Glossario della lingua italiana di caccia - Voci sulle RETI
Aiuolo
(RETI) rete (v. a Tesa e Aiuolo). Anelli
(RETI) le maglie esterne, nel capo delle reti erette, che sono (il forma circolare e molto solida perché per esse deve passare la fune, che sostiene e serve a tendere la rete stessa. Se sono di metallo si chiamano Campanelle (in lat. Circuli). Antanella
(RETI) rete a un solo panno, alta quattro braccia e mezzo e lunga più di duecento passi, che vien tesa di notte attraverso i prati e le marcite, oppure tra un bosco e l'altro sostenuta da una corda a cui è sospesa con anelli in modo scorrevolissimo. Armatura e Armature
§ Quadri dell'armatura: le maglie quadrangolari di essa fatte così «acciocché la ragna trabocchi, e faccia sacco». Olina. Bertuello o Cucullo
(RETI) (vedi a Tese singole Quagliottara). Callaiuola
(RETI) sottintende Rete, ed è quella su due staggioli. che si pone ai fori delle siepi o ai passi angusti per prendere lepri. (Da calla o callaia: Via, passo (la fiere. È la superstite e la più piccola delle reti antiche da fiere. Da notarsi. Il Tanara, non so per quale errore, la chiama Canagliola. Dubito però che potesse essere in gergo bolognese. Campanelle
(RETI) i cerchi (il metallo che si usano in luogo degli anelli delle reti, specie per quelle da fiere. CassisCasses
(RETI) denominazione che non ha corrispondente in italiano e che convien tradurre Plaga tesa in modo da far sacco, ossia tesa lasciando molta abbondanza di panno. ‑ Senofonte insegna anche il modo di tendere le Casses: oltre l'abbondanza di panno, egli scrive che conveniva piantare i pali non troppo solidamente e con pendenza in avanti. Che così fosse vien confermato da Ovidio. Ars am. I. 392, quando dice. «Non bene de laxis cassibus exit aper» «difficilmente può liberarsi il cinghiale da la rete di molto panno». E l'altro di Seneca Ag. 893 «Come il cinghiale inviluppato dal molto panno della rete tenta di uscirne, e infuria invano» E anche lui dice casse vinctus, ossia avvinto, insaccato, come diremmo noi oggi. Copertone
(RETI) rete da tratta di filo, solido e maglia abbastanza fitta, che vien usata più che altro in pianura per le tese ai trampolieri, storni, lodole. Il nome accenna più al tipo di rete solida e spessa, che a le pochissime sue varietà dipendenti tutte da la maggiore o minore robustezza. Questa è necessaria in tutti i copertoni, perché al prato e in palude gli uccelli si prendono a volo, e il cozzo dei branchi è assai formidabile e potrebbe benissimo sfondare una rete meno robusta. Vien chiamata anche Pantiera,per il fatto che serve a prendere tutti i volatori delle largure. Si dice però Copertone da pivieri, da pavoncelle, da lodole (v.Pantiera). § Copertone:vien dato questo nome anche a lo stràscino più robusto usato nell'ammaestrare i cani da rete a 1'uccellagione cinegetica a le quaglie. La ragione ne è che coi cani giovani o non cogniti di questa caccia, si corre pericolo che, levandosi la quaglia puntata, il cane gli si slanci dietro sfondando uno stràscino di seta o bavella. Il nome dunque prende origine da la robustezza della rete. Nota. Non si deve confondere con Copertoio,come fanno certi autori. Manca a la Crusca e al Tommaseo. Corde
(RETI) quelle tese in certi punti dello sbarramento con appesi spauracchi di penne, liste bianche e colorate di pannolini, per respingere impaurendole le fiere. § Anche quelle funi minori che servivano a tendere le reti e fermarle ai pali. Corde della rete
(RETI) tutte le funi e funicelle che servono ad usare le reti, reggerle o moverle: Maestra, Maestruzza, Contrina. (Venti), Filetti, Tratto o Fune del Tratto, Forbici, Forcella. § Contrina:ciascunadelle funi che legate ai capi delle aste o staggi, e fissate in terra, servono a tener tese le reti e a regolarne la caduta. Ma il nome vale solo per le corde che funzionano nella parte della rete più lontana all'uccellatore. Olina Ucc. «Le funi, che si parton dal capanello e vanno a le reti, si domandan maestre; e dalla banda di sopra al paretaio si domandan contrine». § Filetto e più al Filetti: lefunicelle che servono a tener