Glossario della lingua italiana di caccia - Voci generali
A
Con questa preposizione di scopo, la lingua venatica forma molti modi, i quali indicano così lo scopo della caccia, come il modo e il tempo di essa: A l’ascolta, Al balzello, A la borrita, A bruzzico, A l’entrata, A la levata, A la parata, A la pedata, A la posta, A lo sbrocco, A scaccino. A lo schizzo, A lo spollo, A l’uscita ecc. Vedi i nomi corrispondenti. Abbeverata Il fatto degli animali che vanno a bere in certe ore determinate della giornata. § Ore dell’abbeverata: quelle che, specie gli uccelli vengono a l’acqua due e anche tre volte al giorno. Gli uccelli piccoli vanno a bere la mattina da le dieci a le undici, il pomeriggio da le quattordici a le quindici, e un’ora e mezzo prima del tramonto. Altri uccelli vanno due volte sole un po’ prima e un po’ dopo ma sempre dopo la pastura. Abboccare In Toscana e Imboccare a Roma e altrove. Far entrar l’acqua entro gli stivaloni o le scarpe da la bocca, ossia parte superiore di tali calzature. Aborrita e Borrita Vedi Volo Accavallamento Vien usato quale n. verb. Di Accavallare uccelli specie le oche, ma nell’uso corretto si trova l’infinito sostantivato l’accavallare. Ed è bene che così si faccia, per non creare doppioni inutili. Accavallare Le oche, le anatre e simili significa cacciarle cercando di avvicinarle a tiro nascondendosi dietro un cavallo a ciò ammaestrato, che si fa andar innanzi lentamente verso di loro. In antico usava anche di nascondersi dietro un bove, o di mascherarsi con una testa di bove finta e un panno che coprisse il cacciatore da le spalle ai piedi. Accodare Legare gli zimbelli alle loro asticciole o altri giochi vivi per la coda. Il nome verbale è Accodatura. Accodatura Il fatto e il modo dell’accodare i giochi vivi per le tese. Accovacciarsi Entrar nel covo. Proprio delle fiere. § Dicesi anche del prendere la positura che le bestie prendon nei covo per posare. Accovarsi È ritenuto proprio solo della gallina che si accova sui pulcini o per subire il gallo, ma è anche il proprio della pernice in genere e dei gallinacci selvatici, le femmine dei quali si accovano nelle scafe che fanno entro la polvere, v. Scafarsi, Scafolarsi. Acqua Parlandosi di caccia ha il significato di tutti i luoghi acquosi fiumi, paludi, valli, laghi, stagni. § Acque alte, Acque basse. I tempi che sono alte o basse, ed anche i luoghi. § Acqua ed acque dolci, miste, salse, salmastre, quelle delle paludi e valli, secondo che sieno mescolate più o meno o punto di salsedine marina. Le miste diconsi anche Mezze acque. § Acqua libera: quella non coperta né ingombra da vegetazione. § Acqua motosa: in cui è disciolta della mota. § Andare a l’acqua. v. cane. § Tendere a l’acqua, appostarsi o porre insidie dove gli uccelli vanno a bere. Acquattarsi Chinarsi a terra il più basso che l’uomo possa per non esser visto. § Tenersi quatto piccino e zitto dietro cosa che copra. Nota: A caccia lo fa l’uomo come il cane; ed è azione necessaria e utilissima. La parola dunque, che è l’unica propria, può, non piacere ai novecentisti schizzinosi o a quelli, i quali reputano che la lingua sia nata iermattina; ma i cacciatori veri ridono di loro e de’ loro smiaci da ciane. Questa parola pel cacciatore è necessarissima, inquantoché da essa sola è denominato il segno minimo che dà il cane, quando vede l’uccello puntato, e lo fa per non essere veduto da questo. Si noti poi che l’acquattarsi è atto istintivo naturale e non insegnatogli dall’uomo. Ne è prova il fatto che, se l’uomo glielo avesse insegnato, ora non ci sarebbero tanti ignoranti che non l’intendessero. Acquitrino Luogo dove polla l’acqua dal terreno e perciò questo rimane spesso inzuppato. «Negli acquitrini è facile trovare un beccaccino». Addestramento Sin. Ma meno popolare di Ammaestramento. v. Cane. Agevole Dicesi di quegli animali tutti che vengono usati quali allettamento o ausiliari della caccia, quando sieno cosi domestici da non spaventarsi del padrone, e non si ribellino, ma invece lo assecondino. Suoi contrari sono Rustico e Rabbioso. «Civetta brava ma rabbiosa». «Falco bello ma ancora rustico». Aggirare detto di cane vale Postarsi in modo di fronte al cacciatore che l’animale puntato debba volare da la parte del padrone. In Toscana, meno bene forse, dicono anche Rigirare, voce incerta. Aguglioli Le foglie aghiformi del pino. Aiola e Aiuola La parte della piazza, nelle tese a reti versatili, che rimane coperta dai chiudersi delle reti stesse. Es. «L’aiuola sia, dove scattin le reti per ricoprire il semplicetto uccello» SOLD. Sat. 34. § Posarsi nell’aiuola: dicesi degli uccelli, che, calando su la tesa, vengon a posarsi proprio sul terreno tra o sotto le reti, e non nella frasca o su la piazza. § Aiuola aerea: dicesi quel quadratello di zolle erbose che si costruisce su quattro pali in forma di piccolo prato per collocarvi sopra uno zimbello. È in uso nella brescianella, e vien chiamato anche praticello aereo. Alata Colpo d’ala o d’ali. «Sono uccelli maggiori, che si difendono e attaccano a colpi di becco, di alate e d’ugnate» Savi Orn. 3. 170 (Tomm., Gher.) Alberata (la) La campagna piantata ad alberi, specie se a filari. È l’opposto di Larga e Largura. Alberatura di posa Gli alberi de’ roccoli e brescianelle che si educano in queste tese perché allettino a posarcisi gli uccelli di passo. Nota. Credo che sia modo settentrionale. I toscani dicono, e certo con un vocabolo solo tanto più significativo Posatoi. Ed è bene notare che per questo solo concetto si hanno non so quanti vocaboli. Oltre cotesti due. Nelle Marche e nell’Unibria «Piante buttatore»; un autore anonimo chiama i posatoi «Imbroccatura». Esisterà forse in Italia anche un dialetto, dal quale a maggior ricchezza della lingua il «posatoio» sarà detto «santo riposamento» come nella lingua ionadattica si chiama il letto; ma certo sarebbe bene di finirla con tale babilonia. Alcor Piccola stella dell’Orsa maggiore, la quale serviva a misurare l’acutezza visiva dei cacciatori persiani, che aspiravano a diventare arcieri. Ali Di Ala (parte la terale di un esercito). Gli uomini che nell’ordinanza di caccia a semicerchio procedono ai lati per avvolgere la selvaggina, o per cacciarla innanzi, come nelle cacce antiche con le reti da fiere, od anche per chiudersi noi a cerchio come nel rastello odierno. § Ala si usa anche al singolare nel modo Fare un’ala, che significa lo staccarsi di una parte dell’ordinanza sudetta e spingersi a fila verso un luogo, del quale si vogliono scacciar gli animali verso il grosso dell’ordinanza avvolgendoli, come si fa militarmente dagli eserciti. Alito v. a Cane da penna. Allettaiuolo E sost. Dice la qualità degli uccelli tutti che si tengono come allettamenti sia a la vista che a l’udito.
Non basta a quest'arte il fischio so1o
Ma nella capannetta gli schiamazzi,
E fra i vergelli qualche allettaiuolo,
Fanno calar li tordi come pazzi».
CARO, lett. 3, 106.
Allettamenti Che comprende tutti gli uccelli di cattura veri o finti, le piante, l’esca, coi quali si usa attirare i selvatici a una tesa. Gli allettamenti sono a la vista di quelli che passano, a l’udito, al pasto. A la vista, gli zimbelli, le leve, i passeggini, le civette, i gufi, i falchi, gli specchietti. A l’udito, i richiami, al pasto, il becchime e l’esca. Allungare Detto di uccelli o quadrupedi feriti, vale Andare a cadere lontano, o anche a rimettersi. Può sottintendere «la caduta» perché «allungare» significa anche prolungare un atto o un’azione. § Riferito a cane che cerca, si trova usato per Allontanarsi troppo o molto dal cacciatore, v. nota a Allungo. Allungo Parola nuova, introdotta nel novissimo gergo venatico dai barbuglianti a casaccio, per denominare la cerca larga dei cani di gran sangue: parola non giustificata, né giustificabile razionalmente né linguisticamente, se non con la mania di quegl’insipienti cinegetici da prove sul terreno, i quali usati a cacciare con cani legati a la cintura del padrone, credono d’aver scoperta l’America vedendo cercare un setter o un pointer. E, tanto per ostentare al mondo la loro presunta scoperta, la proclamano con uno sproposito, ossia con un termine... da calzolai. Alpino Delle Alpi, o che ha natura delle Alpi. «Fauna alpina Sentieri alpini da camosci». Alzini Termine poco usato, il quale indica gli allettamenti da mostrarsi nelle tese sollevandoli da terra legati ad asticciole girevoli, in modo che svolazzando o volando su la gruccia di una di tali aste, sien visti a di stanza dagli uccelli di passo. Specificamente sono gli Zimbelli, le Leve, il Crocione, la Cordata, i Trappelli, le Palpe. Ammaestramento Il fatto, e l’azione d’istruire animali, specie cani, a la caccia. v. a Cane e Zone di addestramento. Ammaestrare Insegnare a gli animali, che noi usiamo quali ausiliari nella caccia, a fare quanto è necessario che imparino (Tomm. Crus.) Part, p. Ammaestrato. «Cane, cavallo, furetto, falcone, civetta bene ammaestrati». Dicesi anche Istruire, ma è più letterario. Dresser e Dresseur sono francesismi del tutto inutili. Ammaestratore Chi ammaestra a cacciare gli animali, di cui ci serviamo quali aiuti a cacciare «ammaestratore di cani, di furetti, di civette». Gli ammaestratori dei falconi erano chiamati Struccieri e Falconieri. Anatrino Appartenente a l’anatra. «Voce anatrina Becco anatrino». Andare forma molti modi quando è seguito da le preposizioni di scopo da e per, designando la caccia specifica per cui esce il cacciatore. Così § Andare a quaglie, a tordi, a lodole, a beccaccini, significa andar cacciando questi uccelli o a cercarli. § Andare a la posta, a la borrita, a giro, a stivalare, indicando il modo che si vuol fare la caccia. Andare e Andari Dicesi dei vialetti dei giardini tra aiuola e aiuola, e di quelli delle tese alberate ad uccelli. Gli andari possono essere coperti da frasche o graticci, e scoperti. I primi sono coperti a cupola, se il soffitto è a volta. Sol. Arb. 2 1 1, 212, «Boschetto da tordi fatto con misura e con i suoi andari da un lato coperti a cupola». E Dav. Colt. Tosc. 195, «E mantieni la ragnaia alta e fonda, con andari coperti». Da notarsi che nell’Umbria e nel Lazio gli andari delle tese ai colombacci vengon chiamati Voltabotte, vocabolo che corrisponde del tutto a «copertura a cupola». Animali feroci o nocivi Chiama la legge il lupo, la volpe, la faina, la puzzola, la lontra, il gatto selvatico, tra i quadrupedi; l’aquila, il nibbio, l’astore, lo sparviero, il gufo reale tra gli uccelli. Ma la denominazione è erronea e impropria, giacché confonde due concetti non necessariamente equivalenti; e può valere solo relativamente a criteri di legislazione (v. Fiere). Annusare Tirar su col naso le emanazioni. È il più generico perché comprende l’aspirazione da le cose e da l’aria, mentre Fiutare non si dice delle aspirazioni da l’aria. Annusata l’annusare che si fa in un atto. Anserino ag. appartenente a l’oca. «Piuma anserina, Occhio anserino». Appaiatoio Il luogo dove si pongono uccelli o piccioni ad appaiarsi. Appannare Detto di uccelli. Restar presi nella rete, specie nella ragna. Appannare la ragna Tirare su il panno, cadente per la sua sovrabbondanza di maglie, e disporlo ne’ quadri dell’armatura per modo che all’urto degli uccelli faccia sacco. Si Appanna però anche la ragna scempia de’ paretai e reti versatili, distendendone bene il panno per modo, che riversarsi faccia seno a capanna, e copra meglio la aiuola e il boschetto. Rossi B, Cical. 111, 2, 286: «Restano prigionieri e inviluppati ne’ sacchetti fatti nell’appannare». § Restar preso nella ragna. Apparato Le cose tutte e gl’istrumenti che servono a certe cacce e tese. Da Apparatus latino (Apparatus venationum) Appostamenti fissi di caccia Chiama la legge «Quelli costruiti in muratura o altra materia solida, pei quali si richieda preparazione del sito, e che appariscano destinati a cacce specifiche». Tutta cotesta verbosità curialesca sarebbe inutile se si fosse inteso che la parola Tesa dice tutto. Dunque Tese Fisse; giacché «appostamento» non ha significato di azione duratura, specie nelle accezioni venatiche, nelle quali l’appostare è sempre un agguato di breve durata e non superiore al giorno o a la notte. Inoltre in Tesa è insito il concetto di preparazione del sito, cosicché dire «Tesa fissa» vale senz’altro a significare che non è trasferibile, ossia ch’è non posticcia ma da valere almeno per una stagione di caccia o uccellagione. Appostare Osservare e accertarsi del luogo esatto, dove trovasi un animale. Es. «Il limiere serviva per appostare la lestra del cinghiale e il giaccio del cervo». § Fiera o uccello appostati: quelli dei quali è già noto il luogo dove si trovano. § Osservar bene il punto, dove cade un animale morto o va a riporsi ferito, Es. «Appostalo! Appostalo! Che allunga.» § Aspettare a la posta. «Questa volpaccia l’ho appostata tre notti invano al ponticello». § Appostare: mettere alle poste i cacciatori, i quali debbon prender parte a una caccia. «Spetta al capocaccia di appostare i cacciatori». Appostato, part. Pas. Vale tanto per il riflessivo quanto per questo attivo, ossia dice così il cacciatore, che si è appostato da sé, quanto quello che è stato appostato dal capocaccia. §Appostarsi, rifl. Entrare nella posta o nascondiglio, dal quale si vuol cacciare. «Mi sono appostato tra i giunchi». Aprino Di cinghiale. «Zanne aprine Selvatichezza aprina». Arato (L'Arato, Gli Arati) I terreni che sono arati. Archetto E più Archetti. Calappio formato con una verghetta tesa ad arco da uno spago che la contrae e scatta da uno dei capi per modo che, quando l’uccello ci si posi sopra, e becchi l’esca, l’arco scatta parzialmente e lo accalappia. Arduina e Arduenna Divinità germanica (o celtica?) a cui nel mezzo d’ogni villaggio era consacrato un albero, ai rami di cui veniva appesa qualche parte degli animali presi in caccia, la Diana barbarica. Argine Il riparo di qualsiasi materiale che si fa a trattenere acque, perché non