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A cavalieri
(LEPRE) v. Lepre.
A cavalieri.
(LEPRE) «Si disse un tempo da' cacciatori, quando la lepre si coglie a covo per significare che chi aveva cane in guinzaglio s'accomodasse con vantaggio alle poste». Crusca § XXVIII. Varchi Lez. Pros. var. 2.229: «Spesso ancora quando, da' cacciatori è trovata la lepre nel covo suo, si suol dire ella è a cavaliere. E benché non si possa render ragione certa, perché si dica «cavaliere» alla lepre sola... non.. dimeno si stima che siccome nella guerra ha nome cavaliere quel luogo, che stando in alto signoreggia le parti basse, così nella caccia si chiama cavaliere quando il cacciatore sopraggiunge la lepre, perché, trovandola ferma, la signoreggia a modo suo». (Ved. passo del Boccamazzo, dove specifica). § A cavaliere: term. di caccia. Cavaliere dicono i cacciatori quando vedono la lepre a covo, volendo dire, che, chi ha cane in guinzaglio, s'accomodi a vantaggio ne' luoghi più alti, perché diciamo Essere a cavaliere l'Essere a vantaggio e al di sopra» (Tomm. § 46). L'una e l'altra forma appartengono a la lingua storica: non pertanto in Italia coi levrieri la lepre si caccia anche a cavallo. Perciò la citazione e la nota possono ancora giovare. Nota. Le due spiegazioni del Tommaseo e della Crusca fondate con confessata incertezza, su quella data dal Varchi, non mi paiono del tutto persuasive. Infatti l'una conclude che «chi aveva cane in guinzaglio s'accomodasse alle poste», l'altra «chi ha cane in guinzaglio s'accomodi a vantaggio ne' luoghi più alti». Ora la descrizione delle cacce alla lepre anteriori al seicento ci dimostra chiaramente che coloro i quali conducevano i levrieri erano tutti a cavallo; tanto che insegnano anche il modo di condurre da cavallo i cani in lassa, e di lasciarli. Ci dimostra non meno chiaramente che questa caccia si faceva a giro nell'ordinanza detta a rastello. Quindi non si può parlare di poste, perché la posta è caccia a fermo; e chi sta fermo non può certo trovare la lepre a covo: non solo ma meno può credersi che si usasse il cavallo per stare a la posta. Il cavallo si usava, e ancor oggi si usa in questa caccia a giro (ad es. nella Puglia) per comodo dei signori, e per dar loro maggior mobilità nel prendere posizione a lassar bene il levriero. Tenendo dunque conto che posta è anche il luogo, che tiene ognuno dei componenti una caccia a giro nell'ordinanza suddetta; e che i cavalieri col levriero in lassa avevano in quest'ordinanza un ufficio preminente sia per il cane da giungere, che conducevano, sia per la prestezza, con cui potevano chiudere il passo ad una lepre fuggente, io penso che la frase «A cavalieri!» non significhi altro che l'avviso a loro di prepararsi a lassar bene, e a tutta la compagnia di sospendere ogni altra azione venatoria per veder svolgere quella dei levrieri, la qual certo era la più sollecita non solo, ma quella, da cui con un riposo di tutti gli uomini e degli altri cani offriva il diletto di uno spettacolo piacevolissimo e di una presa compensativa. E interpreto «Tocca ai cavalieri e ai levrieri» specie, perché in tale avviso era compreso l'appello a questi cacciatori di fare tutto quanto era necessario, perché la lepre da scovare non riescisse a fuggire, e la lassa fosse fatta bene, e la compagnia intera potesse vederne lo svolgimento. Insomma sarebbe stato il modo di gridar lassa! ai cavalieri soli, perché a loro soli in questa caccia di compagnia erano affidati i levrieri. La lassa (o guinzaglio) dei cavalieri doveva essere corta, perché il cane non precedesse il cavallo ed il cavaliere doveva portarla con una mano dietro la schiena per rimaner liberi davanti tutti i movimenti necessari' a reggere il cavallo.
Abbaio trafelato
(LEPRE) il nicchiare dei segugi dopo un lungo o faticoso inseguimento.
Abbandonare il paese
(LEPRE) è il fatto della lepre maschio, al quale si attribuisce il costume di spaesare, se è cacciato parecchie volte, dove si trova.
Abbatuffolarsi e Rabbatuffolarsi
(LEPRE) significano non solo l'abbaruffarsi, ma anche il ravvoltolarsi e avvolgersi insieme che fanno tra loro i cani e le fiere lottando sul terreno. «Ed ecco cane e lepre abbatuffalarsi tra la polvere» .
Abboccare
(LEPRE) v. gen.
Acceffare
(LEPRE) v. Cane.
Accovarsi
(LEPRE) porsi a covo.
Accularsi dritta (della lepre)
(LEPRE) porsi col corpo eretto sulle gambe posteriori acquattate. In questa positura, che la lepre prende per guardare o ascoltare, essa rimane con le gambe anteriori alte da terra, e spesso le usa per lisciarsi i baffi.
Andare a la lepre (v. cacciare la lepre).
Aspetto
(LEPRE) ne' modi Far l'aspetto serale o a l'uscita: di chi aspetta la sera la lepre ch'esce alla pastura nell'ultimo crepuscolo. Far l'aspetto mattutino o all'entrata: di chi l'aspetta all'alba, quando ritorna per rientrare nel covo.
Baffi
(LEPRE) i lunghi peli che hanno le lepri sul labbro superiore, i maschi più, e le femmine meno lunghi. Es. «Le lepri si acculano dritte, e così si lisciano i baffi con le zampette».