serrate a terra le reti versatili e le erette nella loro parte inferiore. Sod. Arb. 242 «Ginestre e sanguini tenuti bassi per attaccarvi i filetti della ragna». Ora invece dei filetti si usano anche delle forcine metalliche da piantarsi in terra. § Forbici: La biforcazione in due funi divergenti in cui si apre il tratto per muover le due reti versatili, che si debbon chiudere a riscontro. § Forcella: quel punto del tratto delle reti versatili nel quale si congiungono le due funi che provengono da le due aste a riscontro. Ed anche tutta la parte di questa divergenza; la quale però vien anche chiamata «Le Forbici».§ Maestra:(sottintende fune) quella fune da la quale sono infilzati gli anelli della rete nella parte superiore di essa per conservarla tesa e unita a le aste. Olina Uccel. 62 «Essendo due funicelle da capo di essa (rete) che si chiamano maestruzze, dicendosi Maestra a quella che sostiene la rete per via degli anelli». § Maestruzza: la fune minore, ossia quella che non sostiene la rete per mezzo degli anelli. Vedi l'esempio sotto a «Maestra».§ Riscontro e Riscontri: le corde che si legano a l'estremità superiore delle aste versatili, e si fermano a terra con un cavicchio solido da l'altra nella stessa linea della coda delle reti, perché ne reggano e regolino la chiusura. È sinonimo di «Venti» . § Tratto, Fune del tratto [e Traito]: la fune che, nelle tese a reti versatili, da le aste o da gli scattatoi va al casotto per essere tirata a chiudere le reti. Essa entra nel casotto per un foro ch'è sotto la bocchetta e vi è trattenuta da la Manicchia. Segno Tratto e vorrei ripudiato Traito quale doppione inutile, non accettato da parecchi vocabolari, «Tratto» è la stessa voce latina Tractus, perciò termine doppiamente nostro Cordicelle
(RETI) le corde tutte che servivano a la tesa, e non erano la fune maestra da reggere le reti passando da l'inforcatura, né le corde che reggevano gli spauracchi o le tele. Custodi delle reti
(RETI) gli uomini che si ponevano dietro le reti con armi adatte ad uccidere le fiere, che ci rimanessero irretite, e a riattare lo sbarramento rimasto aperto o guasto da l'impeto delle bestie catturate. Dovevano rimaner dietro le reti oltre cinquanta metri, e ciò perché non fossero aventati: e forse anche perché rimanessero meno in pericolo, nel caso che le fiere avessero potuto traforare lo sbarramento in pieno vigore, e per conseguenza piombando loro addosso di sorpresa. Epìdromo
(RETI) la parte inferiore della rete che serviva di contorno a la plaga tra i due pali. E siccome in queste reti la parte inferiore era quella che aveva maggior importanza, per ché doveva sostenere l'urto più violento, con la voce Epidromo veniva denominata anche la parte superiore della cintura, detta però da alcuni Peridromo. Fascine
(RETI) Si usavano per solito a formare lo sbarramento nei luoghi dove non si potevan piantare i pali; o anche a colmare depressioni brevi e profonde del terreno. Come pure si usavano rami sciolti da accatastare quale impedimento a la fuga delle fìere inseguite. Fimbria
(RETI) la parte sovrabbondante delle reti, che raccoglievano e lasciavano presso l'ultimo palo. Forcatura (v. Pali)
(RETI) Fune
(RETI) quella che, infilando gli anelli delle reti, e passando per la inforcatura de' pali, serviva a reggerle e a regolarne la tensione. In latino questa fune era chiamata Tendo (téndine) e corrispondeva a la Maestra delle reti da uccelli. Ma oltre questa c'erano anche altre corde o funicelle (lat. Funiculi). Pali da reti