inondino. Armare Parlandosi di ordinanze delle cacce in compagnia, sien esse a fermo o a giro, significa coprire il posto o la posta, dove l’ordinanza impone che si trovi sempre un cacciatore. Da notarsi che si dice Armare sia che si tratti di un cacciatore con lo schioppo, sia che l’uomo sia un canattiere che conduca un levriere o altro cane da assalto e da presa. Armato Dicesi delle fiere fornite di denti, zanne, unghioni, corna e simili, coi quali possano uccidere o ferire gli uomini. «Fiere armate e disarmate». «Il cinghiale, il cervo, l’orso sono armate; la lepre è disarmata». Ascellare Ferire un uccello nella parte ascellare, ossia o nella base delle ali, o ai lati del petto, dove l’ala si congiunge al corpo. È voce romanesca e proviene dalla latina Axilla. Nessun dizionario la registra: ma a me par necessaria perché questa ferita è comunissima nel tiro a volo. E benché io non sia certo ch’essa viva anche in qualche parte di Toscana, so che i Toscani, i quali cacciano a Roma l’usano tutti: il che prova, o che vive anche da loro o che la trovano giusta. Ascolta (la) Il fatto dell’ascoltare. § Andare all’ *, Andare innanzi giorno ad ascoltare e appostare le starne per mezzo del canto che esse fanno. § Fare l’ascolta sin. Del precedente. § Appostarsi per l’ascolta. § Assolutamente «All’ascolta» come mod. avv. Aspettare Detto d’animali che il cacciatore cerca d’accostare, vale Che non si levano o non fuggono al suo avvicinarsi. «Gli uccelli ammalizziti non aspettano» Aspetto all’ aspetto = Caccia all’aspetto: è la caccia che si fa ad uccelli ed altri animali aspettandoli in luoghi, dai quali debbono passare in certe ore che vanno o tornano alle pasture, all’abbeverata o anche a predare. § In Toscana chiamano più specificamente cosi la caccia, che si fa agli uccelli palustri nelle colline aspettandoli quando risalgono i declivi la sera. È quasi sinonimo di Posta. Assodarsi Indica il fatto di uccelli e fiere, i quali, scacciati dal luogo dove stavano, e rimessisi in un altro, ci si fermino a lungo. Usasi specie nella frase venatoria Lasciar assodare un animale, che si vede rimettere; la quale significa Attendere qualche poco prima d’andare a ribatterlo; perché andando subito lo si troverebbe ancora in timore e sospetto, e non attenderebbe. § Assodato: p. pas. E anche Sodato, detto di animali, che si sono fermati nel luogo, dove, scacciati, si sono allogati per rimanere. «L’animale sodato attende più a lungo», In latino Stablitus. Attelarsi e Attelare Mettersi o mettere in ordinanza i cacciatori, i quali prendon parte a una caccia di compagnia. «Attelarsi a rastello» disporsi a semicerchio per camminare avanti nella stessa ordinanza. Attorcersi Avvolgersi più volte. Part. Pass. Attorto. Dicesi del filone e di altri legami usati nella caccia e nell’uccellagione. Es.«Guarda che si è attorto lo sferzino, o il filone della civetta». Fed. Ha Intorqueri detto dei geti e Intortio jactorum. «Intorquentur jacti in pedibus suis». Ausiliari e Ausiliario (più usato al plurale) gli animali e gli uomini che aiutano il cacciatore nelle varie cacce. «Il cane, gli scaccia, i falconi, il furetto. Gli indicatori sono ausiliari della caccia». v. anche Cooperatori e Compagni. Avvisatore e Avvisatori l’aiutante o gli aiutanti di una caccia o di un cacciatore i quali hanno l’ufficio di avvisare. Badare Nel senso di Invigilare uccelli o animali, come è detto a Badatore, ha lo stesso si gnificato. (v. Badatore). Badatore l’uomo a cui è commesso, sia in tempo di caccia aperta, sia in quello di caccia chiusa, d’invigilare gli accoppiamenti, le covate e nidiate di certi uccelli quali pernici o starne, i luoghi dove stanno, il numero, e come si muovono o Ritramutano § È usato anche per Marcatore, ma meno propriamente «I badatori insegnavano starne dappertutto» (Niccolini). Infatti quest’esempio lascia molto incerti se trattasi di starne appostate fin da la covata o levate in caccia. Balzellare Il camminare a salti della lepre, quando non corre a distesa, che faceva dire ai latini «Magis est saltatorium quam cursorium hoc animal». Per conseguenza questo verbo nel suo primo significato è neutro. N.B. I toscani lo fanno trans. .attivo col significato di Andar di notte ad appostar la lepre a le pasture. Ma l’appetito vien mangiando e perciò come dicono «balzellare la lepre», la quale, pasturando e amoreggiando a la luna, balzella tra le erbette, si compiacciono anche di balzellare quella soppiattona della volpe, quel sornione del tasso, e perfino quel cervo, il quale porta le sue corna superbe e maestose più di qualunque marito di corona accorrente il sabato a la spiaggia, dove la moglie lo glorifica in cospetto del sole, della luna e del mondo ridente e gaudente dei bagnanti d’ogni sesso. Insomma se c’è nella lingua schiettamente italiana e toscana il md. Andare al balzello e assolutamente Al balzello che bisogno ci sarebbe d’altro? Ma purtroppo col troppo toscaneggiare si finisce anche col diventar poco propri e ridicoli. Balzello Al balzello e Andare al balzello. Andare ad appostar la lepre a le pasture notturne nelle notti di luna piena. Bandita Estensione di terreno campestre entro cui è vietato a tutti l’esercizio della caccia. § di rifugio: quella entro la quale si vuole che la selvaggina o certe specie di essa trovino un asilo sicuro. In greco era appunto l’Asilo. § di ripopolamento: quella che serve ad allevare selvaggina per conservarne tanta da poter arricchirne anche i luoghi, ne’ quali è già mancata o sta venendo meno. § Tabelle di * o di Riserva: quelle con suvvi scritto Bandita, che la legge prescrive sien disposte tutt’intorno al chiuso, da cui il terreno bandito dev’essere recinto. Barellino (delle gabbie) La barella adatta a portar gabbie. Battere Rif. A fiere e uccelli vien usato nel significato di andar di frequente o capitare in un luogo (Crus. E Tomm.). Battersi il corpo con le ali Una delle inquietudini dei falconi non ancora assuefatti alla schiavitù. Battitore Nella lingua storica è termine militare, usato sia assolutamente sia in unione con di strada; e significava quei soldati ch’eran mandati innanzi a riconoscere il paese e ad esplorare il nemico (Tomm. Crus.). Oggi ha il significato di scacciatore. Ma quest’ultimo non è usato, come sono del tutto locali scaccio ni, scaccini, voci, bracche; perciò la migliore parrebbe sempre Battitore, (lat. Alatores). Battuta Il luogo dove usa venire un animale, «Da le grufature si conosce la battuta del cinghiale». § È usato anche nel senso di caccia fatta con uomini da scacciare e cani da leva e inseguimento, ma non è voce nostra. (v. Caccerella, Braccata, Scaccia, Parata), Bersaglio di prova Quello al quale si provano gli schioppi rispetto a la rosata e a la sua foltezza e regolarità. A la distanza di metri 36,58 si pone un cartone o una tavola su cui sia tracciato un circolo del diametro di 75 o 72,2 cm. E ci si spara contro mirandone il punto centrale. Una canna cilindrica perfetta dovrebbe porci il quaranta per cento dei pallini contenuti nella carica: la mezzostrozzata il cinquanta per cento; e la strozzata il sessantacinque per cento. Bestia guidaiola Quella la quale tra le domestiche o le selvatiche guida le altre. Su questo costume animalesco si sono moltiplicati i termini: ogni regione, a far poco, ne usa uno; e pur troppo ogni scrittore. Si legge «Guida, conduttore, capobranco, cane di testa, guidarello e altro». Ma «guidaiolo» vien usato in tutta la Toscana, e perciò mi par giusto l’accettarlo per la corretta rispondenza del vocabolo al fatto, Cosi si dirà «Cervo guidaiolo, Cane guidaiolo, Scimmia guidaiola, Oca guidaiola». Bisaccia La sacca da provviste che si porta a cavallo. Borire e dial. Burire Per gli antichi valeva far levare gli animali, metterli in caccia. Il Tanara scrive: «Il cane ci vuole anche per tirare in volo, cane che burisca o levi gli animali, che è lo stesso cane, il qual serve per burire con l’uccello di rapina» ossia che si usa per scacciare o mettere in caccia in compagnia del falcone. Lascio agli etimologi cercare nella luna l’etimo scientifico di questa voce: per me semplicista e ignaro di glottologia, ma cacciatore, che scrive per cacciatori, presuppongo che altro non sia che il verbo aborrire usato in significato causativo. Borrita . v. Aborrita Borro corrosione profonda fatta da l’acqua, nella quale crescono piante selvatiche. Boscaglia Vasto terreno a macchie anche disunite. Boschereccio Di bosco, da bosco. «Uccelli boscherecci, Cosciali boscherecci». Boschettiere l’uccellatore della tesa che si chiama Boschetto. Boschetto da tordi e Boschetto (v. a Panie e Tese). Bosco Vasta estensione di terreno in cui sorgono piante selvatiche d’alto fusto. § Bosco ceduo o anche solo Ceduo: il bosco che vien tagliato ogni tanti anni. Botro Dirupo chiuso e acquoso. Ha il dim. Botrello. Braca Legame che si fa a certi uccelli da allettamento con spago, da cui n’è abbracciato il corpo, lasciando libere le ali, i piedi e tutti i movimenti, mentre son trattenuti da un solo filo, che scende loro da sotto il petto. Serve per le leve di fringuelli, verdoni e cardelli; per le pavoncelle da gioco e simili. V, Imbracare. Brigata Il branco delle starne specie se ancora composto dei giovani e dei vecchi. Ha il dim. Brigatella, e l’accr. Brigatona. § Rompere la Brigata: rompere il branco. È voce specifica toscana. Nota. La brigata delle starne si rompe uccidendone i genitori. Brina La guazza che, per il freddo a zero gradi, gela durante le notti serene su le campagne e le cose. Brocca La Crusca lo definisce «il germoglio che nasce alla cima dei rami degli alberi alla nuova stagione, ed anche giovane ramo». Ma siccome per solito le nuove messe sono dalla cima, cosi accade che, specie pel tiro a volo, si consideri uccello imbroccato quello che nella scappata vola nascosto dalle verghe di cima. Si usa invece Infrascato per indicare quello che si muove tra i rami più bassi. Bruciato terreno asciutto o palustre dove si son bruciate le erbe o gli arbusti. Es. «Le tortore e le palombe cercano i bruciati». § Uccelli da bruciato: quelli palustri che cercano i luoghi dove fu bruciata la vegetazione: e anche altri uccelli non palustri. Nota. Bruciaticcio: ha significato differente, vuol dire ciò che resta di una cosa bruciata. «Il bruciaticcio ottunde l’odorato ai cani». Bùbbolo Il sonaglio che si pone nel collare dei cani da ferma quando si caccia ne’ boschi, per avvertire, quando cessi il tintinno, che sono fermi. Bue term. Di caccia: fu detta una maschera che contraffaceva una testa di bue, da la quale pendeva un panno che copriva fino a terra l’uomo che portandola in capo cercava d’avvicinare cosi contraffatto gli uccelli prataioli e palustri. Leggi toscane 10,40 t. «Vogliono che non ostante el presente bando sia lecito a ciascuno uccellare a la detta sorte di uccellami con paratelle, ragne... eccetto però come di sopra, con el bucine e con il bue». Dicevasi anche Il Bufolo. Bufolara Il mandrione delle bufale. Più italiana è la forma Bufalara. Bussare Percuotere con bastoni i cespugli i macchioni i roveri e tirar sassi per scacciarne la selvaggina, che ci sia nascosta. Dicesi più propriamente dello scacciare gli uccelletti nella ragnaia, quando si vuol che dieno nella rete. Ed è più proprio in quanto gli uccelletti ingrassati sono più tardi a lasciar la pianta, dove si trovano che altri animali. Ma convien notate che, relativa mente al rumore necessario a levare la selvaggina, c’è un’arte, secondo la quale esso dev’essere moderato rispetto a la quantità e qualità. Un cenno ne esiste nel detto: «Molto rumore ai beccafichi e poco ai tordi», il quale però, se è vero genericamente, va corretto appunto nella qualità. Il beccafico (bigione) s’ingrassa tanto ai frutti dolci, che a settembre si regge male nel volo, tanto che lasciando l’albero, descrive una conca catenaria fin presso terra. Ma non convien scacciarlo dai cappellacci e dalle piante folte con gran rumore, che sarebbe tutto a danno di altri uccelli, sibbene col bussare insistentemente e moderatamente. Insomma si deve tener presente che il rumore non è strepito, e che lo strepito va usato solo contro le fiere non contro i volatili, che richiedono invece un rumore moderato, anche perché si levino non spaventati tanto da borrire con volo troppo difficile. Buttarsi È il calarsi degli uccelli dal volo fermandosi sia in terra, sia in piante sia nell’acqua o nelle tese. Buttata l’atto del buttarsi che fanno gli uccelli sia in terra sia in acqua sia su le piante. § Albero, ramo, luogo di bella buttata: quello dove gli uccelli possono facilmente buttarsi. § Andare, venire, volare di buttata: dicesi degli uccelli che con l’atteggiamento del volo mostrano l’intenzione di buttarsi. § Essere a la buttata: degli uccelli quando nelle tese trovansi su gli alberi o i rami, dai quali dovrebbero calarsi su l’aiuola. § Il luogo dove l’uccello si butta. § Il fatto del buttarsi. Caccia Tutta la multiforme opera dell’uomo che ha per scopo l’uccisione o la presa di animali selvatici. Più propriamente dicesi caccia quella fatta con le armi: ma questa voce si usa anche per uccellagione, come i Greci estendevano il vocabolo Ornitothera anche a l’uccellagione con reti e panie. Denominazioni più comuni della caccia: Allegra: quella durante la quale si presenta sempre qualche animale da sparargli o da prendere. Alpina: quella che si fa su le Alpi. Aperta: il tempo in cui è permesso cacciare. Chiusa: quando n’è fatto divieto. Crepuscolare: che si fa al crepuscolo come l’aspetto a la beccaccia. Estiva: dell’estate. Fluviale: che si fa nei fiumi. Grossa: quella a le fiere grandi e armate (cinghiale, cervo, lupo, ecc.). Invernale: del l’inverno. Lacustre: che si fa sui laghi. Lecita: non vietati dalle leggi. Marina: che si fa sul mare. Montana: che si fa sui monti e colline. Notturna: che si fa di notte. Palustre: delle paludi. Primaverile: che si fa in primavera. Riservata: che può esercitarsi solo da