Balzellare
(LEPRE) v. neutro è il camminare proprio della lepre, quando, non corre. Ma anche nel correre essa va a balzi; perciò fu detto dagli antichi «Saltatorium est hoc animal, magis quam cursorium ».
Balzellare la lepre
(LEPRE) v. trans. att. Far la posta di notte a la lepre, mentre sta a pasturare. V. anche Al Balzello. Il verbo e il modo vengono dal fatto, che la lepre, quando non corre alla distesa, si move balzellando, come si è detto a Balzellare v. n. N.B. I Toscani usano questo verbo, proprio e specifico rispetto alla lepre anche per indicare la posta o l'aspetto, che si fa ad altre fiere, le quali escano alla pastura di notte. Il marchese Niccolini ad es. scrive: Balzellare il cervo. Ma c'è proprio bisogno di usar questa parola, così unicamente specifica, stiracchiandola a un significato figurato, che diventa perfino ridicolo? O tutto il resto d'Italia non dice Posta o Aspetto al cervo?
Battere (la lepre)
(LEPRE) significa l'azione bellissima del segugio, che, levatala, e datone avviso con lo scagno, si dà all'inseguimento; e con lo sguattire, il nicchiare, il tacersi, indica tutte le condizioni, in cui si trova verso l'animale inseguito. Più lo sguattire è spesso, più il cane è vicino alla lepre, più è rado, più cresce la distanza tra essa e lui. Se rimane muta, è segno che l'ha perduta; se ripiglia a sguattire, l'ha ritrovata o levata di nuovo. Quando la sua voce si arrochisce, ossia quando nicchia, vuol dire che è affaticatissimo, e perciò il nicchiare vien detto anche abbaio trafelato.
Caccia
(LEPRE) con questo nome si formano tutti i modi segnati sotto a Cacciare (v. questa voce).
Caccia coi levrieri
(LEPRE) v. Lepre.
Cacciar la lepre o a la lepre
(LEPRE) andare a caccia di lepri in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo. Dicesi anche Andare a la lepre, come di ogni altra caccia, dando al verbo andare per complemento di scopo il nome dell'animale, che s'intende cacciare. § Cacciar la lepre a l'aspetto: aspettandola, ma non a lungo, né luoghi, dov'è solita passare o venire a certe ore. (V. Aspetto). § ‑ A1 balzello: aspettandola le notti del plenilunio ne' campi dove va a pasturare l'erbe. § ‑ A giro: questa caccia può farsi con o senza cane; e il cane può essere da giungere (levriero) da inseguimento, da leva, da punta. Senza cane come si fa su la neve, su le pedate, su la traccia, ricercandone il covo pe' luoghi dove costuma accovarsi. § A la posta: appostandosi, dove credesi ch'essa verrà a passare, levata dai segugi, o comunque scacciata. (V. Posta). § Con le Callaiole,ossia reti. (V. q. v.). § Con lo schioppo: servendosi di quest'arme. Il modo va inteso in contraposizione a «caccia coi levrieri, con le reti, i lacci o le trappole ».
Cacherelli
(LEPRE) la pastura della lepre, ossia lo sterco. « Chiamasi anche Segno; ed è veramente segno utilissimo al cacciatore, in quanto rivela se l'animale, da cui fu lasciato, è maschio o femmina. Giacché i cacherelli del maschio sono piccoli, secchi, neri e acuti nella punta; mentre la femmina li fa grossi, grassi e tondi.
Calcagno
(LEPRE) la parte posteriore del piede. È notabile nella lepre, perché, dall'orme del calcagno, si può conoscere il sesso dell'animale che l'ha lasciate giacché la femmina si appoggia molto sul calcagno, mentre il maschio s'appoggia più sulle dita. Perciò lascia una pedata stretta e aguzza.
Callaiola
(LEPRE) (sottintende Rete). È la reticella, posta su due staggetti da conficcarsi in terra, che si pone nei Fori, dove si crede che dovrà passar la lepre fuggendo. È curioso l'errore del Tanara sopra questo termine. «L'altro modo di cacciar la lepre è con reticelle che Canagliole si chiamano». Egli scambiò questo aggettivo sostantivato, che vien da calle, viuzza di animali, col diminutivo di «canaglia». Sarà anche cotesto un titolo per fare il Tanara, oltre che testo venatico storicamente prezioso, un altro dei testi infallibili di lingua da citarsi con la venerazione tributata a tanti altri? Attendiamo il giudizio della nuova Accademia.
Cane da giungere
(LEPRE) quello di tanta velocità da raggiungere e poter assaltare nel corso anche le fiere più veloci. «Levrieri e veltri noi chiamiamo i cani da giungere».
Cane da lepre
(LEPRE) quello che per istinto o per ammaestramento caccia in qualsiasi modo la lepre. Posson dirsi cani da lepre i segugi, i bassotti, quelli da tana, da punta, da leva e i levrieri. Chi scrive ha visto puntarla per fino un can pastore, e levarla e cacciarla certi bastardi indefinibili. Mai migliori sono sempre i puri creati per questa caccia. Volgarmente dicesi anche Cane lepraiolo, ma questa voce volgare denota anche la disposizione di qualunque cane a cacciar la lepre. In genere si ritengono cani da lepre i segugi (da leva e da in seguimento), i levrieri (da giungere), i bassotti (da leva) e tutti i bastardi indefinibili, i quali sappiano levarla e anche batterla.