(RETI) erano i sostegni delle reti da fiere. Legni pedagnoli o di spacco, un po' forcuti in cima e acuminati a foco nel fondo. Venivan piantati in terra più o meno solidamente, secondo che si volessero arrestare le fiere, o farle insaccare nella rete che facesse borsa. In questo caso si lasciava molto panno a la rete, e si piantavano i pali meno solidamente e con pendenza in avanti. In greco Scalides: inlatino Furcula e Stipites(igne acuti) e anche Varra, ae. (In Abruzzo, di fianco a la Guardia d'Orlando, c'è ancora una Valle di paline, chiamata «Val dei Varri». I pali dovevano essere di altezza maggiore e minore; i maggiori però non superavano i dieci palmi. Questa diversità serviva a dare alle reti tese una minor diseguaglianza d'altezza anche nei terreni ineguali «Furculue retium longitudine palmos decem aequent, nonnullae minores sint». I più bassi venivan posti nelle alture, i più alti nelle depressioni del terreno. Anche se ne piantavan pochi ma solidamente, dove le reti si volevan tender molto, di più, quando i pali non potessero o dovessero avere molta solidità. E non dovevano averne troppa, se si voleva che la rete, a l'urto dell'animale, facesse sacco, perché la fiera ci rimanesse dentro impigliata. La Forcatura dei pali per le reti maggiori doveva essere non troppo grande. Per essa passava la fune, da cui eran rette le reti stesse, e che serviva a sostenerle e tenderle più o meno. Senofonte dice: «I pali delle reti maggiori abbiano piccola forcatura con scavo non profondo». Pantiera
(RETI) trovasi usato negli autori nostri e vien derivato dal greco a significare Rete da tutti gli uccelli e animali, ossia così solida da poter irretire uccelli grandi e mezzani, ed anche fiere minori. Infatti 1'aiuolo serviva anche a prendere lepri, volpi, e si trova detto anche cervi (!!).«Capiuntur cervi cum retibus quod Arolus vocatur a vulgo». Io credo però che, come il Copertone d'oggi, essa fosse rete molto solida a maglie non troppo larghe, e atta ad irretire da l'anatra al piviere e alle pavoncelle. Così la rete, con cui oggi si tende ne' prati a pavoncelle, pivieri, storni, colombacci, serve appunto a una caccia multipla; e perché è molto resistente dicesi Copertone (v. q. v.) In origine par che fosse una rete da anatre, la quale, come accade sempre, dette il nome anche a la tesa. Questa era una fossa più lunga che larga e poco profonda, sopra la quale si adattava nel lato opposto al capanno una rete ammannellata in modo da potersi piegare tirandola a poco a poco su tutta la buca, ossia su le anatre richiamateci da giochi e richiami. II Tomm. dà Pantera e Pantiera: Fossa lunga e larga (ma poco profonda) dove si adatta una rete per pigliarvi anitre selvatiche (anche Fanf.). Ed anche la rete per pigliar anitre, beccacce, pernici ed altri uccelli. In senso simile Panther (Varrone). Nel francese antico Pantière, gran rete da uccellare. Paradròmiti
(RETI) è voce greca, passata anche in latino, sotto la forma Paradromis, a indicare i passaggi lasciati lungo lo sbarramento formato da le reti, da le tele, da le corde tese con spauracchi o da ripari di legna ammontate e di terra. Pollux traduce Intervalla ad excursiones.Questipassaggi poi, al bisogno, si potevan chiudere con apposite reti minori, che in latino si chiamavano reticula minora, e in greco anche Embòlia. E forse queste sono le reti, da le quali provengono le nostre Callaiole. Paratelle
(RETI) piccole reti erette che si tendono a le quaglie sostenute da aste conficcate nel suolo, e sono conservate perpendicolari da piombi o altri pesi. Onde si trova anche la denominazione di Piombine. Pareti
(RETI) usato al è definito in modo più che incerto dai vocabolari, alcuni dei quali cadono nel circolo vizioso di derivarlo da Paretaio, altri in quello inverso. In apparenza parrebbe che derivasse da parete term. architettonico, ma io dubito che possa venire dritto dritto dal latino Par‑retium corrispondente in tutto al nostro paio direti,ossia a quelle due reti accoppiate, che si chiudono simultaneamente a riscontro l'una dell'altra. E in questo mi conferma l'uso plurale, che si fa della parola, e il fatto che, ritenendo per certo che «paretaio» derivi da Pareti,non questo da quello, se ne ha una conferma, perché lo stesso Olina chiamava «paretai» tuttele tese fatte appunto con reti a paio versatili. Ritengo dunque che «Pareti» debba definirsi: Tutte le reti versatili che si usano a paio, l'una a riscontro dell'altra.Enoto anche qui che certe derivazioni io non le faccio in nome delle sublimazioni etimologiche dei filologi e glottologi, ma rimanendo entro i limiti del gergo venatico; del quale i professori che vanno per la maggiore non possono certamente tener conto. Noto anche che, se questo termine derivasse da «parete» dovrebbe essere attribuito assai più propriamente a tutte le reti erette, somigliantissime per ciò stesso a una parete di stanza, mentre invece nessuna di queste reti erette ha mai avuto il none di «parete». Passata e Rete da passata
