'incontro, nella punta e nella ferma a distanza regolare da l'uccello cercato. Non mi paiono da accettarsi le parole ferma di schianto e bloccare:peggio poi punta di schianto perché la punta non è la ferma, e perciò non può essere un arresto, il quale è ferma per eccellenza. Quanto. alla proprietà della parola basti ricordare che tutti i vocabolari ne segnano il significato di fermarsi, ristare a l'improvviso; e che Dante ha scritto «Perch'io tutta smarrito m'arrestai» Non è dunque un francesismo.
Arresto
(CANE DA PENNA) il Fermare a secco che fa il cane, senza alcun atto di punta, quando si trova d'improvviso presso un animale, ma sotto misura; ossia così vicino ad esso, che ogni movimento in avanti lo scaccerebbe. (V. Arrestarsi).
Arruffare il pelo
(CANE DA PENNA) èun atto e perciò anche un segno che dà il cane quando punta una fiera sia essa armata o disarmata. ‑ Il cane punta la lepre arruffando poco o molto il pelo su la groppa, e per solito anche sul collo. Ho detto «punta» non ferma, perché le fiere non dovrebbero essere fermate in senso proprio.
Assaltare
(CANE DA PENNA) lanciarsi contro un animale per prenderlo o per offenderlo. § Assaltare con la voce: dicesi del cane che stringe da presso un animale abbaiandogli contro minacciosamente.
Attorniare
(CANE DA PENNA) è uno dei segni dimostrativi che danno certi cani della presenza di selvaggina. L'atto consiste nel girare, restringendo sempre il cerchio, attorno al luogo, donde proviene al cane l'usta dell'animale. Meno proprii reputo gli altri due verbi usati nello stesso significato Accerchiare e Aggirare.
Attorniatore
(CANE DA PENNA) cane, ormai pochissimo comune, il quale, sentito un animale a naso, invece che appostarlo o puntarlo, principia a girargli attorno stringendo sempre più i giri, indicando così al cacciatore e facendolo levare. C'era anche un'altra specie di Attorniamento,laquale consisteva nel fatto che il cane, sentendo in un luogo molti animali, li attorniava al largo in modo da ridurli tutti uniti in un punto. Trovansi anche i due termini Cane Accerchiatore e Aggiratore, come pure la forma dialettale «fare il tondo e la tonda». Ma, come i due primi sarebbero legittimati da la loro proprietà (specie l'ultimo n. v. di Aggirare, che vale girare intorno, circondare, ed ha anche l'appoggio di Aggiramento e Aggirata, gli ultimi due sono da riprovarsi. Mentre è certissimo il significato di «attorniatore» comprovato da «attorniare» che la Crusca stessa definisce «girare intorno, circuire» § II. Per la storia va notato che questo cane è già menzionato da Alberto Magno fin dal secolo XIII, attribuendogli anche il segno dell'acquattarsi (in lat. ponere se).
Avanti!
(CANE DA PENNA) il comando da farsi al cane puntato, quando s'intende, o si dubita, ch'esso sia discosto oltre misura da l'animale puntato; oppure quando si crede che l'uccello di pedina cammini, perché impari a seguirlo in punta. ‑ È comando importantissimo (v. Guidata) perché da esso dipende appunto l'ammaestramento pratico e razionale per far intendere al cane quando e come deve seguire gli animali pedinatori. Le ragioni sono parecchie; principalissime queste che il cane, incontrando e puntando ha acquistato il dominio dell'animale, ossia della sua presenza e del luogo dov'esso si trova. Ma, se l'animale si move, può darsi che si sottragga al vento, e allora èperduto pel cane. L'arte dunque richiede che il cane sentendolo muovere lo segua in punta (ossia dominandone sempre l'odore) per modo da non perderlo mai, e poterlo fermare quando esso anche si fermi. Ora i cani giovani cadono facilmente nell'errore di conservare la ferma anche quando 1'animale si sottrae pedinando; cosicché a un certo momento, non sentendone più l'usta, si trovano disorientati del tutto; non ardiscono muoversi per timore di levarlo; movendosi non sanno dove dover cercare, e, o rimangono indecisissimi, o precipitano in una cerca disordinata e violenta, la qual finisce con lo scacciare l'animale cercato o farlo fuggire pedinando. L'avanti dunque convien insegnarlo fin da le prime volte che il cucciolo punta e ferma, perché su la punta lo spinge ad avanzare a la distanza, che deve fermare; e su la ferma lo costringe ad avanzare se è troppo distante; e, se non si muove, dà la conferma che non può avanzare, fornendo così al cacciatore un elemento essenzialissimo a intendere dove si trovi l'animale.
Avanzare
(CANE DA PENNA) farsi avanti. Detto del cane in punta vale che si avvicina a l'uccello, o perché questo cammina, o perché conosce di essergli ancora troppo lontano. Il cane deve imparare ad avanzare verso l'uccello fermato quant'è necessario per dimostrare esattamente al padrone dove esso si trova. Perciò fin dal primo ammaestramento gli si deve insegnare ad avanzare con l'invito Avanti! Avanti! ogni qualvolta si conosca, o si reputi, che esso punta o ferma tropo lontano ancora da l'animale, ossia lontano da esso sopra misura. Si deve poi sempre imporgli Avanti! quando si vede ancora puntare e non fermare; perché la punta non è dimostrazione decisiva, e perciò è ingannevole.
Aventare
(CANE DA PENNA) sentire nell'aria con l'olfatto, e quasi carpire al vento; distinguendolo da tutti gli altri, a cui è mischiato, l'odore della selvaggina cercata. In francese Eventer.È questa la facoltà olfattiva dei cani più perfetti. (V. Cane aventatore). II greco ha eerien semenasti autmen; il latino aerium odorem decerpere.Ivocabolari nostri non registrano questo verbo in tal significato; e la ragione ne è forse che non hanno alcuna nozione esatta del fatto da esso designato, la cui importanza, nota perfino ai Greci antichi (com'è dimostrato dai loro termini succitati) ha così gran valore, che su di essa è fondata la caratteristica distintiva tra la cerca del cane da penna e quella del cane da pelo (v. a Cane). Infatti il dizionario dei Rigutini e Fanfani, al modo da essi segnato rispetto al cane «Andare a vento» spiega «col fiuto seguire la traccia dell'uccello». Ora è acquisito alla cinegetica che il cane da penna cerca e deve cercare specificamente a vento (ossia aventare) e non a fiuto, che significa traendo su col naso l'odore lasciato da la fiera sul terreno, le erbe e quanto ha toccato passando. Se dunque il popolo nostro dice «Aventare» per indicare la cerca più meravigliosa dei cani perfetti creatici da la selezione scientifica, non mi par lecito non accettare il vocabolo che la designa; vocabolo logico e grammaticalmente correttissimo, in quanto che descrive realisticamente l'azione canina di carpire dal vento, e distinguere tra molti altri, proprio quell'odore, da cui è svelata la presenza dell'animale, che si cerca. Ed io lo segno non solo, ma lo scrivo anche con una v sola, perché con due verrebbe a confondersi con avventare, mentre con una ridice esattamente l'azione del sentire e cercare a vento. Non per nulla il Gherardini ha detto che certi raddoppiamenti di pronunzie false deformano le parole corrette.
Aventata
(CANE DA PENNA) l'atto dell'Aventare.
Aventatore
(CANE DA PENNA) dicesi il cane che, per grande potenza e sicurezza di naso, sa discernere, tra gli odori vaganti nell'aria, quello della selvaggina da lui cercata, e trovarla seguendo quell'alito sottile. In francese Eventeur.Questa virtù olfattiva di certi cani fu conosciuta e definita fin dai Greci i quali dissero «Cane sapiente a distinguere esattamente gli aliti aerei». (Oppiano «Peritus aerium exacte designare odorem»).Scrivo Aventatore con un vi solo, perché questo nome, come il verbo, da cui proviene, Aventare, scritti con due vi, hanno un altro significato. E, siccome Aventare in tal senso equivale a sentire a vento,credoche sarà lecito distinguerli, se si vuole usarlo.
Avvilimento
(CANE DA PENNA) rif. a cani venatici d'ogni specie, dice il perdersi d'animo e il conseguente cessar di cacciare che fanno, quando, non ostante ogni cerca più lunga e faticosa, non riescono a trovare alcun animale. ‑ Segni dell'avvilimento sono il cessar da la cerca, il porsi dietro al padrone, il gettarsi a terra.
Biasciare
(CANE DA PENNA) detto di cane riportatore significa quello che sporca con la saliva gli uccelli riportandoli.
Borere [borsi, borso]
(CANE DA PENNA) verb. antiquato della nostra lingua cinegetica, col quale si determinava il fatto di cani e d'uomini che volontariamente mettevano a leva fiere o uccelli, ossia li scacciavano. ‑ Il Birago secentista, parlando di segugi che cacciano la lepre, notava che «non è borere, né ha che fare col borere, il fatto del segugio che, senza incontro (ossia senza averla prima sentita) fa saltar la lepre a caso. Ma il borerla è quando la segnano con la voce sopra l'incontro, oppure senza segnarla, la vanno a levare a fiuto». Questo, sia pure nella povertà di quella sua lingua lombardesca, val quanto dire che «borere» significava mettere a leva intenzionalmente e non a caso. Ed è bene notarlo, perché anche i così detti maestri delle prove sul terreno si accorgano finalmente che noi abbiamo il dovere di fissare almeno oggi qual sia la parola italiana che traduce il flush inglese, e quella che rende il concetto esatto dello scacciare di vera intenzione.
Braccare
(CANE DA PENNA) detto in ispecie dei cani da ferma, indica una cerca molto vivace e diligente, con dimostrazioni esteriori che il cane sente. Il participio passato Braccato significa Cercato in caccia da cani e cacciatori. Es. «La macchia piccola è stata tutta braccata».
Braccata
(CANE DA PENNA) una cerca diligente e molto animata. Es. «Dopo una bella e lunga braccata mi ha puntata benissimo la starna». (V. Cinghiale).
Braccato
(CANE DA PENNA) (v. Braccare).
Braccatore
(CANE DA PENNA) è anche quello del braccare un segno specifico dei cani da leva. Essi dimostrano d'esser presso la selvaggina appunto braccando, ossia cercando più ansiosamente, e più dimenando la coda.