Chiazze nere
(LEPRE) quelle macchie scure che vedonsi qua e là sul terreno, specie in collina, quando è nevicato, dimostrando i luoghi che comunque restano riparati dalla neve. Questi hanno molta importanza nella cerca della lepre, perché si è quasi certi di trovarla in questi punti difesi o da aggrottamenti del terreno o da piante. I Greci primi li chiamarono Melancheima, ossia chiazze a macchie nere del terreno fatto bianco dalla neve.
Coda della lepre
(LEPRE) è anch'essa un segno del sesso, perché nel maschio è più lunga e più bianca nella parte interna. Da notarsi poi che dalle incisure, che porta sotto, si crede che si possan conoscere gli anni dell'animale (v. Incisure).Tanti sarebbero gli anni quante sono le incisure. E gli anni che vive la lepre, sarebbero sette od otto.
Copia
(LEPRE) v. Cane.
Correre o Fuggire alla lunga
(LEPRE) è la fuga del maschio, il quale non torna verso il vecchio covo, ma se ne allontana quanto può più. Dicesi anche che, battuto e rincorso dai cani parecchie volte, abbandoni il paese dove viveva.
Covo Covacciolo e Covile
(LEPRE) il luogo dove si ferma a posare la lepre, e qualche altra fiera. Covacciolo lo dicono diminutivo. Covile è molto generico poco dell'uso comune venatico.§ Covo all'aperto: quello in mezzo ai campi, dove si ferma la lepre in certi tempi della luna, ossia quando la luna non tramonta di notte. Allora la lepre, sorpresa dal giorno alla pastura, si acquatta in quei pressi, e non cerca di nascondersi entro roveti o fossi.§ Covo coperto: quello entro cui essa può nascondersi interamente ricoperta di frasche, di spine, di erbe secche e simili. A questi nascondigli ritorna quando vede tramontar la luna durante la notte. Ignoro se la lingua abbia un termine proprio per distinguere queste due forme di covacciolo. I dizionari non specificano alcuna differenza di significato tra i tre termini. Eppure questa differenza c'è, e meriterebbe d'avere voci, che la riconoscessero nella lingua. In certi dialetti il covo all'aperto vien chiamato Guatto, che certa significa Acquattamento, luogo o atto dell'acquattarsi, e in Toscana, registrati dal Fanfani, esistono i due verbi Inguattarsi e Inguattare, ma non ho trovato esempi del nome. Nel covo coperto poi vanno notati due fori, uno di entrata, che può essere più a meno visibile, e una di uscita o fuga, che appariste tondeggiante davanti alla lepre, e fuori dal quale balza in caso di bisogno. Anche questo non ha nome segnato nei vocabolari. Fu chiamato Rifuga;malo credo un francesismo, che traduce il Refuite di quella lingua. Del resto anche nel covo all'aperto la lepre vuol aver sempre dalla parte, ov'è rivolta, sia pur una sola lista di terreno asciutto, battuto e pulito, su cui balzare schizzando a fuggire. Forse potrebbe dirsi «Scampo». Per solito cambia covacciolo ogni giorno. § Covo fresco: quello da cui la lepre è uscita da poco. E ciò si conosce specie dai peli che ha lasciato. Es. «Quando si trovano delli jacci (covaccioli) freschi, allora non è molto lontana la lepre» Boccamazzo. § Covo vecchio:quello abbandonato da parecchio tempo. § Star a covo: riposare entro il covo sia esso all'aperto o nascosto. § Trovar nel covo: trovarla accovata.
Culo
(LEPRE) la parte deretana della lepre, la quale nelle natiche apparisce bianchissima; e vuol essere notata, perché la pratica vuole che, nel maschio sia anche più bianca che nella femmina. E questo sarebbe un segno utilissimo ai cacciatori per distinguere il sesso della fiera, che si vedon fuggire dinanzi; giacché il maschio nella fuga tien modo diverso da la femmina.
Dare
(LEPRE) v. generiche.
Doppie [Le]
(LEPRE) l'andare e Venire di pedate, col quale termina la traccia al covo della lepre. Essa, prima di slanciarsi con un salto poderoso nel punto, dove si vuol accovare, balzella in tutti i sensi sulla propria traccia per far sì che i cani si smarriscano. Le Doppie vuol dire «Le pedate doppie». N.B. Non si deve però confondere le Doppie con le pedate irregolari e intricate che le lepri fanno fuggendo dinanzi alla volpe. Le doppie hanno sempre il garbuglio, e vengono dopo una traccia tranquilla, com'è quella al covo; quelle intricate del fuggir innanzi alla volpe si trovano specie nelle pasture e non hanno innanzi traccia regolare.
Entrata
(LEPRE) v. a Cacce.
Fallire e Fallace
(LEPRE) v. generiche.
Fare lepre vecchia (o da)
(LEPRE) i vocabolarii lo spiegano «Dare indietro davanti al pericolo», ma io dubito che significhi né più né meno che o voltar faccia, o sottrarsi alla volpina. Perciò lo segno, sia pure modo antiquato.
Fogare
(LEPRE) v. gen.
Fogata
(LEPRE) il momento in cui il levriere, credendosi in condizione favorevole, si lancia con maggior impeto e velocità su la lepre per acceffarla, ossia le dà l'assalto. ‑ § Qualunque moto, sia volo sia corsa, con cui gli animali si lanciano con la maggiore rapidità a l'assalto di un altro. Gli uccelli di rapina danno la fogata contro quelli che voglion ghermire; i levrieri contro la lepre. Da notarsi. Non è propriamente «atto dell'inseguire» come dice il Tommaseo, ma è il principio dell'assalto. Ciò non deve parere una sofisticheria in questa materia, perché l'inseguimento del levriere può avere per scopo lo studio della lepre che fugge, mentre la fogata ha per scopo l'assalto. E questo è già un altro atto per se stesso. Nel senese dicono «Il cane dà la fogata a la lepre». Volendo essere esattissimi, l'inseguimento dovrebbe ripartirsi in tre tempi: vista della lepre o sussulto; scappata e seguito.
