Enciclopedia delle armi - a cura di Edoardo Mori
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Glossario della lingua italiana di caccia - Voci su FUCILI e TIRO

 

A spalla
(FUCILI e TIRO) nel md. «Portare o avere lo schioppo a spalla» e significa tenerlo appeso a una spalla per mezzo della cinghia. In tal modo può portarsi con le bocche volte in su e volte in giù. In campagna meglio è la prima maniera; in città è dovere portarlo a bocche verso terra, perché, se dovesse partire un colpo potrebbe offendere persone o cose che sieno nell'alto.
Accannare
(FUCILI e TIRO) volgere bene, ossia giusto, le canne o la canna di un'arma contro il bersaglio, che si vuol colpire. Sinonimo di «puntare».
Acciarino e Acciarini
(FUCILI e TIRO) il congegno degli schioppi, mediante il quale il cane scattando percuote sul fulminante della cartuccia e la fa esplodere. È la stessa parola dell'antico «Battifuoco»  ch'era appunto il congegno per accendere l'esca facendo sprizzar fuoco dalla pietra focaia, percossa da un acciarino. Questo fu applicato a gli schioppi antichi, e il nome è rimasto anche per gli odierni. Tale congegno rimane oggi tutto dentro la cartella negli schioppi modernissimi, detti Hammerless: ha invece il cane fuori della cartella in quelli detti a cani esterni. Le parti essenziali dell'Acciarino sono la Cartella, alla quale esso rimane infisso tutto nella parte interna; la Molla maestra o Mollone;la Noce, il Sottoscatto, il Grilletto o i Grilletti, e il Cane, che può essere interno o esterno. Giochi: i vari modelli degli acciarini, coi quali si studia dagli armaioli di renderli più perfetti.
Albero
(FUCILI e TIRO) il ferretto, che nella chiusura dello schioppo con chiave tra i cani, è congiunto a questa ad angolo retto, e scende entro il massello a metterne in funzione i congegni di apertura e chiusura. Dicesi anche Perno di chiusura.
Alette
(FUCILI e TIRO) le due prominenze laterali del massella, dove esso vien a formare la culatta delle canne; prominenze che combaciano con una piccola smussatura. delle canne stesse.
Alveolo
(FUCILI e TIRO) il buchetto nel centro del fondello d'ogni cartuccia nel quale è posto il fulminante o cappelletto.
Anima
(FUCILI e TIRO) il vuoto interno della canna che va dal riscontro alla  bocca. Specie per le artiglierie si trova detto anche Gola.
Aprire
(FUCILI e TIRO) rif. a schioppo con le canne mobili, significa girar la chiave di chiusura tanto che le canne, staccandosi dal massello per il loro peso anteriore s'inclinino quanto basta a scoprire la culatta e permettere d'introdurre in essa o toglierne le cartucce.
Armacollo
(FUCILI e TIRO) usasi nel md. A armacollo: portare lo schioppo a armacollo vale portarlo su la schiena retto da la cinghia, che da una delle spalle attraversi il petto fino al lombo opposto. Si porta in tal modo per aver le braccia e le mani più libere. «La cavalleria porta il moschetto ad armacollo» .
Asta
(FUCILI e TIRO) la parte mobile di legno e ferro sottostante a le canne, dove il tiratore regge lo schioppo con la mano sinistra, quando se lo imposta per sparare. L'asta combacia con l'estremità superiore del massello per modo, che, all'aprirsi delle chiavi di serratura, questa mastiettatura serve di cerniera a le canne cadenti; non solo ma l'asta stessa spinge l'espulsore, e, negli schioppi a cani interni, muove anche le leve dell'eiettore e quelle dell'armamento automatico. L'Asta poi si tien serrata a le canne con diversi modi che si chiamano A leva, A incastro verticale, A pompa,nella lingua degli armaioli e del commercio.
Bacchetta
(FUCILI e TIRO) 1'asticciuola solida e lunga poco più dell'anima delle canne dello schioppo, che si carica da la bocca, la quale serviva, e serve, a caricare e scaricare quest'arma. La bacchetta ha una testa metallica rotonda e piatta nella parte superiore, che chiamasi battipalle, appunto perché serve a premere la palla o i pallini, quanto è necessario, dopo averli coperti con lo stoppaccio o il feltro superiori. Nella parte inferiore ha un cavastracci per estrarre da la canna la carica o quant'altro si voglia. § Schioppo a bacchetta chiamasi ancora quello a fulminante; ma deve ritenersi che «a bacchetta» furono tutti gli archibusi e archibugi e gli schioppi a pietra focaia, precedenti gli odierni a retrocarica.
Bindella
(FUCILI e TIRO) riferito a schioppo ne indica la lista di metallo, uguale per colore alle due canne affiancate, che unisce nella parte superiore correndo dritta dal traguardo al mirino, alta per condurre l'occhio del tiratore più facilmente dal primo al secondo di questi due punti di mira. Si trova anche, ma più per ornamento che per bisogno, negli schioppi a una canna, e potrebbe anche mancare quasi del tutto in quelli a due. La Bindella prende forme diverse: può essere concava, piana, liscia, zigrinata. Quella piccolissima, da cui sono unite sotto le canne, si chiama Inferiore. § Saldatura della bindella:il punto e il modo ch'è saldata alle canne. La parola è italianissima nel senso appunto di Fettuccia, Nastro. Se ne hanno esempi classici fin dal quattrocento (dell'Alberta). E in tal senso è usato qualche termine corrispondente anche nei dialetti. § Prolungamento della Bindella, chiamasi quella specie di continuazione, con che la bindella penetra nel massello in forma di una sporgenza da la culatta delle canne. Questa sporgenza ha poi un foro nel mezzo, il qual può essere tondo o quadro; e per esso entra il palettino di chiusura. All'esterno il prolungamento vien fatto in varie maniere
Bocca e Bocche
(FUCILI e TIRO) la parte superiore ed estrema delle canne da cui esce la schioppettata.
Borre
(FUCILI e TIRO) dischi più o meno alti di feltro untato, e sempre assai più alti de' cartoncini, che servono a separare la polvere da la pallina, e a regolare la tenuta dei gas e lo sviluppo delle pressioni nello scoppio del colpo. § Facce della borra:le due estremità piane inferiore e superiore. L'altezza si misura a millimetri.
Botta
(FUCILI e TIRO) colpo di schioppo; e dicesi come percossa e come suono. § Buttare una botta: tirare un colpo. E dicesi così nel senso di misurarla, come in quello di rischiarla senza direzione esatta o potuta computare; come all'inzecca. «Gli ho buttata una botta misurata fino al millimetro; e l'ho sbagliato del tutto; tu, sbercia, che non cogli un pagliaio, gliel'hai buttata a occhi chiusi, e ne hai fatto un cencio». § La prima e la seconda botta:quella della prima e della seconda canna, che anche si sottintende. § Misurare una botta: tirarla con tutte le buone regole del puntamento. § Rosa o Rosone dei pallini. Es. «La canna cilindrica facilmente dà la botta troppo sparpagliata». Rispetto al suono la botta può essere Secca, di scoppio vibrante e asciutto; Quatta,quasi sonante e spargentesi a terra; Fischiante,comefosse a palla; Lofia,sventante come se la polvere invece di scoppiare si accendesse a poco a poco. E ognuno di questi suoni rivela una perfezione o un difetto della polvere o dell'arma.
Brunitura
(FUCILI e TIRO) il lustro scuro che si dà a le canne degli schioppi.
Calcio
(FUCILI e TIRO) la parte inferiore dello schioppo, la quale è di legno. Sue parti sono la Bocca del calcio, ossia quel punto, in cui il legno si commette al massello, e dove si usa anche ingrossarlo. L'impugnatura: il tratto del calcio tondeggiante, pel quale il tiratore l'impugna con la destra per impostarselo, mirare e sparare. L'impugnatura può essere di due forme, a l'inglese, ossia liscia, e senz'alcuna sporgenza; a pistola, ossia con una sporgenza inferiore simile al calcio di una pistola nel punto, dove il calcio principia ad allargarsi. E, se l'estremità di quest'impugnatura sia ornata di metallo, o di corno, la si dice Coccia. Tutta la parte inferiore, che si allarga si chiama Guancia. Ma questo nome generico vien dato, per la indeterminatezza della lingua, anche al rilievo in legno, su cui deve posare la faccia del tiratore, rilievo che anche si trova denominato Guancialetto e Guancialino. Sarebbe tempo dunque di imporre d'autorità una nomenclatura distinta per questi tre elementi diversi. L'estremità superiore della «Guancia» poi, ossia la piccola prominenza sporgente su l'impugnatura inferiore dicesi Nasello. Calciolo è l'aggiunta che si fa al piede del calcio, perché non si guasti appoggiandolo a terra. Può essere di ferro, di corno, di gomma, di sughero; e serve anche a correggere la cortezza del calcio rispetto a l'impostatura del tiratore, o a adattarlo ai pochi o molti panni, che si portano d'estate e d'inverno. Il calciolo molto lunato fu detto a la genovese; e la punta inferiore di esso chiamasi becco, mentre la superiore trovasi indicata col nome di tallone.Dicesi poi Scarpa quel calciolo, che non è infisso al piede del calcio, ma, fatto di cuoio grosso, vien calzato al piede stesso con un anello di pelle, che ne abbracci il fondo per qualche centimetro di altezza e molto di strettura. § Calcio dritto: quello nel quale il punto della guancia, dove nel puntare si appoggia la faccia del tiratore, rimane più alto verso il prolungamento della linea retta, che, seguendo la livellazione delle canne fatta sul mirino e traguardo, vien portata fin oltre al tallone del calcio stesso. Nota. Questa linea si trova praticamente per mezzo di una riga di legno, del tutto dritta e lunga poco più dello schioppo. Si adagia la riga su le canne sopra la bindella, poi si misura la piccola distanza che corre tra essa e il guancialino, segnandola in millimetri. Approssimativamente può ritenersi che sia dritto quel calcio o schioppo, in cui la distanza suddetta è inferiore ai 35 millimetri; e curvo quello, in cui la distanza supera questo numero. § ‑ curvo: quello detto sopra; § ‑ ortopedico: quello deformato, perché deve servire a qualche tiratore difettoso fisicamente. § Scudetto: la piastrina metallica, che per solito vien incastrata nella parte inferiore del calcio, poco sopra la maglietta della cinghia, per incidervi la sigla del proprietario dello schioppo. § Vantaggio: la leggerissima deviazione a destra, che dà l'armaiolo alla guancia del calcio nell'ultima parte di essa, per facilitare 1'impostatura del puntamento al tiratore. § Calcio articolato: quello costruito in più parti unite in modo da potersi allungare e curvare quanto serva a trovare 1'impostatura giusta di un tiratore. Se ne servono le fabbriche d'armi e i rivenditori.