(RETI) la rete che tendesi eretta su pali o raccomandata ad alberi ne' passi montani, o ne' boschi, dove sieno forzati a passare uccelli. Ed è anche il nome della tesa. Nota. Passata è l'Apertura, per cui si, passa da un luogo a un altro. Onde la denominazione. Plaga
(lat. Plaga, ‑ae). La parte di mezzo della rete da fiere che rimaneva tra due pali, e, tesa, prendeva forma di rombo, senz'angoli retti, ed aveva maglie tanto larghe, quanto bastasse a entrarci il capo delle fiere cacciate. Il resto, ossia quello che non era a maglie, si chiamava Contorno (o Cintura) e comprendeva quanto della chiusura tesa non era a maglie (enodia),glianelli, le funi (maggiore e minori) corde e tele eventualmente. § Plaga ultima: quella che rimaneva tra l'ultimo e penultimo palo. Perciò ultima destra, ultima sinistra. E queste si chiamavano in latino, Corni o Ale (Cornua vel Alae). La ragione delle maglie larghe, da cui era formata la parte centrale della plaga, è che ogni fiera in fuga cerca di traforare la macchia nei punti dove apparisce un passaggio possibile. Si sa che per certi animali sembra criterio istintivo che, dove passa il capo, debba passare anche tutto il corpo. Perciò i vani delle maglie rade, che, come ho detto, prendevano misura da la larghezza del capo delle fiere, erano un invito a forzar la macchia proprio in quel punto. (Conf. l'istinto dei nostri gatti). Da ciò si spiega anche l'uso delle tele bianche, di cui s'intramezzavano le reti, quale respingimento delle fiere, da quei luoghi dove non si voleva che tentassero di traforare. E così quello delle corde con spauracchi. Perché la fiera, che rimaneva entro lo sbarramento, rimaneva in caccia, e perciò non era perduta, ritornando sotto ai cani o ai cacciatori armati. Il De Vit, benché non certissimo della definizione di Plaga,conclude asserendo «Potest etiam dici, ex loco Horatii, esse plagas majoribus feris capiendis aptas, retia minoribus et avibus».Ma la differenza non è cotesta. Retia è la denominazione più generica; Plaga è la rete da fiere, tesa tra palo e palo: Cassis è la plaga, a la quale si lasciava molto panno perché facesse sacca (v. q. vo.). Prodina
(RETI) trovasi usato per quella rete che serve per tendere a la proda; ma non par giusto. Quella a la proda è una tesa, non una rete: tanto è vero che in tal tesa si possono usare reti di parecchie forme, con riscontro e senza. Ragna
(RETI) la più fina delle reti da uccelli dopo la Ragnuola (suo diminutivo e di maglie più strette). Questa rete si usa scempia nell'uccellagione a uccellini e uccelletti, ossia ne' paretai, nella prodina, nella ragnaia, nello struscio, nell'uccellagione col cane da ferma (ma allora si chiama Stràscino) in quella col soprerbe, ed altre. Si usa, in mezzo a due altre reti a maglia larga, dette Armatura ne' roccoli e simili. Non è giusto chiamarla Ragna triplice quando è rafforzata da le armature, perché queste sono reti a sé ben diverse da la ragna, tanto che hanno maglie così larghe da doverci passare anche un tordo o un uccello maggiore. L'improprietà proviene da un esempio infelice del traduttore del Crescenzi, riportato qui, sotto la voce Panno.La ragna e la ragnuola furon chiamate dai latini anche Nebulae ossia nebbie. Infatti a guardarle tese danno l'impressione della nebbia. Aranea è la stessa parola nostra. In greco Nefele.§ Alzar il panno della ragna (v.Appannare). § Darnella ragna: restarpreso nella rete. E dicesi anche Ragnare il restarci presi § Ragna scempia: quellausata ne' paretai e tese simili senza il rafforzamento dell'armatura. § Ragna con l'armature:quella di certe reti erette (roccolo e simili), che si tende in mezzo a due reti di maglie larghissime (quadri) perché attraverso queste l'uccello irretito porti la rete a far sacco. Ragnuola