Fori (i)
(LEPRE) le piccole aperture, che trovansi nelle siepi e in qualunque riparo campestre, pei quali possono passare furtivamente animali. Il Foro però ha sempre forma di buco più o meno tondo; mentre il «passo» è apertura qualsiasi aperta in un impedimento al cammino:
Ganghero ne' modi Fare e Dare un ganghero
(LEPRE) (quest'ultimo è meno in uso): è modo toscano che vorrebbe significare con una immagine il voltafaccia che fa la lepre, quando teme di essere raggiunta dal cane. Ecco come lo definisce la Crusca. «Dicesi dello schiacciarsi in terra la lepre soprafatta (?) dal cane, e volgersi indietro: ovvero del voltarsi a un tratto e attraversare il cammino, tolta la locuzione dalla somiglianza, che ha quel rivolgimento tanto o quanto con la forma del ganghero». Lasciando che i concetti esatti non possono mai esser dati da parole figurate, e che la seconda parte, riguardante, l'attraversare il cammino,non entra con la prima, si deve osservar subito che, per confessione della Crusca stessa, l'immagine del Ganghero corrisponde solo tanto quanto all'atto vero e proprio della lepre. Io lo esporrò con le stesse parole di Senofonte, che oltre quattrocento anni prima di C. fu il primo a rilevarlo e descriverlo. «La lepre inseguita dal cane, quando teme di essere raggiunta getta correndo la testa in terra da uno de' fianchi, avendo cura di appoggiarla su l'orecchio, per farsi il meno male possibile. Nello stesso tempo si piega sotto da quel fianco la zampetta anteriore, per modo che, mentre il capo e le spalle puntando contro terra si fermano, tutta la parte posteriore del corpo, per l'impeto della corsa, vien lanciata avanti descrivendo un mezzo cerchio attorno al capo puntato in terra». Cosicché s'intende facilmente come non solo la lepre con questa acrobatica difesa venga a scomparir quasi d'improvviso dinanzi al cane, ma, trovandosi voltata del tutto. all'opposto, con le gambe posteriori dove prima aveva il capo, possa istantaneamente lanciarsi a fuggire a la rovescia del cane. Credo dunque che un fatto composto di tanti atti, com'è questo, non possa essere compiutamente determinato da una parola sola, e, quel ch'è peggio, da una parola figurata. E reputo che la parola italiana, da cui meglio è reso il concetto esatto, possa essere Voltafaccia.
Garbuglio
(LEPRE) nelle pedate doppie della lepre, ch'essa fa prima di lanciarsi nel covo, è il punto dove esse sono di più e più intricate. Si trova anche Groviglio in tal senso. II Garbuglio termina per chi sa trovarlo, con 1'impronta sul terreno, o sulla neve, delle unghie posteriori, che vi rimangono impresse in modo sfuggente. (V. Sgraffio e Sfaglio).
Giro e Rigiro
(LEPRE) (della lepre) quello che fa, quando vien scacciata e inseguita dai cani. E si riferisce quasi solo alla femmina, che questa torna sempre al luogo, dove è stata levata; perché il maschio corre alla lunga: e, se è scacciato più di una volta, abbandona anche il paese. In grazia del rigiro poi i segugi abili possono Portare o Riportare o Ricondurre la lepre al cacciatore, che li attende al luogo, dove l'hanno levata. E va notato che la femmina ha difese e astuzie più spesse dei maschi, ma sempre brevi. § Fare i giri o rigiri: è il proprio della femmina, la quale, quand'è scacciata e inseguita, non si allontana mai troppo dal luogo, dov'era accovata, ma ci ritorna sempre dopo una fuga più o meno lunga.
Groppone
(LEPRE) il dorso della lepre, notabile pel cacciatore, perché serve a distinguere il sesso. Nel maschio è bianchiccio, mentre le spalle sono rossiccie e sparse di peli più lunghi.
Incisure o Crene
(LEPRE) nomino io quelle intaccature trasversali, che hanno le lepri sotto la coda, importanti in quanto si crede che il numero di esse corrisponda agli anni di questo animale. I Greci le chiamarono opè, i latini foramen; in italiano non trovo esempii, che giustifichino un termine generalmente accettato. La Crusca però dà «Incisura: piccolo taglio. ‑Intagliatura. Detto di divisioni, intaccature e simili» e anche «Termine dei naturalisti: Sezione o articolo del tronco degli insetti». E questo mi par giustificare l'accezione.
Inorecchirsi
(LEPRE) drizzar le orecchie. È il segno che fa il levriero, quando ha scorta la lepre; ed è segno comune a tutti i cani, come a gli altri quadrupedi. Da notarsi che lo scorgere l'animale è seguito dal sussulto (v. q. v.). A questi due segni, negli uccelli corrisponde il drizzare il collo, che ne' dialetti si dice Incollarsi.
Inseguimento
(LEPRE) la corsa fatta dal levriero dietro la lepre, tra la scappata e la Fogata. Si noti che il levriere maestro, ossia cognito e astuto nella sua caccia, insegue la lepre anche non correndole appresso, anzi in apparenza correndo da un'altra parte, ma sorvegliandola con l'occhio, certo che essa si volgerà nella fuga verso il punto a cui esso corre.