Note pratiche. Il calcio rispetto al tiratore e al cacciatore ha importanza somma; perché, se pure le canne dieno una rosa molto unita e passante, ciò non giova punto a colpire giusto. Questo invece dipende per nove decimi da l'Impostatura dello schioppo, la quale dipende quasi interamente dal calcio, ossia dalla corrispondenza esatta tra la lunghezza, la curvatura, l'impugnatura, la larghezza, il vantaggio, lo spessore del calcio e la corporatura del tiratore che 1'adopra.
Ne deriva che il Calcio può essere dritto, curvo, ortopedico,come si è detto (v. Impostatura).
Calibro
(FUCILI e TIRO) riferito a schioppo o a canna: Il diametro interno della, canna. Vien denominato da la capacità della canna a portare una palla, che sia l'ottava, la decima, la dodicesima, sedicesima parte ecc. di una libbra di piombo; e parlando di pallini la quantità di essi corrispondente in peso a quella palla. E si dice Schioppo del dodici, del venti, del trentasei. I calibri usati oggi per le cacce usuali sono il 12, 16, 2 o, 2 4, 28, 32, 36. Il 10 e anche 1'8 si trovano usati rarissimamente in palude.
Camera
(FUCILI e TIRO) l'allargamento del1'anima della canna presso la culatta dove dev'entrare e scoppiare la carica. ‑ La camera, alta poco più della cartuccia, si restringe con un rialzo a spigolo vivo, oppure con una smussatura a imbuto. L'estremità inferiore poi, quella stessa della canna, nella parte interiore porta una scanalatura circolare, in cui deve trovar posto l'orlo posteriore del fondello metallico della cartuccia. Questa scanalatura usualmente chiamasi Collarino.
Cane e Cani
(FUCILI e TIRO) il martelletto esterno o interno, ch'è parte essenziale dell'acciarino; e che, fatto scattare col premere sul grilletto, picchia sul fulminante della cartuccia e la fa esplodere. Sue parti sono il Corpo del Cane,la parte inferiore e più larga: il Collo, la parte che dal corpo sale fino a la biforcazione della Cresta e della Bocca.La prima è la sporgenza superiore zigrinata e alquanto rigonfia, che si preme col pollice per alzare il cane e portarlo in sicura o armarlo. La seconda è la parte che vien ingrossandosi in cima perché sia più pesante e solida nel picchiare sul percussore.
Canna e Canne
(FUCILI e TIRO) il tubo o i tubi di acciaio, entro cui si pongono e sparano le cartucce o le cariche degli schioppi. § Canna cilindrica:quella il cui foro interno (ossia l'anima) è tutto dello stesso diametro; § ‑ cilindrica modificata o perfezionata:quella a la quale la foratura cilindrica è stata comunque modificata con una leggera strozzatura scempia: § ‑ conica:quella il cui diametro va restringendosi per tutta la volata (o lunghezza della canna stessa) fino a la bocca. Fu chiamata anche a coda di ratto.Questo antico restringimento che esisteva già nel secolo XVII aveva per scopo di aumentare la portata concentrando il rosone; e le canne lunghissime dei vecchi servivano così bene a l'uopo, che già nel 1670 il tiro utile giungeva fino a 75 passi con la carica reale e a 65 con l'ordinaria (v. Spadoni): § ‑ strozzata: quella più in uso oggi per accrescere la portata delle canne corte, nelle quali la meccanica moderna al restringimento progressivo ha sostituito un restringimento parziale nel terzo superiore della canna. Questo può essere scempio, medio, doppio (v.Strozzatura). § ‑ d'acciaio:quelle perforate in un blocco d'acciaio. Oggi sono le più. § ‑ a tortiglione,quelle formate di un filo di ferro attorto e congiunto su una verga metallica del diametro che vuol darsi alla canna stessa. Le più pregiate tra queste sono quelle a damasco,le quali, nell'opinione di non pochi, per 1'elasticità loro hanno vibrazioni più favorevoli a la portata e al tiro.
Carabina
(FUCILI e TIRO) s. f., il fucile più leggero e manevole, rigato dentro e di maggior precisione, che serve per tirare a palla o a mitraglia nella caccia alle fiere.
Carica
(FUCILI e TIRO) n. f., la quantità e qualità di polvere e di piombo, che si pone nelle cartucce, o negli schioppi. «Carica debole, Carica forte, leggera, media».I vecchi chiamavano Carica reale quella che portava a settantacinque passi, ossia la più forte. § Vale anche cartuccia.  «Ho solo dieci cariche».
Carie
(FUCILI e TIRO) così chiamasi nel gergo degli armaioli 1'arruginirsi e corrodersi degli schioppi nell'anima delle canne. «Canne cariate, che presentano già parecchie e non lievi fioriture» (v. Fioriture ).
Cartella
(FUCILI e TIRO) la piastrina (o le piastrine negli schioppi a due canne) che s'incastra lateralmente tra il calcio e il massello reggendo di fuori il cane (se è esterno) e dentro tutti i congegni dell'acciarino.
Cartoncini
(FUCILI e TIRO) sono i dischetti di cartone che si usano per separare o coprire le dosi di polvere e pallini posti nella cartuccia.
Cartuccia
(FUCILI e TIRO) il bossolo di cartone e metallo o di tutto metallo, entro cui si assesta la carica degli odierni schioppi a retrocarica. Sue parti sono il tubo di cartone, il fondello metallico, l'apparecchio di accensione, il fulminante (capsula).Nel tubo va posta la polvere, la pallina, le borre, i cartoncini. Il fondello termina col collarino, il quale è una sporgenza anulare del fondo metallico, che rileva per dar presa a l'estrattore. Le cartucce ordinarie sono lunghe 65 mill., le più grandi 75. Nella parte superiore la cartuccia è chiusa da l'Orlo. La carica ne può essere a palla, a pallini d'ogni numero, a pall'asciutta se questa non va unita con pallettoni; a migliarola, a ocarole, a terzarole, a veccioni, a polvere sola. § Dosare le cartucce,riempire le cartucce a dosi esattissime di polvere e pallini. § Fare le cartucce: riempire il bossolo delle munizioni per la caccia che si vuol fare. § Inescare le cartucce:porre un pizzico di polvere nera o di facile accensione tra il fulminante e la polvere della carica che si sta facendo. (In gergo Petardetto). § Orlare le cartucce: rimboccare con la macchinetta orlatrice il lembo superiore del tubo di cartone, perché con la sua pressura sul cartoncino o feltrino posto sui pallini impedisca lo scomporsi di tutta la carica.
Cartuccione
(FUCILI e TIRO) la cartuccia di maggior lunghezza e; più rafforzata che serve per cariche più forti. La sua lunghezza ordinaria è di settantacinque mm.
Cassa
(FUCILI e TIRO) negli schioppi a bacchetta e negli archibugi chiamavasi Cassa la parte superiore e concava del calcio, in cui entrava la parte inferiore della canna o delle canne. § Dicevasi anche per tutto il calcio. Oggi la parte degli schioppi a retrocarica corrispondente a la Cassa vera e propria chiamasi Asta.
Cesellatura
(FUCILI e TIRO) il lavoro di cesello di che si ornano spesso gli schioppi più fini. «Bello schioppo, e bella cesellatura».
Chiave
(FUCILI e TIRO) il membretto esteriore delle serrature negli schioppi, il quale, girato con la mano, apre o chiude il congegno delle serrature stesse. § Chiave inglese,il ferro girevole sotto il massello inferiore, e arcuantesi in modo da aderire strettamente al paramacchie, quando lo schioppo è chiuso. ‑ È ritenuta una tra le serrature più solide e sicure. § ‑tra i cani:1'asticciuola di acciaio, posta tra i cani lungo la coda del massello, che, spinta a destra, apre i ramponi e spinge a sinistra il palettino,da cui è serrato il prolungamento della bindella. Tornando a posto richiude tutto il congegno di questa serratura. Il Palettino si chiama anche passante.Il ferro, che da l'occhio di quest'asta scende perpendicolarmente entro il massello a movere i congegni chiamasi Perno di chiusura della chiave tra i cani, e meglio, l'Albero.§ Serpentina (sott. chiave, e le si dà sempre l'articolo a la Serpentina) è la chiave inferiore, che dal massello sale sotto al cane destro, poi si prolunga ad angolo retto rasente la cartella, e termina schiacciandosi in forma di mezzo dischetto zigrinato, che serve a premerla col pollice per aprirla. È serratura debole in apparenza, ma sicurissima, perché fondata sul principio della leva morta.
Chiudere lo schioppo
(FUCILI e TIRO) il contrario di aprirlo; ossia girare le chiavi di chiusura in modo che le canne sieno commesse perfettamente al massello per mezzo delle loro serrature.
Chiusura(dello schioppo)
(FUCILI e TIRO) il fatto di chiudere un'arma a retrocarica facendone combaciare le canne col massello e serrandola con le chiavi. Usasi impropriamente per serratura. N.B. Nel gergo degli armaioli si usa per indicare i congegni tutti della serratura,e si dice «Schioppo a duplice, triplice e quadruplice chiusura» mentre dovrebbe dirsi Serratura.Questa pluralità è data dal primo rampone (serratura semplice);dal secondo, doppia;dal palettino trasversale, che serra l'occhio del prolungamento della bindella, terza serratura;da la forma a capocchia, nella quale si dilata l'estremità della bindella, detta quarta serratura.Che la parola sia impropria è dimostrato dal fatto che «schioppo aperto» vuol dire con le canne aperte, ossia non serrate da le chiavi, da cui n'è formata la serratura.
Coda del Massello
(FUCILI e TIRO) la solida lista di ferro, che dal corpo di esso si prolunga indietro incastrandosi su 1'impugnatura del calcio, a cui riman fermata da una vite molto solida.
Cogliere
(FUCILI e TIRO) sottintende nel segno: e detto di cacciatori è sinonimo di colpire. Ma si usa nella forma compiuta dalla particella avverbiale ci: Coglierci col significato generico di «Dar nel segno».