(RETI) la più fina delle reti, tanto poco visibile, che gli antichi l'assomigliavano a un velo di vapore, ossia a la nebbia, e la chiamarono appunto Nebulae e Conopeum (zanzariere). La ragnuola, come la ragna, si usa purtroppo quale strumento di frodo a insidiare anche uccelli, che dovrebbero essere rispettati. Si tendono a lo sbocco di certi fossati, in cui la vegetazione fa capanna; e bussando sopra questa si spingono usignuoli, capineri e simili a irretirsi. Rete
(RETI) Il panno di fune o filo più o meno fine contesto a maglia di varia larghezza, il qual serve a prender vivi uccelli e fiere (Retina, Retóna). Sue parti sono il Panno, le Maglie, gli Anelli, il Capo, la Coda, i Lati, le Testate. In latino Rete;maoltre che neutro si trova anche maschile e femminile «Retem plenam» (DeVit). Si trova Reticulum, Reticulus, Retiola (dauccelletti, opposta a Plagae). Isid. chiama Conopeum la rete più fine che sarebbe «zanzariere». Il Thes. dà Conopium e Conopeum che sarebbero la nostra Ragnuola; e Plinius asserisce di averne veduta una vastissima, ma così fine, che passava attraverso un anello da dito. § Anelli della rete. La parte in cui termina la testata superiore della rete, la quale è composta di maglie più ampie e solide, perché dentro di esse debbon passare le due funi Maestra e Maestruzza, la prima delle quali serve a sostenere la rete stessa. (In lat. Annuli,specie quelli delle grandi reti da fiere;i quali se erano di metallo eran detti Circuli) § Capo: la parte superiore o anteriore della rete, secondo l'uso che si fa di essa. Lo stràscino, che si usa spiegandolo per coprir 1'erbe dinanzi al cane in ferma, ha il capo (ossia la parte anteriore) che si chiama appunto Capocorda.§ Coda:la parte inferiore o posteriore della rete. Per le reti erette, le versatili, i1 bertuello, la parte inferiore è quella che rimane presso a terra. Per lo stràscino è la parte opposta al Capocorda. (V. Stràscino). § Latie Lato: ledue parti estreme in cui termina la rete tra il capo e la coda. Si distinguono con le denominazioni destro e sinistro relativamente a la mano di chi ne usa. § Maglie [le]. I vani del panno tra gl'intrecci dei fili, da cui è composta la rete. Da la larghezza maggiore o minore delle maglie vien determinato e conosciuto l'uso della rete nell'aucupio, e se ne designa anche la specie in commercio. Dicesi «Maglia larga, stretta spessa, rada, robusta. Maglia da anatre, da fiere, da pivieri o pavoncelle, da lodole, uccelletti, uccellini. Maglia di tanti centimetri o millimetri». La maglia dunque va da la larghezza di decimetri, qual'è quella da fiere a quella di millimetri per uccellini. Ne consegue che le denominazioni fondate su questo criterio prendono mille forme secondo i dialetti e i concetti diversi a cui si ispirano. Resta perciò impossibile adottarne o imporne una nomenclatura, che possa dirsi nazionale. Per l'uccellagione comune le misure delle maglie, nell'uso pratico e nel commercio, si fanno in millimetri, e relativamente a tali misure si dà anche norma a le reti. Rete uccellina o lucherina mm. 17-18; Rete fringuellara mm. 22; Rete frosoniera o bastarda mm. 25; Rete tordara mm. 27‑28: Rete p. cesene mm. 30. E questa è forse la più razionale ed accettabile nelle condizioni presenti. Va notato poi che per le reti, con cui si tende al prato, o anche su l'acqua, e si debbono prendere gli uccelli a volo (pivieri, pavoncelle, storni ecc.) non si usano maglie molto larghe ma piuttosto spesse e di filo robustissimo. E ciò perché gli uccelli, passando a branchi e in volo impetuoso su le reti, col peso stesso romperebbero reti deboli a maglie rade. E sono appunto queste reti che si chiamano Pantiere e Copertoni. § Panno Tutte maglie interne di cui riman composta la rete. Rete ricca di Panno: quella, che nell'interno è così sovrabbondante di maglie da poter far sacca. ‑ povera di panno:quella che per pochezza di maglie riman sempre tesa e non può far sacco (v.Sacca). Nota. Da notarsi l'errore in cui è caduto il Tommaseo, trattoci dal traduttore del Crescenzi. Egli definisce «Panno» «Ciascuno di tre pezzi (?) di rete che