Braccatore e Braccatora
(CANE DA PENNA) i cani che sanno cercare con insistenza e passione. ‑ Il Tomm., unico dei lessicografi, nota «Bracco dice la specie, braccatore il pregio»; ma va inteso il pregio del saper cercare.
Braccheggiare
(CANE DA PENNA) sarebbe il frequentativo di Braccare; ma si usa comunemente a indicare un vizio di cerca dei cani da penna. È questo. A volte anche i puntatori e fermatori, invece che a vento, si danno a cercare affannosamente a fiuto annusando il terreno, dimenando la coda e non decidendosi mai di seguire uno dei tanti aliti, che emanan dal suolo. Perciò la loro cerca resterebbe inutile ed eterna; e convien allontanarli da quel luogo.
Buscatore
(CANE DA PENNA) il cane che si prodiga in ogni modo per cercare e trovare.
Camminare in sospetto
(CANE DA PENNA) Il muoversi cauto a naso alto e aspirante del cane, quando nella cerca ha sentito qualche alito di selvaggina, ma non riesce a intendere donde gli venga e da qual distanza.
Canaio
(CANE DA PENNA) chi custodisce o alleva cani per venderli. Così, e giustamente, il Fanfani e Frizzi seguito dal Petrocchi. Il primo però annota che «è voce dell'uso familiare, e che in pulita scrittura, suonerebbe meglio canattiere».Ma è più giusto dire che canaio ha veramente nell'uso e nella lingua logica il significato dato nella definizione, e Canattiere quellovenatico di conduttore e aiutatore dei cani durante la caccia. (V. Cinghiale).
Canattiere
(CANE DA PENNA) v. Cinghiale e Fiere in genere.
Cane da bosco
(CANE DA PENNA) dovrebbe intendersi specificatamente quale cane da pelo, ossia per cane da fiera, perché in antico al bosco si cacciavano solo le fiere. Sarebbe dunque sinonimo di Montiero. Ma oggi, che ne' boschi si caccia anche a penna, può significare cane abile a cacciar beccacce o lepri con lo schioppo. Analoga è la denominazione Macchiaiolo,che dice cane abile a cacciar nella macchia, così a pelo come' a penna.
Cane da cerca
(CANE DA PENNA) alcuni usano questo modo per denominare il cane da caccia, ma' non s'accorgono di dire una cosa senza senso; giacché prendono la cerca quale un fine, mentr'essa non è che un mezzo. Lo scopo del cane è il trovare non il cercare. È dunque una denominazione errata. Infatti tutti i cani venatici in genere cercano, ma ciascuno di essi con uno scopo diverso relativamente al cacciatore, che servono: il cane da leva cerca per levare gli animali; quello da punta per dimostrare dove si trovano, quello da ferma, oltre questo, per darne la distanza al cacciatore, e la sicurezza della propria immobilità assoluta, lasciando a lui l'arbitrio intero di impadronirsene come meglio gli piaccia. È dunque giusto denominare ognuna di queste razze dal fine, per cui si usano, giacché rimane del tutto inconcludente dire «Cane da cerca»se non si aggiunge che cosa cerchi e perché. Del resto, se sottilizzando si possono escludere da la categoria dei cani da cerca quelli da giungere e quelli da presa; convien però tener conto che anche questi, quando cacciano da soli, cercano a occhio, e a fiuto come tutti gli altri. E per primi quei levrieri, che erroneamente molti, così a orecchio, dichiarano privi di olfatto.
Cane da leva
(CANE DA PENNA) quello da penna che non punta e non ferma, ma cercando sempre assai presso al cacciatore, si dà a braccheggiare ardentemente quando si sente vicino a un uccello bono, e finisce col levarlo. ‑ Alcuni di essi rimangono del tutto muti al levarsi dell'uccello; altri ne danno avviso con un piccolo abbaio detto Scagno di leva. ‑ Questa caccia si fa con lo schioppo.
Cane da palude o da Acqua
(CANE DA PENNA) Convien distinguere però tra cane fermatore in palude e cane da riporto o da leva buono per l'acqua.
Ricordare che i cani superiori quali i setters sono bravissimi per la palude, ma, se soffrono meno dei pointers (non adatti a l'acqua) soffrono poi per la difficoltà
di asciugarsi il pelo, che è lungo. Finora non si è trovato un metodo veramente utile o efficace ad asciugarli. E la caccia in palude si fa d'inverno!
Cane da penna
(CANE DA PELO) È quello singolarizzato da l'uomo con l'ammaestramento e la selezione a cacciare solo alcuni uccelli, trovando il luogo, dove essi si nascondono e dimostrandolo al cacciatore con segni mimici, che si chiamano, punta, ferma, leva, attorniamento. Da tali segni appunto prendono nome i nostri cani da penna; i quali, in, ordine discendente per valore e attitudine naturale o acquisita, vengono denominati cani da ferma, da punta, da leva, attorniatori.Le altre doti sono tutte meno importanti, perché non dimostrative né conclusive quanto queste elencate. (V. storia).
Cane da prato
(CANE DA PENNA) quello atto naturalmente o per educazione a cacciare ne' prati. E così dicesi da montagna, da pianura per determinarne le attitudini a' vari luoghi.
Cane da rete
(CANE DA PENNA) il cane che, ammaestrato a fermar quaglie da prendersi vive, coprendole dinanzi a lui con lo stràscino, ha acquistato non solo una ferma sicurissima, ma anche la virtù di saper designare con essa il punto quasi esatto, dove l'animale si trova. Nel latino medievale Canis de rete e anche a rete; nell'italiano antico anche bracco da rete o bracchetto.Erroneamentetrovasi di rete (Gallo). È creazione dei falconieri. Si noti bene. In questa designazione data dal cane da rete con la ferma c'è la prova della superiorità pratica, che l'ammaestramento fatto al cane con lo stràscino è il più utile fra tutti quelli, che sono stati e sono usati. Storicamente si deve ad esso se il cane, al quale la natura ha dato per istinto il puntare, ha acquistato la Ferma,ossia, la rinunzia assoluta all'assalto. Il puntare naturale era un'indicazione, ossia un segno mimico, pel quale l'uomo intendeva che il cane aveva dinanzi un eccello o altro animale. Ma, quando il cacciatore profittando di quella brevissima sosta, pensò di usufruirne a catturar lui quell'animale, sottraendolo all'assalto incerto del cane col mezzo più sicuro di coprirlo con una rete, il cane intese a poco a poco, che l'opera sua doveva ridursi ad una indicazione sempre più perfetta del luogo dove l'uccello si trovava. E, in parecchi secoli di esercizio, imparò a compiere 1'indicazione semplice del puntare, inesattissima per quanto riguardasse la distanza dell'animale puntato e il luogo, con la designazione conclusiva della ferma. La quale assomma in sé tre indicazioni: la prima che il cane con l'immobilità assoluta, ossia con 1'irrigidimento di tutti i membri, cede al padrone ogni atto di cattura; la seconda, che esso cane è giunto, puntando, così presso all'uccello, che ogni suo moto ulteriore lo farebbe fuggire; la terza, che spetta allora al cacciatore (tenendo conto della usuale potenza di olfatto del cane stesso, in relazione con le singolari condizioni del terreno e dell'aria) d'intendere con grande approssimazione il punto, dove può trovarsi l'animale fermato. Ora tutto questo è non solo una indicazione, ma anche una dimostrazione e designazione topografica, che fa arbitro il cacciatore cosciente sia di catturare l'uccello con la rete, sia di renderne il tiro con lo schioppo facilissimo; inquantoché lascia piena facoltà all'uomo di levarsi la selvaggina da sotto i piedi, col vento che più gli torna favorevole, e mandarla verso quella parte, dove il tiro gli torna più comodo. Perciò, fin dal milleseicento fu rilevato che il cane da rete, anche nella caccia con lo schioppo è sempre superiore all'altro, che non abbia avuto questa scuola veramente perfezionatrice e praticamente più conclusiva di ogni altro ammaestramento. ‑V. Storia.
Cane da Riporto
(CANE DA PENNA) quello educato a trovare gli animali feriti o uccisi dal cacciatore e riportarglieli senza danneggiarli in alcun modo' coi denti (a fior di labbra). In Inghilterra ne han creata una razza a parte, Retrivers,ma per noi italiani è una superfluità. Ogni cane, anche il bastardo più misero, diventa riportatore meraviglioso, se lo si sappia ammaestrare. Il Riporto è antichissimo. I Greci, scrittori diligentissimi, ne fanno menzione come di una virtù insegnata da l'uomo ed acquisita al cane da pelo. (V. Oppiano o. c. I, 525). Marziale poi ci ha asciato i versi che esaltano questa virtù canina «Non sibi sed domino venatur vertagus acer, Illesum leporem qui tibi dente feret». Dai quali versi impariamo che anche al cane da leva e seguito (segugio o bracco) s'insegnava il riporto.
Cane da Ripulita
(CANE DA PENNA) quello di cui ci serviamo per ripassare un terreno già cacciato da altri a trovarci gli animali sfuggiti alla cerca dei precedenti.