Collarino
(FUCILI e TIRO) (v. Camera).
Colpire
(FUCILI e TIRO) riferito a cacciatori significa non sbagliare i tiri, ed è più giusto e proprio che tirare.
Colpitore
(FUCILI e TIRO) dicesi del cacciatore che colpisce bene gli animali. ‑ Nell'uso è il proprio del cacciatore, mentre per i tiratori a bersaglio dicesi Tiratore. «Gran colpitore nel tiro ai piccioni, ma mediocrissimo colpitore a caccia». § Colpitore di mira il cacciatore che uccide solo se mira. § Colpitore di prima impostatura: quello che colpisce tirando al primo portarsi lo schioppo ala faccia.
Colpo
(FUCILI e TIRO) l'effetto della schioppettata sia come validità di percossa su chi lo riceve, sia come suono e scarica. «Dieci colpi, dieci beccaccini». «Abbiamo contati sessanta colpi, e ci riporti solo quindici lodole!». § Anche la carica. «Ho solo dieci colpi».
Commettitura
(FUCILI e TIRO) il punto in cui si uniscono le diverse parti dello schioppo.
Compressore
(FUCILI e TIRO) bastoncino cilindrico di calibro corrispondente a le cartucce da caricarsi, che serve per spingere e pressare le borre e i cartoncini entro il tubo della cartuccia.
Concentrare
(FUCILI e TIRO) è voce del gergo tecnico più che dell'uso, e indica: la proprietà delle canne ben forate, specie delle strozzate, le quali, portando i pallini molto uniti, ne allungano anche il tiro valido.
Conchiglia
(FUCILI e TIRO) (e negli schioppi a due canne Conchiglie) loscavo a imbuto, da cui vien traforata la faccia superiore del massello, e che termina col canaletto, entro il quale scorre il percussore per affiorare nella culatta in perfetta corrispondenza con la capsula fulminante della cartuccia. Questo, solo negli schioppi a' cani esterni.
Controcartella
(FUCILI e TIRO) la piastrina che specie negli schioppi a una canna fa riscontro da la parte opposta dell'acciarino destro, ed è unita a questo per mezzo di una vite passante.
Controfondello
(FUCILI e TIRO) così chiamasi il rafforzamento metallico interno, che vien fatto ai bossoli delle cartucce più fini.
Coppiola
(FUCILI e TIRO) il tirare i due colpi dello schioppo a due animali diversi, l'uno appresso a l'altro. Il modo è Fare la coppiola. E, se si uccidono i due animali, si dice «Fare il doppietto». Regola. Per riescire a fare la coppiola utilmente si deve sempre sparar prima a quello dei due animali che si presenta più lontano, poi a l'altro.
Cortezza
(FUCILI e TIRO) riferita a Calcio significa quello che rispetto a la impostatura della maggior parte dei tiratori è minore della media. Si computa la lunghezza del calcio tra 35 e 37 cm. misurandola dal primo grilletto al mezzo della curvatura del calciolo.
Culatta
(FUCILI e TIRO) negli schioppi a bacchetta era Tutto il fondo della canna, ossia la camera e il toppo, in cui terminava il foro della canna; ma oggi per «Culatta» deve intendersi anche la faccia anteriore del massello, da cui la canna resta chiusa, e donde affiora il canaletto del percussore.
Curvatura
(FUCILI e TIRO) rif. a Calcio. È la piega maggiore o minore che fanno le due linee divergenti della bindella e del calcio, relativamente a l'angolo visuale costituito dal traguardo
Doppietta
(FUCILI e TIRO) in alcune regioni d'Italia è chiamato così lo schioppo a due canne.
Doppietto
(FUCILI e TIRO) (v. Coppiola).
Drittezza e Dirittezza
(FUCILI e TIRO) rif. a schioppo o calcio ne dicono la proprietà contraria a curvatura. (v. Schioppo diritto e Curvatura).
Eiettore
(FUCILI e TIRO) il meccanismo che negli schioppi modernissimi, getta fuori da le canne le cartucce nell'aprire, che si fa l'arma per vuotarla o ricaricarla. È parola derivata dal latino, ed ha quasi lo stesso significato di Espulsore.Ma, siccome questo si usa per l'altro meccanismo, credo opportuno anzi necessario conservarli tutti e due con significati differenti, e latinamente propri. Dicesi anche «Eiettore automatico». (vedi Leva).
Espulsore
(FUCILI e TIRO) il congegno posto in fondo e nella parte inferiore delle canne, il quale a l'aprirsi dello schioppo spinge fuori da la camera il fondello delle cartucce tanto, quanto basta ad estrarle con le dita o con 1'estrattore. Dal verbo latino Expulsare, spinger fuori,che è meno di ejicere, gettar fuori come fa 1'eiettore. § Guida dell'espulsore: il pernietto o asticciola di ferro, su cui sta la parte esterna dell'espulsore ossia i due mezzi dischetti, che spingon fuori i fondelli (occhiali).
Estrattore
(FUCILI e TIRO) 1'arnesino di varie forme, che si usa per estrarre le cartucce cariche o scariche, le quali aderiscano con resistenza a la camera dello schioppo. Nota. Nei cataloghi vien dato questo nome anche al congegno, che serve ad espellere parzialmente le cartucce da lo schioppo col fatto stesso della apertura delle canne. Perciò Guida dell'estrattore vien chiamato anche il pernietto alquanto lungo, che, sotto la camera, in continuazione della bindella inferiore, vien mosso da un dente dell'asta e spinge a uscire alquanto fuori da la culatta gli occhiali, e con essi il fondello delle cartucce. Ma parrebbe più giusto chiamare questo congegno Espulsore,perché esso veramente espelle mentre il primo più propriamente estrae. E siccome esiste un terzo congegno che lancia fuori le cartucce vuote con l'aprire lo schioppo, dare a quest'ultimo il nome di Eiettore perché esso solo getta fuori,come dice la voce latina.
Fioriture
(FUCILI e TIRO) le piccole punteggiature che macchiano l'anima delle canne degli schioppi, e appariscono come ruggine su la lucentezza levigatissima dell'acciaio, quando l'armi non sieno diligentemente ripulite e lavate. «I rimedi preventivi delle a fioriture  sono le sapienti lavature con acqua calda e sapone».
Freddare
(FUCILI e TIRO) accettato dal Tommaseo per uccider di colpo ma è omesso da la Crusca. È usato figuratamente per uccider di colpo l'animale, a cui si è tirato.
Fucile
(FUCILI e TIRO) l'arma a una canna per tirare a palla. Viene usato anche in certe cacce alle fiere grosse o maggiori. § A ripetizione: quello che può sparare molti colpi di fila in grazia del congegno interno, che espelle la cartuccia esplosa e ne porta un'altra sotto il percussore.
Fulminante
(FUCILI e TIRO) il cappelletto di metallo, col fondo rivestito di fulmicotone, che una volta si poneva sul luminello, ed ora s'incastra nel foro medio del fondello delle cartucce, e vien percosso e incendiato dalla caduta del cane sul percussore facendo partire il colpo. § Innestare il fulminante o la capsula: farlo entrare nel foro, ch'è in mezzo al fondello della cartuccia, ossia conficcarlo nell'apparecchio diaccensione.
Gioia
(FUCILI e TIRO) termine degli armaioli nella lingua storica, che indicava il rinforzo dei cannoni e anche degli schioppi, che si poneva a la bocca di queste armi, ed anche a la culatta. Le Gioie erano dunque due: Gioia della bocca, Gioia della culatta. Ed avevano un'importanza non piccola, in quanto la relazione tra la linea di mira e l'asse della botta si misurava su di esse gioie meccanicamente.
Grilletto
(FUCILI e TIRO) la codetta del sottoscatto, che in forma di ferrettino lunato esce dalla sottoguardia, e, quando sia premuto col dito indice, serve a far scattare il cane dell'acciarino e partire il colpo. I grilletti degli schioppi a due canne sono due, ma possono anche essere uno solo. Nel primo caso prendono i nomi di Primo per la canna destra (Inferiore negli schioppi a l'italiana) e Secondo, per la canna sinistra. § Grilletto a doppio tempo: quello che premuto fa due scatti, il primo di avviso al tiratore, l'altro di vero scatto. Dicesi anche A doppio scatto. § Grilletto dritto: quello solo o primo dei due che non è troppo o punto curvo (lunato). Ed è il più pratico, perché la pressione del dito per farlo scattare è più efficace e più rapida. Sui troppo curvi il dito spesso scorre su la concavità senza farlo scattare: § A un grilletto solo dicesi degli schioppi a due canne nei quali i due colpi sono fatti scattare da un solo grilletto.
Guardamacchie
(FUCILI e TIRO) voce giustamente non accettata dal Monti nella Proposta per la ragione, che grammaticalmente non potrebbe significare altro che guardiano della macchia; mentre il membretto, di cui qui si parla, non ha altro uffizio nello schioppo, che quello di ripararne i grilletti dall'urto delle frasche o simili. E proponeva Guardagrilletti. A me pare che anche volendo conservare la componente «macchie» si potesse dire Paramacchie.
Guardia
(FUCILI e TIRO) ora trovasi usata questa denominazione per quel rivestimento del calcio superiore che prima d'oggi chiamavasi impropriamente Guardamacchie. (v. q. v.). E credo che sia la parola da adottarsi per risolvere la questione già sollevata dal Monti, nella Proposta, su la improprietà di Guardamacchie. A Guardia si sottintende grilletti, e così si vien a dar ragione al Monti; conservando la voce nella sua parte sostanziale e propria.
Imberciare ‑ Imberciatore ‑ Sberciare
(FUCILI e TIRO) sono voci antiquate che oggi fuori di Toscana non si usano più. Significavano i primi due Colpire e Colpitore; il terzo Fallire, Sbagliare.Rimanevivo però Sbercia,cacciatoreche sbaglia la più parte dei tiri.