formano la ragna» . Ed ecco 1'esempio «Sono ragne di due generazioni: alcuna è semplice... l'altra si ha tre panni:quello di mezzo grande e molto fitto; quelli di fuori minori e radi». Ora cotesto traduttore toscano, considerato e consacrato testo di lingua dai feticisti, come non ha inteso per nulla il significato di expegatorium rete e l'ha scambiato con un erpice, ossia un istrumento agricolo; qui scambia le due reti d'armatura della ragna eretta con altrettante forme di ragna formanti una sola rete. La ragna è una rete a sé, e le Armature pure sono forma di reti a sé, che si usano insieme con la prima per rafforzarne la potenza di irretire e trattenere gli uccelli facendo sacco. E la diversità è provata anche dal fatto che la ragna ha le maglie, mentre l'armatura ha i Quadri.Dunque il Panno è tutto il corpo di mezzo della rete, non una forma di rete; e l'armatura ha anch'essa il suo panno di maglie larghe da cui è classificata (v. Appannare). § Testate (le). Le due parti in cui termina la rete da capo e da coda. «Testata inferiore e superiore». «Testata anteriore e posteriore». Hanno le prime le reti erette e le versatili; le seconde lo stràscino e anche il soprerbe. La testata anteriore del bertuello si chiama Bocca del bertuello,meglio che del bucine,perché bucine è ciascuna parte del bertuello. § Colore delle reti: il più adatto è quello che meno si mostra ossia meno si distingue dal luogo ove è tesa la rete. Perciò i due colori fondamentali da usarsi sono il verde e il terreo. § Durata di una rete: sireputa che le migliori, se curate come si deve, durino per sette anni. ‑ § Sostanza di che si fanno le reti. La migliore, perché più catturante e avvolgente, è la seta,specie per gli uccelli minori. Segue la bavella,poi il lino.IGreci e i Romani chiamavano le reti Lina. Rete a mano
(RETI) quella che, per esser messa in opra, non abbisogna d'altro che della mano dell'uomo. Sarebbero in ordine di importanza lo Stràscino, certe ragnuole, il soprerbe. N.B. ‑ Non si dovrebbe dire al plurale Reti a mano,perché questo plurale non potrebbe altro che significare «Reti a tratta o stratta» ossia reti che sono in genere due versatili, e si chiudono con congegni più o meno complicati, non per sola opera della mano dell'uomo. Rete di copertura
(RETI) (v. Bertuello). N. B. ‑ Altro è la rete di copertura, altro, e ben diversa, la rete da coprire il cane fermatore. (v. Uccellagione col cane). Reti [le]
(RETI) s, f. che si usa comunemente al plur, perché per solito nelle tese le reti sono sempre a coppia e di forme varie, o più della stessa forma. Così ne' paretai le reti versatili sono due a riscontrola più grande che si dice Retone, la più piccola, a cui si dà il nome di Ribattitora. La ragna dei roccoli, che è rete eretta, si tende in mezzo a due altre reti a maglie larghe chiamate Armatura. Lo stesso Bertuello è composto di alcuni Bucini, l'ultimo dei quali ha il ritroso. Le Passate poi sono tante reti erette, quanti sono i vani del colonnato d'alberi, tra cui sono tese. § Caricare le reti [versatili] Aprirle la prima volta tendendo, ossia porle al punto che, tirate, possano riversarsi a catturare gli uccelli. Dicesi anche Ricaricare,ma questo è reiterativo, e per conseguenza più proprio per ogni volta che si ripongano al punto da scattare. Così pure Ribattere le reti. § Rivedere le reti:Riesaminarle con diligenza a rammendarne i falli. È operazione da fare prima di rimetterle in opera. § Tendere le reti:Apparecchiarle a quel modo ch'è necessario, perché possano irretire gli uccelli. § Tirare, riferito a Reti o Rete, vale dare alla fune del tratto, impugnandone la manicchia, quella stratta ch'è necessaria a far chiudere le reti aperte. e «Tira! ora che ci son tutti» ossia tutti gli uccelli del branco sono scesi nel boschetto o nell'aiola, § Tirare a volo:parlandosi di reti, vale tirarle a uccelli che ci passan sopra a volo, quali i pivieri, le pavoncelle gli stornelli i colombacci, le lodole. «In molte tese di prato le reti si tirano a volo». § Tiro di reti:Ogni atto del tirar le reti versatili per irretire uccelli. Es. «Oggi