Cane da schioppo
(CANE DA PENNA) è una determinazione che si usava in contrapposizione a Cane da rete (v. q. v.) per significare cane meno perfetto nella punta e nella ferma, che il cane, col quale possono prendersi quaglie vive con la rete detta Stràscino. La ragione tecnica e pratica di questa contrapposizione è la seguente. A cacciare con lo schioppo può usarsi sia un cane da leva, sia un cane che abbia solo la punta, e manchi della ferma giacché la designazione esatta del punto (o metro quadrato) dove si trovi l'animale puntato, e che solo vien data al cacciatore esperto da la ferma vera e propria, non è punto necessaria al cacciatore con lo schioppo. Per questo basta che 1'animale gli si levi da vicino, e suppergiù nella direzione, verso cui il cane punta o guarda. Ma per l'uccellatore a stràscino, ossia a rete, siccome esso deve coprire con una rete non superiore per ampiezza ai cinque o sei metri quadrati, così è necessario che la designazione del luogo esatto in cui trovasi l'uccello puntato sia data da una ferma non solo più che solida, ma tale, che l'uomo, tenendo conto delle condizioni del terreno e dell'aria e della potenza di naso del cane stesso, sia capace di appostare con grandissima approssimazione il punto, dove si trova la quaglia da coprirsi. Conseguenza: un abile colpitore con un cane, che, pur non riescendo a dare questa esatta designazione, trovi, levi, segnandoli prima con lo scagno o con qualsiasi altro avviso, molti animali, può fare un ottimo carniere, a condizione però che sia favorita da luoghi non difficili a cacciarsi. Che, se il cacciatore sia poco abile tiratore, o i terreni, dove si caccia, presentino difficoltà di designazione al cane o pel loro rivestimento erbaceo e arboreo o per qualunque altra ragione: sia pur con un cane puntatore e fermatore ma non perfetto, qual è quello da rete, anche i più forti tiratori perderanno o sbaglieranno la maggior parte dei tiri. Ciò perché gli uccelli si leveranno o da dove non si credeva che fossero, o a distanze, che rendono difficilissimi anche i tiri alle quaglie meno veloci. Quanto a la storia di questa denominazione, che pur 1'Arkwright attribuisce a Espée de Selincourt, ha parecchi dubbi che sia proprio nostra e del tutto. Me ne persuadono il fatto ch'essa è stata ed è vivissima nei nostri dialetti romagnoli ed emiliani; che l'uso dello stràscino è prima italiano che straniero; e che Vincenzo Tanara, certo prima del 1683, vantava la superiorità del cane da rete su quello da schioppo. Anche qui un pocolino di autarchia non guasterebbe.
Cane da Tutta Caccia
(CANE DA PENNA) .quello ammaestrato a cacciare ogni specie di uccelli, dovunque sitrovino; ed anche la lepre, che è il quadrupede più comune per noi.
Cane da uccello
(CANE DA PENNA) fu così chiamato il bracchetto o catello (segugio) che nella falconeria più alta si dava per aiuto al falcone quando cacciava; perché nel gergo falconiero il falcone, per antonomasia, era chiamato uccello. Il compito di questo cane era quello di seguire il falcone nella caccia, di cercare gli uccelli, che per sfuggire al rapace si fossero gettati a terra e nascosti, di trovarli e levarli se incolumi, perché il falcone li assalisse di novo, o di raccoglierli e riportarli quando non potessero più volare. È questo il cane di transizione tra quello da pelo e quello da penna. (V. Storia).
Cane stallivo o stallio
(CANE DA PENNA) quello che vive nelle stalle. ‑ E, per estensione, quello non tenuto a l'aperto, e non uso a vivere e a scorrere per le campagne, come fanno gli usati a la caccia.
Canile
(CANE DA PENNA) la stanza o le stanze dove si tengono i cani, ossia la stalla dei cani. ‑ Differisce da Cuccia e da Casotto. (V. q. voci). Il canile serve per tenerci i cani, accoppiarli, allevarli, come tutte le stalle degli animali, ovile, porcile, bovile ecc. ed ha perciò la forma analoga.
Casotto
(CANE DA PENNA) quel ricetto di legno o d'altro, in forma di piccola casa, che si tien presso le porte delle case o ville per comodo dei cani da guardia.
Cenni
(CANE DA PENNA) rif. a l'ammaestramento dei cani vale: tutti i comandi, le indicazioni, gl'inviti, che gli si facciano con segni mimici, ossia con le mani, con gli occhi, col capo. Sono importantissimi, perché servono a conservare quel silenzio, che in certe cacce è condizione prima di riescita. In lat. Nutationes.
Cerca
(CANE DA PENNA) il muoversi e il modo del muoversi a giro, con cui il cane si studia di trovar con l'olfatto il sentore della selvaggina. In gr. Icnelasia; in lat. Vestigatio, Investigatio, Inquisitio. - § Cerca a fiuto: fatta fiutando il terreno, le piante e quant'altro possa aver ritenuto l'odore della selvaggina. È quella propria dei cani da fiere (da pelo). ‑ § Cerca a vento: quella fatta a naso alto, cercando di carpire a l'aria l'odore degli animali cercati. ‑ § Cerca a corto o stretta: quella dei cani che cercando non si allontanano che pochissimo dal padrone. - § Cerca a lungo o larga o ampia,dei cani che la estendono a molto paese. Se non trascorrano e abbiano potenza di naso e arte di tessere e ritessere il terreno, è la cerca ideale e perfetta. ‑ § Cerca di carriera o gran carriera: quella mirabile dei setters e dei pointers, i quali per la superiorità del loro naso e del loro fisico triplicano e quadruplicano il rendimento dei cani lenti. ‑ § Cerca a passo: quella dei bracconi pesanti e di tanti altri cani ipormorfi, che i cacciatori cagoti, si ostinano ad adorare perché ogni simile ama il suo simile. ‑ § Cerca incrociata: quella di due cani sciolti nello stesso tempo, ma che, partendo l'uno a destra, l'altro a sinistra del cacciatore, percorrono il terreno formando tanti rombi, e incrociandosi sempre a mezzo del lato superiore dei rombi stessi. ‑ È una preziosità inglese, di cui noi italiani non abbiamo mai sentito il bisogno, bastando a le nostre cacce borghesi, e non di nabab, un bravo cane solo, che tessa il terreno o cerchi il terreno a modo suo, ma con vera coscienza. ‑ § Avere e non avere cerca: sapere o non saper muoversi sul terreno come richiede l'arte della cerca.
Cercare
(CANE DA PENNA) l'andare a giro come fa il cane quando vuol trovare la selvaggina a fiuto o a vento. Va notato che il cercare è istintivo nel cane, ma che esso gli può e deve essere anche insegnato, perché, fatto con certe regole, diventa un'arte.
Cercatore
(CANE DA PENNA) quello abile e volonteroso nella cerca. ‑ Cercatore a fiuto:che cerca fiutando, ossia aspirando gli odori dal terreno, da le piante e da le cose tutte, dove l'animale può aver lasciato sentore di sé. ‑ Cercatore a vento:quello che cerca aventando.
Collare
(CANE DA PENNA) [collarino, collarone] striscia di pelle, cuoio o lama metallica, che si affibbia intorno al collo dei cani per comodo di tenerli al guinzaglio, a lassa, o perché sien difesi dai morsi de' lupi e d'altri cani. § ‑ a punte; è un collare, a cui si attacca la lunga e che per mezzo di un congegno manda fuori delle punte nella parte interna, che pungono il collo del cane quando esso non faccia quel che deve. ‑ § Collare dicesi anche di quel pelo d'altro colore o d'altra lunghezza, che alcuni cani, o per caso o per carattere della razza abbiano attorno al collo. Esempio tipico i Collies o Pastori scozzesi.
Fallace
(CANE DA PENNA) quello che per deficienza dei sensi o del cervello è facile a ingannarsi negli atti e nelle azioni venatiche.
Fermatore
(CANE DA PENNA) quello che, puntatore per istinto, ha pur acquistato da l'insegnamento umano e da la selezione la virtù non solo di rinunziare del tutto a l'assalto della selvaggina cedendolo al padrone; ma anche quella di dar segno con l'irrigidirsi tutto che gli è così presso che ogni suo movimento la farebbe volar via. (V. Ferma).
Finto
(CANE DA PENNA) quello che finge gli atti dimostrativi, che deve dare al cacciatore, ossia gli vuol far credere che ci sia selvaggina o traccia di essa, dove non è. ‑ Certi cani fingono la punta, la ferma, la cerca su la traccia, e perfino le voci. Il primo a rilevarlo è stato Senofonte (V. sec. a. C.).
Fiutatore
(CANE DA PENNA) che fiuta, così in bene come in male. Giacché per i cani da pelo il fiutare è necessario entro certi limiti; per quelli da penna è quasi sempre vizio. Analoga è la voce Fiutone,ilcui significato può non essere del tutto cattivo.
Gattonatore
(CANE DA PENNA) il cane che, sentendosi non lontano da un uccello, ma non quanto richieda la dimostrazione della ferma, l'avvicina gattonando, per fermarlo quando gli sia giunto a la distanza che richiede la ferma. ‑ Esempi meravigliosi di questa dimostrazione ne danno i setters.
Maestro
(CANE DA PENNA) che si usa sempre preceduto da «Cane». Quello già cognito, esperto e veramente abile tanto a una caccia da potersi dare come insegnante a cuccioli, cuccioloni ed altri.
Puntatore
(CANE DA PENNA) Cosicché la gradazione del formarsi di questo cane, che diventò cane da rete, va ritenuta la seguente:
Limiero da puntar fiere e altri cani da pelo.
Cane da falcone
Cane da rete
Cane da ferma
Il primo, nell'antichità e nel medioevo fino a l'età nostra, quale cane da pelo.
Il secondo puntatore ma non fermatore.
Il terzo puntatore con principio di ferma nei primordi, e la ferma assoluta poi, quale ci apparisce nelle razze più selezionate d'oggi: ma che ha acquistato questa dimostrazione mimica superiore, anzi suprema, per l'ammaestramento automatico della rete da coprire, la quale esigeva da esso tutto intero lo svolgimento delle dimostrazioni mimiche di sentire l'uccello, puntarlo rinunziando a l'assalto, fermarsi e irrigidirsi nella immobilità assoluta, quando intendesse, che, per ogni suo minimo movimento, l'animale potesse levarsi a fuggire.
Perciò la punta è, sì, il principio della ferma, ma non è la ferma.
Sfondatore
(CANE DA PENNA) che non si arresta dinanzi a qualunque ostacolo di macchia e simili.
Sicuro
(CANE DA PENNA) i cui segni mimici, vocali e misti non ingannano, e che per conseguenza non falla nelle sue dimostrazioni.
Tessitore
(CANE DA PENNA) che nella cerca intesse così bene i suoi giri, e sa prendere così bene anche il vento. che non lascia parte del terreno inesplorata.
Comandi
(CANE DA PENNA) le parole che si dicono al cane per ordinargli di fare una certa azione di caccia. ‑ Debbono esser fatti con una parola sola, la più breve e sonante che sia possibile. I più usati sono :
A terra, e meglio Giù!
Avanti!
Dagli! e Dagli sotto!
Dietro!
Fermo! Fermo veh!
Giù!
Seduto.
Qui. Qua.
Su!
To'.
Vedila.
Vela.
Via.
Vieni.