Imbracciare e Imbracciarsi lo schioppo
(FUCILI e TIRO) reggerlo su le due braccia con le mani l'una sotto l'asta, l'altra nell'impugnatura, portandolo più o meno alto sul petto o l'addome, ma che non sorpassi l'ascella. Questo è l'unico significato che può darsi a questa parola. Ed errano i toscani quando l'usano per Impostare e Impostarsi. Ed erra anche la Cruca registrandolo in questo significato comprovato erroneo da la mancanza di qualunque esempio. Nel fatto lo schioppo si porta su le braccia, com'è detto sopra, solo quando si vuol essere preparati a tirare e perciò a portarselo a la faccia con un movimento solo; il che significa con la maggior prestezza. Ma l'atto del portarselo a la faccia è una mera elevazione che termina con l'atto più complesso e conclusivo dello impostarselo, nel quale ultimo concorrono movimenti di tutto il corpo, come si dice a la voce Impostarsi. Ne è una prova e una conferma che anche nella terminologia militare questi due atti sono ritenuti differentissimi tanto che questo è detto Impugnare e il seguente giustamente Impostarsi.
Imbracciatura
(FUCILI e TIRO) il fatto di imbracciare lo schioppo che prima si portasse in altro modo, che per solito è posizione di riposo. § Per Impostatura; ma è lo stesso errore che Imbracciare per Impostarsi. (v. Impostarsi).
Impostarsi lo schioppo
(FUCILI e TIRO) portarselo a la faccia, premendone il calcio contro il petto tra il collo e la spalla, nella positura necessaria a prendere le mire per puntare e sparare. Tutti i vocabolari lo danno in questo significato, con esempi. Eserc. milit. 167: «Qui li picchieri restano con l'arme presentate; e poi si dice «Moschettieri, impostate, tirate». Segue la dimostrazione della proprietà di q. verb. scambiata erroneamente con Imbracciare. Impostarsi lo schioppo è l'atto ultimo e decisivo del puntamento, quello, come si è detto a Imbracciare,incui entrano più o meno tutti i movimenti del corpo per trovare la positura, più adatta a dirigere bene il colpo. È quello nel quale pei tiri più presti o istantanei il cervello vede giudica, computa in modo così fulmineo, che porta il corpo, quasi miracolosamente, ad eseguire senza alcun minimo intervallo un'azione, che par sottrarsi a la legge inesorabile del tempo, e diventa veloce come il pensiero, da cui è ispirata. È dunque un errore imperdonabile di concetto attribuire a le braccia, istrumenti null'altro che meccanici in questi tiri, quanto è dote privilegiata di certi organismi perfetti, nell'armonia di tutte le membra, e di cervelli singolarissimi.
Impostatura
(FUCILI e TIRO) l'atto e il fatto d'impostarsi, ossia portarsi lo schioppo a la faccia, per tirare. § In senso astratto: le proporzioni di curvatura, lunghezza di calcio, grossezza d'impugnatura, spessore del guancialino, le quali in un'arma corrispondono così bene alla corporatura del tiratore, che esso, quando si porta lo schioppo a la faccia, trova la mira esatta con facilità e prontezza. § Impostatura buona o cattiva: quella che torna bene o male al cacciatore; ‑ falsa: quella che lo inganna dimostrandogli giusto un puntamento che non porta il tiro dov'esso crede; ‑corretta: fatta dal tiratore secondo le buone regole dell'impostarsi e del puntar l'arme; ‑ scorretta: quella che non è così. «Mio figlio tirerebbe bene, ma ha 1'impostatura scorretta»;§ Di prima impostatura nei modi «Tirare, colpire di prima impostatura»  non appena si è portato lo schioppo alla faccia. Es. «Per imparare a colpire di prima impostatura c'è solo una regola; mirar molto, quando si principia a tirare»; § Impostatura curva quella di chi tira con schioppo curvo; ‑ media di chi tira con schioppo né troppo curvo né troppo dritto; ‑ dritta, di chi tira con lo schioppo dritto. Va notato perciò che 1'impostatura è così nell'arma in sé, la qual può essere curva, dritta o media, come nel tiratore, la cui corporatura la richiede più di una che dell'altra di tali forme. E ricordino i cacciatori che nessuno, tranne loro stessi, può conoscere singolarmente quale sia 1'impostatura che gli conviene, se non ne conosce la regola teorica, o non ci giunge empiricamente con la pratica.
Incannare
(FUCILI e TIRO) un uccello o un animale: Metterlo bene sotto la mira, puntarlo bene.
Incastri
(FUCILI e TIRO) tutti gli scavi operata nei ferri, che servono a serrare lo schioppo, e dentro ai quali debbono calettare altri ferri in modo così perfetto da formare come un corpo solo. «Incastri dei ramponi». «Incastro della bindella». Se questi incastri traforano totalmente il massello si chiamano passanti;se no, non passanti.
Innescare
(FUCILI e TIRO) per gli schioppi a bacchetta significò Porre un po' di polvere nel luminello dal di fuori, quando la polvere interna non era giunta a contatto del fulminante. Dicevasi anche Ringranare. L'unoe l'altro sono però ancora nell'uso a significare quella presina di polvere facile a incendiarsi, che si pone sul fulminante delle cartucce tra esso e la polvere usata a caricarle, quando questa sia più tarda a 1'accensione.
Leve
(FUCILI e TIRO) sono i congegni che, negli schioppi a cani interni, agiscono entro fori trapananti pel lungo  il massello; e nell'aprirsi delle canne fanno funzionare sia l'espulsore,sia l'armamento automatico dei cani.
Luce
(FUCILI e TIRO) relativamente al tiratore e al tiro la luce del giorno e del sole ha importanza non piccola. La migliore è la diffusa ossia quella col sole velato di un sottile strato di nubi candide. Il sole del tutto scoperto non solo può dare l'abbaglio, ma è certo che influisce ingannando anche sul puntamento del cacciatore, sia pur in modo assai minore, che su quello del tiratore a bersaglio o a palla. Deve ritenersi che con luce che vien da destra, il colpo va a sinistra, e viceversa; con luce molto viva, il colpo si fa sotto; con luce bassa, il colpo si fa sopra. Se poi si consideri la luce relativamente ai colori più o meno vivi dell'animale o bersaglio contro cui si tira, convien ritenere che, specie con luce poca, l'occhio del puntatore è sempre attirato dal colore più chiaro, e perciò si spara contro questo, dimenticando le buone e inviolabili regole del puntamento, ossia dirigendo la mira non dinanzi né sopra né sotto, come sarebbe necessario per colpire, ma al punto più chiaro, il quale potrebb'essere anche la coda. Guardarsi dunque da le code bianche o con penne bianche.
Lunghezza
(FUCILI e TIRO) rif. a Calcio, quella corrispondente a 1'impostatura del tiratore che l'usa.
Magliette
(FUCILI e TIRO) le due campanelline oblunghe o tonde, le quali servono ad affibbiarci la cinghia dello schioppo. Esse vengono fermate l'una poco sopra al calciolo, 1' altra a mezzo circa della bindella inferiore delle canne; e o girano sopra un pernietto, o, se sono tonde, entro l'occhio del pernio. § Maglietta inferiore: quella ch'è nel calcio poco sopra il becco. § ‑ superiore: quella delle canne; § ‑ con piastrina, se è infissa con sotto una piastrina di metallo.
Massello
(FUCILI e TIRO) il blocco di ferro, con cui termina il calcio, superio re, e a cui vengono a unirsi combaciando le quattro parti essenziali dello schioppo, calcio, canne, acciarini, asta; ed entro e sopra al quale sono posti tutti i congegni di serratura, apertura e funzionamento dello schioppo stesso.
Mira
(FUCILI e TIRO) la linea visuale che da l'occhio del tiratore, rettificandosi sui due punti detti traguardo e mirino, va al bersaglio, ossia al punto che si vuol colpire. § Prender la mira: è sinonimo di Mirare e Puntare. I vecchi dicevano Prendere le mire,e dicevano meglio: perché le mire sono appunto due: e l'esattezza del tiro proviene unicamente dal non dimenticarne una. Galileo scriveva Aggiustare la mira, ma parlava più di artiglierie che di caccia, e perciò era più proprio in quanto i cannoni si puntano meccanicamente, e l'occhio dell'uomo c'entra solo in parte. Mentre nel tiro l'uomo c'entra con 1'occhio, il corpo e specie col cervello. Dunque meglio Prendere,quando si parla di «Schioppo» . § Tenere sotto mira: tener puntati un segno o un animale. § Alzare o Abbassare la mira:puntare sopra o sotto il bersaglio. § I  punti della mira: sono su lo schioppo il traguardo e il mirino; fuori, il bersaglio o l'animale che si vuol colpire. § Trovare e non Trovare la mira: riescire o non riescire a puntare un segno. Dicesi specie pei tiri a volo; perché in certe condizioni fisiche o esteriori di luce, d'ombra, il tiratore non riesce a trovare la mira.
Mirare
(FUCILI e TIRO) rendersi certi che la linea visuale, la qual va da l'occhio al bersaglio, passa in perfetta dirittura sul traguardo e il mirino, che sono i due punti di mira. § Mirar alto e Mirar basso sopra o sotto il bersaglio. Aforisma: «Chi molto mira quando principia a tirare, impara a mirar poco».
Mirino
(FUCILI e TIRO) il più piccolo dei due punti di mira che vien posto a l'apice della canna presso la bocca. I vecchi lo chiamavano «mira minore» in contrapposizione a «mira maggiore» ch'era il traguardo.
Misurino
(FUCILI e TIRO) il bocciolo che serve a misurare la polvere o i pallini per caricare le cartucce o gli schioppi. § ‑ graduato e anche gradato: quello che nell'interno porta i segni graduali del peso o quantità delle munizioni, che si misurano.
Molla di rimando
(FUCILI e TIRO) quella da cui viene inchiavato l'occhio del prolungamento della bindella, e forma la terza chiusura.
Molla maestra o Mollettone
(FUCILI e TIRO) quella che negli acciarini dà lo scatto al cane. Parlandosi di schioppi, specie di acciarini, si dice semplicemente Mollone o Molla.
Nasello
(FUCILI e TIRO) (v. Calcio).
Noce
(FUCILI e TIRO) la piastrina degli acciarini girevole sul pernio stesso, in cui si alza e si abbassa il cane esterno. Nel dosso della noce sono incise le tacche dei punti (v. Punti del cane).
Occhiali
(FUCILI e TIRO) i due semicerchi metallici che nel fondo inferiore delle canne, premuti da la guida dell'espulsore, spingono fuori da la camera le cartucce quel quel tanto, che basta ad attrarle con le mani o con l'arnese chiamato anch'esso estrattore.
Orlatori per cartucce
(FUCILI e TIRO) le macchinette che servono per fare l'orlo, a le cartucce. Sono di molte forme..