chi ne ha ricevuto legalmente il privilegio locale, Serale: sin. Di crepuscolare, secondo il luogo, il mezzo, il tempo, la caccia si fa: A l’acqua: nell’acqua, o presso l’acqua. A l’abbeveratoio: allettando gli uccelli con un beverino, artificiale o naturale, A l’albergo: attendendo gli uccelli la sera presso il luogo dove vengono ad appollaiarsi (da vietarsi!). A l’asciutto: su la terra asciutta. A l’aspetto: attendendo uccelli e fiere in luoghi, dove devon venire o passare (v. Posta), Al ba zello: attendendo la lepre ne’ luoghi dov’è solita pasturare le notti del plenilunio, (v. Lepre.). A bruzzico: la mattina prima del giorno. Dicesi anche a mattutino. Al capanno (v. Tese sing.). A capannuccio (v. Palude). Al chioccolo (v. Tese). A cavallo: quel la che si fa cavalcando specie A la volpe, che n’è sinonimo. Al cesto (v. Palude). A civetta: v. Civetta. A fermo: che si fa stando fermi. A giro: che si fa girando a piedi o anche in barchino. A guazzo: camminando nell’acqua, senza stivali a tenuta. A inseguimento: in seguendo le fiere uomini e cani. - A la levata: sin. Meno usato che «A lo spollo» A la parata: appostandosi i cacciatori in parecchi, mentre alcuni uomini mandan loro contro gli uccelli, specie i beccaccini in palude. A pelo: ad animali da pelo. A penna: agli uccelli, contrapposto al precedente. A la posta: a spettando appostati gli animali parativi contro dagli scaccioni o dai cani (v. q, vo., tra le generiche). A la querciola o Nocetta: (v. Tese singole). A Rastello: quella che si fa in compagnia di parecchi altri cacciatori e a giro procedendo a ferro di cavallo con lo schioppo, e serrandosi a circolo chiuso di tanto in tanto, per prendere in mezzo gli uccelli. Deve dirsi Rastello e non «rastrello» perché la voce proviene dal latino basso Rastellum. A la scaccia: appostati nel bosco o presso di esso con gli scaccioni, che mandan gli uccelli verso i cacciatori. A lo spollo: fatta al mattino, quando gli uccelli spollaiano. A la stracca: inseguendo gli animali tanto da prenderli per stanchezza. E dicesi con significato storico della caccia antica a le fiere (fatta specialmente fuori d’Italia), come dicesi anche di caccia ad uccelli (specie di starnene) quando si levino tante volte, quante bastino a stancarle tanto che aspettino. Con la barbotta: (v. Palude,). Col o nel Barchino: (v. c. s.). Col cane: (v. q. v,) Con lo schioppo, lo schioppone, la spingarda e altre armi (v. q. voci). Coi Rapaci, o come dicevano i nostri vecchi, Con gli uccelli di ratto: equivale a Falconeria (v. q. v.) In Botte, In Tinella, Nel Cassone (v. Palude), D’acqua: quella che si fa nell’acqua. Di compagnia: che si fa necessariamente in parecchi con certe ordinanze. Caccia di frodo: quella fatta rubandola a chi appartiene legalmente. Caccia di giorno: che si fa col giorno. Caccia di notte: che si fa la notte. E si noti che questi due modi dicono l’indole naturale della caccia, più che il fatto. Es. «Il balzello è caccia di notte, perché si fa al plenilunio». «Il soprerbe per le quaglie è caccia notturna, perché è vietato da le leggi, e chi l’usa cerca di non esser veduto». II. Caccia: il luogo dove sì caccia. «Castelfusano è veramente una caccia principesca». III. Tutti insieme gli uomini, i cani i cavalli e le fiere inseguite che sono in moto. Es.»... Colui che venire Sente il porco e la caccia a la sua posta». (DANTE, Inf. XIII, vv. 12, 13). IV. Il momento che la fiera si leva a fuggire dinanzi ai cani, e l’avviso che se ne dà: «Caccia!». V. Il provento, ossia la preda che si fa cacciando. Onde Far caccia, far preda. VI. La carne della selvaggina quale pietanza contraposta a le altre carni. «Di settembre e di ottobre la caccia è squisita». § Essere e Fuggire in caccia: dicesi delle fiere levate, che fuggono dinanzi ai cani o a gli scaccioni. § Cavalcare o Scorrere una caccia: così dicevano i nostri antichi a significare la ispezione che il capocaccia faceva del luogo dove s’intendeva cacciare il giorno prima dell’avvenimento. § Prendere in caccia: è modo della lingua falconiera a significare che il falcone davasi a l’inseguimento dell’animale contro cui era stato gettato, § Pigliar caccia: l’avventarsi dei cani contro la fiera. § Rimettere in caccia: Costringere il cinghiale o altra fiera a non uscire dal luogo, dove si svolge la caccia (v. Scordonare). § Spingere in caccia: Far in modo che la fiera, fermatasi in positura da non poter essere offe sa, e divenuta perciò pericolosa ai cani, sia costretta a ridarsi a la fuga. Cacciare Andare a caccia. È proprio specie dell’esercizio che si fa con le armi, ma si estende anche a l’aucupio d’ogni maniera. § Riferito a uomini e cani vale anche Conoscere o no l’arte della caccia. «C’è chi caccia bene le lodole e non azzecca un beccaccino». E così «cane che caccia benissimo le starne e per nulla la beccaccia». Cacciata Il cacciare preso nella sua durata. Es. «Cacciata lunga oggi, ma allegra e fruttifera». Cacciatora La giacca propria dei cacciatori non troppo lunga, molto agiata, con tasche grandi e piccole, e il tascone posteriore da riporci la preda. Per solito vien fatta di stoffe speciali, tela, fustagno, velluto ecc. Trovasi anche il vocabolo Cattana (Tasca da riporci accatti?). Cacciatore Chi o per diletto o per mestiere va a caccia. § Essere cacciatore: esercitare la caccia con abilità e conoscenza. § Fare il cacciatore: esercitare la caccia per mestiere, od anche per ostentazione. Si può fare il cacciatore senz’esserlo punto, ma cacciatore si è o non si è. Calappio e Calappi È il termine più generico col quale si designano tutti gli arnesi, di cui ci serviamo a prendere animali di sorpresa. La Crusca lo definisce: «Laccio insidioso che tendesi a gli animali». Calibro Il diametro interno delle armi da fuoco, in relazione a la dimensione o al peso del proiettile, di cui l’arma è capace. Per gli schioppi v. questa parola.
Callaia Passo angusto, valico, e dicesi per lo più di quello aperto nelle siepi per poter entrare ne’ campi (Crusca). § Varco, Sbocco, Apertura qualsiasi. § Sentiero angusto. Dante (Purg. 25): «Così entrammo noi per la callaia Uno innanzi altro, prendendo la scala. Che per artezza i salitor dispaia». (Tomm.) § Valico, Passo, Calle. Campiccio Lembo di bosco rasente ai colti. Canaio Colui che custodisce e governa i cani (Crusca). § Ammaestratore e Allevatore di cani (Tomm.): va dunque distinto da Canattiere, che è quello, il quale, nelle cacce a pelo, dirige e aiuta o conduce i cani, e dal Canaio del le braccate toscane al cinghiale (v. q. voce). Canale Corso o scolo d’acqua arginato e no, che scorre in palude. In alcune valli questa parola indica quelle acque o corsi di acqua dove si può navigare. Canattiere (v. a Fiere). Canile il luogo dove si tengono i cani o si allevano, ossia, stalla dei cani. Differisce da Cuccia, giaciglio dove il cane riposa o dorme in qualunque parte della casa; e da Casotto, ricetto di legno o altro materiale, in forma di piccola casuccia capace di contenere un grosso cane, e che si tien sempre fuori della casa padronale, perché il cane da esso possa fare la guardia. Canna (la) (v. Spiegare lo strascino).§ Denominazione antica dello schioppo. (v. a Schioppo). § Nel signifìcato toponomastico: quelle parti delle paludi dove sorgono le canne. E si usa al plurale appunto quale designazione di luogo «Le canne» «Le cannucce». V. Panie. Cantarella (la) Richiamo artificiale con cui si imita il verso delle pernici. E’ un piccolo tubo di ferro o di ottone coperto nella parte superiore con pergamena ben tesa e fermata in giro con lo spago. Nel mezzo vien bucato con un ago e ci si ferma dentro un crine di cavallo. Strisciando poi con l’indice e il pollice questo crine ne risulta un verso simile a quello della pernice. Capannoni di roghi I cespuglioni di rovi, densi di erbacce e intricati, i quali emergono su l’acqua della palude. Capitozza Il ceduo nel quale il taglio delle piante è fatto a l’inforcatura dei rami § L’albero capitozzato in modo da porgere un sedile meno incomodo per farci l’aspetto o la posta di notte ai cinghiali, a le volpi o ai lupi. Capocaccia l’uomo al quale per la sua conoscenza dell’arte venatica è affidato l’incarico di dirigere e preparare una caccia. Nelle cacce a le fiere le mansioni del capocaccia sono determinantissime e delicate, perché da esso non solo può dipendere la buona riescita della caccia, ma anche la vita dei cacciatori in genere. Cappellacci Quegli alberi che o di per sé, o per qualche pianta rampicante, da cui sieno ricoperti, sono tutti rivestiti di fronde sui rami così dense da formare come una capanna. «I bigioni amano i cappellacci». Cappotto Si dice assolutamente e col verbo fare per significare una giornata di caccia, in cui non si è fatta alcuna preda o presa. § Cappotto assoluto: rafforza il precedente. Carniera E Carniere (coi diminutivi e peggiorativi) larga borsa dei cacciatori da riporci gli animali uccisi o presi. § Anche la tasca posteriore più ampia della cacciatora. § La cacciatora stessa (Crusca), Es. «Stanno in carniera ancora il dì di festa E senza soggezion girano in piazza». Carrareccia Strada campestre dove posson passar i carri. Catello Erano al tempo della falconeria cosi chiamati i cani da falcone, i quali altro non erano che segugi o come anche li chia mavano braccchetti. Più leggeri e sensibili degli altri, essi furono i primi ammaestrati a cacciare uccelli. (In latino catulus e catilla la femmina). Cattura Atto del prendere, e anche fatto. Cavriaga (v. Palude) Ceduo (un, il e i Cedui) Aggettivo sostantivato che significa i boschi cedui. Ceppaia § Il bosco che vien tagliato periodicamente a fior di terra su la ceppa. Cercata Il cercare e l’atto del cercare. «Bisogna dare una buona cercata tra questi sterpi». Cessa Forma maremmana tronca di Cessazione (qual è Tramuta di Tramutazione) la qual significa Quel punto del bosco, dove è venuto a mancare un incendio. Chiareggiare Dice il mostrarsi di acque libere a l’occhio. Es. «Lunghe lame nelle quali, fra le canne e i giunchi, chiareggiava l’acqua». (Niccolini). Chiavica I luoghi o manufatti di valli e paludi, dove, sia per mezzo di cateratte, sia senza, le acque entrano o si scaricano da una in un’altra. Chioccolatore Il cacciatore che va a chioccolo, o che sa chioccolare. Chiusa il fatto e il tempo che gli uccelli canterini si tengono al buio, perché non cantino, aspettando a cantare, quando si esporranno per richiami nelle tese. (Da primavera a ottobre). § Anche il luogo dove si tengono sia a lo scopo detto sopra, sia a ingrassare. § E il tempo: «durante la chiusa». § Tenere in chiusa: chiusare. Chiusare Il fatto del tenere in chiusa gli uccelli. § Uccello cbiusato: tenuto in chiusa. Chiusato Detto di uccello, messo o tenuto in chiusa. Cilecca Far cilecca, riferito a tiro con lo schioppo, dice il fatto dell’uccello o altro animale che manda a vuoto la botta, volando via o schizzando dal luogo, dove il cacciatore l’aveva puntato. Cinegetica l’arte della caccia fatta coi cani. N. B. Ci son dunque tante forme di arte cinegetica, quante sono le cacce, che si fanno coi cani: cinegetica del cane da punta e da ferma; cinegetica del cane da leva; di quello da inseguimento, di quello da giungere. E c’è anche la cinegetica della cerca e del riporto. CinegeticoAggettivo letterario che determina la caccia fatta coi cani. «Il Cinegetico» (sost. Libro) è il primo scritto importantissimo su la caccia coi cani. N’è autore Senofonte ateniese che lo scrisse oltre quattro secoli p. d. C. Colpo di grazia Il colpo ultimo dato a la fiera ferita o sopraffatta per spegnerla. Le consuetudini venatorie delle grandi cacce, ed anche di cacce locali, imponevano che il colpo di grazia fosse dato con certe armi e in un certo modo. Al cinghiale, in Maremma, è ammessa la schioppettata, in Sardegna si fa grande stima della uccisione col coltello da caccia, e in una certa maniera, ossia prendendo la fiera per una gamba. Coltello da caccia Da usarsi a caccia. Ha varie forme e prende anche nomi diversi secondo le fiere contro cui deve usarsi. Così chiamasi Daga l’arma usata nella caccia al cervo; Coltello da accorare quello affilatissimo e di lama molto stretta, col quale si può giungere a ferir il cuore del cinghiale o altra fiera. Compagni di caccia Quelli che cacciano insieme. Nota. Compagno è ognuno dei cacciatori che nelle cacce di compagnia caccia insieme agli altri con pari diritti. Differisce da Cooperatore, il quale è un aiutante pagato o comunque compensato dell’opera sua. In latino Socius = compagno; Cooperarius, aiutante. Credo utile conservare la voce Cooperatore riferendola a uomini che aiutano nella caccia, anche perché è invalso l’uso di chiamare nostro Ausiliare il cane, Così si avrebbero senz’altro tre vocaboli distintivi ciascuno di un’opera diversa. Se si dovesse usare Ausiliare così per gli aiutanti uomini, come pei cani, si renderebbero necessarie aggiunte di parole noiose e inutili. Del resto Cooperarius (in greco Synergoi) è parola degnissima. Compartimenti venatici Quelli che la legge erroneamente chiama venatori (v. art. 6). Conduttore l’uomo, pagato o no, che in certe cacce conduce o guida i cacciatori, sia per dimostrare loro i luoghi, dove posson trovare animali, sia guidando il barchino o la barca nelle cacce d’acqua. Purtroppo i conduttori in certi luoghi, annusati i... non pratici, conducono spesso dove non sono gli animali cercati. Conta Come è stato notato a «Cinghiale» questa forma fem. Di conto dovrebb’essere accettata nel significato venatico, quando può giovare a distinguere due co se diverse, quali ad es. il numero degli animali uccisi o presi, e il conteggiare per assegnar le poste o preparare a la scarica simultanea di più tiratori. (v. Cinghiale). Contrasegni I segni posti sul terreno, dove si vuol cacciare, sia quali avvisi del passo di fiere per quel luogo, o sia del trovarsi ivi il loro covo. Nella caccia col limiero, il conduttore di questo cane, trovata la lestra del cinghiale