I comandi e meglio gl'inviti possono farsi anche con cenni mimici, usando la mano e il braccio, ossia indicando al cane di volger la cerca da altra parte, di tornare al padrone, di fermarsi. Ed è bene ricordarsi che, quanto più i cenni sono muti, tanto più vien conservato quel silenzio, che è un elemento preziosissimo per la caccia e la cerca. Quanto al «giù» che, specie pei cani inglesi da ferma, è necessarissimo, va notato che in italiano non dovrebbe essere sostituito da «cuccia» perché nella nostra lingua quest'ultimo ha significato ben diverso. Il cane al comando giù si deve
acquattare,nondeve accucciarsi. Ora il cane che si accuccia si ripone in una positura di riposo e di abbandono; quello invece che si acquatta rimane in una positura non solo di attesa ma anche di poter lanciarsi al primo invito. Seduto! sostituisce «acculato» che sarebbe la parola propria: ma è troppo lunga e pochissimo sonante.
Conoscere
(CANE DA PENNA) dicesi del cane che comunque è stato ammaestrato a una certa caccia. Corrisponde al modo «esser cognito di una cosa» che significa «averne presa conoscenza». Dante dice: «Con cagne magre, studiose e conte» dove conte è sincope di «cognite». Cognito è il part. pass. «Cane che conosce i beccaccini, ma non conosce le starne». §
Far conoscere:portare un cane a caccia una selvaggina che ancora non ha cacciato perché impari. «Questa estate ho fatto conoscere al cane le quaglie, a novembre gli farò conoscere i beccaccini».
Copertone
(CANE DA PENNA) è la forma più solida e di maggior grandezza dello stràscino. Questa rete viene usata per l'ammaestramento dei cuccioli e cuccioloni. N'è ragione che i cani giovani, non avendo ancora la ferma sicurissima, al frullare di una quaglia potrebbero lanciarsi a inseguirla rompendo e guastando uno stràscino di seta o di bavella. Non solo, ma siccome la designazione del cucciolo sul punto, dove trovasi la quaglia, è assai meno certa che quella de' cani cogniti della caccia, la maggior vastità del Copertone dà maggior probabilità di coprire anche un uccello indicato insufficientemente. Questo vocabolo poi è di uso antico in questo senso specifico, trovandosi nel trattato del Solfanaro (Alberti) fin dal secolo XVII. Cfr. l'analogia col «copertone» delle reti aperte, la quale dimostra che il vocabolo in genere designa la solidità della rete. ‑ Erronee sono le due altre forme
Copertore e
Copertoio usate da qualche antico scrittore. (V. Coprire).
Copertura
(CANE DA PENNA) il coprire la quaglia o altro uccellò dinanzi al cane che lo ha fermato. (V. coprire).
Coprire
(CANE DA PENNA) (sott. il cane da rete). È l'atto col quale l'uccellatore, e un suo cooperatore, spiegano lo stràscino davanti al cane,
decisamente fermo sula quaglia, e coprono con esso il luogo, dove il cane dimostra trovarsi l'uccello. Gli antichi coprivano anche il cane puntato, e da esso facevan prendere sotto alla rete gli uccelli rimasti coperti. Ma allora lo stràscino era grandissimo e robustissimo, e non si aveva ancora la nozione della differenza che c'è tra puntare e fermare. Conosciutosi che la ferma è una designazione quasi esatta, che il cane dà con l'olfatto del luogo, dove si trova l'uccello, s'intese che si poteva restringere non poco la grandezza dello stràscino, e che era bene non coprire anche il cane, perché esso intendesse sempre più, che non doveva assolutamente toccare gli uccelli fermati, ma lasciarne la cattura al solo padrone. Siccome però la lingua va molto lenta nel suo svolgimento, si è conservato vivo ancora questo verbo «coprire» restringendone però il significato mentalmente alla sola quaglia. §
Cane da coprire o che si può coprire: quello già ammaestrato a puntar fermo così solidamente, e a rinunziare all'assalto così compiutamente, da potersi usare per questa uccellagione cinegetica, la quale richiede appunto ferma solidissima, designazione certa del punto, ove si trova l'uccello e rinunzia assoluta ad assaltarlo.
Coscienza di quanto si può e deve richiedere
(CANE DA PENNA) la conoscenza che deve avere l'ammaestratore di quanto il cane deve e può fare. Altro elemento essenziale dell'ammaestramento, e forse il più importante.
Cuccia
(CANE DA PENNA) il letto del cane, ossia il giaciglio dov'esso dorme e riposa. ‑ Può essere paglia, tappeto, una paniera, una materassina. ‑ §
Andare,
mettersi,
stare a cuccia del cane che va, si pone, rimane nella cuccia. §
A cuccia! Passa a cuccia! sono ordini di rimprovero e punizione. §
Cuccia! Ordine benevolo di acquattarsi o atterrarsi sinonimo di Giù!
Cucciare
(CANE DA PENNA) porsi giù del cane nella cuccia, e il restarci.
Dagli? Dagli sotto!
(CANE DA PENNA) comando che si fa al cane, anche quando sia puntato, perché dia l'assalto a scacciare o prendere l'animale. E dicesi anche Sotto! (V. q. v.).
Dente crudo
(CANE DA PENNA)
avere il dente crudo, riferito a cane riportatore significa che facilmente intacca coi denti gli animali riportati. È sinonimo di Stringere.
Dietro!
(CANE DA PENNA) il comando che si fa al cane, perché cammini e si nasconda dietro al padrone.
Dolcezza
(CANE DA PENNA) l'amorevolezza nei modi di ammaestrare i cani. Oggi, per chi intende, è riconosciuta quale il mezzo più efficace ad ottenerne quanto si vuole.
Ferma
(CANE DA PENNA) l'azione del puntar fermo che fa il cane da penna; ed anche l'atto mimico. È oramai diventata un nome, ma in origine era un aggettivo sostantivato che sottintendeva «punta». Ne' dialetti si dice ancora «puntar fermo». Ma oggi abbiamo finalmente inteso che la punta e il puntare, è un atto naturale, mentre la ferma è un'azione acquisita al cane da l'ammaestramento umano fattogli con la rete da prender quaglie. Perciò la lingua necessariamente deve riconoscere la proprietà di questa parola. §
Ferma di autorità: v. Fermare ecc. §
Ferma falsa: quella del cane che dà questo segno al padrone, quando l'uccello non è nel luogo dimostrato dal cane stesso. Giacché la ferma non solo è il segno dimostrativo che il cane ha un uccello dinanzi, ma anche a una certa distanza, computabile dal cacciatore, secondo i luoghi dov'essa avviene, il vento e gli atti mimici dati dal cane. La falsità della ferma può aversi, perché il cane ferma a vuoto, ossia ferma animali che non ci sono, o perché scambia l'odore della pastura con quella dell'uccello che non c'è; o anche pel vizio, comune a certi cani, di fingere. Purtroppo anche l'amico fedelissimo dell'uomo ha imparato a fingere. E ciò accade a tutti i cani venatici, sien da penna sien da pelo; fingono per stanchezza (peccato veniale), fingono per istinto (peccato mortale). Fingono atti e azioni cinegetici, quali la ferma, il tracciare e pur anche i segni vocali. Questo fatto che oggi ancora rimane ignoto a cinologi e cacciatori, fu già rilevato dagli antichi rispetto ai segugi; ma certo è più comune tra i cani da penna, specie se fermatori. §
Ferma solida o sicura: quella del cane che non si muove da essa, se non perché l'uccello pedina o gli si sottrae dal vento. §
Aggirare nella ferma: v. aggirare. §
Boccheggiare nella ferma: l'aprire e chiudere la bocca che fa il cane qualche volta fermando. Anche di questo atto molte sono le denominazioni: tanti i dialetti, tanti i termini. I più poi sono figurati, né mancano gli arbitrari. Peggio le traduzioni da lingue straniere, quali
masticare la ferma,
masticare l'effluvio e simili. Che il cane possa masticare l'effluvio è ammissibile, perché ci son anche uomini, che, non potendo altro, masticano l'odore delle vivande; ma
masticar la ferma mi sembra alquanto difficile, inquantoché il cane dovrebbe masticare se stesso o un'astrazione. §
Cadere in ferma:sciocca frase errata e falsa, che traduce la francese
Tomber en arrét,e non ci si accorge di perpetuare un errore secolare, per cui una difesa del cane fermatore venne interpretata e scambiata quale forma essenziale della
Ferma stessa. Mi spiego, Il cane, quando ferma, non vede quasi mai l'animale fermato, se però questo gli si scopre, ed è uccello, il cane, pel timore d'essere reciprocamente veduto da lui e perciò d'essere causa ch'esso voli via, ricorre alla difesa di acquattarsi, ossia di nascondersi quanto può più, pur rimanendo, puntato ma non in ferma. Ora, com'io ho già dimostrato e asserito,
la ferma l'ha data al cane l'ammaestramento umano e la selezione, ed ha per carattere essenziale l'immobilità assoluta e l'irrigidimento. Ma il cane che s'acquatta perde l'irrigidimento e l'immobilità, cosicché potrà dirsi
puntato ma non certo fermo o
in ferma.Tanto vero che il primo degli scrittori cinegetici che ce l'ha descritto, l'inglese Kajus (secolo XVI) ce lo rappresenta atterrato, sì, ma che muove le zampe anteriori, come suonasse il clavicembalo, asserendo anche, nella sua incomprensione di quell'atto, che con esso il cane volesse indicare il luogo, dove si trovava l'uccello puntato! La stessa lingua francese poi, così esatta determinatrice in tante altre cose, definì il cane puntatore la prima volta col nome di
chien couchant
(CANE che si acquatta) scambiando anch'essa quest'atto accidentale e difensivo dell'atterramento con la stessa forma essenziale del
puntare e
fermare. Da questa errata definizione francese nacque anche il
Tomber parola, e l'idea che la
Ferma fosse una caduta. Il
Tomber poi,maritandosi con 1'ultima denominazione
Chien d'arrét è stato causa del perpetuarsi, in quella bella e curatissima lingua, di una falsità glottologica e concettuale, che non ha alcuna ragione d'essere. Ma è ben peggio per noi; i quali, già fin dal 1300 avevamo creato la parola esatta
Fermarsi,a denominare il cane puntatore, e la frase
Cane da rete a determinare tutta la complessità degli atti canini nell'azione meravigliosa dell'unica uccellagione cinegetica che esista. Peggio per noi, che già fin dal i 6oo avevamo rilevata la diversità formale tra la
punta e la
ferma;e che anche oggi abbiamo certo nella lingua, per chi vuol conoscerli, tutti i termini esattissimi per esprimere ognuno degli atti canini suaccennati: aventare, incontrare, puntare, fermare, seguire puntando, spostarsi dalla ferma, riprendere la ferma. Nessuna caduta in tutto questo, se non nella mente ignara delle molte sbercie, che conoscono la caccia solo su gli sproloqui vuoti e inconcludenti dei troppo grafomani farlingotti, ai quali pare il sommo dell'arte lardellare i loro arrosti di selvaggiume scritto con parole e frasi straniere. Il cane puntatore e fermatore non conosce cotesta antica e falsa
caduta en arrét; può, sì, ruzzolare in un fosso, traboccare in un borro, rovinare giù da una ripa, sprofondarsi in un botro, e, quel ch'è peggio, cader nelle mani di qualche cacciatore idiota, che confonda gli atti cinegetici con le varie forme di accidenti, che atterrano; ma non potrà mai
cadere in ferma,perché la ferma esige da esso che stia ben dritto su le quattro zampe, col capo e il naso ben alti e vigili, e tutto il corpo in quella meravigliosa tensione, in cui vibra tutto il sentimento e l'intelligenza della sua animalità superiore alle miserie di tanti letterati da poco e tanti portaschioppo da meno. §
Muoversi su la ferma:gravissimo errore del cane, perché annulla tutta l'azione investigativa della cerca e quella dimostrativa del puntare e fermare, rendendo possibile il sottrarsi dell'animale ritrovato sul punto della cattura; ossia rompe la torta su l'uscio. La ferma non può ammettere che l'immobilità assoluta.