Padella
(FUCILI e TIRO) «Far una o delle padelle» fallire il colpo nel tiro con lo schioppo. Si dice anche Padellaio o Padelaro a un tiratore sbercia.
Palettino
(FUCILI e TIRO) 1'asticciuola di acciaio rotonda o quadrata, da cui nella triplice e quadruplice chiusura degli schioppi, vien serrata, nell'interno del massello, la codetta della bindella, come da un chiavistello. A schioppo aperto il palettino sporge per il foro del canaletto dove scorre a sinistra del massello; a schioppo chiuso rientra in esso, combaciandovi perfettamente.
Pallini [i] e sing. Pallino
(FUCILI e TIRO) la munizione più o meno grossa che serve a caricare lo schioppo. Anche in Italia ora prevale la numerazione inglese dei pallini. Questa dal numero più alto e fino, il 13, scende aumentando la misura, e il peso fino, ai cinque zeri. La misura metrica cresce di 25 mm. per numero. § Pallini molli: quelli di piombo non temprato. § Pallini temprati o induriti: quelli, ai quali si è data la tempra. I pallini si denominano col numero: Pallini del 12, del 7, del 4, dei quattro zeri.
Passata
(FUCILI e TIRO) riferito ad arma da fuoco dicesi per la forza di penetrazione che essa abbia. § Schioppo di molta o poca passata. E vien riferito anche a la polvere e in genere a le cariche. § Anche la troppa penetrazione di certe polveri o cartucce, per cui gli animali traforati non restano sul colpo, ma vanno a morire lontano.
Patente
(FUCILI e TIRO) = padella. Si sottintende di passaggio, perché patente di passaggio è sinonimo di passaporto, e dare il passaporto a un animale, a cui si tira senza colpirlo, significa lasciargli la via libera ad andarsene. Il modo è Dare una patente.
Percussore
(FUCILI e TIRO) Cilindretto d'acciaio, scorrevole entro il traforo sottostante la conchiglia, il quale riceve la percossa del cane cadente, e la trasmette al fulminante della cartuccia provocandone l'accensione. Può essere di varie forme e agire in varii modi. Se ne vedono dei semplici, a bottone con o senza testa, a molla e senza molla. § Foro ed occhio del percussore:quello che nella culatta del massello lascia passare il percussore a battere sul fulminante della cartuccia. Ora negli schioppi di pregio usa rafforzare questi fori con la rosetta (vedi).
Perno di cerniera
(FUCILI e TIRO) La verghetta rotonda e levigatissima di acciaio, che incastrata per una parte nell'estremità superiore del massello, e calettante da l'altra nella scanalatura metallica dell'asta, consente a le canne di aprirsi ed inclinarsi quel tanto che basta a caricare o scaricare lo schioppo. Dicesi volgarmente Vitone.
Piombo
(FUCILI e TIRO) usasi per i pallini coi quali si caricano gli, schioppi a caccia di uccelli o piccole fiere. § Piombo indurito: quello a cui è data una tempra. § Piombo molle: quello senza tempra.
Portare
(FUCILI e TIRO) riferito a schioppo, sia assolutamente, sia nel modo Portar la botta, significa Dare una rosa dei pallini di tale o tal altra maniera. Così Portar stretto, fitto, unito, significa dare una rosa coi pallini regolarmente fitti; ‑ Portar rado o largo, coi pallini non fitti. § Portare a palla, o anche Far palla: difetto di certi schioppi o di certe cariche, i quali raggruppano così i pallini, che molti di essi, invece che formare una rosa, colpiscono uniti come una palla. § Portar bene: detto di schioppo, fare un bel rosone regolare; § ‑male: fare il contrario.
Portarsi lo schioppo a la faccia
(FUCILI e TIRO) è sinonimo di Impostarselo.
Portata
(FUCILI e TIRO) rif. a schioppo. Lo spazio che può percorrere validamente il colpo sparato. § Portata di punto in bianco. Lo spazio che i proiettili (pallini) percorrono in linea retta senza inclinazione alcuna, e perciò con tutta validità. Questa chiamasi anche Punto in bianco. § Portata morta: lo spazio che i pallini percorrono inclinandosi  da la linea retta del punto in bianco. Questa ha due tempi; nel primo la botta può avere ancora una validità utile e ferire l'animale. La seconda diventa caduta dei pallini, e il colpo ne è innocuo o quasi. Nei tiri lunghi conviene perciò mirare un po' sopra al bersaglio, perché, se la portata non è ancora caduta, può colpire e ferire utilmente. Teoricamente si presume che la portata di uno schioppo scemi con 1'impicciolirsi del calibro. Perciò si dice che quella del calibro 16 va da 35 a 40 metri; quella del 12 da 45 a 50; quella del 10, da 60 a 65. Ma in pratica questo non si avvera sempre.
Puntare
(FUCILI e TIRO) a. e n. Rivolgere al segno da colpirsi un'arme da fuoco, comprovandone la perfetta dirittura con la giusta corrispondenza dei tre punti di mira, traguardo, mirino e bersaglio. Dicesi anche Appuntare; ma prevale il primo ora. Il Tommaseo definisce «Aggiustare, addirizzare le artiglierie a un punto in cui si voglia colpire».
Punti del cane
(FUCILI e TIRO) le tacche della noce, in cui il cane si ferma alzandolo e armandolo. Sono due, la Sicura o tacca di riposo; e quella di Scatto. Nella prima mettiamo il cane, quando vogliamo che resti fermo, ossia non scatti; e perciò dicesi «Mettere il cane o i cani in sicura»; nella seconda quando vogliamo che sia pronto a scattare, toccando il grilletto, per far partire la botta; e la si dice assolutamente Lo scatto. Si chiamano anche Mezzo punto e Tutto punto; e si dice Alzare i cani a mezzo punto (in sicura), Alzarli a tutto punto, porli nello Scatto. § Montare il cane e anche lo schioppo: alzare i cani a tutto punto. E anche Montatura e Montatura automatica quella fatta dai congegni dell'arma. § Armare lo schioppo o i cani è sinonimo del precedente, ma forse dicesi più delle armi senza cani esterni. § Armamento automatico: quello che avviene meccanicamente col solo chiudere lo schioppo in grazia delle leve. § Punto: detto assolutamente vale la facilità o durezza che ha un cane a scattare da la tacca di scatto sotto la pressione del dito contro il grilletto, ossia vale Scatto. Es. «Questo punto, per un ragazzo è troppo leggero» . «I tiri di prima impostatura non si fanno con un punto troppo duro» .
Punto
(FUCILI e TIRO) riferito a schioppo vale Ciascuno dei due segni (traguardo e mirino) che son posti su le canne per rettificare la linea di mira al tiratore. § Punti di mira, al plurale, indica non solo il traguardo e il mirino suaccennati, ma anche il bersaglio, che si vuol colpire. Questi punti o, segni sono dunque tre; e tutta l'arte del tirar bene, o dritto, consiste nel saper trovare la linea retta, che va da l'occhio al punto esteriore contro cui si spara. II termine è tolto dal linguaggio della matematica, nel quale, in latino, Signum vale Punto. «Ab omni signo ad omne signum directam lineam ducere»,è una frase che par definire il tiro, in quanto che il tiratore cerca appunto di trovare la retta tra il suo occhio, il traguardo, il mirino e il punto esteriore o 1'animale da colpire. Infatti tutti e tre questi punti si chiamano anche segni,specie l'ultimo, ossia il bersaglio. § ‑ riferito a l'acciarino: Ciascuna delle tacche della noce, che serve a tener alzato, il cane dello schioppo, sia nella sicura, sia nella tacca di scatto o di sparo.
Punto in bianco
(FUCILI e TIRO) tutto 1e spazio che una schioppettata o botta a pallini percorre in linea retta senza cadere. È dunque tutto il tratto del tiro valido veramente. La frase è usata da tutti gli scrittori nostri venatici e militari fin da l'origine; ma oggi poco conosciuta e meno usata. Eppure è la sola propria e specifica: giacché traiettoria non si potrebbe riferire che impropriamente a la schioppettata a pallini; il cui moto non è curvo ma solo retto e cadente. Cosicché la parte retta vien giustamente denominata «punto in bianco» e la cadente, caduta (dei pallini). Ma anche con questa il tiro può essere utile, se il cacciatore sa che nei tiri oltre il punto in bianco, si deve puntare sopra il bersaglio.
Raccordo
(FUCILI e TIRO) la parte della canna tra la Camera e la Volata. Può principiare a spigolo vivo o a imbuto. § Anche la parte delle canne che si restringe a formare la strozzatura. Può essere Sfuggente retto, sfuggente curvo e parabolico.
Raggruppare
(FUCILI e TIRO) determina il difetto di certe canne che portano i pallini irregolarmente a gruppi. Gli si sottintende sempre la botta.
Ramponi
(FUCILI e TIRO) sono i due ferri solidissimi a uncino, sporgenti sotto la base delle canne, dove queste si commettono al massello negli schioppi a retrocarica. I Ramponi calettano entro fori corrispondenti del massello, e vi son trattenuti solidamente dal carrello e dalle chiavi di chiusura quando lo schioppo dev'essere sparato. Tenoni è un francesismo inutile. § Rampone anteriore: il più alto verso la bocca della canna; § ‑ posteriore:il più basso; § ‑ dell'asta:quello che trattiene l'asta (Anche Ramponcino). § ‑ coperti:quelli che rimangon nascosti entro il massello; § ‑ scoperti: quelli che emergono dagli acetaboli del massello.
Ribattere
(FUCILI e TIRO) rif. a schioppo. Rinculare più o meno violentemente per il colpo sparato.
Rosa e anche Rosone
(FUCILI e TIRO) il disco punteggiato dai fori dei pallini lanciati da la carica che fa il colpo di schioppo sparato contro una superficie piana ed opposta ad angolo retto a la linea di mira dello sparatore. Da notarsi. Se la superficie contro la quale si spara non è piana, o non è ad angolo retto con la linea di mira, la rosa prende forma più o meno ovale e allungata.