o il giaccio del cervo, ne contrassegnava la presenza lasciando lungo il sentiero ramicelli d’albero volti da la parte opposta a quella dove la fiera fosse accovata. Copertura Venatici. § del cane, il fatto del coprire dinanzi al cane in ferma l’uccello, che esso dimostra trovarglisi dinanzi, con la rete detta strascino. V. Uccellagione cinegetica. § delle gabbie: l’esterna con cui si difendono le gabbie dei richiami con frasche o altre cose per difenderli dal sole o da la pioggia. E l’interna di panno, che copre le gabbie o i gabbioni di certi uccelli, i quali sono soliti saltar contro le gretole superiori della gabbia e ferirsi il capo. § dicesi anche delle siepi o fraschette, con cui si nascondono appunto i richiami. § E anche delle reti con cui si copre in alto orizzontalmente la bocca del bertuello. V. questa voce. § Sono pure coperture i rami dei carpini che, nelle passate de’ roccoli, s’inducono a mezzo e sopra gli specchi chiusi da la ragna, perché, con l’ombra, la nascondono agli uccelli che debbon dargli contro. Coprire Riferito all’uccellagione col cane da rete, significa spiegare larete, chiamata strascino, sul terreno, dove si crede che trovisi la quaglia, o altro uccello, fermato dal cane (v. Strascino e Cane da rete). § Riferito a tese con reti, vale Porre una rete sopra una insidia perché gli uccelli non possano sottrarsi alzandosi a campanile (v. Rete di copertura), Corno L’istrumento a fiato che, nelle cacce a le fiere fatte in compagnia, serviva e serve a dare i segnali ai cacciatori, e a incitare i cani in varie maniere. Il corno ha una storia antichissima. Apparisce nella mitologia cosmica, che è la più vecchia e simbolica, con l’intervento di Pan e la lotta dei Giganti contro Giove, il quale vinse in grazia appunto a lo spavento suscitato tra questi dal corno di Pan: terrore, che forse dette origine a l’ancor vivo «timor panico». Diventò istrumento bellico di segni e ordini passando con Nebrot da la caccia agli eserciti ordinati e ubbidienti a un comando unico. Da rustico corno di bove diventò «olifante» ossia istrumento privilegiato dei soli re, e immortalato da Rolando paladino co’ suoi eroismi, i suoi polmoni e la sua morte nella battaglia di Roncisvalle. Tornò corno di caccia, sia pei principi feudali nostri e stranieri ne’ secoli ultimi del medioevo, sia per le cacce di compagnia a le fiere, delle quali si dilettarono e ricrearono le nostre borghesie comunali, rivendicando a sé il diritto venatico da l’usurpazione del giure germanico. Ed anche ora, che la caccia a le fiere sta venendo meno in Italia, e riman solo in quella del cinghiale, il corno domina ancora nella braccata maremmana e nella caccerella laziale e meridionale, con quel suo suono, che giunge a l’animo dei forti e dei solleciti come Diana animatrice e ispiratrice di ardimento e di gioia operativa e ricreativa. Chiamisi «corno» con vocabolo italiano, o «corna» come dicono in Maremma, esso ha sempre quella magica voce, che vola su i colli e i piani, su le macchie e le acque ancora addormentati, con lo stesso palpito immenso e suscitatore, che ne espresse il gran Pan del mito e delle battaglie contro le forze avverse; palpito, che, come la passione della caccia, pare ispirato da lo spirito stesso de la natura e della vita combattiva. Quali modulazioni artistiche poi e venatiche abbia saputo dar l’uomo a questa voce può riassumersi così dagli autori. I suoni di caccia col corno sono cinque. Il primo è quello che si fa per incitare i cani a cacciare ed è suono largo e grosso. (Queste definizioni non sono certo perfette, perché i suoni non posson definirsi a parole, ma io le do tali e quali le segnano gli autori). Il secondo è il falsetto sottile lungo, da farsi quando i cani levano la lepre od altra fiera, oppure, quando la rilevano ancora dopo averla perduta. Terzo viene il falsetto sottile rotto, che serviva a richiamare tutti i cani, quando si faceva «a cavalieri» ossia si trovava la fiera a covo, e si voleva che i cani accorressero a quel luogo. E questo stesso suono serviva ad avvisare che la selvaggina era stata levata dal canattiere o da un suo vicino, e tutti i cani dovevano accorrere colà. Quarto era il falsetto grosso, da farsi quando i cani assaltano o inseguono la fiera; e serviva per incoraggiarli e aizzarli; come pure per spaventar le fiere che potessero nuocere ai cani nel bosco, o far intendere a questi che gli si era vicino. Quinto ed ultimo modo di suonare era a raccolta per accoppiare i cani, o per voltarli a cacciare da un’altra parte; suono questo uguale al primo ossia largo e grosso. Così il Birago, uno dei vecchi meno indeterminato e più speri mentale. Quali sieno oggi i suoni della caccia signorile a la volpe io non ho ricercato, reputando che essa sia più un convegno sportivo e mondano che una caccia propria mente detta. § Olifante era chiamato il corno da caccia dei principi perché era d’avorio. «Rolando a Roncisvalle sonava l’olifante». Nei nostri paesi sul Tirreno usansi anche le grosse con chiglie quali corni da segnali e da richiamar bestie. § Corno rotondo: il gran corno che forma un largo disco. Venne di moda in Francia per le grandiose cacce a stracca o forzate (par force) cacce che, come nota il Tanara fin da suoi tempi, presso noi non sono mai state nell’uso. Cosciali Le difese di pelli caprine vellute con che si coprono i calzoni pastori e cacciatori per poter affrontare la macchia spinosa. Costume o Vestito da caccia Fu prima suggerito da l’utilità e dal bisogno, che ha il cacciatore di essere difeso in alcune parti del corpo contro le intemperie e gli ostacoli terrestri; non so lo ma da quello principale di rimaner sempre libero e agile in tutti i movimenti del corpo. I Greci e i Romani s’informarono a questi criteri fondamentali, e a l’altro di rendere il cacciatore men visibile agli animali cacciati, Nelle cacce principesche poi si imposero ai dipendenti anche divise e colori speciali, tra cui prevalsero il verde per la caccia al cervo e il grigio per quella al cinghiale. Va notato che il vestito del cacciatore cambia, e deve cambiare anche secondo la caccia che si fa, i luoghi, le stagioni e le armi o i mezzi che esso usa. Può dunque definirsi: Il vestito che porta il cacciatore a caccia o anche quale divisa, da cui è dimostrata la sua qualità civica di cacciatore professionale. Covata Le ova che ancor son covate nel nido, o i pulcini nati da poco. Ma di questi dicesi meglio Nidiata. (v. q. v,). Credenza In Credenza, riferito a cane o cani significa Ingannati da una finta della fiera, la quale mostra di fuggir per una parte, mentre si sottrae da un’altra (v. Dare). «I cani saltano nel campo in credenza» (Niccolini). Perché il cinghiale aveva fatto finta di prender quella via. Credere nell’uso venatico, riferito a uomini, vale Aver fede ne’ segni dati da cani, o da le spie delle tese, o anche negli animali cacciati. «Credi più al tuo cane che a te stesso; perché il tuo cane, oltre la vista, ha nel naso un senso meno fallibile della tua ragione e del tuo sapere» (N. M.). E anche:
A can che punta, e montanel che stride,
Chi sempre crede, bene spesso ride.
E ciò perché il montanello de' paretai e roccoli col suo garrire dà segno dell'avvicinarsi di uccelli. § riferito agli uccelli di passo, sia assolutamente, sia con un complemento di termine, vale Lasciarsi allettare, e calare a le tese senza timore. «Le lodole credono a la civetta a lo specchietto e più a lo zimbello: le anatre a le stampe e al richiamo vivo». «Stamani questi tordi non credono per nulla». § detto dei cani da muta vale Lasciarsi condurre da quello che fa da capo, ossia dal cane guidaiolo. Questo in certe cacce è detto con termine militare poco proprio Cane di testa. Il credere in esso e seguirlo disciplinati, ossia avergli fede, fa sì che la muta cerchi unita e concorde, e non si perda tempo (v. Credenza). Dare Forma i seguenti modi. § Dar l’assalto: dei cani che si lanciano contro la fiera o anche l’uccello per ucciderli o impadronirsene. § Dar il cambio: delle fiere che inseguite dai cani corrono sopra un’altra della loro specie, perché si levi e con la sua freschezza di forze possa scampare o finir di stancarli. § Dar credenza: dice l’astuzia dei cinghiali, cervi e altre fiere quando col fingere di gettarsi per una via sgattaiolano per un’altra, e riescono così a ingannare i cani, i quali corrono a cercarli dove non son fuggiti. § Dar sotto: è l’assaltare che fa il cane la selvaggina sia da pelo che da penna gettandosele contro nel covo o dovunque si trovi. Di qui il comando Dagli sotto, che anche è un incitamento pur nella forma Dagli! Dagli! In latino Incursare e Arripere. In greco Epidrassomai. § Darsi a vista: altr’astuzia della selvaggina (l’usano fiere e uccelli) la quale, specie a salvare i piccoli, si mostra scopertamente e con ostentazione ai cacciatori e ai cani per attirarli contro sé. Eroica protesta, che, a l’uomo, così feroce nel suo egoismo di mercante e divoratore da non rispettare neppur l’alto dovere della conservazione delle specie, dovrebbe ricordare la miseria vergognosa delle sue leggi morali e civili. § Dare il colpo di grazia: uccidere con un ultimo colpo sia di arma da fuoco sia di coltello da caccia un animale già ferito, quale il cinghiale, il cervo e simili. Questa feroce misericordia diventa necessaria, specie per salvare da le tremende zanne del porco i cani, ch’esso dissipa in modo pietoso. In Maremma il colpo di grazia è lecito darlo con lo schioppo; in Sardegna, dove il cinghiale è meno poderoso, si vuol dato col coltello da caccia. § Dar la leva, e così lo zimbello, la civetta, significa mostrarli agli uccelli che passano presso una tesa, quali allettamenti per farli venire ad essa. E così dicesi: § Dare il fischio, il Quagliere, il Chioccolo per fare il verso che richiama artificialmente certi uccelli. § Dare detto assolutamente, ma con sottinteso «l’assalto” riferito a levrieri, vale il lanciarsi ch’essi fanno nel correre tentando di acceffare la lepre. (v. Levriero). Dicioccato (il) Sost. Da dicioccare, ripulire dai ciocchi, ossia dai ceppi delle piante, già abbattute, il terreno (Crusca). Difesa e Difese Sono tutti gli atti e i fatti, co’i quali la selvaggina d’ogni, specie cerca di sottrarsi al male che l’uomo vuol farle asservendola o cacciandola in qualsiasi modo. In questo significato manca a la Crusca, e il Tomm. Lo dà solo riferito a cavallo. Federico II dei falconi dice Defensiones. Difesa è quella delle fiere che, per sottrarsi all’inseguimento, danno il cambio, ossia ne suscitano un’altra fresca della loro specie. Quella della lepre, che fa il ganghero o voltafaccia. Quella del cinghiale che Insorgnisce. L’Imbroccarsi di certi uccelli scappando, il lasciar passare e andarsene alla volpina dei leproni vecchi, sono difese. Difese sono gli scambietti e gli zig zag di volo, che certi uccelli fanno nella borrita per salvarsi dal cacciatore (e anche sfuggire al falco) il salto del ranocchio, che fa la beccaccia da un’emergenza a un’altra per non lasciar sentore sul terreno pedinando. Il sette con cui si ripongono i beccaccini e la beccaccia stessa lasciandosi cadere da l’alto fin quasi a terra, e poi radendo il suolo a volo e riponendosi lontano dal punto nel quale apparirebbe riposta. Difesa è quella degli uccelli che accorgendosi dell’alzarsi delle reti ne’ paretai danno a l’aria per scamparne, oppure si buttano a terra violentemente da un lato. È difesa generosa e commovente quella di fiere e d’animali che si danno a vista, ossia si mostrano al cacciatore per attirare i colpi a sé e salvare i loro piccoli. Ma ci sono anche le difese dell’uomo contro le fiere armate, ossia quelle che posson nuocerci coi denti, le corna, gli unghioni. Per le nostre cacce nazionali è bene conoscere quelle che posson opporsi al cinghiale, al toro e ai bovini in genere e al lupo. Contro il cinghiale l’unica difesa è buttarsi a terra, schiacciandosi più che si possa al suolo. E così pure convien fare contro i bovini in genere e il toro; notando però che, se il toro vi corre contro da lontano, convien meglio rimaner dritti impalati ed immobili, mentre l’immobilità e il gettarsi a terra non valgon nulla contro i bufali, perché essi, raggiuntivi, vi calpestano. Perciò l’unica difesa contro questi è la fuga o l’arrampicarsi a una pianta solida. Contro al lupo, che vi assalta di fronte, si deve alzare il braccio sinistro all’altezza del collo e contemporaneamente tirargli un colpo di coltello al ventre, che mostra scoperto, avvertendo di non fermarsi a la puntata, ma di sparargli anche il ventre più che sia possibile, tirando in su l’arma violentemente per taglio. Difilare e Difilarsi Dicesi di persone e di animali quando vanno con gran prestezza e quasi a filo verso qualcuno o qualche cosa. Il cane difila quando su l’incontro, avanzando lesto e dritto va a puntare e fermare l’animale. Dimoiare Lo sciogliersi del gelo o della neve pel calore del sole o per l’addolcimento della temperatura. Se ne forma il n. v. Il Dimoiato e il dim. Seguente Dimoiaticcio, il terreno o il luogo, su cui è dimoiato. Dimoiaticcio Il terreno dove è dimoiato. Dinanzare (un animale, lepre, cervo, cinghiale) Passargli avanti, prevenirlo. Troncargli la strada (Tomm.) È l’antico Divanzare, francese Devancer. La Crusca definisce Avanzare persona o animale. Passar lor avanti, notando però che è voce più che altro del popolo. (E che perciò?). In parte è sinonimo di «Fare la cavalletta». Diritti a) Il diritto del cacciatore su l'animale, al quale ha sparato anche solo ferendolo;
b) Il diritto di sparare con lo schioppo lui, e solo lui, a l'animale puntato fermato o comunque levato dal suo cane o da' suoi cani.
c) Il diritto di seguito già così denominato a significare che nelle cacce a inseguimento coi cani, la selvaggina, finché non siasi sottratta del tutto a tale inseguimento rimane di dominio venatico di chi l'ha levata e posta in caccia, de' cani di esso e dei cooperatori suoi.