tra un tiro e l'altro si ha tempo di fare un tresette». Tiro [di reti] a volo:quello che si fa, specie con le reti aperte, ma può farsi anche con le altre versatili, ad uccelli, che passino a volo. Nota pratica. II tiro a volo con le reti vien fatto con questa regola: siccome gli uccelli volano sempre col vento in faccia, e le due reti si chiudono l'una un po' prima, l'altra un po' dopo, l'uccellatore deve attendere per tirar le reti che gli uccelli sieno sopra quella che si chiude contro il vento. In tal modo l'uccello o il branco, non potrà retrocedere e si troverà di fronte la rete che s'alza per prima, mentre l'altra alzandoglisi dietro lo spingerà ad irretirsi. § Venire: le reti o la rete,dicesi di quelle a tratta o chiusura, quando, sia nel tiro a braccia, sia in quello a catto, si chiudono agilmente. § La rete vien bene; vien reale,risponde bene o male a la stratta. Reti aperte
(RETI) ha due significati. Quello di reti da paretaio o prodina caricate o ribattute; e quello di' alcune tese di prato a lodole, a pavoncelle, storni (v. Tese singole), Reti da fiere
(RETI) eran reti robustissime di funi a maglie larghe, usate fin da l'antichità più remota, per impedir la fuga, accalappiare, instradare le fiere, a le quali si dava la caccia. Venivan fermate ad alberi vivi o a pali robusti conficcati solidamente nel terreno. Sul Vaso di Vaphió, il più antico documento figurativo di queste reti, è rappresentato un toro selvaggio che trabocca, fermato appunto nella fuga irruenta da una di queste reti. Nelle cacce medievali, a custodia delle reti si collocavano, da la parte esterna, uomini, il cui ufficio era di catturare o uccider le fiere, che davano in esse, e di riassettare sollecitamente reti e pali, quando fosser rimasti o danneggiati o scomposti da l'urto della fiera. Le reti venivan poi sostituite o intramezzate da tele bianche o da corde tese, a cui eran attaccate penne e banderuole. Ed era una particolarità della caccia a le fiere l'arte del saper tendere le reti e piantare i pali. (v. Palo e Tela). Reti erette
(RETI) tutte quelle che si tendono dritte sostenute così da staggi come da qualche altro mezzo. In latino Retia o Lina erecta. La denominazione, che oggi viene usata volgarmente non solo, ma anche nelle leggi, è Reti verticali. Ora basta il senso comune a intendere che nessuna rete può essere per se stessa verticale; perché nessuna rete si regge da sé. Per conseguenza, attribuendosi a la rete quello che dev'essere attribuito a l'opera dell'uomo, si viene a falsare un concetto. Questo per contrario risalta chiarissimo da la definizione di Reti erette, che significa «drizzate e conservate tali» dai tenditori. Le più comuni sono quelle dei roccoli, gli schiappari, le passate. Reti versatili
(RETI) quelle che, ai lati dell'aiuola, raccomandate ciascuna a due aste girevoli su un pernio, vengon aperte a terra dai lati esteriori a 1'aiola, e possono, a forza di braccia, o con altri congegni. farsi riversare su 1'aiuola stessa a irretire gli uccelli. Anche queste nella sciatta lingua tecnica oggi dominante sono chiamate «Reti orizzontali». Che cosa poi abbiano a che fare queste reti con l'orizzonte, lo sapranno quei linguisti della scuola tecnica, che, come derideva Pasquale Villari, imparavano un italiano speciale. Se è vero che queste reti stanno come giacenti a terra, quando sono aperte, ossia rimangono inerti, è assai più vero che la loro azione è tutta e sola nel semicerchio improvviso e impetuoso, che descrivono riversandosi su l'aiuola a catturare gli uccelli, che ci si sono buttati, o che ci stan passando sopra a volo. Dimenticare che la loro virtù attiva è in questo fatto, e non nello stare inerti presso terra, è non intendere nulla della cosa in sé. Dunque meglio accertare Reti versatili, il quale ha la nobiltà del latino, e rende il concetto esatto (Lina versatilia) di quello che spropositare con un termine astronomico, sì, ma senza senso. Giacché versatili vuol dire appunto che si rivoltano o riversano sopra gli uccelli. E possono essere: § Reti a tratta o stratta:quelle versatili che si chiudono dal capanno con una stratta a la manicchia del tratto. Perciò chiamansi anche Reti a braccia.§ ‑ a pesi: le suddette, quando, a renderne più rapida la chiusura, l'asta maggiore vien attratta da pesi sotterranei, non appena che, da la stratta dell'uccellatore, l'asta stessa vien liberata da un congegno a scatto, che la tratteneva aperta. E si chiamano anche a Scatto.Maè meglio dire Paretaio a pesi.§ Reti a molla (v. a Tese singole «Reti aperte»). Retino