Rosetta
(FUCILI e TIRO) negli schioppi a retrocarica, che si aprono, chiamasi così il rafforzamento metallico, che vien fatto nella culatta (del massello) intorno all'orifizio del percussore, quando esso siasi slabbrato, e nelle armi buone in tutte. Come vien dimostrato dal colore, la Rosetta è di acciaio ad alta tempra, perché deve resistere a tutti gli scoppi del fulminante, e ai gas sprigionantisi da le polveri odierne, che son corrosive,
Scarto
(FUCILI e TIRO) [lo] con questa parola, tutt'altro che bella e di significato non univoco, i tecnici (? ) del tiro e del tirare hanno definita  « La distanza che passa tra il centro del rosone e il bersaglio mirato». Secondo i loro computi fondati in osservazioni fatte su i tiratori ai piccioni, questa distanza, ossia questo scarto, sarebbe di un centimetro per metro. A trenta metri trenta centimetri. La conseguenza vorrebbe che, con gli schioppi a doppia strozzatura, l'uccello o altro animale a cui si tira, rimarrebbe colpito quasi sempre non col centro della rosa, ma con i pallini esteriori. Cosicché si vien a credere che un tiratore mediocre uccida solo il 25 per cento degli uccelli, a cui tira. Oh, padellari, fatevi coraggio, siamo quasi al vostro trionfo.
Scatenamento
(FUCILI e TIRO) 1'allentarsi delle commessure e della serratura di un'arma, e lo scommettersi di certe parti combacianti.
Scatenarsi
(FUCILI e TIRO) il fatto dell'indebolirsi le chiavi e gli altri congegni di serratura di uno schioppo.
Scatto
(FUCILI e TIRO) lo scattare. § Il punto dell'acciarino dal quale scatta il cane premendo il grilletto. § Scatto leggero: il punto o tacca della noce che scatta con leggera pressione. § Scatto duro: quello meno facile a scattare e richiede più pressione del dito. § Alleggerire lo scatto: renderlo più facile a cedere sotto la pressione del dito. § Indurire lo scatto: renderlo meno labile a la pressione: «Gli scatti dello schioppo si provano sgrillettando»,
Schioppa
(FUCILI e TIRO) è termine veneto ed emiliano, anzi l'unico usato in queste regioni per indicare lo schioppo a due canne. Ed è registrato dal Tommaseo con la solita sua diligenza ed acutezza di lessicografo. Non so però se sia giusto il dubbio da lui enunciato che il vocabolo, in veneto, contenga un po' d'ironia. Credo anzi che codesto dubbio non abbia alcuna ragion d'essere. Del resto la forma femminile è propria anche del dialetto genovese (Schiuppetta) e apparisce anche in un luogo della Marsica, ossia di un territorio mezzo abruzzese e mezzo romano. «Si vo' aver sempre la scarsella netta (vuota) Compra orologio, chitarra e la sclopetta». A l'Accademia il giudicare. (v. a Schioppo).
Schioppettata
(FUCILI e TIRO) colpo di schioppo sia come botto, sia come percossa. § ‑ A pallini: con carica di pallini da caccia, dei quali si distinguono dodici o anche tredici grossezze più la Migliarino che è la più piccola: i Pallettoni che sono i più grossi. § ‑ A palla: con sola una palla. E, se non ci si uniscono alcuni pallettoni si dice A palla asciutta. La palla, con qualche pallettone si usa per il cinghiale, il cervo e il lupo. § ‑ A Polvere: senza munizione. A una sbercia che fallisca tutti i tiri si, dice:  «O che tiri a polvere?». § Dicesi per Tiro «Bella schioppettata!»
Schioppo
(FUCILI e TIRO) L'arme da fuoco che si usa per le cacce nostrali, specie a gli uccelli e a le piccole fiere. Sono voci antiquate Arcobuso, Archibugio, Canna.Ma già nel  1600 era in uso la voce Schioppo per distinguere quest'arma da quelle da guerra. Canna dicevasi con significato più specifico a indicare il calibro, che allora si designava col criterio dell'uso. Le varie canne si denominavano così: Canna da borrita, Canna per tirare a fermo, Canna da valle o palude, Canna da volo (ossia per tirare agli uccelli in volo). Se quella per palude era molto pesante, ossia di calibro molto grosso e non poteva portarsi, ma si sparava con appoggio al suolo, si chiamava a cavalletto.E lo schioppino da ragazzi, di calibro minimo, dicevasi Schizzetto. Storicamente poi lo Schioppo è stato a miccia (sec. XIV) e si accedeva a miccia; a ruota nel quale una rotella di acciaio dentato, mossa da una molla, toccava un pezzetto di pirite, le cui scintille accendevan la polvere; a pietra focaia,ossia con l'acciarino e il cane, il quale, cadendo a scatto portava la pietra focaia, che teneva avvitata tra le mascelle, a percuotere contro uno scudetto versatile di acciaio, in modo che da l'urto sprizzavano le scintille per incendiare la polvere dello scodellino.E questo scodellino era una piccola concavità esterna dell'acciarino, la quale corrispondeva al Foro della camera; tanto che la carica della polvere interna, ingranando, per questo foro, veniva ad unirsi alla esterna dello scodellino, e l'accensione di questa provocava lo scoppio della carica interna. E tutta questa parte, dove avveniva l'accensione, si chiamava Focone.Venne poi lo schioppo A fulminante,detto meno propriamente a capsula e anche a cappelletto,ilquale su tutti i precedenti aveva il merito di aver sottratto l'accensione della polvere al contatto dell'aria e dell'umidità esterne.
Tutti questi però erano A bacchetta,ossia si caricavano da la bocca. Solo gli odierni a retrocarica possono credersi un vero perfezionamento, perché offrono maggior sicurezza e prestezza nel caricarli e scaricarli, minor impiccio di arnesi sussidiarii, richiedono minor servitù, e danno quasi la certezza assoluta che ogni colpo sia uguale a l'altro.
Non è però a credersi che le canne odierne abbiano maggior portata delle antiche. Sappiamo, per testimonianze autorevolissime, che le lunghissime canne del secolo decimosettimo con la carica reale tiravano a 75 passi, e con l'ordinaria a 65. Oggi la strozzatura semplice e doppia ha aumentato la portata delle canne anche corte rendendo gli schioppi molto più manevoli, e questo è un beneficio immenso: ma conviene non dimenticare i meriti del passato. Essi possono tornarci di ammaestramento prezioso a progredire ancor più.
Nel fatto i grandi armaioli e gli studiosi di quest'arte credono e professano che solo le canne di oltre settantasei centimetri, e di ottanta (che sono le più lunghe) riescano a dare una portata notevolissima e a sentire il vero beneficio della doppia strozzatura. E prescrivono questi schioppi pei tiratori ai piccioni. Ma, come è noto, lo schioppo troppo lungo non è certo il più manevole a caccia (v, Mire e Impostarsi).
§ Schioppo aperto: non serrato, ossia con le canne aperte da la culatta. Questo può avvenire per caricarlo, osservarlo a l'interno o per qualunque altra ragione, e per inavvertenza. «Bada, hai lo schioppo aperto»; ‑ armato: coi cani alzati a tutto punto; ‑ carico: con le cartucce entro la camera; ‑ curvo: quello nel quale la guancia del calcio rimane più sotto a la linea retta prolungata della bindella (v. Curvatura); ‑ dritto: quello in cui la guancia suddetta rimane meno lontano dal prolungamento della bindella (v. Drittezza); ‑ duro di scatto: il cui scatto richiede una pressione forte del dito sul grilletto per far cadere il cane; ‑ equilibrato quello in cui la parte anteriore, ossia le canne e un po' del massello, e la posteriore, ossia il resto del massello e tutto il calcio, rette in bilico poco sopra al ponticello, son di peso uguale; ‑ imboccato: turato entro la bocca o le bocche da qualche cosa. È noto che lo schioppo imboccato, se venga sparato per inavvertenza, può scoppiare nelle canne; ‑ imbracciato: portato su le due braccia reggendolo con le due mani, la sinistra sotto l'asta, la destra per l'impugnatura. È questa la posizione specifica di preparazione al tiro (v. Imbracciare); ‑ impostato: alzato a la faccia e stretto contro allo sterno e la spalla com'è necessario per prendere la mira e aggiustare il colpo; ‑ impugnato: retto con una sola mano sia per spararlo, o sia per  palleggiarlo; ‑ leggero di scatto: quello il cui grilletto richiede pochissima pressione del dito per far scattare il colpo; ‑ montato: coi cani alzati a tutto punto. ‑ È sinonimo di armato; ‑ scarico: senza carica dentro; ‑ scatenato: quello in cui le varie parti della serratura non serrano più bene o calettano debolmente e le canne stesse non hanno più la rigida immobilità, che prova la coesione dell'arme in buono stato; ‑ vuoto: senza carica. Sin. di scarico; ‑ a bacchetta: si chiamano tutti quelli che si caricano da la bocca. Dunque tutti gli antichi sono genericamente a bacchetta;‑ a retrocarica: sono tutti quelli che si caricano da la culatta o da la camera; ‑ a canne fisse: si dicono quelli, in cui le canne a retrocarica, restano fisse al calcio e al massello (non si aprono) e il caricamento si fa dal calcio (Darne); ‑ a canne mobili: i più comuni in cui le canne, rette da l'asta, a l'aprirsi della serratura si staccano dal massello scoprendo la camera, dove debbono entrare le cartucce: ‑ a una canna: gli schioppi a un sol colpo e a più colpi, i quali debbano passare per la stessa canna unica. Gli schioppi a ripetizione sono tutti a una canna: ‑ a due canne: quelli con canne accoppiate sotto 1'istessa mira. In parecchie regioni d'Italia questi schioppi vengono chiamati Schioppe, col nome femminile.