d) Diritto che sopra gli appostamenti di caccia, sieno essi posticci o fissi, venga rispettata l'osservanza delle distanze imposte sia dal danno presumibile, che una concorrenza troppo vicina possa portare a la proficuità della caccia stessa, oppure dal pericolo nascente per l'uso di armi da fuoco. Distanza Nota. Il computo della distanza è un’arte per se stesso. Quest’arte si acquista, si, con lo studio e l’osservazione; ma convien acquistarla sperimentalmente anche sui diversi luoghi, in cui si esercita la caccia. Giacché il solo computo visivo altro dà ne’ luoghi privi di qualunque relatività: altro dove questa relatività esiste; altro sotto una luce, altro sotto un’altra luce. La visibilità su l’acqua, ad esempio, è ben diversa da quella su la terra, su l’alberata e sul bosco. C’è dunque un’arte nel computo delle distanze su gli specchi grandi della palude e delle valli, come ce n’è una in quello delle largure. Così pure la luminosità maggiore o minore dell’atmosfera influisce non poco non solo sul computo esatto della distanza, e perciò su la conoscenza del tiro, ma anche su la posizione vera, a cui deve drizzarsi la mira, ossia sul puntamento giusto o fallace. Duna e Dune Quei tumoli di arena, che s’ammucchiano in certe spiagge marine. Ellerone Pianta grande di edera o albero coperto di molta edera. Lo registra il Tomm. Con esempio del Soderini. E, se è voce rustica toscana (le cose agricole sono necessariamente rustiche) vive però in altri dialetti, e va accettata. «Agli elleroni si fa il capanno pe’ tordi» . E se non piacesse questo, dovrà dirsi Ederone. Esca Ogni cibo che serva di allettamento agli animali a cui si caccia. § L’allettamento stesso. Escare e Aescare Porre 1’esca. Donde Escato per il luogo dove è posta l’esca. Esploratori Quelli a cui si dà l’incarico di riconoscere un luogo deve si vuol cacciare. I vecchi dicevano «Riconoscere una cacciata». La frase è romanesca, ma mi par bella e buona. I conduttori del limiero erano esploratori: e per mezzo dei segnali, anche indicatori o segnatori. Estuario Quel tratto d’acqua marina, che dai lidi, dalle isolette o dune riman chiuso entro terra. «L’estuario veneto è famoso per la caccia ai palmipedi». Falco Genericamente vien usato per indicare quei parecchi falconidi, dei quali noi ci serviamo per allettamenti in certe cacce come quella a le lodole. § Asta con in cima un falco impagliato ad ali aperte, che si usa nella ragnaia per far fuggir bassi gli uccelli scacciati, o si tien alto sopra uccelli terragnoli, perché non si levino, per non farli muovere anche nell’ammaestramento dei cani da ferma. Falconare Andare a caccia col falcone. E così dicevasi anche Sparvierare andar a caccia con lo sparviere (v. q. vo.). Falcone e Falconi I rapaci di parecchie specie che si usavano ammaestrati in Falconeria per prendere a vole altri uccelli e piccole fiere. I più usati erano appunto i Falconi, gli Astori e gli Sparvieri (v. Falconeria). L’ammaestramento dei falconi era difficilissimo, e perciò apprezzatissimi erano i bravi falconieri. Di quest’arte, che Linneo scrisse essere diventata scienza, è ammirabile lo sperimentalismo: non solo si sapeva ammaestrarli e mansuefarli, ma si sapeva anche curarli e conoscerne le malattie dal segno, ossia da la defecazione. Il falcone si prendeva in vari modi. Prima cosa, che gli si faceva, era quella del calzarlo, ossia porgli i geti. Quest’era una specie di pastoia uguale a quella che noi poniamo a la civetta da allettamento. I geti erano di camozza o di vitello, tenuti unti, perché si conservassero pastosi. Ad ognuno dei due geti si attaccava uno scudetto d’argento; nell’uno c’era l’arma del padrone col nome e cognome; nell’altro, quello della città che abitava. E pur appesi ai geti gli si ponevano dei sonaglioli. Seconda guarnitura era quella del cappello, che gli si poneva in capo per coprirgli gli occhi, e tenerlo più quieto: si chiamava Incappellare, come il liberarnelo dicevasi Scappellare. Gli si cucivano anche le palpebre a lo stesse scopo, ossia lo si Accigliava, mentre lo scucirgliele era Dicigliare. Il tener poi il falcone in mano, carezzandolo nel dosso e nel capo, dicevasi Maneggiarlo; donde «Falcone maniero o maniere» significava bene mansuefatto. Anche dicevasi che il Falcone Impugnava bene o non Impugnava, quando aveva imparate a starsene correttamente nel pugno al maestro o no; che era Allogorato, ossia usato al logoro, quando intendeva e rispondeva al richiamo fatto con questo arnese. Falconeria La caccia che, da l’antichità più remota fino al secolo decimosettimo, fu fatta col mezzo di uccelli rapaci, specie coi falconi ammaestrati a prendere altri volatori ed anche quadrupedi. È quasi certo che venne da l’Asia. Fu caccia da principi, che si democratizzò qui in Italia in grazia a le istituzioni popolari dei nostri comuni. Purtroppo però si involgarì anche nella sua letteratura (v. Scritture antiche toscane) ch’era stata meravigliosamente alta e scientificamente sperimentale nel gran libro di Federico II De Venatione cum avibus, di cui la bibl. Vaticana conserva il preziosissimo codice detto di Manfredi, il figlio dello Svevo, al cui testo questi aggiunse note sue di gran valore. Le altre scritture antiche per contrario sono sciatti sommari, pieni di sciocche superstizioni ed asserzioni empiriche. Che, se hanno la pochissima utilità di mandare in visibilio i puri grammatici ricercatori di testi di lingua senza testa, non giovano effettivamente ad altro che ad elencare qualche vocabolo nostro su la materia, che trattano. Ma il testo di Federico è forse il libro più sperimentalmente scientifico di tutto il medioevo, e meriterebbe di essere conosciuto dai veri studiosi. Ed è bene far voti nazionali, perché sia pubblicato. § Falconeria: l’arte difficilissima di ammaestrare i falconi; arte tanto studiata e approfondita da principi e falconieri, che bastò a Linneo per dichiarare ch’era divenuta scienza. Oggi il fascino del diletto poetico emanante da le notizie, che se ne hanno, principia a invogliarne un rinnovo. Ben venga! Falconiere l’uomo che governava e ammaestrava i falconi. Lo dicevano anche Maestro; e veramente meritavano quest’onore per la difficoltà grande dell’arte loro. Fallo Cadere in fallo parlandosi di cani in cerca vale Scambiare una traccia falsa per una buona. § Falli della traccia: quelle irregolarità o interruzioni di essa, che possono ingannare i cani e fargliela perdere. § Falli del cane (v. Cane). Fantoccio l’albero tesato, tondato e accomodato in qualunque modo adatto per tenderci con le panie o cacce miste. Fare Questo verbo, unito ad altre parole, forma le frasi venatiche. § Fare l’arrosto: vale uccidere e anche prendere quel tanto di uccelli non grossi, che bastano a una pietanza familiare. § Far bene o far male riferiti ai cani, ad allettamenti, a polvere o cariche, significano lavorare o corrispondere bene. § Fare un cane: ammaestrarlo. Perciò «Cane fatto», vale ammaestrato del tutto. § Far cappotto, è frase del gergo venatorio per dire di non aver ucciso neppur uno scricciolo. § Far cilecca v. a schioppo. § Fare un luogo: ricercarlo bene e tutto cacciando. § Fare un tiro o un bel tiro, colpire un animale difficile pel volo, la corsa, la distanza o la velocità. § Far volare: levare uccelli. E dicesi nel senso bono come nel cattivo. «Il cane da leva deve far volare gli animali; quello da ferma deve dimostrare il luogo, dove essi si trovano dinanzi a lui, e deve mai farli volare se non per comando del padrone». Fatta «Nel linguaggio de’ cacciatori chiamasi lo sterco di alcuni animali, come beccaccia, pernice, starna e simili, che si trova ne’ luoghi, in cui questi animali si sono fermati». § Essere in su la fatta: significa essere su la pastura dell’animale. (Crusca). Lo sterco delle fiere chiamasi Pastura in genere, e anche Segno. Felceto Il terreno dove vegetano molte felci. Fermare (v. Cane da penna). Fiasco La gabbia a forma di fiasco, dove si tengono singolarmente le quaglie da richiamo. Sopra una ciotola di vimini intrecciati si drizzano gretole lunghe dai quindici ai venti centimetri, le quali vengono unite fra loro e legate in cima munendo questa di un uncino che serva ad appendere. Il beccatoio e il beverino si fermano al fondo. Il fiasco serve anche per la canterella. Fiera degli uccelli Il mercato annuale che si fa in certi paesi per la compravendita di uccelli da richiamo o da allettamento. Per solito si fa in agosto o settembre, e diventa una festa e una gara animatissima di canto tra gli uccelli cantaioli e gli uomini fischiatori, i quali coi vari istrumenti da richiamo, o anche con la sola bocca, rifanno il verso di tutti i volatori. Sono famose le fiere di Almenno San Salvatore, Crespina, Empoli, Faenza, Firenze, Pontedera (Fiera di San Luca), Sacile (Sagra dei osei), Tricesimo, Vittorio Veneto. Filo e Fili (v. a Tesa). Fischiatore Colui, che con o senza fischio meccanico, ha l’arte di richiamare gli uccelli imitandone il verso. Fluviale Di fiume; che ha natura di fiume «Barca fluviale». Cacciatori fluviali del Po» . Foce Nel significato venatico «Gola di monti e lungo tratto di terreno chiuso tra monti” (Crusca). Forse di significato meno ampio, che il sinonimo suo fociata. § Imbocco della foce: la parte inferiore donde si entra nella foce. Fociata Sbocco di una gola di monti (Crusca). Non registrato dal Tommaseo. Il Petrocchi, credo giustamente, definisce «Lunga gola di monte o vallata» ed è questo il concetto esatto della parola, quand’essa è riferita al passo degli uccelli migratori, i quali seguono appunte le fociate che da nord est o nord li portano più dritto ai passi verso mezzogiorno. È sinonimo di Foce. Fòrcole È la parola latina Forculae, la quale significava i pali solidi e forcelluti, in cima ai quali si fermavano le reti da fiere nelle cacce antiche. § Nelle cacce e uccellagioni odierne si chiamano Forcole le asticelle forcellute, o che abbiano un appiccagnolo per appenderci le gabbie dei richiami nelle tese. Foro Apertura non grande in forma più o meno circolare, che vien fatta da fiere o da uomini nelle siepi ed altri ripari per entrarci furtivamente. «Il foro è una via della fiera». Forra Franatura o scoscendimento profondo che tra monte e monte si fa per ordinario dalle acque scorrenti (T. F.). § Luogo d’un bosco, d’una selva e simili, dove si trovi un folto intralcio di arbusti e cespugli; ma sempre con depressione di terreno. Forte e Forteto La parte del bosco o di altro terreno, in cui le piante crescono più fitte. Fossa Buca profonda, in forma di pozzo, e dissimulata a l’imbocco da frasche, erbe foglie, che vien aperta su le vie, per cui di solito passan le fiere (o sono attratte con esca) e dove cadendo non possono uscire. Fossato Torrentello. § Fossa grande di scolo in mezzo ai campi. Frugnolare Cacciare di notte col frugnolo. § Abbagliare con tale lanterna a riverbero. Frugnòlo Lanterna a riverbero usata nella caccia notturna agli uccelli. Furetto Noto mammifero dei mustèlidi, usato nella caccia, specie per far uscire i conigli selvatici da la tana. Gabbia Arnese di varie forme costruito di legno o di fili di ferro che serve a tenerci chiusi uccelli da allettamento sia per la uccellagione che per la caccia con lo schioppo. (Lat. Cavea). Sue parti sono: Bagnatoio: il recipientino ove si pone l’acqua pel bagno degli uccelli tenuti in gabbia. Beccatoio: cassettina o vasetto piatto, entro cui si pone il becchime e mangime agli uccelli di gabbia. Beverino: vasuccio di vetro o di coccio che serve di abbeveratoio entro le gabbie. Cassetta del mangiare: la scatoletta per solito più lunga che larga, la quale s’introduce nel casottino del mangiare piena di becchime adatto all’uccello tenuto entro la gabbia. E si toglie quando è vuota o da ripulire. Casottini (della gabbia) quelle parti laterali della gabbia sporgenti in fuori, dove per solito, si collocano il beccatoio (cassettina del mangiare) e il beverino o vasetto dell’acqua. I quali appunto si chiamano Casottino del mangiare e casottino del bere. Fondo (della gabbia) il suolo di essa consistente per lo più di una assicella posata su le gretole inferiori. Se l’assicella è scorrevole e si può mettere e togliere si chiama appunto Fondo da scorrere. Gretole: i fili di ferro e le asticciole di vimine oppur anche le cannucce, le quali servono da cancelli a la gabbia. Nottolino: il minuscolo saliscendi col quale si tien chiuso lo sportello della gabbia. Saltatoio e Ballatoio: le bacchettine o cannucce attraversate nel vano delle gabbie, perché ci si posino o saltino gli uccelli. Sportello: l’usciolino della gabbia. Dicesi a cateratta se si chiude da su in giù. Staggi o Regoli: l’intelaiatura lignea’ della gabbia su la quale vengono innestate le gretole quali sieno. Gabbiata La quantità di uccelli che può star dentro una gabbia. Gabbioncello Un gabbione non del tutto grande. Gabbioncino Con la cateratta o cascatoia nel mezzo. Specie di gabbioncino da uccellagione in cui si tengono uccelli diversi; o che si usa come schiamazzo tenendoci la civetta da un lato e uccelli dall’altro. Quando si alza la cateratta lasciando veder la civetta, gli uccelli schiamazzano servendo così da richiamo. Gabbione Per le quaglie è la gabbia rettangolare colla parte superiore di tela e non di gretole, alto circa 15 centimetri, dove tengonsi molte quaglie insieme, § Quello a scompartimenti che serve per l’uccellagione con la civetta. § Nel bresciano chiamano Gabbione la gabbia molto grande, in cui su la piazza di brescianelle e roccoli pongono un tordo di allettamento posato a terra. Galaverna La fantastica cristallizzazione dell’umidore, per pioggia o guazza, da cui rimangon ricoperte piante ed erbe sotto la stretta di una gelata, nei paesi settentrionali nostri. Da Gala hiberna? Caliverne friulano, Calaverno toscano, ma è altra cosa, Galaverna romagnolo, emiliano ecc. Gallina sola La femmina del gallo di montagna che trovasi senza famiglia. Se è con la famiglia si chiama Chioccia