§
Perdere la ferma:dicesidel cane, il quale o per vizio o per imperizia del cacciatore cessi di fermare e solo punti; mentre prima segnava la presenza dell'uccello con una ferma dal tutto corretta.
Ed è questa una prova reale che la ferma è un'azione acquisita del cane e non una passione sua radiostetica., Perché se tale fosse e fossero le radiazioni del selvatico che lo tengon fermo, il cane non sarebbe in grado di liberarsene a piacer suo.
§
Spostarsi da la ferma:èl'azione ragionata che fa il cane maestro (ossia cognito d'ogni astuzia) quando, accorgendosi che, l'animale da lui fermato tenta di sottrarglisi dal vento, abbandona il punto, in cui l'aveva fermato, e, con un giro rapido e largo, va a incontrarlo col vento favorevole e lo ferma di nuovo.
Apex artis!
§
Spostatura da la ferma:l'atto e l'azione dello spostarsi da la ferma.
Sono da ritenersi più che inutili dannosi i due modi
Ferma in piedi e
Ferma a terra,perché la ferma non può essere che dritta su le quattro o almeno tre zampe; e quella che il cane fa acquattandosi o schiacciandosi a terra non è più ferma, ma punta a occhio.
§
Tenere e Non tenere o
reggere la ferma: dicesi di quegli uccelli, che, fermati dal cane, gli si sottraggono dinanzi volando via o anche scorrendo.
N.B. Solo spiegando «ferma» quale sostantivazione di punta ferma se ne può intendere pienamente il significato. Questo può ritenersi triplice: dice che il cane è decisamente fermo, ossia ha senza fallo dinanzi un uccello; dice che anche l'uccello è fermo, e conferma con questo che la punta non richiede l'immobilità, in quanto, se 1'animale si muove, anche il cane deve seguirlo in punta. E anche comprova che la sostantivazione dell'aggettivo fu trovata a specificare il perfezionarsi della dimostrazione canina in questa forma di indicazione mimica e, complessa.
Va poi notato qui che la regola assoluta, la quale esclude ogni moto e movimento nella ferma del cane, ha però due eccezioni, e tutte e due importantissime. L'una è quella dello spostarsi del cane qui definito; l'altra quella del cane, che pur conservandosi puntato, aggira l'uccello (o l'animale) per prenderlo in mezzo tra sé e il cacciatore, che esso reputa in posizione sfavorevole. Nello spostarsi però il cane abbandona veramente la ferma, e la punta affrettandosi a dinanzare l'uccello, e andando a incontrarlo dove è certo di trovarlo a vento favorevole. Cosicché questo solo movimento del cane è un vero e proprio abbandono della ferma per riprenderla; mentre l'altro, che trovo denominato aggiramento, mi pare più che altro una forma di seguito puntando. Bene sarebbe però denominarlo; e forse servirebbero i due vocaboli aggirare e aggirata.
Fermare
(CANE DA PENNA) La
Ferma è contrasegnata dall'irrigidimento di tutte le membra in una immobilità assoluta; immobilità, da cui il cane non si distoglie neppur se il padrone stesso lo spinga innanzi a forza.
§
Fermare di autorità: dicesi oggi (nel linguaggio o gergo della cinofilia ufficiale, e delle prove sul terreno) in contraposizione al
fermare di consenso.
Nella
ferma di consenso il cane si ferma, senza sentir l'animale, sola per non turbare l'altro cane, insieme al quale caccia; ossia ferma per imitazione. Può accadere però che durante questa imitazione l'uccello pedinando venga in luogo, da cui il vento porti l'usta di esso anche al cane consenziente per modo, che anche questo ne domini i movimenti, e ne conosca il posto, dove si trova. In tal caso, se il primo fermatone o per inesperienza o perché non senta più l'uccello, non lo segue puntando e fermandolo come dovrebbe, il consenziente non solo può, ma deve esso sostituirsi al compagno, primo fermatone, e fare tutti gli atti necessari a fermare utilmente pel cacciatore l'uccello, che si caccia. È appunto quest'azione del cane consenziente che si chiama oggi ferma e
fermare di autorità.
Fermezza
(CANE DA PENNA) La dote di saper insistere nell'ammaestramento al cane e di esigerne quanto gli si insegna, finché non l'abbia bene appreso. ‑ § E quella di non dargliele vinte, e di mostrarsi sempre scontenti, finché, non siasi ottenuto quel che si richiede, ed eseguito bene.
Fermo,
Fermo veh!
(CANE DA PENNA) comando al cane, perché impari a non moversi specie nella punta, e più nella ferma.
Filare
(CANE DA PENNA) verb. neut. dicesi del cane il quale sa trovare un animale lontano accostandolo in dirittura guidato dal solo odore aereo. ‑ § E anche del cane che in tal modo sa seguire un animale che gli pedina dinanzi. Cfr.
Filar dritto e
Filer franc.
Flush
(CANE DA PENNA) v. Trascorso.
Frullare,
Frullarsi!
(CANE DA PENNA) v. a volo.
Frullo
(CANE DA PENNA) nel modo
Fare il frullo al cane significa stropicciare con violenza gli altri quattro diti contro il pollice, per produrre quel suona, che imita il frullo degli uccelli, che scappano a volo. È un incitamento e un invito a cacciare e a cercare.
Gattonare
(CANE DA PENNA) verbo neutro: l'accostare che fanno certi cani, per puntare, fermare, assaltare o levare gli animali cercati, camminando con la pancia a terra e il corpo allungato a modo dei felini. «Il gattonare più bello e caratteristico è quello dei setters». V. Aggattonare.
Giravolta
(CANE DA PENNA) il voltarsi del cane su la cerca per tornare indietro.
Giù!
(CANE DA PENNA) é il comando che si dà ai cani da penna, quando si vuole che si acquattino, ossia si gettino a terra. Nell'ammaestramento, detto a l'inglese, il «giù!» insieme con un fischio, serve a dominare i setters e i pointers, cani di una potenza di cerca, di ferma e di naso, superiori a quanti cani da penna siano stati conosciuti fino ad oggi. Le ragioni di questo comando imperioso, che rende il cacciatore arbitro in ogni momento del proprio cane, sono parecchie, ma tutte così importanti, che da esse dipende l'uso utile del cane stesso. Basti dire che questo comando dà all'ammaestratore e al cacciatore le redini per fermare, regolare, frenare la cerca del cane, per tenerlo riposato, fargli riprender fiato e impedirgli qualunque assalto o inseguimento.
Gradazione
(CANE DA PENNA) l'insegnare una cosa per volta, passando da quelle fondamentalmente generiche a le singolarmente specifiche. Razionalmente pei cuccioli inglesi è fondamentalmente necessario che, prima di ogni altra cosa, essi imparino a la perfezione di gettarsi a terra al fischio o al comando del Giù! Ciò perché, ardenti e scorritori quali sono, se non si possa frenarli e dominarli con tal mezzo, non si riesce ad insegnargli nulla.
Guidare
(CANE DA PENNA) è il verbo che dovrebbe denominare l'azione canina della guidata. Vale per esso quanto è detto di quest'ultima parola.
Guidata
(CANE DA PENNA) è il termine usato oggi nel gergo delle prove sul terreno per significare Il seguire che fanno (o dovrebbero fare) tutti i cani fermatori, gli uccelli, quando questi gli camminino dinanzi. Che la voce sia erronea vien dimostrato dal fatto stesso che quelli che l'usano non hanno il concetto esatto di quanto il cane può e deve fare dietro un uccello, che già ha puntato o fermato. Peggio ancora: non hanno il concetto di quel che sia la punta, e in che differisca da la ferma. Con la prima il cane segna, ma ancora indeterminatamente, la presenza di un animale; con la seconda ne determina il luogo esatto, la distanza presumibile dal proprio naso e l'immobilità. Ne consegue che, finché il cane punta, non può guidare esso il padrone ad un uccello o altro animale, perché ancora non l'ha postato esattamente. Spetta allora al padrone d'invitare il cane ad
avanzare in modo equanto è necessario, per accertarsi della presenza del selvatico, del punto dove si trova, e fermarlo, quando gli sia giunto presso, quanto è necessario a non farlo levare spaventandolo; giacché la ferma è la dimostrazione più certa e specifica del luogo dove trovasi un uccello. Quando invece il cane ha fermato un uccello, e questo, dopo essere rimasto fermo nel luogo designato già da la ferma vera, si muove, e gli pedina dinanzi, allora il cane, di scienza e d'istinto suoi, deve seguirlo in punta, finché non si fermi ancora, e debba di nuovo indicarne la sosta e 1'immobilità col rifermarlo. Perciò va ritenuta una sciocchezza la pretesa d'insegnare al cane la così detta
guidata col mezzo ridicolo di trascinarlo dietro l'uccello tirandolo pel collare, o magàri portandalo in braccio. Sciocchezza enorme, la qual suppone che il padrone sappia lui e veda l'uccello tra l'erbe, tra gli sporchi, tra i rovi, e via dicendo; o, peggio, ammette ancor più puerilmente che l'ammaestramento debba farsi sopra un terreno del tutto spoglio e levigato. Nel qual caso si cade, come par che facciano a l'estero (viva l'autarchia degl'imbecilli) nella enorme bestialità d'insegnare al cane a puntar con gli occhi e non con l'olfatto. Errore questo più rovinoso di qualunque altro; errore che avrebbe fatto sbattezzare quei nostri nonni, che ora son ritenuti ignoranti, e che conoscevano e ritenevano fondamentali queste regole indiscusse e indiscutibili.