In altri paesi poi si usa il sin. Doppietta analogo a Tripletta.Le due canne poi possono essere affiancate, e si chiamano allora la prima e la seconda, ossia la destra e la sinistra. Possono essere sovraposte, nel qual caso noi dovremmo chiamarle Schioppo a l'italiana, perché così ebbe nome essendo stato un'invenzione nostra. In quest'arme, la prima diventa sottoposta, e la seconda, su cui è la mira rimane la superiore. (v. per la storia e le ragioni tecniche «II Cacciatore Italiano», n°. 5‑XI‑33). Gli stranieri lo chiamano Ovundo sottosopra. A tre canne: è di due affiancate e una sotto queste, al posto della bindella inferiore. Quest'ultima è di un calibro molto minore delle superiori, perché serve per tirare  a palla nelle cacce grosse. Oggi, forse con ragione, prevale la denominazione di Tripletta, analoga a Doppietta. Del resto non è forse male continuar le denominazioni «A una, A due, A tre canne» specie perché anche gli schioppi moderni a una canna sola, ma a più colpi, ossia col serbatoio delle cartucce interno, prendono nome diverso dai loro inventori o da le fabbriche costruttrici. Oggi presso di noi prevalgono nell'uso i Browning e i Cosmi, il primo a 5, il secondo anche a otto colpi, col serbatoio delle cartucce interno. A quattro canne: ossia a 4 colpi; ma così i vecchi a bacchetta, come, se ci sieno, i nuovi a retrocarica, più che armi pratiche vanno ritenuti virtuosità costruttive di armaioli. A ripetizione: si chiamano quelli a una canna sola, la quale può sparare automaticamente più colpi di fila senza ricaricare, in grazia di un serbatoio interno delle cartucce, e del congegno che a ogni colpo  sostituisce una cartuccia piena a la vuota. A rotazione: costruito con un tamburo rotante, che porta le cartucce una per una a imboccare la canna. Con l'armamento automatico: quella che, quando si rinchiude lo schioppo dopo averlo caricato, ne arma i cani automaticamente. Con l'ejettore: fornito del congegno, da cui sono espulse le cartucce sparate fuori delle canne. Con l'espulsore che nell'aprirlo non getta fuori le cartucce da le canne, ma le spinge fuori dalla camera quanto basta a poterle estrarre tirandole pel fondello.
Nota. Il criterio secondo cui si distingue lo schioppo da caccia agli uccelli e ai quadrupedi minori da' le armi da fuoco da guerra e da quadrupedi maggiori, è unicamente quello della carica a pallini o a palla. Lo schioppo porta qualunque carica dei dodici o tredici numeri, che denotano la grossezza dei pallini, più i tre o quattro altri più grossi chiamati anche veccioni, ocarole, pallettoni; mentre la carabina e il fucile portano solo la carica a palla o a mitraglia. È dunque più che proprio necessario ritenere ben distinte queste armi; perché, se pure si usa «fucile» in senso generico per schioppo, lo si fa dandogli il significato indeterminatissimo di «arma da fuoco» . Cosicché, per dir meglio, non si specifica l'arma di cui si parla.
Schioppo scavezzo
(FUCILI e TIRO) quello congegnato in modo da ripiegarsi in due parti, e potersi portare e nascondere facilmente. Notissimo e ottimo quello della Ditta Beretta.
Schioppone
(FUCILI e TIRO) lo schioppo a una o anche a due canne di calibro superiore al dieci, che si usa per certe cacce palustri; ma che, a differenza della Spingarda, può spararsi imbracciandolo, ossia senza bisogno di appoggio meccanico a sostenere le canne o la canna.
Schizzetto
(FUCILI e TIRO) dicesi anche dello schioppino da fanciulli col quale si tira a fermo e ad uccelletti, che si possano avvicinare facilmente. Esempi del sec. XVII. Suo sinonimo può essere schioppino; ma il primo è sempre quello a una canna, mentre il secondo può essere anche a due, ma di calibro piccolissimo. «Ho regalato a mio nipote un bello schioppino a due canne del calibro 36».
Scoppiolare
(FUCILI e TIRO) fare delle coppiole. Ma bene spesso prende il significato di tirare i due colpi senza colpire. «Quando senti scoppiolare stretto stretto e spesso, di' pure: ecco un bombardiere».
Seguire con la mano
(FUCILI e TIRO) determina Il fatto del tiratore, che, puntato l'animale corrente o volante, non ferma lo schioppo al momento dello sparo, ma continua a moverlo conservandone ilpuntamento dinanzi, sopra o sotto l'animale come prescrive l'arte e con la stessa velocità dell'animale. La ragione di questa regola è che, per colpire animali volanti o correnti, è necessario buttar sempre la botta non dove essi sono, ma dove saranno quando il loro moto s'incontrerà ad angolo col colpo. Se dunque si pensa che la mira deve esser presa dinanzi a loro, o sotto, o sopra, cinque, dieci centimetri, computando che, fermandosi con la mano, ossia con lo schioppo, anche solo per l'attimo, necessario a premere il grilletto, e i minimi istanti dell'accensione della carica, si dà tempo all'animale di passar oltre alla mira, ch'era stata presa, deve concludersi che la botta va, non dove si era puntato, ossia dove avrebbe incontrato l'animale, ma dove esso era poco prima. La frase fu usata prima e consacrata da Galileo, il quale la desunse dai colpitori (imberciatori) del suo tempo. Ha dunque l'autorità di un grande letterato, e della pratica vera.
Serratura
(FUCILI e TIRO) tutto il congegno in grazia al quale si chiudono con sicurezza gli schioppi a retrocarica. «Serratura triplice, quadruplice: con la chiave tra i cani, o la chiave inglese, o la serpentina».
Sgrillettare
(FUCILI e TIRO) verb. at. Far scoccare lo scatto di uno schioppo premendone il grilletto. ‑ § Alzare e abbassare ripetutamente i cani per provare quanto sieno agili o resistenti a scattare. In questo senso è verbo neutro. § Con senso neutro assoluto vale Scattare. Es. «Nel saltare un fosso lo schioppo gli sgrillettò» .
Sottoguardia
(FUCILI e TIRO) la parte di ferro sottostante al massello, pel foro o i due fori della quale escono i grilletti.
Sottoscatto
(FUCILI e TIRO) la piastrina di ferro a squadra, imperniata entro 1'acciarino a modo di leva curva, la cui parte anteriore preme contro il gambetto dello scatto, quando la parte posteriore, che termina nel grilletto vien compressa col dito.
Sparare
(FUCILI e TIRO) scaricare o esplodere le armi da fuoco. § Si usa per «tirare»; es.: «Gli ho sparato troppo presto». Il Tomm, nota giustamente «Sparare dice più proprio il rumore che il colpo che fa».
Sparo
(FUCILI e TIRO) lo scaricare armi da fuoco: E relativamente a la caccia, colpo di schioppo. «Quattr'ore di cacciata, tre spari». § ‑ il tiro collettivo e simultaneo che si fa ai capànni de' colombacci e alle nocette o querciole. § ‑ Segnale dello sparo: il contare fino a tre che fa il capocaccia per ottenere la contemporaneità della scarica quando nei capanni debbono sparare più tiratori. ‑ Questo segnale può farsi anche in modi diversi, ad esempio, contando «uno, due e invece che «tre» imitare il verso della  tortora. § ‑ Fare lo sparo, e anche solo e assolutamente Lo Sparo, significa I molti colpi che vengono sparati la sera alle tese (specie a quelle montane) nei giorni che si sono presi più di cento uccelli.
Sparpagliare
(FUCILI e TIRO) è il difetto di certe canne, che, forate male, portano i pallini più che radi e irregolarmente l'uno lontano da l'altro.
Spingarda
(FUCILI e TIRO) sempre a una canna. È l'arme da caccia palustre di maggior calibro; e serve per tirare ad uccelli abbrancati e a maggior distanza. Ma non è schioppo da imbracciarsi: si spara usandone con sostegno. Corrisponde a quello che una volta chiamavasi Schioppo a Cavalletto.
Strozzare le canne
(FUCILI e TIRO) dar loro la strozzatura.
Strozzatura
(FUCILI e TIRO) 1'artifizio meccanico col quale il diametro interno della canna degli schioppi vien ristretto a regola d'arte in modi e punti diversi, perché, anche con poca lunghezza, la canna stessa concentri i pallini ed abbia maggior portata. § Anche il punto della volata dove trovasi questo restringimento. § Strozzatura intera (in inglese full chocke) quella che porta il restringimento del diametro della canna al diametro del calibro immediatamente superiore. § Mezza strozzatura: quella minore della precedente (in inglese half chocke).
Sventare
(FUCILI e TIRO) v. at. rif. a schioppo. Far che perda 1'aria che ci fosse rimasta dentro. § Affievolire il colpo per qualche guasto o imperfezione. «Canna o schioppo sventante».
Tassello
(FUCILI e TIRO) il quadratino o piastrina di ferro traforato che, mosso dal pernio di chiusura, entro un foro oblungo, scavato nel centro del massello, serra i ramponi nel chiudersi dello schioppo, e li lascia liberi all'aprirsi della chiave. Chiamarlo Carrello è uno sproposito, perché il vocabolo francese Carrè significa appunto «quadrato» in genere: e, in questa accezione degli armaioli, vuol dire quadratino, che, entrando nelle parti concave di un altro corpo, si commette così bene a loro da calettare perfettamente come un tassello. E tassello o, se si vuole, Tasselletto è la voce più propria a renderne il concetto esattamente, voce italianissima anche perché deriva dritta da Taxillus latino; e dal Tommaseo vien giustamente definita «piccol pezzo anche di metallo, che si commette in luogo, dove sia guastamento o rottura per risarcirla». Nei nostro caso non c'è guastamento nello schioppo, ma il tasselletto entra e si commette tra i vuoti lasciati nei ramponi, perché sieno afferrati e serrati al massello formando una commessura solidissima tra massello e canne.
Tirare
(FUCILI e TIRO) v. n. e at. Sparare lo schioppo e altre armi da caccia contro la selvaggina per ucciderla; Tirare a l'aborrita o borrita: a un uccello che si levi da terra o da l'acqua col volo veloce e irregolare che gli dà lo spavento; ‑ a corsa: ad animali che corrono; ‑ a covo o nel covo: a fiere accovate; ‑ a fermo: a un animale o bersaglio fermi; ‑ a frullo e al frullo; ad uccelli che si levan frullandosi; ‑ a l'inzecca: senza puntamento certo; ‑ a la lestra: al cinghiale nella lestra; ‑ al rumore: puntando non con gli occhi ma giudicando dal rumoredove si trovi l'animale da colpirsi; ‑ a lo schizzo: nel momento che l'uccello o la lepre scattano fuori dal luogo dove si trovano con quello slancio di volo o di salto, che chiamasi schizzo; ‑ a volo: a uccelli in volo; ‑ di borrita: (v. a borrita); ‑ d'impostatura: nello stesso momento che s'imposta lo schioppo; ‑ di prima impostatura: rafforza il modo precedente, ma è anche più esatto e conforme al concetto vero; ‑ di levata: a un uccello mentre si leva da terra. Ma va notato che, sebbene sia usato in Toscana, questo modo non può significare quel che dice l'altro diborrita. Perché la «levata» dice il pacifico levarsi di un uccello, mentre la borrita ne è la fuga con volo di difesa per sottrarsi al cacciatore che l'ha scacciato; ‑ di mira: mirando bene e con studio l'animale. Ed è il contrapposto di «a prima impostatura»; ‑ di posa: a uccelli posati; ‑ di prima posa: nel momento stesso che l'uccello si posa; tirar la prima, la seconda (v. «canna»).