Lassa
(LEPRE) v. Levriero.
Lassa
(LEPRE) il guinzaglio proprio con cui si conducono e reggono i levrieri nella caccia a la lepre, dietro la quale si sciolgono, perché la prendano. Questo guinzaglio ha la singolarità di potersi sciogliere con la maggior prontezza. E ciò dice la parola stessa, derivataci dal latino. Credo che sia un aggettivo sostantivo [corrigia] laxa, coreggiola o funicella che sciogliesi con la maggior facilità. § Lassa corta: guinzaglio corto, quello che potevan portare i canottieri a piedi. § Lassa lunga: quello necessario ai conduttori dei cani a cavallo. ‑ Ma così l'una come l'altra poteva servire ai primi come ai secondi; e la ragione n'è chiarita dal passo seguente «Perché [la lunga] non s'impigli nel correre, causando cadute del cane o del padrone e cavallo». E da l'altro «Correndo a cavallo devesi tener la mano della lassa dietro la schiena, perché il cane non abbia a precedere il cavallo». Il canattiere a piedi poi può e deve tenere una lassa lunga o corta seconda l'indole e l'abilità del cane che conduce. E può anche lasciar libero del tutto il cane, se questo è cane maestro. § A lassa [sott. cane]: che è tenuto al guinzaglio e dicesi anche In lassa contrapposto a sciolto.
Lassa e Lasse II.
(LEPRE) coppia di cani; ed equivale a muta,perché nella caccia a la lepre coi levrieri la muta è appunto di due. Ma chiamasi pure lassa anche un levriero solo, se si reputa valido a supplire il compagno. § Lassa da stracca:quella più forte, che si tiene in serbo per prendere lepri non sapute raggiungere da altre sciolte prima. Chiamasi anche § Sopralassa:ma questa parola dice anche l'azione da essa significata. Es. «Peggio la sopralassa che le due prime lasse».
Lassa IV.
(LEPRE) ogni sciolta di cani dietro la lepre, e anche ogni corsa di essi. «Oggi abbiamo fatto cinque lasse; tre buone e due false».
Lassa! V.
(LEPRE) l'ordine di sciogliere dato dal capocaccia al canattiere o ai canattieri. Equivale a « Sciogli! o Sciogliete! » (v. Vèla!).
Lasse III.
(LEPRE) gli uomini e i cani da essi condotti. «Una bella caccia con quattro lasse ». § Lasse larghe: distanti molto l'una da l'altra. § Lasse strette: vicine.
Leporario
(LEPRE) il luogo, dove si tenevano dai Romani le lepri in chiusa. Dal latino Leporariurn.I Toscani vogliono sostituirgli Leporaio,ilquale non ha altro merito di superiorità, se non quello di sostituire a una parola nostra di millenni una loro riduzione troppo confondibile con le due seguenti.
Lepraio
(LEPRE) l'uomo al quale si affidano le lepri prese in caccia, e quello che ne alleva o tien vive.
Lepraiolo
(LEPRE) n. agg. che designa così un cacciatore di lepri come un cane abile o appassionato a tale caccia.
Lepre
(LEPRE) n. f. Il noto mammifero dei rosicanti, al quale vien data una caccia spietata per la squisitezza della sua carne, e pel diletto stesso, che dà il cacciarla. § Lepre ladra:quella che vive presso o nelle paludi. § Lepre stanziale: che rimane sempre nello stesso paese. § Lepre vagante:checambia paese. Questo fa il maschio, specie quando è perseguitato. § Lepre di montagna:che vive né colli. Ma dicesi anche de' maschi solinghi, i quali si stanziano nelle parti più alte dei monti, e, sono i più ammalizziti e scaltri a sottrarsi al cacciatore. § Lepre di pianura:quella de' piani, che prende caratteri alquanto diversi da la precedente, e ne è più grande e in certi casi migliore a mangiarsi. § Lepre presa nel covo: quella che uccisa nel covo, ossia in istato di riposo, conserva la carne più saporita. In greco Eunaios.§ presa in corsa:quella raggiunta dai cani o uccisa con lo schioppo dopo l'inseguimento; ed è ritenuta meno saporita al gusto, perché lo spavento e la corsa le nocciono. In greco dromaiòs lagòs.Queste sono opinioni degli antichi. Di scienza mia non posso negarle né confermarle. Debbo però osservare una volta per tutte che, se pure gli antichi hanno preso qualche granchio in case venatiche, hanno anche detto cose giustissime, che i moderni o non hanno intese nel loro vero valore, o hanno dimenticato. § Levar la lepre:farla schizzare, ossia balzar fuori dal covo coperto o scoperto. Sinonimo di Scovare.Nella lingua antica si faceva distinzione tra Levare e Borere la lepre. «Levare» era generico, e poteva indicare anche far schizzare a caso; ma «borere» significava specificamente il fatto del cane, che sentendosi a fiuto su la traccia della lepre, l'andava a trovare dove fosse, e la scacciava. Il Birago spiega: «Il borere la lepre è quando i cani non la levano a caso, ma, segnatala o no sopra l'incontro, la vanno a ritrovar col fiuto». Segno queste giustissime parole di un esperto, perché noi italiani non ci siamo ancora messi d'accordo su due vocaboli veramente nostri, dai