Volete insegnare al cane di seguire in punta? Principiate fin da la prima volta che lo vedete puntato (ma solo puntato veh!) a comandargli «Avanti!» e insistete ripetendoglielo ogni qual volta vi accorgerete, o crederete, che l'uccello pedini. Intenderete, così facendo che il cane imparerà ad avanzare o seguire in punta l'animale, che gli è ancora lontano o gli si allontana oltre misura; e che non siete voi, che dovete guidare lui, ma è lui, che deve guidare voi.
A persuadervi poi meglio che quest'asserzione è sperimentalmente più che giusta, pensate che, sia per la punta, sia per la ferma, è esiziale nell'ammaestramento che il cane veda l'uccello puntato. Perché, quando lo vede, istintivamente risorge in lui il diritto e il dovere di sorvegliarne ogni movimento e ogni atto; e per conseguenza d'impossessarsene con l'assalto non appena l'uccello accenna a volar via. Cosicché la punta e la ferma a occhio vengono ad annullare tutto lo scopo loro stesso e quello dell'ammaestramento, che sono la rinunzia piena e completa per parte del cane ad assaltare gli uccelli, che si cacciano. In altre parole gli insegnano di tornare indietro, di perdere il frutto di secoli d'ammaestramento e selezione.
Imbavare
(CANE DA PENNA) imbrattare di bava come fanno certi cani gli animali che riportano: Dicesi in senso affermativo per denotare un vizio, e negativo per indicare un merito. «Fido è gran riportatore anche da l'acqua; ma li imbava un po'».
Incontrare
(CANE DA PENNA) il fatto del cane che, cercando la selvaggina, dà segno mimico d'averne sentito l'odore. Questo segno mimico può essere un rallentamento improvviso o progressivo della cerca o anche un arresto, ma indeciso, che lascia intendere l'incertezza e la cautela sospettosa annusando 1'aria.
Incontro
(CANE DA PENNA) il fatto dell'Incontrare.
Inorecchirsi
(CANE DA PENNA) drizzar gli orecchi. ‑ Altro segna il quale dimostra al padrone che il cane
vede qualche animale. Ed è segno comune a molti altri quadrupedi. Dunque, quando si veda il cane, sia nella punta, sia nella ferma, che drizza gli orecchi, si ha l'avviso che esso vede l'animale. Ne consegue o che si acquatta per non esser veduto a sua volta; o se non è un cane correttissimo si è in pericolo che dia addosso a l'animale puntato. Voce del gergo.
Insistenza uniforme
(CANE DA PENNA) il metodo d'ammaestramento che insegna, ripetendosi le cose sempre a lo stesso modo, senza però stancare l'allievo.
Intoppamento
(CANE DA PENNA) L'atto dell'intoppare e l'effetto di esso, ossia lo scacciare un uccello o altro animale, perché gli si è corsi sopra senz'averli sentiti. ‑ È l'atto significato da la parola inglese Flush. Questo atto dovrebbe tradursi in italiano letteralmente con la parola Trascorso, nel senso di fallo o errore non intenzionale, ma dovuto a colpa di irruenza, sconsideratezza, imperizia, negligenza di cerca. Perciò a me pare che più d'ogni altra parola il concetto sia dato in italiano da
Intoppamento e
Intoppare;i quali,mostrandoci la inconsideratezza del cane cercatore, gli addebitano non un errore gravissimo, che indichi deficienza di olfatto o vizi e mancanze di attitudini venatiche, ma appunto solo un trascorso, che può avere scuse molto valide e cause indipendenti del tutto dal cane. Del resto la pluralità di tali cause meriterebbe una graduatoria di responsabilità, a la quale dovrebbero corrispondere altrettante parole, che specificassero la gravità dei singoli falli e la loro essenza vera. Ora è certo che una tale determinatezza non si ottiene da una parola straniera, il cui molteplice significato rimane ignoto ai più degli italiani, e neppure da trascorso il significato del quale è vastissimo, e perciò più che indeterminato.
Intoppare
(CANE DA PENNA) l'errore commesso dal cane puntatore, quando nella cerca corre sopra, senza sentirlo, a un animale e lo fa levare. (V. Intoppamento).
Mettere a leva
(CANE DA PENNA) È l'atto dei cani da leva e di altri, col quale correttamente o scorrettamente essi levano gli animali
dandogli sotto. (V. Scacciare e Intoppare).
Mostrare
(CANE DA PENNA) usasi per Far conoscere ai cani il modo di cacciare certi animali. «A maggio ho mostrato le quaglie al mio cucciolone; ad agosto gli mostrerò le starne».
Moti del cane
(CANE DA PENNA) i vari modi coi quali esso si move, specie cacciando. Il cane
cammina,
va di passo,
di galoppo,
di carriera;
corre,
corre a gioco,ossia
sciora,
foga,
galoppa,
si slancia,
scappa,
salta,
salta a festa,
scarriera,
ruota,
gattona.
Alcuni di questi moti sono anche segni di caccia preziosi.
Tali sono l'andar cautamente di passo dopo l'incontro, il qual significa il sospetto della presenza di un animale. Il
fogare dellevriero e d'altri cani, che indica l'assalto a l'animale inseguito: come lo scappare a l'improvviso, che segna di avere scòrto 1'animale contro cui si slancia. Il gattonare, indizio della vicinanza relativa della selvaggina, a cui si vuole avvicinare non vista per poi puntarla.
Naso
(CANE DA PENNA) riferito a cane venatico vale potenza olfattiva, ossia odorato.
‑ §
Cane di buono o
di gran naso: cane che ha buono o grande odorato.
‑ §
Cane di poco naso e
di nessun naso:che ha poco o punto odorato. «Il cane da caccia deve avere naso, naso e naso» .
Postare
(CANE DA PENNA) Indicare e dimostrare col segno mimico della punta e più esattamente della ferma, il luogo dove sta nascosto l'animale.
Prender vento
(CANE DA PENNA) il cambiar direzione della cerca come fa il cane, quando si accorge di non avere il vento favorevole a sentir l'odore con certezza. E dicesi anche, e forse meglio,
Prendere il vento,
Punta
(CANE DA PENNA) il sostare o rallentare da la cerca che fa il cane puntando il capo e il naso verso al luogo, donde gli proviene o crede provenirgli il sentore di animali cercati. N.B.
La punta non richiede l'immobilità assoluta e non l'ha. Il cane punta anche camminando e gattonando, come fa seguendo uccelli di pedina.
Perciò io non approvo la voce
guidata,la quale vorrebbe significare il seguire in punta o puntando 1'animale, che gli cammina dinanzi. E ritengo che sia necessario accettare e riconoscere quale criterio fondamentale e distintivo, tra l'atto della punta e l'azione della ferma, 1'immobilità assoluta e l'irrigidimento di tutte le membra con che il cane dà il segno della ferma. Seguendo l'errore fiorentino e toscano di ritenere che
punta e ferma sieno lo stesso atto, non si riuscirà mai né ad ammaestrare veramente un cane, né ad intendere i segni cinegetici ch'esso ci dà. Storicamente
punta è il nome verbale desunto da puntare (antiq. appuntare) mentre
ferma,voce più recente, è l'aggettivo che qualificò punta, e che ora si usa come sostantivo. ‑ §
Avanzare in punta o puntando:dicesi dell'avanzare che fa il cane, quando, accorgendosi di essere ancora troppo lontano da l'animale puntato, o non avendolo ancora postato esattamente col naso, gli si avvicina rimanendo sempre puntato. E solo s'irrigidisce nella ferma, quando vuol dar segno al cacciatore d'esser giunto così presso all'animale, che ogni suo passo innanzi od ogni suo movimento potrebbe farlo levare (v. Avanti!). ‑ §
Seguire in punta o puntando:differisce dal md. precedente in questo che il cane segue
in punta solo l'animale, che aveva già fermato prima, e che gli cammina dinanzi; e lo segue tante volte, quante l'animale si muove; e tante volte lo
ferma,quante questo s'arresta.
‑ §
Reggere la punta: v. Uccello.
Puntare
(CANE DA PENNA) l'atto istintivo del cane, il quale sentendosi con l'olfatto presso la selvaggina cercata, sosta, studiandosi di postarla in modo esatto col naso (ed anche con l'occhio) oppure che, se la crede ancora lontana, avanza cauto per fermarsi poi in posizione di assalto, quando si tien certo d'esserle così vicino da potersene impadronire con uno slancio di sorpresa. ‑ § Seguire
puntando:1'atto del cane che, fermato un animale, e accorgendosi che gli si move davanti allontanandosi, lo segue rimanendo puntato, per rifermarlo quando 1'animale sosti decisamente. Il
puntare è uno dei segni mimici cinegetici dati dal cane. Differisce dal segno della ferma, in quanto questo non richiede la immobilità assoluta e l'irrigidimento di tutte le membra e della coda. Il cane, che è solo puntato, move gli occhi, il capo, può seguire l'uccello o l'animale che gira, sempre in questa posizione e anche movere leggermente la coda. Il cane in ferma è del tutto marmoreo, e tale non rimane solo in tre casi: o per avanzare puntando, se l'uccello pedina, o per spostarsi da la ferma, se è tanto cognito della caccia da intendere che l'uccello gli si sottrae dal vento o per aggirare l'uccello. (V. questa voce).