o la Vecchia. Gallone Così chiamane gli alpigiani il gallo cedrone vecchio, il quale, come il cinghiale ed altri animali, giunto a una certa età, vive solo. Forse sarebbe meglio dire anche di esso un Solingo, come dicesi del porco e simili. Ma i termini locali hanno i loro diritti di preminenza. Gallotto Cedrone ancor giovane. Gambali Le calzature di cuoio con che ci difendiamo le gambe dal ginocchio a la noce del piede. Gattonare Seguire gli animali o avvicinarli col ventre a terra come fanno i gatti e i setters. Ed è verbo neutro. I vocabolari lo confondono con Aggattonare, e lo fanno attivo. Ma non è giusto né corretto, perché «Aggattonare» è formato nello stesso modo di Accavallare, il quale indica l’azione di avvicinare l’oche nascosti dietro un cavallo, e perciò è attivo. Aggattonare dunque potrà e dovrà indicare l’azione del cacciatore che avvicina animali gattonando. Cosicché questi animali sono sempre il complemento oggetto dell’azione. «Cacciatore colui? Si direna per ammazzare a fermo tre lodole aggattonandole come il gatto». Gelata È sinonimo di Gelo; ma forse può indicare più determinatamente la forma (v. Gelo). Gelo Il freddo che fa consolidare l’acqua. § L’acqua gelata. Le forme del gelo sono: la brina, il ghiaccio, la galaverna, il vetrone. Ciò per la caccia. Gerbaio Terreno in palude e padule, dove cresce molta erba, ossia l’erba detta anche sala. Geti La pastoia che si poneva ai piedi dei falconi da caccia, ed anche oggi si pone a le civette, ai falchi e simili uccelli per usarli quali allettamenti. È formata di una catenina solida e leggera divisa in mezzo da un anellino anche più solido. Le due estremità della catenina sono unite, traforandoli, coi due limbelli, che fasciano le gambette degli uccelli. Federico II lo derivava dal latino Jactus, perché i Geti (jacti) servivano a lanciare i falconi dietro gli uccelli volanti. Certo è che anche oggi, cacciando con la civetta a getto, la si lancia proprio in tal modo. Penso che questo termine sia più proprio e specificativo (parlandosi di caccia) che pastoia, il cui significato può essere anche più che grossolano. § Beccarsi i geti: è il costume che hanno le civette (come tutti gli altri rapaci ai quali siasi posta la pastoia) di cercare ogni modo di liberarsene col becco. Ginestreto Terreno coperto di ginestre. Giocare Seguito dagli avverbi bene o male, quando vien riferito agli uccelli di allettamento, significa ch’essi si muovono o volano in modo buono o cattivo secondo l’arte. «La leva ha giocato malissimo», «Questa civettina mi gioca a meraviglia, prende giù le lodole dai sette cieli». § Gli stessi modi se son riferiti invece agli uccelli, a’ quali si tende, indicano che questi credono o non credono agli allettamenti, e vengono con bel volo a farsi irretire, impaniare o tirar con lo schioppo: oppure sfagliano, voltan faccia, si sottraggono a le insidie come posson meglio. Gioco e Giochi Tutti insieme gli allettamenti che si espongono a la vista degli uccelli, ai quali si tende per attirarli a le reti, a le panie o al tiro dello schioppo. § Gioco vivo: quello di uccelli vivi, ossia alzini e passeggini, civetta, i volantini. § Gioco morto: le stampe d’ogni specie, lo specchietto, la civetta impagliata o artificiale, e in genere tutti gli oggetti che posson render forma di uccelli. § Nella caccia di palude e di valle fatta in botte, in tina o comunque in appostamento a fermo, si dice Gioco tutto l’insieme delle stampe e dei richiami. «Arte difficilissima è quella di disporre il gioco in palude». Perché, secondo il vento, il tempo, la luce e la stagione convien disporre il gioco in modo diverso. § Fare un bello o brutto gioco, dicesi degli uccelli a cui si tende per significare che essi vengon bene o male a le reti a le panie o al tiro dello schioppo. Nota. L’Ariosto ha due esempi di questa voce, e in tutti e due accenna agli alzini (leve e zimbelli). L’uno è citato anche dal Monti nell’Appendice a la Proposta p. 155, a la frase «Alzar gioco». «Rinaldo Argia molto lodò, che avviso Ebbe di alzare a quell’augello un gioco. Che a la medesma rete fe’ cascallo». E questo è senza dubbio in significato di zimbello o leva. L’altro è del Furioso stesso 9. 67. Giuncaia e Giuncara Luogo dove sono giunchi. E dicesi anche Giunchi «Tra i Giunchi si trovano i beccaccini». Golèna Quella parte di un alveo che è a secco, e sta fra l’argine e l’acqua. (Tomm.). Guglielmini 1. 51 «Tutto il terreno, che sta fra la ripa e l’argine si chiama golèna”». Quest’è la definizione più giusta. Da essa s’intende come questo spazio, spesso alberato e anche acquitrinoso, possa essere terreno favorevolissimo a la caccia. Basta pensare a le golene del Po e di fiumi simili, nei quali tra la ripa e l’argine esterno rimangono spazi amplissimi. Governare Dicesi del curare alimentandoli, tenendoli puliti e riguardati, quant’è necessario, gli animali tutti, di cui ci serviamo per la caccia. «Governare i cani, gli uccelli. La civetta, il falco». Grandine l’acqua che cade congelata da le nubi. Ha un sinonimo Gragnuola che potrebbe apparire anche diminutivo, ma non è riconosciuto tale. Mancherebbe così la denominazione di quella grandine meno grossa e meno congelata che i campagnoli toscani chiamano Gragnolischio, e che io segno, perché colma una lacuna. Grasceta Terreno umido e grasso, dove nasce erba molta e fitta. § Dicesi anche pel luogo, dove nasce erba in tal modo. Il Boccamazzo ha «Caccia della Grasceta «come proprio di quel tal luogo della Campagna di Roma, com’è spiegato subito dopo «Acciò che li cervi per 1’erba fresca ve si possano ritirare». Il termine è vivo in Toscana e anche in Romagna. Greppo Il fianco dirupato di un poggio. § Quel rialto delle strade campestri ch’è formato dai campi stessi. § La sponda di una fossa dal ciglio fino a l’acqua. § Quel qualunque rialto ne’ clivi, a cui segue una depressione ripida e breve del terreno. Greto Il letto asciutto dei torrenti e dei fiumi coperto di sassi. È contrazione di Ghiareto. Gretoso Che ha greto. «Torrentaccio gretoso». Gridare Gridare un uccello o un animale a un cacciatore. «A te! A voi! A lei» vale avvisare il cacciatore stesso, i compagni di caccia che quell’animale va verso loro, perché gli sparino. Gronda La parte di un terreno asciutto la quale degrada verso un’acqua o un terreno paludoso. § Margine. § Uccelli da gronda: quelli che bazzicano le gronde. Guado Il luogo dove un fiume o un’acqua può esser passata toccando sempre il fondo coi piedi. Guazza La quantità sovrabbondante di vapore acquoso, molto superiore a la rugiada, dalla quale si trovano bagnate le erbe e le piante in certe notti serene e non ventose. § A guazza rasciutta quando il sole ha prosciugata la guazza. § Guazza bianca o tinta: Quella che, per effetto del freddo apparisce un po’ bianca, ma non è ancora congelata come la brina. Sta a la brina come l’acqua tinta sta a la neve o a la grandine. Illacciare e Inlacciare Prendere con laccio. § lllacciarsi e inlacciarsi: rimaner preso al laccio. § Illaquearsi e illaqueare antiq. Imboccare Mettere agli uccelli, specie ai nidiacei, il cibo in bocca. Sinonimo di Imbeccare. Imboscarsi Entrar nel bosco. Imbroccare Lo dice il Pananti riferendolo a la fune (tratto) delle reti, per indicare il punto, nel quale essa entra nel casotto della tesa attraverso il foro presso cui sta la manicchia. Imbuzzare Ferire un animale nel buzzo. «Cinghiale imbuzzato». Immacchiarsi e Immacchiare Entrar nella macchia. Impallinare Ferire con pallini (Tomm.). Es. «Non è caduta la bestia, ma debbo averla impallinata». Sembra però che abbia un significato meno grave di Impiombare. Impiombare Ferire con un colpo a pallini. Impostare Porre i cacciatori alle loro poste, come si fa in certe cacce. «Il capocaccia imposta i cacciatori». § Rifl.: Porsi a la posta. Inalberarsi Entrar tra gli alberi. Inanellare Contrassegnare un uccello o altra selvaggina con un anello a una gamba a scopo di studio, specie su le migrazioni, perché, chi lo catturi o uccida, ne dia notizia a l’ente o la persona che l’ha inanellato. L’anello porta sempre l’indirizzo, a cui devesi comunicare la cattura e il luogo dove è stata fatta. Incapannarsi Entrare nel capanno. Ma è dialettale. Ingabbiare Mettere in gabbia. S’ingabbiano i primi uccelli presi nelle tese per farne dei richiami. Ingabbiatura dicesi per uccello preso a le tese e posto in gabbia a servire da richiamo o allettamento. Insegnare Usasi nel significato di indicare. Es. «I badatori insegnavano starne dapertutto» (Nicc.). Inselvarsi Entrare nella selva. Insidie Usasi genericamente al plurale per indicare tutti gli inganni e gli allettamenti tesi agli uccelli e a le fiere per catturarli o ucciderli con più facilità e meno pericolo. «Le panie, i calappi, lo strascico, le fosse, la cagna, sono insidie». Insieparsi Entrar nella siepe. Lacciaia Il luogo dove son tesi i lacci. Laccio e Lacci Calappio formato con fili o crini o cordicelle congegnati a nodo scorsoio, di cui servonsi i tenditori di frodo per prendere uccelli e quadrupedi, Latino Tendiculae. Lacciolaio Tenditore di lacci. Ha l’autorità del Savi e quella del Gherardini. Lacustre Di lago. «Caccia lacustre. Uccello lacustre». Laghetto Così vien chiamato in certe parti della Toscana lo specchio d’acqua costruito artificialmente in mezzo ai campi coltivati per attirarvi e cacciarvi palmipedi, ripaioli, storni. È un rettangolo di terreno erboso in leggero pendio (da un ettaro a tre) sul quale s’induce l’acqua, lasciandone scoperto circa un terzo. Cinto di un argine rettangolare ha quattro capanni scavati a mezzo dei quattro lati, e su questi erbe e cespi di bosso, che possan servire da nascondigli. Sotto tutto l’argine un sentiero o un andare, che serve a camminarci nascosti per avvicinare uccelli, che siensi buttati lontano dai capanni. Il Savi li chiama «Laghi». Laguna È il nome specifico dell’acqua marina e fluviale, che pel ritegno dei lidi e delle dune rimane chiusa tra la terra ferma e il mare aperto. Nella parte più interna della laguna ci sono le famose Valli venete, ottime per 1a caccia in botte. Largura Voce poco usata ma che nell’uso venatico significa campagna o terreno aperto e senz’alberi pianeggiante in mezzo a luoghi alberati. Nel qual significato si usa anche Larga. § Qualunque spazio tra le canne dove si possa passare. Ma è solo locale? (Nicc.). Lasciar passare Con l’oggetto espresso «una fiera o un uccello» significa non sparargli quando passa a tiro. «A lasciar passare un cinghiale come cotesto, meriteresti che ti fosse tolta la licenza in perpetuo». «Hai lasciata passar la beccaccia scopertissima a venti metri, oca, oca, oca». Lasciata Il lasciare in caccia di tirare con lo schioppo o le reti ad animali passati che si sarebbero potuti, prendere o uccidere. «Nella caccia come nell’amore ogni lasciata è persa». Lasco Voce toscana a la quale vocabolari e scrittori danno significati diversi ed anche incerti e indeterminati. Il significato meno incerto parrebb’essere quello di: Terreno asciutto o palustre poco esteso, che ha la superficie coperta o della stessa vegetazione o d’acque. Infatti gli esempi dicono così «Laschi di marrucai» come «Laschi d’acque». E c’è anche chi gli attribuisce il significato di «Lama interna, che d’inverno resta coperta d’acque». Se dunque la parola rimane così incerta per i toscani stessi, come si potrà accettarla nella lingua nazionale? E quando finirà cotesta mania de’ vernacoli, dei gerghi e del toscanesimo irragionevole? Lavina Frana di sassi e macigni. Lecceto Bosco di lecci ossia di elci. Meno certa è la forma femminile Lecceta. Legare Riferito a allettamenti vivi di tese, significa assicurarne la lunga, i geti, la braca a un oggetto che debba trattenerli, «Legare le anatre di richiamo, la civetta, la leva». Leprino Di lepre, che ha natura di lepre. «Timidezza leprina. Udito leprino» . Levare v.at. Far uscire dal luogo dove stanno volatili o quadrupedi e mostrarsi in caccia (movère, avertere, propellere, fugare, in latino). N. B. Non è giusto definire come fanno la Crusca e il Tomm. Scoprire, perché lo «scoprire» è un’azione venatica ben diversa del «levare» tanto diversa che veniva e vien fatta con un cane speciale detto «limiero» da cui è condotto un esploratore al luogo, dove trovasi l’animale cercato. E questo fatto chiamasi Appostare, appunto perché è la conoscenza del luogo dove trovasi l’animale, che sarà cacciato, e per conseguenza levate anche solo il giorno dopo. § Levarsi rifl. Vale l’uscire dell’animale dal covo, se è quadrupede, o l’alzarsi a volo degli uccelli sieno essi scacciati o no. Perciò dicesi Levarsi a corsa e Levarsi a volo. Per le voci specifiche di questo concetto v. a Volo. Lodro (v. Logoro in fine). Logoro Arnese antico da caccia (falconeria) fatto di penne e di cuoio a modo di un’ala, con cui girandolo e vociando (ma non sempre) si soleva richiamare il falcone (Tomm.). E la Crusca «Arnese dei falconieri fatto di penne e di cuoio a modo di un’ala, sul quale era accomodato il pasto; e col quale girandolo e gridando, si soleva richiamare il falcone che non tornava da la preda». Es. Tratt. Falcon. 