Tiratore
(FUCILI e TIRO) colui che tira. § Colui che tira bene. Es. a Tiratore, no, sparatore sì n. § Tiratore di mira, di prima impostatura (v. a Tirare). § Tiratore tardo: quello che indugia troppo a trovare il puntamento.
Tiro
(FUCILI e TIRO) il fatto e l'atto del tirare con lo schioppo a un bersaglio vivente o inanimato. § arrovesciato: quello agli uccelli che son già passati sul capo a l'indietro, per modo che conviene puntarli con la faccia supina e il capo quasi arrovesciato, e puntarli di computo. § ‑ bono per tiratori destri quello ad animali che passino movendosi da destra a sinistra; al contrario pei mancini. § ‑ bruciato:ad animali che sono troppo vicini. Quasi a dire che li brucia il fuoco della schioppettata. § ‑ cieco,senza mira, ossia senza punto di mira visibile. § ‑ forzato: troppo lungo. § ‑ giusto: né troppo lungo né troppo corto. Si accetta come misura quella dei trentasei metri e mezzo. § ‑ inclinato: fatto su un terreno che va da l'alto al basso. § ‑ perso: che è oltre la portata supposta dell'arma. Perciò dicesi anche massimo. § ‑ radente (terra o acqua) che si fa a certi uccelli su la terra o l'acqua radendone appunto la superficie. Va fatto puntando l'uccello dinanzi, ma sotto, se l'uccello vi attraversa di fianco; puntandolo sopra se fugge di coda. A la lepre tal quale. § ‑ sicuro: che dà certezza di essere efficace sia per la distanza, sia per effetto del puntamento e della botta. Le frasi che seguono si usano formandole così con la voce «tiro» come con «tirare». § ‑ a campanile: contro uccelli che si levino verticalmente. Dicesi anche Tiro a colonna. § ‑ a corsa: contro animali correnti. § ‑ a fermo: ad animali o cose che non si muovano. Può essere a fermo su lo stesso terreno piano, dove ha i piedi il tiratore, su un terreno declive e su un terreno acclive. In tutti questi tre casi, ma specie ne' due primi, è necessario puntare sotto (ossia prima) l'animale. A la lepre nel covo, in piano, sempre un palmo e più sotto, secondo la. distanza. § ‑ al frullo: quello agli uccelli che scappano frullandosi; § ‑ a l'inzecca: il tiro buttato là senza certezza del punto dove si trovi il bersaglio; § ‑ a livello: contro animali che véngan verso il tiratore, a l'altezza dell'occhio mirante e in linea retta. Trovasi anche chiamato orizzontale e a bilancia ma sono denominazioni illogiche; § ‑ al rumore: giudicando con 1'udito il punto dove dovrebbe trovarsi l'animale a cui si tira.‑ In botte e a la posta palustre a le anatre, quando non ci si vede si punta a orecchio, ossia secondo il suono delle ali volanti; ‑ a lo sbrocco: al momento in cui l'uccello si mostra scoprendosi in volo dalle brocche o frasche; ‑ a lo schizzo: agli uccelli o quadrupedi che si levano schizzando, come i tordi e la lepre; ‑ a volo: agli uccelli in volo; ‑ di borrita: contro uccelli che fuggono impetuosamente dinnanzi al cacciatore, levandosi da terra o da l'acqua (v. Borrita). Tiro di caduta: quello a un uccello che si lascia cadere, o si precipita da l'alto mentre il tiratore è in basso. È l'opposto del tiro a campanile; e differisce dal Tiro di ficco in quanto che questo suppone che il tiratore rimanga più alto dell'uccello cadente. ‑ La beccaccia e il beccaccino si ripongono di caduta (facendo il sette) ossia lasciandosi cadere da l'alto poi strisciando a terra; § ‑ di coda: quando l'uccello fugga con volo rasente terra in linea retta di fronte al tiratore. § ‑ di compunto: buttando il colpo non contro l'uccello o il quadrupede, ma contro il punto, in aria o in terra, dove si computa che potranno incontrarsi il moto dell'animale e la schioppettata § ‑ di fianco: tirato o su l'uno o su l'altro fianco. E si chiama Tiro bono quella che si fa girandosi sul fianco sinistro, ossia ad animali passanti da destra a sinistra ‑ cattivo o falso,quello da sinistra a destra. Pei mancini, l'opposto. La ragione è che a l'uomo torna facile girarsi con il tronco su i piedi fermi conservando lo schioppo puntato più da destra a sinistra che da sinistra a destra. Nel primo di questi movimenti è facile rimaner con lo schioppo puntato fin quasi a tre quarti del giro su se stessi, e senza bisogno di movere i piedi. Nell'altro si riesce appena a rimaner puntati per un terzo e sempre con stento. Sforzandosi poi, accade che il colpo si fa sempre dietro l'animale; e ciò perché è legge naturale che quel moto, che non può progredire, retrocede. Il che significa che le braccia e il corpo girati fin dove non potrebbero giungere danno un rincollo; e, invece che portare lo schioppo dove si vorrebbe, lo respingono indietro. Ed è perciò che, per tirare a un animale, che passi velocemente da sinistra a destra, è regola di postarsi rivolgendo il piede sinistro attorno al destro e girando questo sul tallone. § ‑ di ficco quello che si fa su animali che volino o cadano quasi perpendicolarmente sotto al tiratore § ‑ d'infilata:ad animali che possano essere colpiti insieme perché sono gli uni dietro gli altri su una stessa linea § ‑ d'impostatura e di prima impostatura quello che si fa in un tempo solo portandosi lo schioppo alla faccia, puntandolo, sparando e colpendo (v. Impostarsi e Impostatura). Sono modi errati sia chiamare questo tiro di Stoccata,come, alla toscana, d'Imbracciata (v.note a queste voci); § ‑ di levata:fatto ad uccelli che si levino da terra volando tranquillamente e non con la violenza della borrita (v. Levata); § ‑ di mira:fatto quando si spara dopo aver mirato molto o bene 1'animale § ‑ di passata:ad uccelli che vi passino a tiro in volo, specie se di punta o mezza punta § ‑ di posa:a uccelli posatisi e perciò fermi. E se il tiro si fa nello stesso momento che l'uccello si ferma sul ramo o simili, si dice Tiro di prima posa § ‑ di punta:ad uccello che venga dritto in faccia al tiratore. E dicesi di mezza punta,se l'uccello venga non del tutto in faccia a filo § ‑ di punto in bianco:quello che rimane entro la distanza in cui la botta corre con pieno vigore in linea retta. Oltre questa distanza, ossia nella caduta della botta, convien puntar sempre un po' sopra al bersaglio. § ‑ di scappata:fatto contro eccelli che fuggano con impeto da piante o dal terreno. Notare la differenza tra scappata e borrita.§‑ di sfondata:ad uccelli che fuggano bassi ne' boschi o nelle macchie. Quasi volesse dirsi a sfondare gli ostacoli, perché il modo va esteso a tutti i tiri fatti in luoghi rivestiti comunque di piante e fronde. § ‑ del re: quello ad uccelli che vengono a filo sul capo al tiratore ma non sono ancora perfettamente perpendicolari. § ‑ di striscio: a un uccello che striscia; e anche quello rasente una superficie. § ‑ sul ghiaccio:notabile in quanto, se il ghiaccio è piano e liscio, aumenta la portata del colpo, perché i pallini strisciando e schizzando conservano forza più a lungo. II - Tiro: dicesi per la distanza a cui può giungere il colpo utile di un'arma. § A Tiro: nei modi Essere, non essere a tiro, sotto il o al tiro un animale o un punto significa trovarsi essi entro o fuori della portata dell'arma, con cui si tira. In latino «Intra o Extra teli jactum». § Fuori di tiro: oltre la portata dello schioppo o carabina. § Conoscere il tiro: conoscere le distanze a cui si può tirare utilmente a caccia. ‑ E così Non conoscere. «Non tutti i cacciatori a l'asciutto conoscono bene il tiro su l'acqua; né quelli di borrita, il tiro a volo». § Venire o non venire a tiro (un animale) avvicinarsi o no tanto da entrare sotto il tiro, «Negli appostamenti a volo, la prima abilità del cacciatore è quella di saper aspettare gli uccelli a tiro». § Forzare il tiro: tirare più a lungo di quanto porti l'arma. III - Tiro: si usa anche per carica. ‑ .«Mi rimangono ancora quattro tiri». § ‑ e per Colpo: Tiro tiro, uccello uccello,  ogni colpo, un uccello. Rispetto al tiro arrovesciato è bene ricordare che esso riesce sempre molto difficile, perché la botta che si rischia urta contro la legge fisica, che ogni moto che si ferma a l'improvviso necessariamente rincolla. Per conseguenza il meglio a farsi, quando si possa, è di voltarsi indietro sul fianco sinistro e tirare a l'uccello puntandolo davanti.
Tripletta
(FUCILI e TIRO) lo schioppo a tre canne delle quali una di calibro assai piccolo deve servire pel solo tiro a palla. Essa è saldata tra le due canne superiori affiancate, ma nella parte inferiore. Questo vocabolo ormai entrato nell'uso e da esso sanzionato viene anche a giustificare doppietta.
Tubi riduttori
(FUCILI e TIRO) sono i tubi metallici, dei quali ci serviamo per ridurre a calibro minore le canne di calibro maggiore. I calibri oggi più usati nella caccia ordinaria sono il 12, 16, 20, 24, 28, 32, 36.
Tubo
(FUCILI e TIRO) la parte del bossolo della cartuccia, nella quale debbono esser poste la polvere e i pallini o la palla. Può essere di cartone o metallico.
Turacanne
(FUCILI e TIRO) 1'oggettino formato di due turaccioletti tenuti uniti tra loro da un filo metallico, e distanti quanto son le bocche delle canne, che si usa a tenerle turate quando lo schioppo non si adopera.
Volata
(FUCILI e TIRO) la parte superiore, della canna, che va dal raccordo a la bocca. ‑ È termine degli armaioli.

 


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