Qualità
(CANE DA PENNA) così si chiamano tutte le doti venatiche, che può avere un cane da caccia. ‑ Queste doti sono fisiche e spirituali, ossia del corpo e dell'animo. Delle prime tratta 1'esologia canina determinando quali sieno le forme esteriori, che testimoniano della maggiore o minor perfezione corporea del cane. Infatti gli antichi ci hanno lasciato molte di tali esologie, dimostrandoci con questo di credere che il concetto, ch'essi avevano della perfezione fisica canina, fosse indizio quasi certo delle doti spirituali del cane. Fin d'allora eran dunque determinate le forme generiche dei vari cani, e quelle specifiche dei singoli membri. Col passare dei secoli molti concetti si son mostrati erronei, altri son cambiati del tutto col cambiare delle cacce, degli animali che ne sono oggetto, delle armi, e dei mezzi venatori. E purtroppo la cinegetica comune è ancora ben lontana da l'aver determinato scientificamente quali sieno le vere qualità spirituali del cane perfetto; e quali tra queste debbano ritenersi innate nell'amico dell'uomo; quali gli sieno donate da l'ammaestramento e quali, da certi mezzi di cattura d'animali, gli sieno diventate un'acquisizione, fattasi quasi una seconda natura in grazia della selezione scientifica. Possono ritenersi qualità naturali del cane: l'obbedienza, l'olfatto, l'andatura, la cerca e il suo stile, il portare la testa alta, il coraggio, la resistenza al lavoro, lo spirito d'iniziativa e d'indipendenza relativa, la punta o il puntare. Nego però assolutamente che la ferma sia innata nel cane, perché questa gli si è manifestata parecchi secoli dopo che l'uomo aveva rilevato in esso la punta, e ne aveva profittato prendendo uccelli indicatigli con tal segno. (V. Uccellazione cinegetica).
Qui o
Qua
(CANE DA PENNA) richiamo al cane perché ritorni al padrone: Può essere di rimprovero, d'invito e di carezza.
Raspatura
(CANE DA PENNA) il raspare che fanno i cani la terra per gioco o per ripulirsi i piedi e le unghie. ‑ § II segno che essi lasciano raspando il terreno.
Rifiutare [il cambio]
(CANE DA PENNA) dicesi di quel cane che mentre punta o insegue un animale, non cura gli altri, quali sieno, in cui si abbatta, o che vengano a passargli presso. Così i segugi bravi rifiutano il cambio di un cinghiale, un cervo o una lepre, che non siero quelli che stavan cacciando. Così il cane puntato a una quaglia o a una pernice, se veramente è fermatore maestro, lascia anche passare senza moversi una lepre fuggente, ossia non abbandona la ferma del primo. E questo è il sommo dell'arte e della bravura, così pel cane da pelo, come pel cane da ferma. N.B. Non so per quanta parte questa virtù del
rifiutare il cambio sia fornita al cane
da natura,e per quant'altra si debba a l'ammaestramento umano. Ammesso, con certezza, che il cane, a lo stato selvaggio caccia ragionando, si deve ritenere che, per esperienza, esso intenda come il lasciare un animale inseguito o puntato per un altro, che gli capita occasionalmente, sia un errore inquantoché il nuovo è sempre più fresco di,forze, e, se è già puntato, riman anche già appostato, e perciò più facilmente prendibile col solo assalto. Tenendo dunque conto di questo, l'ammaestramento deve prefiggersi di far intendere al cane giovine ch'esso è portato a cacciare un animale solo. (Ad esempio la quaglia, il cane da ferma, la lepre, il segugio). E il cacciatore a schiqppo dovrà guardarsi bene da lo sparare ad altri animali, quando ammaestra un cucciolo a fermar quaglie. E così quando vuol ammaestrarlo a fermar beccacce. E deve anzi rimproverarlo se cura altri uccelli anche boni, perché intenda che non si caccia a quelli.
Rincorrere gli animali
(CANE DA PENNA) è il vizio dei cani, specie giovani o non ancora ammaestrati, i quali, invece che dimostrare al cacciatore coi segni dove si trovano gli animali cercati, li inseguono, quando li vedono levati, e, peggio, li spaventano anche abbaiando. È vizio dannosissimo nella caccia a penna; e perciò si deve curarlo fin dal principio. I metodi sono due e del tutto opposti. Se il cucciolo obbedisce al
giù! lo si ferma con questo comando. Se non si può dominarlo così, è bene lasciarlo correre parecchie volte richiamandolo però energicamente. Quando si sarà sfiatato per bene in fughe pazzesche, comprenderà che con quattro gambe, sien pure velocissime, non si può raggiungere l'animale che vola; e sarà guarito del tutto dal brutto vizio. Tale rimedio è anche più certo del
giù! perché è definitivo.
Riportare
(CANE DA PENNA) significa l'atto e la virtù di certi cani venatici, i quali corrono a raccogliere gli animali uccisi, o, se li conoscono feriti, li inseguono, finché non cadano, e li riportano intatti al padrone.
‑ §
Riportare da l'acqua:entrando il cane nell'acqua anche gelida o impetuosa a raccoglierci gli animali cadutici, ‑ §
Riportare dai roveti,
da gli spineti: da luoghi aspri, dove il cane riman tutto graffiato e offeso.
‑ §
Riportare a fior di labbra:chiamasi il riporto dei cani, i quali raccolgono e tengono in bocca gli uccelli così delicatamente da non inumidirne neppur le penne, (V. riporto). Nota. Tra le molte sciocchezze che troppo a la leggera s'importano da l'estero, c'era anche l'idea falsissima che i puri sangue inglesi non dovessero riportare «dovessero invece sdegnare i cadaveri!» ossia gli uccelli e le lepri morti. Ebbene questa eresia cinegetica era nata dal fatto che gl'inglesi ricchissimi avevan creata una razza di riportatori a sé, i retrivers. Ma sapete perché? Perché nelle cacce a le grouses ne trovavan tante, che, se i pointers o i setters loro avessero dovuto raccogliere e riportare tutte le cadute, avrebbero dovuto anche perdere quel tempo preziosissimo ch'era necessario a puntare per far fare numero ai padroni. Onde lasciavano l'incarico del riporto ai
retrivers e ai parecchi servi dai quali erano seguiti. Non solo, ma essi, amantissimi dei cani da penna loro, tenevan conto che nella caccia d'acqua il pointer avrebbe sofferto troppo nel tuffarsi tutto per i bisogni del raccogliere uccelli caduti nell'acque alte, e il setter, col pelo lungo che ha, sarebbe stato danneggiato non meno per la difficoltà, non ancora vinta di asciugarlo bene.
Riportatore
(CANE DA PENNA) detto di cane vale che riporta bene. ‑ Es.: «Il bravo riportatore si conosce a l'acqua e a gli spineti».
Riporto
(CANE DA PENNA) d) Quando il cane dimostrerà di aver imparato bene e di godere a farlo, convien principiar l'esercizio, come ho detto sopra, allontanandosi anche correndo, perché impari a seguirvi. Poi trovar il modo che, mentre esso corre a raccogliere l'oggetto, il cacciatore possa nascondersi non visto. Se la prima o le prime volte lasciasse 1'oggetto da riportare, e tornasse da voi senza di esso, lo si carezza, quando ansioso di perdervi vi ha cercato e trovato, ma con molta dolcezza si riconduce a prendere l'oggetto che gli si fa raccogliere e portarlo in bocca dietro di voi fino al posto, dove vi eravate nascosti.
e) Non trattate mai male il cane anche se erri nel riporto, perché, se lo disgustate in questa sua azione, troppe volte non riporterà più.
f) L'oggetto, che gli gettate da riportare, sia non piccolo, non solido affatto, possibilmente di lana ruvida di feltro., e abbia ben legate intorno due ali di uccello
buono,ossia di quelli che reggon la ferma (quaglia, starna, pernice, beccaccia, beccaccino).
Ripulire
(CANE DA PENNA) nella caccia con cani vale Far ripassare i cani più abili e di maggior naso sopra un terreno già cercato da altri per trovarci o scacciarne la selvaggina che ci fosse restata.
Scacciare
(CANE DA PENNA) far uscire la fiera dal covo e l'uccello dal luogo dove si trova. ‑ È il verbo più generico: scovare è già più proprio riferito a fiere.
Scarrierare
(CANE DA PENNA) può dirsi di cane: che corre di carriera da qua e da là.
Sciorare
(CANE DA PENNA) il primo, e impetuoso correre dei cani sciolti a cacciare; i quali non cercano, ma si movono nella gioia di godere dell'aria e della libertà. Mi pregio di rinnovare questo bellissimo verbo italiano e latino (viene da
exaurare,prendere un po' di sollievo, quasi un po' d'aria, Tomm.) rubandolo alla meravigliosa lingua della falconeria, la quale con esso denominava il primo volo del falcone che non era di caccia, ma di piacere, e veniva anche detto «Volare a gioco». Del cane potremmo dire anche noi
Correre a gioco.Ma è certo che esistendo questo moto, e principiando con esso la più parte delle cerche, si ha il dovere di dargli un nome nella lingua cinegetica. Ed io penso che nessuna parola possa essere usata in Italia più bella e più nostra di questa. I vecchi usavano anche la forma
Sorare,e figuratamente
Villeggiare.
Scorrere e
Trascorrere
(CANE DA PENNA) dicesi del cane che nella cerca si allontana troppo dal cacciatore, e si move con più impeto, che diligenza. Va notato che
Trascorrere, come giustamente nota il Tommaseo, ha anche un significato accrescitivo, che rafforza Scorrere. «Il mio pointer scorre, ma il tuo setter trascorre».
Scovare
(CANE DA PENNA) v. tr. Far uscire dal covo; o covacciolo. È qualità richiesta ed apprezzata specie nei cani da leva e nei segugi: e riguarda più i cani da pelo, che quelli da penna, come del resto dice la parola stessa.
Sedersi
(CANE DA PENNA) l'accularsi del cane.
Seduto!
(CANE DA PENNA) il comando al cane perché si acculi. E questa è una positura adatta pel cane che debba star fermo, sì, presso il padrone, ma debba anche osservare intorno quel che accade. Stando così, esso può aiutar non poco il cacciatore accennandogli con gli occhi gli uccelli, che scorge venire a l'appostamento, o richiamandone l'attenzione ad altre cose.