quali sieno distinti e determinati i due atti diversi del levare a caso un animale e del levarlo deliberatamente;e ancora spropositiamo sul termine inglese Flush,ilquale è del tutto generico. (V. Intoppare). § Ore della lepre:Quelle che si deve cacciare o cercare. C'è l'ora dell'aspetto serale e mattutino; quella del balzello (v.q. voci); quella della cerca,variabile secondo le condizioni del tempo, le stagioni, la luna, la nebbia, la brina, il gelo, la guazza. § Tirare a la lepre:spararle contro lo schioppo per ucciderla. § Lepre nel covo: mentre sta ferma nel covo. Tiro comodo, ma, secondo alcuni, vile e poco dignitoso. Su di esso va notato che alcuni scrittori avvisano che è tiro difficile a farsi a perché l'animale riman difeso da le zolle o dai sassi che gli stanno intorno». Io dubito che le sian frottole d'inesperti, i quali la voglion fare da maestri. La lepre nel covo o si vede, o non si vede, se il covo è in pianura. Quando dunque si vede veramente, dev'essere sempre possibile colpirla. Tutto sta nel sapere dove mirarla.In pianura convien mirarla sotto, ossia puntare non l'animale, ma, secondo la distanza, a cui esso si trova, un palmo, due e anche tre prima di esso. § Lepre nel salto:mentre salta, ossia trovasi sospesa in aria. Il salto è una parabola per conseguenza, giunto al sommo della curva, il corpo saltante ha un attimo di moto meno veloce. Questo sarebbe il momento per sparargli puntandolo un po' sotto. Mi par poi regola incerta e fallace quella di puntare «nel punto dove la lepre cadrà» primo perché questo punto è una supposizione, secondo perché esso non è sempre visibile. Ma i cacciatori a tavolino queste previsioni sperimentali non le sanno fare. § Lepre in corsa:mentre corre. In pianura questo non è tiro difficile. Se fugge dinanzi al cacciatore a filo, mirarla sopra le orecchie; se gli traversa dinanzi su l'uno o l'altro fianco, mirarla non a la spalla, come si mira il cinghiale, ma ai piedi anteriori, e un po' dinanzi, e più sopra, se è lontana. In altre posizioni convien relativamente tener conto di queste due regole fondamentali. In montagna poi le posizioni, in cui si presenta, e i computi sono assai più.
Leprone
(LEPRE) ha significato doppio: dice lepre grande, e anche lepre vecchia e scaltrita, la qual conosce oramai tutte le difese e le astuzie da opporre ai cacciatori. Lascia passare chi la cerca senza moversi, e accortasi di non essere stata veduta, sgattaiola a la volpina senza rumore. Onde forse il proverbio «Far lepre vecchia». In alcuni paesi questi leproni sono chiamati di montagna, perché, come i cinghiali solinghi, vivono a sé e sempre nelle alture. Negli antichi scrittori trovasi la distinzione Lepores montani e Lepores campestres:dimonte e di piano; perché «campus» latino significa pianura o altipiano.
Leprotto
(LEPRE) lepre giovane molto, e dicesi anche Lepracchiotto.«Lepratto» è voce del tutto letteraria.
Levriere e Levriero
(LEPRE) il più veloce dei nostri cani, atto a prendere le lepri e raggiungere animali velocissimi. È cane da pelo, discendente da due razze antichissime: l'una, africana, quasi senza pelo (slughi), l'altra a pelo lungo, che è asiatica e proviene dal levriero dell'Afganistan. Oggi la più bella e forte razza dei levrieri è la russa dei Borzoj. Sono cani a pelo lungo bianco, pezzato di arancio pallido o anche scuro. § Levriere alto di spalle o di garrese: difetto di conformazione in questi cani, giacché quest'altezza impedisce loro molte volte di dare a la lepre in modo da acceffarla utilmente e validamente. § Levriere bene abboccato:di buona bocca, ossia di grande apertura di bocca e valida dentatura. § Levriere di pelo corto o lungo: come si è detto. § Levriere di poca o molta lena:poco o molto resistente al corso. § Levriere sboccato:di levriere o altro cane, Che non ha presa o bocca atta a prendere e ritenere. È dell'uso ed ha l'autorità di esempii antichi, rafforzata da quella del Tommaseo, il quale cita dal Man. Disc. Calc. 21 l'esp. «Fariano come cacciatori, che avessero i veltri sboccati e non potessero in sul giungere la fiera azzannare». Dicesi: in lassa, quando nella caccia è tenuto al guinzaglio; sciolto, se non è al guinzaglio. I più cogniti della caccia sono anche lasciati sciolti. Astuto (una volta dicevasi maestro) se ha la furbizia di inseguire prevedendo il corso che farà la lepre. Di prima, seconda, terza, quarta sciolta, se ha fatto una o due o tre o quattro lasse.
Mordere
(LEPRE) v. Cane.
Nicchiare
(LEPRE) lo sguattire o battere rauco e affannoso che fa il segugio, quando per la troppa fatica del correre gli vien meno la voce. È uno dei segni vocali del cane da leva e inseguimento. Lo chiamano anche Abbaio trafelato (dal latino Nictulare?).