7 «Poscia si vuole un logoro d’ale d’anitra e legarvi su il pasto; e vuolsi cominnciare a fare reddire al logoro». § Amorevole (falcone) al lodro o batteggiato chiamasi il falcone che rispondeva al giro del logoro. § Dimenticare il lodro: dicesi del falcone che non risponde al richiamo del logoro e si allontana. § Toglier giù col lodro (sott. Il falcone altano e onorato). Farlo scendere e venir al padrone al secondo o terzo giro del logoro. Questi falconi abbassavan la testa a questo richiamo, e calavan a piombo sul lodro stesso. Ciò era più pregiato che la stessa uccisione degli uccelli «perché ammazzare è cosa naturale, ma venire al lodro è industria. Ossia ammaestramento sapiente dello strucciero». § Uccelli da logoro: Quelli che si ammaestravano con questo arnese. Erano il falcone, il sacro, il girfalco, il pellegrino, lo smeriglio, l’aquila. Il logoro era detto anche Lodro, come dicesi ancora in qualche dialetto. E io credo lecito sospettare che non sieno la stessa parola. Certo è che lodro é derivato dal tedesco luoder analogo al francese leurre; ma a me parrebbe che Logoro debba provenire direttamente da longum lorum latino, e perciò voce del tutto nostra. Del resto anche il Tomm. Lo deriva da lorum, coreggia, striscia di cuoio. E Dante diceva Logoro. Luce (v. Tiro). Luna del cacciatore Così è chiamata quella del plenilunio di settembre, il quale è il più prossimo a l’equinozio. La ragione n’è che questo plenilunio levandosi per alcuni giorni con un ritardo di pochi minuti sul precedente (e non col ritardo normale di 50 minuti serali.) fa sì che non riman interruzione di luce tra il tramonto del sole e la levata della luna. La qual luce facilita le cacce a la posta o aspetto serali a la lepre e agli altri animali che escono a le pasture notturne. Lunga (sottintende corigia) La cordicella che unita ai Geti serviva a legare i falconi, e li tratteneva ai loro vari sedili (lat. Longa). Anche oggi la cordicella con cui leghiamo la civetta al mazzuolo, alla gruccia, o alla racchetta non ha nome migliore: tutti i dialettali sono più generici. v. Filone. Lupino Pertinente a lupo. «Mantello lupino. Fame lupina». Macchia La boscaglia fitta e incolta da tagliarsi per far carbone. § Macchia serena: quella le cui piante d’inverno perdono le foglie, e per conseguenza non tolgono la visibilità a chi ci caccia dentro. § vestita: quella di piante che d’inverno non perdon le foglie e perciò difficile a cacciarvi. § Cordone di macchia: estensione di macchia lunga ma pochissimo profonda. Macchiaiolo Da macchia. § Cane macchiaiolo: buono per la macchia; che non teme di entrare e cercare ne’ luoghi più intricati e negli spineti. § Uccelli macchiaioli: quelli che amano la macchia, il sottobosco, gli spineti. Macchione Il punto più fitto, intricato e disagevole di un bosco o di una macchia: specie per impenetrabilità del sottobosco. «Il cinghiale si allestra ne’ macchioni». Maestro Detto di animati, quali cani da caccia, richiami da tese, vale: Quello che sa cacciare o cantar così bene, che si usa come conduttore o ammaestratore degli altri. Perciò: Cane maestro, fringuello, tordo, richiamo maestro. Gli esempi principiano molto presto nella lingua. Mangime usato per pastura da cinghiali. Manzina Terra che sta in riposo l’anno della rotazione agraria, e che serve al pascolo delle bestie. Es. «Stoppie e manzine le più domestiche, che sono il miglior pascolo per questo bestiame» LsAgricol. 3, 278. E anche «Luoghi aperti ed erbosi di campi seminativi, detti stoppie e manzine» Ibid. 3, 298. Anche «Suol farsi pascere le pecore in luoghi sani cioè non acquitrinosi... ma politi, in stoppie e manzine» 3, 278, (Tomm.). Marca l’uomo che durante alcune cacce, vien posto in vedetta per appostare, dove si son rimessi gli uccelli levati o non colpiti, e insegnarli poi ai cacciatori. Marcatore Chi sa trovar bene il punto dov’è caduto o si è riposto un uccello. «Chi va a caccia senza cane, o con cane che non riporti, dev’essere buon marcatore», § L’uomo che posto in luogo, donde può vedere e seguire il volare o correre della selvaggina e il riporsi di essa, ha l’incarico di avvisarne e indicarla ai cacciatori. Sinonimo di Marca. Marcita Il terreno a prato che si allaga d’inverno per conservarci l’erba. Maremma e Maremme (come già Abruzzo e Abruzzi) genericamente significa territorio paludoso presso una costa marina. Specificamente però per noi italiani è la denominazione della costa tirrenica che va da Pisa al Tevere. È tutta paludosa e selvosa, ottima perciò per tutte le cacce d’acqua, di bosco e di prato: unica poi per quella del cinghiale, per la quale ci dà i vocaboli più propri e veramente italiani. I toscani usano Maremme indicandone col plurale le varie circoscrizioni: di Pisa, di Siena, di Grosseto. Marrucheto Macchia di marruche. Matero Il pollone ch’esce da la ceppa o madre di un castagno, ontano e simili, quando ha raggiunto la grossezza di un braccio, ossia può servire a farne un palo. Matricina l’albero vecchio che vien lasciato nel bosco, da cui sono state tagliate le piante inferiori. § Anche ogni mazza più bella lasciata su la ceppa. Meriggiare v.inIl costume che hanno certi uccelli ed animali (come pure i bovini, i cavalli, le pecore) di ritrarsi a posare a l’ombre nelle ore meridiane. Di qui il nome di Meriggi ai grandi alberi o gruppi d’alberi che sorgono qua e là nelle grandi largure delle Maremme e delle campagne a pascoli. Mettersi (e anche Rimettersi) È il riporsi e accovarsi di un animale che prima era in moto. Movimento di uccelli (v. Uccello). Muglio In Toscana è usato a denominare la voce del cervo in amore. Ma, come al solito, questa è parola figurata presa a prestito da la voce de’ bovini. Non è dunque termine certo. Muta e Mute (v. Cane da pelo). Nebbia Il vapore acqueo condensato più o meno su paesi. Alta, bassa, bianca, caliginosa, ritta, fumosa, scolatìa. La nebbia ha un peso speciale per la caccia in botte, e dovrebbe per ciò essere conosciuta dal cacciatore in tutte le sue forme. Ma purtroppo la lingua non ce ne dà tutti i nomi, come fa ad es. il dialetto veneto. Ai meteorologi il compito delle definizioni. Nevata La neve caduta in una precipitazione atmosferica, e l’aspetto che presenta dopo la caduta. Neve l’acqua gelata nell’alta atmosfera, che cade su la terra in candidi fiocchi. Se non è gelata interamente forma dei goccioloni mezzo cristallizzati e mezzo acquosi che si chiamano Acquatinta. Sinibbio è voce toscana che indica neve con vento o polverizzata dal vento. Ed anche questa è denominazione necessaria. Nidiata Tutti gli uccelli che sono nati e sono ancora nel nido, (v. Uccello). Nottata Far nottata: Passar la notte intera a cacciare. Novellame Le piante nuove di un bosco, rispetto a le vecchie. Ordinamento Il fatto di dare un’ordinanza a una compagnia di cacciatori prima di cominciare la caccia. È ufficio del capocaccia. Ordinanza Riferito a cacce che si fanno in compagnia, significa: la disposizione o l’ordine in cui si muovono o sono attelati i cacciatori, che vi prendono parte e i loro cooperatori. I1 semicerchio del Rastello è un’ordinanza: i Barchini della tela a le folaghe procedono restringendosi in ordinanza. E così il cordone, la fila ecc. Ore (usasi al Più che al singolare riferito a uccelli o a fiere). Così chiamansi quelle ore del giorno, in cui essi sono soliti far certe cose. Ci son le ore del passo, le ore dell’abbeverata, le ore della pastura, quelle dell’appollaiata o appello, e quelle dello spollo. Per gli uccelli palustri c’è l’ora dell’entrata o rientrata dal mare a le pasture notturne entro terra, e quelle dell’uscita (spollo) la mattina quando tornano al mare. C’è anche l’ora del meriggiare, quando, sazi del pasturare, nell’estate si rifugiano a l’ombre o alle frescure; e quella della pastura pomeridiana per la quale alcuni di essi tornano al luogo stesso del mattino (v. Ripassata). Nota pratica. Si può ritenere che in genere gli uccelli durante i mesi d'estate (caccia aperta) vadano ad abbeverarsi tre volte. Questo avviene dopo le pasture principali, ossia quella del mattino, che dura da la levata fin verso le dieci; e quella pomeridiana che principia circa le quindici. Tra l'una e l'altra di queste pasture molti uccelli meriggiano, ossia si ritirano a l'ombra e a la frescura.
Va notato che, rispetto a le ore, gli uccelli seguono non quelle del tempo civile, ma quelle del sole. Perciò, tenendo conto che quest'ultime sono meglio rispecchiate da la partizione antica della giornata, di quello che da la presente nostra, tutt'arbitraria, è bene che il cacciatore ne abbia cognizione. Esse sono: l'Alba, primo biancheggiare del cielo a l'approssimarsi del giorno, l'Aurora, l'arrossarsi e indorarsi del cielo che segue l'alba; la Levata, il sorgere del sole da l'orizzonte; il Mattino, le ore che vanne da la levata a quelle meridiane o al Meriggio, il quale, d'estate, va da le dieci o undici ore civili fino a la Sera. Questa principia in ogni stagione tre ore prima del tramonto, Le chiese, che vanno ancora col vecchio computo del giorno a l'italiana, danno il segno del principiar della sera con la campana delle 2la. Dal tramonto al principiar della notte si ha il Crepuscolo.
Se dunque un cacciatore vuol conoscere e profittare dei costumi degli animali, i quali seguono puntualmente le condizioni di luce e calore che loro presta il sole, ricordi che la giornata si allunga o si accorcia secondo le stagioni, e che le ore del sole non sono invariabili come quelle segnate negli orologi. Imparerà così a non dare la «buona sera» agli uccelli a lo scoccare del mezzo giorno come fanno i fiorentini, ma solo dopo le ventuna; e si persuaderà anche che la sera, nella realtà, principia di pieno inverno al tocco delle quattordici, e di piena estate non prima delle diciassette, vogliano o non vogliano i benparlanti. Ormatore Chi sa conoscere e seguire le orme delle fiere per trovarle. Dicesi solo di persone. È un’arte anche questa, ma di quelle, che hanno poca o nulla letteratura; perché come le molteplici della caccia son possedute solo da chi le acquista sperimentalmente, ma non le comunica. (v. Traccia). Orsino (e Ursino) Vale pertinente a orso. U Pelle orsina. Presciutto orsino. Unghioni orsini». Pacciame Foglie e stecchi che s’ammucchiano in terra sotto gli alberi, specie quelli che macerano per l’acqua. «Dov’è pacciame, si trova la beccaccia». Manca anche al Palma. Paglieto La parte della palude coperta di paglie. E come per altri di questi nomi si usa nello stesso senso anche Le Paglie. Palancola Trave o cosa simile, gettata sopra un canale, una gora, un fossato che serve a passarli. Palustre Di palude, che ha natura di palude. «Terreno palustre Caccia palustre». Pantano Terreno tutto pregno d’acqua e motoso, nel quale il piede si affonda fino a qualche decimetro. Se è anche più profondo e non vasto può chiamarsi Ficcatoia. Nelle grandi paludi si trovano siti denominati Pantani, Pantanelle. Parare Trattenere il moto di certe fiere (ed anche uccelli) perché non escano da un luogo o si movano verso una parte determinata. Si para il cinghiale perché non esca da la braccata; una lepre perché da la larga non s’insiepi o s’immacchi, una volpe perché non s’intani. § Scacciare: si parano le lodole poste perché s’alzino e vadano a la civetta, le pispole da terra, perché volino ai palmone. Perfino si parano i tordi nel volo tirando loro dinanzi perché non escano da la cerchia del Rastello (v. Parata). Parata È un modo di caccia venuto in uso da poco, ma certo conosciuto da tempo, nel quale i cacciatori si appostano in un certo luogo, e gli scaccioni levano gli uccelli spingendoli loro contro. Si fa la parata ai beccaccini, ai merli e a tant’altri animali. § A la Parata, ne’ modi Cacciare a la parata, o anche assolutamente A la parata, significa cacciare nel modo suddetto. Es.: Gigi ha uccisi venti beccaccini a la parata. Paratore, i Gli scaccioni che parano nelle cacce a la parata e anche quelli abili a parare il cinghiale. § Quelli che comunque girando levano gli uccelli o altri animali spingendoli contro cacciatori appostati. Pascolare Riferito a quadrupedi è sinonimo di pasturare; ma riferito ad uccelli si crede meno proprio di pasturare. Pascolo È usato dai Toscani più comunemente che Pastura, riferito a uccelli. Se però è giusta la definizione dei vocabolari, si dovrebbe credere, che relativamente agli uccelli fosse più proprio «pastura». La ragione ne è che pascolo vien definito prateria o luogo pieno d’erba; e l’erba molto spesso non è becchime da uccelli, mentre a «pastura» vien attribuito il significato di «luogo, dove le bestie si pascono» e del pasto stesso. Ora è noto che gli uccelli, in genere, cercano i campi di granella, quelli arati o seminati, i frutteti, le vigne, assai più che gli erbai, perché sono granivori, baccivori, insettivori, fruttivori più che erbivori. E Dante, fiorentino, sì, ma più italiano, dice «Li colombi adunati a una pastura». Dunque, Pastura. Passata Riferito a selvaggina, specie a fiere, vale passaggio, transito; e per conseguenza tutto quello che lascia sentore di questo passaggio. § Battere la passata: dicesi del cane il quale dà segno con la voce di sentire dov’è passato un animale e d’inseguirlo. § Cane muto su la passata, quello che non ne dà segno con la voce. § Essere su la passata: del cane che con la cerca segna di sentire che è su la traccia. § Sguattire su la passata: vizio del cane che abbaia su la passata, prima di aver levata la fiera. Passata e Passate (v. Tesa e Volo). Passatoio La pietra, le pietre o i sassi in fila, che emergendo da una corrente non profonda servono a passarla a piedi asciutti. Passo l’attraversare che, nell’ultima estate e nell’autunno, fanno gli uccelli migratori le nostre terre da settentrione a mezzogiorno, considerato nel modo da loro tenuto e nella loro quantità. (Lat. Transitus. Fed.). § Esserci o non esserci passo. § (v. Tesa). Passo il luogo sopra cui sono soliti passare gli uccelli migratori, e che perciò è adatto a le tese. Sod. Arb. M. 149 «Dove sia passo di tordi». È sinonimo di Filo e Via aerea. Il passare di uccelli stanziali o stanziati sopra un luogo chiamasi giro o rigiro. Passo Il luogo dove può essere passato un impedimento a l’andare. Es.: «C’è un passo nel muro, nella siepe, nel fiume». Pasto Il mangiare in genere che si dà agli animali. Va notato che quello degli uccelli granivori chiamasi più propriamente becchime; quello dei non granivori pastone. Pastoia Il calappio che prende animali per i piedi. Pedina Uccelli di pedina Andar via a pedina, i quali significano, uccelli che non sempre usano le ali per sottrarsi al cacciatore, ma spesso camminano trascorrendo in terra. I ralli terrestri e i gallinacei sono uccelli di pedina: e quelli tra loro che camminano più velocemente si chiamano