(RETI) È forma di minutiva di rete, ma assume un significato specifico, quello della Rete più piccola del paretaio; rete che posta in una parte della piazza, e tutta a sé, serve per certi uccelletti, i quali possono anche non essere arborei. Il diminutivo vero di rete resta dunque Retina (generico). Retone
(RETI) n. m., anche questo si usa al maschile per indicare la Rete più grande del paretaio, quella retta da 1'Astone o Asta grassa. Anche per questa voce come per Retino, la lingua provvida ha creato un superlativo specifico dal generico Retona. Ribattitora
(RETI) sott. Rete, ed è quella minore delle due Pareti o Paretene de' paretai, e d'altre tese simili, la qual serve a respingere gli uccelli che tentino sfuggire a la rete maggiore strisciando. Es. «La parete minore si chiama Ribattitora» Raimondi C. 63 (v. Pareti). Riscontro e Riscontri
(RETI) La rete minore che si chiude in opposizione al retone (v. Ribattitora). Sbarramento
(RETI) tutto il chiuso formato dai pali reggenti le reti tese. Le tele, le corde con spauracchi, come pure le cataste di legna e gli argini di terra ammontati, non solo quale impedimento a la fuga delle fiere ma anche per alzare le bassure del terreno e renderlo meno ineguale lungo tutta la tesa. In latino Septum (e anche capsus in greco Arkyòstasion, corrispondente a Retium statio. Ma anche questo in italiano dovremmo chiamarlo Tesa,perché è appunto una tesa; e nessuna dell'altre voci Vallo, Chiusa, Steccato, Lizza può darne il vero concetto, come «Tesa». Soprerba e Soprerbe
(RETI) quella rete manevole di pochi metri quadrati, che si usa dai cacciatori di frodo per prendere quaglie e simili richiamandovele sotto col quagliere o la canterella. Chiamasi così, perché si distende su l'erba. Un processo del 1499 davanti al Vicario vescovile di Bergamo, parla di una rete chiamandola super herba. Nella legislazione medicea si ha Soprerba.È anch'essa rete da spiegarsi, come lo stràscino. Sottacqua, sott. Rete
(RETI) è una rete, che si usa per prendere uccelli tuffatori sotto l'acqua. Spauracchi
(RETI) erano penne o liste di panni bianchi e colorati, che si appendevano a le corde. Strascinaccio
(RETI) antica, vasta e solida, che veniva trascinata sul suolo da due uomini a cavallo per coprire uccelli terragnoli. Richiedeva parecchi uomini a piedi, che la seguissero e prendessero gli uccelli rimasti coperti. Il capocorda era agganciato a le selle dei due cavalcatori. Andò in disuso per poco rendimento già prima del secolo XVII (Raimondi). È bene farne cenno perché dal suo nome derivò erroneamente quello Stràscino, rete che non. si trascina affatto, ma si spiega. Stràscino (v. Tese singole) Tele
(RETI) le bianche di lino (preso qual nome generico delle piante tessili), che nello sbarramento delle reti da fiere, si alternavano con le reti propriamente dette a formare la barra, perché il loro stesso colore era uno spauracchio. La parola si usava anche quale sinonimo di Retia, tanto che Ovidio, a determinar meglio quest'ultime, chiama le Tele Lina nodosa, ossia «a maglie». Ciò dà ragione a credere che appunto nel parlare proprio si sentisse il bisogno di determinare la differenza grammaticale del significato di ciascuna di queste voci usate a la rinfusa. Tanto che il Pollux, greco romanizzato, dopo aver scritto «Venatoria vero, quae plicantur, omnia Retia dicuntur» è costretto a correggere specificando e citando esempli con denominazioni diverse. Tesa (v. Sbarramento).
Tramaglio e Tramagli
(RETI) la rete poco alta che vien tesa eretta e con armatura a uccelli che volino basso. Nel commento a la legge, 1'Arrigoni ne fa una cosa sola con la Paratella.