Orecchie
(LEPRE) anche queste hanno molta importanza pel cacciatore, perché sono diverse ne' due sessi: più lunghe e meno larghe nella femmina, ma più corte e più larghe nel maschio. Si crede che l'uno é l'altra riversandole indietro e di lato, mentre sono nel covo, percepiscano i rumori che vengono da ogni parte. Notevole poi è il fatto che la lepre, priva quasi di coda, la qual serve da timone a tanti animali corridori, governa le sue corse appunto con le orecchie nel modo, che molti altri quadrupedi lo fanno con le corna. E la cosa non deve far meraviglia a chi sa vedere anche tanti bipedi implumi correre così velocemente, nel curriculum vitae civicae, da sorpassare ogni altro, e raggiungere mete ad altitudini meravigliose in grazia appunto delle corna. § Orecchie timoniere: così sono state chiamate quelle della lepre per l'aiuto che le danno nel dirigere il corso non solo, ma anche per quanto ne è detto a le voci «Ganghero e Voltafaccia ».
Passi (I)
(LEPRE) rispetto a la lepre sono i fori tondeggianti delle siepi, i sentieroli, i fondi e confluenze delle fossarelle asciutte, pei quali le lepri son solite passare.
Pedata e Pedate
(LEPRE) le orme de' piedi leprini, lasciate sul terreno.§ Pedate confuse:quelle lasciate da le lepri inseguite da la volpe; perché nel difendersi da questa sono costrette a mille movimenti irregolari, e le loro orme si mescolano a quelle della volpe. Sono dette anche Intricate.§ Pedate disordinate:quelle fatte nei campi dove pasturano, perché ivi, oltre a pasturare, esse giocano e balzellano tra loro in qualunque modo. § Pedate erette:quelle che lascia, quando si alza sul deretano per guardare o ascoltar meglio. In questa posizione spesso la si vede passarsi una zampetta anteriore sul musetto e sui baffi. § A la pedata nei modi Andare a la pedata, Cacciare a la pedata:significa Cercandola su la guida delle pedate.
Piedi pelosi
(LEPRE) son detti quelli della lepre perché veramente essi hanno un suolo di pelo, che esce anche di mezzo a le dita, tantoché gli rende soffice anche il terreno aspro. Gli è causa però di far lo zoccolo ne' terreni bagnati e motosi. Da notarsi sul piede. Il maschio ha il piede corto e aguzzo, le unghie brevi e logore, perché appoggia poco sul calcagno. La femmina l'ha lungo e più rivestito di pelo, appoggia più sul calcagno che su le dita; ha unghie minute, che poco s'imprimono sul terreno.
Plenilunio
(LEPRE) il tempo della luna piena, specie i primi tre giorni, per quanto riguarda la caccia e i costumi della lepre. In questo tempo la lepre, che esce a la pastura notturna, siccome la luce lunare dura tutta la notte, ed è sorpresa dal giorno, non torna al suo covo, ma si accova a l'aperto, dove ha pasturato o poco lontano. È perciò più facile trovarla. I Greci chiamavano questo tempo Panselene e i Latini Plenilunium,e ne conoscevano 1'importanza venatica.
Porsi e Riporsi
(LEPRE) v.. Generiche.
Posta
(LEPRE) n. md. «Far la posta diurna»,che vale Appostarsi ai passi di collina, dove deve passar la lepre nella caccia coi segugi. § Posta a corto:quella che sceglie il cacciatore a la lepre, sciogliendo i segugi presso il luogo dove suppone trovarsi la fiera, quando sa che è femmina. E la ragione n'è, che la femmina scacciata dal covo gira e rigira ma ci torna sempre vicino. § Posta a lungo: quella che si sceglie nella stessa caccia, quando si sa di cacciare a un maschio, perché questo corre sempre a la lunga, e non rigira attorno al covo.
Presa
(LEPRE) detto di cani levrieri o da presa, significa la bocca, perché essa è per loro 1'istrumento unico di presa. II Tomm. segna «Lo tenne come un can da presa». Poi quasi proverbialmente «Gli è come un can da presa, quando piglia non lascia più». Si noti che il prendere e non lasciar più è appunto il carattere e la virtù del cane da presa; perciò il cane da presa deve aver bocca grande e forte per prendere facilmente e per poter tenere a qualunque costo. Nulla gioverebbe la facilità del prendere e addentare, se questo non valesse a fermar l'animale preso, tanto che il cacciatore possa p impadronirsene o ucciderlo. Infatti il levriere è nominato così dal fatto che prende e uccide la lepre; ma, pur servendo anche per la caccia al cinghiale, non è cane da presa rispetto a questa fiera, inquanto che l'addenta solo a le coscie, ma poi lo lascia; mentre i mastini, i buldogs, i còrsi prendono e tengono anche i tori. § Cane di buona presa:vale cane che ha grande apertura di bocca ben dentata, e collo muscoloso. E si dice anche di buona bocca.In latino ore idoneo.§ Cane di poca o cattiva presa: che ha bocca piccola e comunque inadatta ad acceffare e tenere. I Greci chiamavano il cane di buona presa Eustomós, ossia di buona bocca; ma, come ho notato sopra, a costituire la buona presa, oltre la grande apertura serpentina della bocca, mirabile nei Borzoj, concorrono la muscolatura del collo e la saldezza delle mascelle e dei denti. § Presa: il fatto del prendere e del ritenere la fiera. «Levriere che ha o non ha presa: di presa sicura o fallace». § Presa: l'atto del prendere. «Il cane ha urtato. contro un ceppone nella presa».
Rabbatuffolarsi
(LEPRE) Abbatuffolarsi.
Rilasso
(LEPRE) trovasi usato per Il luogo dove, specie nelle cacce antiche a le fiere, si postavano al guinzaglio i cani per lassarli al momento opportuno. § Anche il fatto del lassare. Ma è voce assai dubbia e certo inutile.
Rimaner fuori o sul posto ed anche a l'aperto
(LEPRE) dice il costume della lepre suaccennato di rimaner accovata su la pastura nel plenilunio.