Segni
(CANE DA PENNA) Ogni dimostrazione mimica data dal cane al cacciatore, da la quale questo possa intendére la condizione, in cui il cane si trova rispetto a la selvaggina che va cercando. Sono: il
Rallentamento della cerca, che indica l'incontro; la
Punta, che dimostra il luogo dove può trovarsi l'uccello o una sua pastura fresca; la
Ferma, che dichiara con certezza assoluta la presenza e la distanza a cui si trova la selvaggina dal cane; l'
Avanzata puntando, che avvisa del pedinare o comunque moversi dell'animale dinanzi al cane; lo
Spostarsi da la ferma, scaltrimento finissimo del cane maestro, che sentendo l'uccello sottrarglisi dal vento gli volta le spalle, e con un largo giro gli corre innanzi ossia va a ripuntarlo col vento favorevole: 1'
inorecchirsi, indizio che vedono 1'animale.
Unico segno vocale dei cani da penna è lo
scagno di leva non proprio però a tutte le razze.
Come anche è segno mimico il
braccheggiare,ossia cercar con molta energia ed insistenza, ma non è proprio di tutte le razze, e forse più dei cani da pelo che di quelli da penna. Non per nulla la parola vien da «bracco».
In certe razze poi, specie nei setters, il
gattonare è il modo di accostare gli uccelli per puntarli o per sincerarsi dell'usta, e anche del seguirli in punta.
Sguardo
(CANE DA PENNA) L'arte ammaestrativa di far intendere al cucciolo quello che si richiede da lui con l'espressione degli occhi. Ricordarsi che il cane è intelligentissimo, e che sa leggere nel viso del padrone quello che non saprebbe il più sapiente medico o psicologo.
Silenzio
(CANE DA PENNA) v. generiche.
Singolarità
(CANE DA PENNA) relativamente a l'ammaestramento, vale: Quell'opera singolare a quel modo singolare di eseguirla, che si esige da un cane o da altro ausiliare della caccia. Regola: «Le singolarità nell'ammaestramento s'insegnano sempre per ultime».
Nota. Ci sono singolarità nel riporto, nella cerca, nella ferma, e ciascuno, secondo i suoi gusti, può insegnarle al proprio cane Convien ricordarsi però che c'è un limite perentorio, entro cui esse debbon essere contenute. È questo: nessuna singolarità insegnata al cane deve imporgli di violare o falsare la dimostrazione mimica e specifica, di che la natura l'ha fornito per dar segno al cacciatore dell'atto o dell'azione venatica, ch'esso sta facendo verso gli animali cacciati.
Il violare questa regola priverebbe il cane della sua prima virtù, la quale è appunto quella delle variatissime dimostrazioni venatiche, che noi chiamiamo segni. Es. Se s'insegnasse a un cane di acquattarsi su la ferma (che non si deve se non in casi eccezionalissimi) che cosa accadrebbe? Che, se l'uccello gli camminerà dinanzi, esso non lo seguirà in punta, e perciò rialzandosi ne avrà perso l'odore, e dovrà ricercarlo col timore e il sospetto di levarlo involontariamente.
Sospetto
(CANE DA PENNA) v. Camminate.
Spaziare
(CANE DA PENNA) prender spazio nella cerca; e anche moversi agilmente in essa, che sono doti preziose nei cani. ‑ Dante l'usa neutr. passivo
Star dietro
(CANE DA PENNA) correttezza insegnata al cane perché, anche sciolto, cammini al comando «dietro!» seguendo il padrone passo passo e fermandosi, se esso si fermi. Il comando con la voce è
Dietro!,col cenno si fa agitando il braccio teso a 1'ingiù, e indicando con la mano aperta che il cane deve rimaner nascosto dietro il padrone. Nella caccia pratica questa correttezza è importantissima, specie quando c'è bisogno di camminar nascosti o avvicinare qualche animale.
Stràscino
(CANE DA PENNA) la rete quadrilunga (ora di cinque metri per sei o poco più) con la quale si prendono vive le quaglie ed altri gallinacei, spiegandola sull'erbe per coprire il luogo, dove il cane, in ferma, dimostra trovarsi l'uccello, che si vuol irretire. Sue parti sono, oltre il panno, che dovrebb'essere di seta o di bavella,
il Capocorda,parte anteriore, nei cui
Anelli passa una
Cordicella,la qual serve non solo a farlo conoscere nello spiegamento della rete, ma anche a legarlo, quando viene raccolto. La
Coda,parte posteriore necessaria a conoscersi, perché nello spiegar lo stràscino (operazione che meglio e più comunemente si fa in due) dev'esser lasciata cadere sul terreno tanti metri dinanzi al cane in ferma, quant'è appunto la lunghezza dello stràscino. I
Lati,quello destro e quello sinistro della rete, rispetto al cane. Questa parola si pronunzia sdrucciola. Tutti gli esempii di prosa lo confermano: e solo un esempio in rima la fa piana. §
Raccogliere lo stràscino:toglierlo su da terra e ripiegarlo, perché sia comodo a portarsi. Lo stràscino si
Ammannella,ossia si riduce in forma di una grossa fune, così da potersi portare anche a cintura; oppure si
Acciambella per portarlo infilato a un braccio. §
Spiegare lo stràscino: è il complesso di tutti gli atti, coi quali si compie la copertura della quaglia dinanzi al cane in ferma con la rete manevole e vagante. che appunto si chiama stràscino. Questo
spiegamento può farsi in due modi: o da un uccellatore solo, o, più comunemente e più comodamente, da due, l'uccellatore e un compagno o cooperatore, che l'aiuta. L'uccellatore, se è solo, puòusare due mezzi per far questa tesa: l'uno è la
Canna solida e puntuta in fondo (o una asticciuola) ch'egli pianta in terra un po' dinanzi ma di lato al cane in ferma, ossia nell'angolo anteriore al quadrato di terreno, sul quale intende di stendere lo stràscino. A questa canna raccomanda un angolo anteriore del capocorda in modo che, quando voglia tirarlo a sé dalla parte opposta, la canna ceda curvandosi quanto più si possa a terra. Distende poi tutto quel lato dello stràscino sull'erba ed anche la coda. In fine conduce il resto della rete, ossia l'altro lato, fin quasi ai piedi del cane. Secondo mez
zo è
l'Uncino ossia un raffio, che, attaccato allo stràscino in un angolo, si pianta a terra in luogo della canna, e serve appunto a spiegare, non certo troppo agevolmente, lo stràscino. Agevole invece e piacevolissima èquesta uccellagione fatta in due. Si procede così. Certo l'uccellatore che il cane èveramente fermo, ossia che ha dinanzi una quaglia, che non si move, pon mano allo stràscino (il quale dev'essere portato ammannellato per la parte della larghezza e ridotto come una grossa fune) e, postatosi dinanzi al cane una decina di metri, ne dà una estremità del capocorda al compagno, e l'altra estremità trattiene per sé. I due poi si allontanano l'un dall'altro per quanto èla larghezza della rete, avendo cura di postarsi e avanzare verso il cane in modo, che la direzione del naso di esso (rivolto al punto, donde mostra di sentir la quaglia) venga a trovarsi dritta al mezzo dello stràscino. E, quando sien giunti presso al cane un po' meno dei tanti metri ch'è lungo lo stràscino, ne lasciano cader la coda sul1'erbe affrettandosi, anche più solleciti e leggeri, di portarne il capocorda fin quasi a' piedi del cane in ferma. Allora con una mazzetta abbastanza lunga, che in questa uccellagione si deve sempre portare, percotono leggermente l'erbe, dove credono che sia la quaglia; ed essa frullando si irretisce. Si usa poi di riporre le quaglie prese in un sacchetto a rete, che in certi dialetti vien chiamato
Reticella. Oggi questa rete è dichiarata non lecita; ma chi leggerà i meriti di essa nel cenno storico, e ne conoscerà i meriti e l'importanza ammaestrativa, spero che con me si augurerà che una nuova legge dovrà pure restituire ad essa l'onore che merita, e a noi italiani questa uccellagione, da cui fu creato il cane fermatore. Certo che, essendo uccellagione singolarissima, dovrà essere gravata di congrua tassa, ma persistere per colpevole incomprensione nel disonorare una nostra gloria venatica cinegetica, no.
Stringere
(CANE DA PENNA) parlando del riporto del cane significa il vizio di questo animale che intacca coi denti gli uccelli riportati.
Tessere
(CANE DA PENNA) il cercare con diligenza il terreno andando da su e da giù e prendendo il vento in tutti i versi per trovare gli animali, che posson esserci nascosti. E dicesi dei cani cercatori.
Ritessere ne è il reiterativo letterario, ma ha lo stesso significato.
To'
(CANE DA PENNA) è invito generico a togliere qualche cosa; ma si usa anche nella caccia o per farli avvicinare.
Toccare
(CANE DA PENNA) detto di cani in modo affermativo o negativo significa addentare o non addentare gli animali morti o vivi che siano. Es. «Zor non li tocca né vivi né morti». Ci viene dal latino
Tangere.Marz. Ep. 30, 4. «Praedam non tetigere canes».
Trascorso
(CANE DA PENNA) il fatto del cane che senza darne alcun segno si abbatte in un uccello causandone la levata. ‑ È la parola che traduce l'inglese
Flush (V. q. voce) e
Intoppamento.
Trovare
(CANE DA PENNA) dicesi del cane che per potenza di naso, per abilità o per insistenza di cerca riesce a scoprire e indicare molta selvaggina. ‑ §
Trova! trova!:Incitamento che si fa ai cani, perché cerchino bene o per incoraggiarli.
Vedilà e
Vela!
(CANE DA PENNA) v. Levriero.
Via!
(CANE DA PENNA) è insieme l'invito e il comando che si fa al cane, perché continui la cerca, o la principii, o sorga dal
giù! Dicesi anche
Su!
Voltafaccia
(CANE DA PENNA) il voltarsi improvviso del cane nella cerca, quando crede di aver incontrato.
Zoccoli
(CANE DA PENNA) m. md.
Fare gli zoccoli, si dice del cane che, movendosi nel fango o su terreno cretaceo, ne riporta i piedi impiastrati in modo da non poter camminare. ‑ Il rimedio doveroso pel cacciatore è quello di lavarglieli diligentemente entrando con le dita tra le dita del cane; perché, se il fango o il terreno cretaceo ci rimane, e si secca tra un dito e l'altro, può azzopparlo malamente o farlo star male. E si dice anche al singolare «La cagnola mi ha fatto lo zoccolo al piede destro posteriore».