Ritorni
(LEPRE) i giri che fa la femmina tornando nel luogo dove è stata levata.
Salita e Salite
(LEPRE) n. md. Cercar la salita, il quale significa la difesa usata da la lepre, quando si accorge di essere inseguita dai cani. Oppiano dice «Acclivia petit». La ragione n'è che la lepre ha le gambe posteriori molto più lunghe delle anteriori, e perciò in salita corre più agevolmente e velocemente del cane, mentre ruzzolerebbe in discesa.
Salto
(LEPRE) lo slancio della lepre durante la fuga, per sorpassare un ostacolo, ed anche quelli coi quali ingarbuglia sempre più le doppie. Con l'ultimo di questi si slancia nel covo. Il salto leprino differisce dunque da lo schizzo, che è quello lunghissimo con cui si slancia fuori dal covacciolo.
Scagnare
(LEPRE) l'abbaio del cane al primo momento che leva la lepre.
Scagnìo
(LEPRE) n. v. frequentativo del precedente.
Scambiettare
(LEPRE) muoversi a scambietti, ossia saltando improvvisamente ora qua ora là. Lo fanno le lepri a la pastura e per difesa.
Scappata
(LEPRE) il primo lanciarsi che fa il levriere a l'inseguimento della lepre, non appena si senta libero dal guinzaglio (lassa) e l'abbia scorta.
Schiattire
(LEPRE) sinonimo di Sguattire.
Schizzare
(LEPRE) è parola figurata, che si usa appropriandola a la lepre per indicarne lo slancio impetuoso e lungo, col quale essa balza fuori del covo per paura. In latino Subsilire; in greco Anaireo. § Far schizzare: Scacciar la lepre dal covo.
Schizzo
(LEPRE) il balzo col quale la lepre spaurita si lancia fuori dal covo. I Toscani usano genericamente per le fiere «Stolzo» nome verbale di «Stolzare» e dicono anche «A lo stolzo» . Credo che sia da riportare a la voce del basso latino Extollatio, salto. Infatti nel nostro settentrione si usava il verbo «Saltare» causativo per far saltare, ossia scacciar dal covo. «Saltare una lepre, un daino». Ma che bisogno c'è di questo termine locale?
Sciogliere e Sciolta
(LEPRE) v. Cane.
Segni vocali del Cane da lepre
(LEPRE) v. Cane.
Seguita
(LEPRE) è voce entrata nell'uso per Inseguimento e anche Seguito, ma che farne di tanti doppioni?
Sfaglio
(LEPRE) v. a Cinghiale.
Sgraffio e Sgraffii
(LEPRE) i segni che lascia la lepre sul terreno, specie se è umido, con gli unghioli posteriori nel punto donde si slancia per accovarsi. Se son fatti su la neve o la polvere anche Sfaglio. Da l'osservazione accurata della direzione degli Sgraffii nell'ultimo salto delle doppie, si può conoscere approssimativamente, dove sarà il covacciolo.
Sguattire
(LEPRE) il segno vocale del cane da leva e inseguimento quando, levata la lepre, si dà a inseguirla. È sinonimo di « Schiattare ». § Cane che sguattisce la passata: quello che dà questo segno, quando si trova su la passata della lepre o altra fiera. Ma è un vizio, perché ogni segno deve dare una segnalazione specifica, mentre questo inganna.
Sottrarsi e Svignarsela a la volpina
(LEPRE) è l'astuzia di quelle vecchie lepri, le quali, preso il momento, sanno deludere i cani e i cacciatori sottraendosi senza rumore per qualche via nascosta.
Stampo del piede
(LEPRE) dicesi delle pedate delle lepri e di altre fiere, che rimangono impresse nettamente su un terreno umido.
Sterno carenato
(LEPRE) riferito a cane, Che si allunga in basso a modo di carena. È proprio dei levrieri, e in genere dei cani da corsa.
Sussulto
(LEPRE) v. Cane.
Tenere
(LEPRE) v. Cane.
Testa tozza e tonda
(LEPRE) quella della lepre maschio. La femmina l'ha più oblunga e profilata.
Traccia
(LEPRE) v. a Cane. Rispetto a la lepre si ha § Traccia al covo: quella che conduce al covacciolo, e che deve terminar sempre con le doppie, il garbuglio e i salti. È ritenuta la più certa. § Traccia a la pastura: quella che conduce ai luoghi, dove la lepre va a pasturare la notte.
Uscire e Uscita
(LEPRE) sottintendono «a la pastura» e son voci generiche di fiere e uccelli.
Vèla
(LEPRE) è l'incitamento che il canattiere fa al levriere sciogliendolo e indicandogli come può meglio la lepre in fuga, a la quale lo immette. È voce antichissima che può significare sia Vedila come Vedi là (ve' là) la lepre.
Veltro
(LEPRE) v. Cane.
Voltafaccia
(LEPRE) il voltarsi improvviso che fa la lepre inseguita dal cane schiacciandosi a terra, e slanciandosi da la parte opposta a quella verso cui corre il cane. V. Ganghero. In greco «Exeligmòs »; in latino «Conversio». Ma il greco ha il verbo « Diarrepto» slanciarsi, precipitarsi da la parte opposta, il quale certo è assai più esatto di «ganghero» e tant'altri termini nostri dialettali.
Zoccolo ai piedi
(LEPRE) quello di fango che fanno le lepri passando per terreni motosi; ed è causa che non lascino traccia visibile e sentore del loro passaggio.
email - Edoardo Mori |
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