Scorritori. Pelliccia In significato generico vale La pelle di certi animali, che si concia e conserva col vello per servirsene come veste, coperta o tappeto. § In signif. Venatorio vale: il vello della pecora o capra o simili, che usano i cacciatori in botte per difendersi da l’umidità palustre. § Animali da pelliccia: quelli che si cacciano per la pelliccia e non per la carne o altro. Pelo I fili spessi che rivestono a l’esterno la pelle di molti animali. Nota. Sottopelo vien usato per specificare i peli più fini, di cui si riveste la pelle animalesca l’inverno. Vien detto anche Vello; ma questa voce indica in genere la pelle della pecora, e altri animali, presa a sé. Caccia a pelo (v. Caccia). Perticare Battere i cespugli e i rovi con una pertica. E Perticanti: gli uomini che avevano quest’ufficio. Pesta Si dice della strada segnata da le pedate de’ viandanti, così delle bestie come degli uomini; ed anche le orme stesse (Tomm.). Es. «Le peste di questi alci». Pista è volgare. Pettata Erta montana molto gagliarda. Salita forte. Piaggia La parte di terreno che rimane tra il fine della pianura e l’erta forte della montagna, elevandosi alquanto dal piano. (Tomm.). Pineta e Pineto Bosco di pini. Pinetina Pineta di piante giovani. Pioggia l’acqua che cade da le nubi. Forme diminutive sono Pioggerella, Pioggetta, Pioggellina, che anche si dicono Acqua, Acquata, Acquazzone se sono di poca durata e Acqueruggiola, se è leggera. Se cade spruzzando in faccia in Valdarno la chiamano Spriggine che forse è corruzione del1’Aspergine lat. Spruzzaglia ha significato analogo, ma pare che denomini la pioggia accompagnata da vento intermittente e vario. Rovescio e Rovescione denominano un’acquata breve ma copiosa e violenta. Piotare Coprir di piote. «Capanno piotato fino a mezzo metro dal suolo», «Nascondiglio arginato e piotato in giro» perché apparisca naturalmente erboso. Piovere Cadere la pioggia. § Piovere a paesi: piovere qua e là. Diminutivi sono Piovigginare, piovere leggermente; Pioviscolare, piovere minutamente, e fors’anche a tratti; Pioviccicare sin. Del primo. Accrescitivi: Piovere a dirotto, a scroscio, a rovesci. Diluviare. Piscina in Maremma e nel Lazio dicesi di quei ricettacoli d’acque palustri che son meno dello stagno ma perpetue, perché alimentate da sorgive sotterranee. Poggiata Spazio di terreno in poggio, ma in salita. Come Pendice vale lo stesso terreno, ma considerato in discesa. Cfr. Poggiare che vale salire. Poggio Luogo eminente, sia esso ne’ monti. Sia sul piano. Polvere (ass. o con le determinazioni pirica, da caccia, da schioppo). La miscela chimica, infiammabile ed esplodente, da cui è spinto il piombo nelle cariche dell’arme da fuoco per caccia. Polvere nera, la più antica Senza fumo: quella che esplode senza far fumo granellosa, a forma di granelli lamellare, a lamine. E così fina, grossa, umida, asciutta. § Asciugare la polvere, togliergli l’umidità. Si fa al sole ed anche in un essiccatoio. § Far bene o far male la polvere, aver virtù di uccidere nel colpo gli animali, o no. § Polvere igroscopica che facilmente assorbe l’umidità. Porcareccia Luogo dove si tengon le troie co’ loro porcelli (Tomm.). È voce dell’uso scritta ne’ bandi medicei, e segnatamente nelle proibizioni e ordinazioni su le cacce dell’agosto 1662, ed è comune a la Toscana e al Lazio, dove è ancora vivissima. La voce Porchereccia è citata dal Fanfani col significato di Stalla dei porci. Portagabbie Barella o simil cosa in cui si portano le gabbie dei richiami. Anche Barellino delle gabbie. Portatore l’aiutante di caccia, il quale porta istrumenti, provviste da bocca, munizioni e simili. Posa Riferito a uccello, il fermarsi dal volo in qualche luogo, e il rimanerci posato. «L’uccello spostato non fa lunga posa». § Di prima posa: nel primo momento che si è posato. § Tirare di prima posa: dicesi così dello schioppo come delle reti, quando si spari, o tirino le reti, non appena gli uccelli sien posati. Posarsi Fermarsi, cessare dal volo in qualche luogo, e con un certo senso di quiete. (v. Posatoio). Posata Il luogo e il fatto del posarsi di un uccello, e più che tutto il tempo che riman posato. È sinonimo di «posa». Il fatto però che si dice «Tirare di prima posa» e non a di prima posata» sta a dimostrare che «Posata» non dice l’atto come dice «posa». I1 marchese Niccolini l’usa a indicare il luogo e il fatto del posarsi e fermarsi di un uccello; e certo col significato di Fermata. E il Niccolini, fiorentino di nascita e maremmano di adozione, ossia cognitissimo della lingua venatica di Maremma, è certo una autorità grande. Ma io dubito che questa voce possa essere un doppione inutile, e fors’anche dannoso, della più propria e italiana Posa, la quale dà luogo anche al bellissimo modo «Tirare di prima posa» dal quale n’è confermata la piena proprietà. (v. Posa). In Posata però potrebbe trovarsi un concetto di maggior durata. Del resto vengono usati quali sinonimi. Posatoio Qualunque pianta o luogo o cosa su cui sia agevole agli uccelli di posarsi. Dav. Colt. 71 «Eleggi buon passo che pigli molte vallonate, luogo rilevato e piano e senza posatoi d’intorno». § La gruccia o cerchio di legno galleggiante posta presso le anatre da richiamo nelle tese palustri e di valle, perché possano salirci a riposarsi o crogiolarsi al sole. Posta I) Il luogo dove si ferma più o meno nascosto il cacciatore, per attendere che gli passino a tiro le fiere o gli uccelli, ai quali intende di cacciare (Tomm. Crusc. Man.). Dante, Inf. 13: «Similemente a colui che venire Sente il porco e la caccia a la sua posta». § Fare la posta: Il cacciare nel modo detto sopra. § Andare a la posta: Andare a caccia facendo la posta. II) A la posta: usato avverbialmente, indica il modo di cacciare. «A la posta delle anatre serve l’udito quanto la vista» . III) Il tempo che si sta a la posta. «Lunga e incerta è la posta di alcune fiere, quali il lupo e la volpe». Per gli altri significati, e il Poste (v. a Cinghiale). Nota. Può ritenersi che il criterio distintivo tra Posta e Aspetto sia la durata del tempo: la prima può essere molto lunga, il secondo no. L’Aspetto a la beccaccia dura meno di mezz’ora: quello dell’anatre a l’asciutto in collina, dove la risalgono di sera, altrettanto. Postare Gen. Notar bene e precisare il luogo dove si trova, si butta o cade un animale o una casa. (v. a Cane e a Uccello). Prateggiare Detto di uccelli vale pascolare ne’ prati. Es. «I pivieri che prateggiavano su gli acquitrini» (Niccolini). Prateria Vasto paese a prato e in piano. Prativo Di prato, pertinente a prato. «Tese prative. Uccello prativo». Prato Ogni terreno ricoperto d’erba specie da foraggio. Rispetto a la caccia però un tal significato generico si restringe in quello specifico di largura erbosa sia asciutta, sia acquitrinosa, dove battono certi uccelli. Il prato può essere naturale e artificiale; asciutto e irriguo; grossolano e gentile (v. a Uccello di prato). Preda Acquisto fatto o da farsi con violenza (Tomm.). § Gli animali uccisi con lo schioppo, o presi dai cani da seguito, da presa e da corsa. § Far preda: far caccia: molta, poca, buona, cattiva. Ma è letterario, come il verbo Predare. Presa in senso venatorio, ma più nell’uccellagione che nella caccia con armi. La quantità di uccelli catturati in un giorno o anche in un tiro di reti. § Cattura di selvaggina in genere. § Riferito a cane (v. Cane da pelo). Come ben nota il Tomm. Pei primi due significati deve ritenersi che Presa ha significato meno violento che Preda. È dunque giusto parlare di preda fatta con lo schioppo e di presa con le reti, le panie e simili. Pulito Detto del luogo dove si caccia, vale senza impedimento alcuno atto a nascondere gli animali. § Al pulito m. avv. Che ha lo stesso significato. «Tirare al pulito» dove non ci sono impedimenti a veder bene l’animale. E così Cercare, Puntare, e simili. Puntare Riferito a Cane v. questa voce; riferito a schioppo o tiro (v. le due voci). Puro sangue Che ormai scrivesi comunemente Purosangue. Quale aggettivo, riferendolo a cane, come a cavallo. Quello che è di razza pura, ossia selezionato per non meno di dieci generazioni. «Ho comprato un bel setter purosangue». È il simplex latino. Anche gli antichi conoscevano già questa perfezione biologica della purezza delle bestie, e l’esaltavano. Oppiano, ai versi 398 99, dice «Le razze migliori tra tutte debbono restar pure». E questa regola è stata osservata con cura dai cacciatori. Quarto Nome che si dà nel Lazio a certi compartimenti dei terreni che vengon segnati con la staccionata. Nel pisano e in Maremma sono detti anche Quadro. Va notato però che questi nomi vengon dati ai compartimenti di terreni non alberati; quelli degli alberati hanno tre denominazioni non del tutto certe Presa, Porca, Prace. Provvederà l’Accademia a determinarle? Querciolaia ceduo di quercioli. Quora (v. Palude) Racchetta l’asta per lo più articolata, con puntale in fondo da piantarsi in terra, e un disco in cima, il cui piano è contesto a rete di fili molto solidi, sui quali si pone la civetta che deve servire per allettamento a le lodole. Invece del disco reticolato si pone anche un guancialino imbottito o un tappetto di sughero. Secondo il Diez l’etimo sarebbe da Reticuletta. Ciò è confermato dal fatto che anche ad altri uccelli, rapaci e no, si danno appunto posatoi reticolati, perché ci adunghino meglio: e defecando hanno il vantaggio che la materia precipita lasciando meno sporco il luogo, dove tengono i piedi. In questo senso è accettato solo dal Panzini (v. le varie forme a Civetta e Colombacci). Radura luogo ne’ boschi dove le piante sono rade o mancano. Ramata l’istrumento composto di rami intrecciati, col quale si uccidono o stordiscono gli uccelli nella caccia notturna col frugnolo. Ramatare Percuotere gi uccelli con la «ramata» nella caccia notturna che si fa col frugnolo. Ramerinaio (voce maremmana), macchia di ramerino. Rampata Sgraffio lasciato dai rampi sul terreno o altro corpo più o meno solido, dagli unghioli posteriori della lepre. Dicesi anche Zampata e Sgraffio; ma quest’ultimo è il meno specifico. La parola ha un’importanza non piccola nella caccia pratica in quanto può determinare un segno importantissimo e un indizio sicuro nella cerca di alcuni animali specie delle fiere. Sul terreno non del tutto solido p. es. su la neve, se si trovi la rampata lasciata da la lepre nell’ultimo salto, ch’essa fa per lanciarsi nel covo, si è certi di conoscere approssimativamente dov’essa può trovarsi, se si cerchi nella direzione opposta a la coda degli sgraffi ossia della rampata lasciata da gli ugnoli. Rastello Ordinanza di caccia in compagnia fatta con gli schioppi, nella quale i singoli cacciatori procedono a semicerchio sparando solo davanti a sé; e giunti a un certo punto si chiudono a cerchio per sparare in alto agli uccelli, che rimasti entro il cerchio tentano di uscirne. Questo fatto del chiudersi a cerchio si chiama la Serrata o la Stretta come dicesi di quella a la tela delle folaghe. § Ali del rastello: i cacciatori che, ai lati, precedono quelli che stanno nel mezzo. N.B. Accetto e scrivo Rastello e non Rastrello, perché nei paesi, dove si usa questa caccia, essa vien nominata con questa forma senza. E siccome non è forma arbitraria, ma legittimata da l’uso popolare dal latino antico e medievale (il Du Cange ne riporta parecchi esempi) e quale forma venatica non può credersi che venisse in uso sotto veste letteraria, mi parrebbe leziosaggine accettare e scrivere in senso venatico Rastrello, specie perché questa piccola diversificazione dei due termini serve a specificare e singolarizzare i due concetti differenti. Il che è quanto dire risponde a lo scopo ultimo delle lingue, il quale non può essere se non quello di dare un nome a ogni cosa. § Andare a rastello: cacciare attelati a rastello. Renaio e Arenaio Quella parte del greto, che è tutta arena. Rendere (sottintende l’odore, l’usta, l’alito della selvaggina) significa la condizione del terreno o dell’aria, che conserva e emana l’odore degli animali a favore dei cani cercatori. E si dice in senso positivo come negativo Non rendere. I Greci dicevano Eúsosma e Dìsosma. I latini Bene aut male olentia riferendolo a cose: es. a Vestigia, Loca. Es. «Dopo una piccola pioggia, se il terreno ribolle, rende falso pei cani». «Con certi venti le larghe rendono benissimo». § Rendere bene e Rendere male. Ribattere Att. L’azione del cacciatore che, col cane o senza, ritorna sopra un uccello o altro animale, che si è riposto, per rilevarlo e sparargli. Mettere di nuovo a leva un uccello (Tomm.). § Di armi da foco, specie dello schioppo. Rinculare più o meno violentemente per il colpo sparato. «Lo schioppo ribatte o per imperfezione di fabbricazione, o per sovrabbondanza di carica, o per difettosa impostatura del tiratore» . § Ribattere le pareti o le reti o gli aiuoli; Ricaricarle, Ess. Classici di ogni accezione. Richiamo n. s. Il richiamare anche gli animali ausiliari della caccia. Si richiamavano i falconi con la voce e girando il logoro. Si richiamano i cani con la voce, il fischio, i cenni. Fed. E Alb. M. hanno Reclamatorium quale mezzo di richiamare. § Richiamo (v. Allettamento). Rientrare Il tornare dal luogo dove han passata la notte a quello donde son usciti la sera a pasturare o predare, gli uccelli o le fiere. I palmipedi rientrano a terra dal mare la sera: la volpe, il tasso, il cinghiale, rientrano a l’alba o prima al bosco o a la tana. Il contrario è Uscire. Rifiutare (v. Cane da penna). Rimettere Riporre. § Rimettere in braccata e in cacciata, vale far rientrare la fiera e i cani nel luogo, dove si svolge la braccata o la cacciati. § Rimettere in caccia: Levar di nuovo una fiera accovatasi o comunque nascostasi. Rimettersi Rif. Dice il Riporsi di animali levati dal luogo dove stavano a covo o a la pastura. E si noti: Riporsi è più proprio dei quadrupedi, Posarsi degli uccelli; perciò rimettersi è il più generico, «La quaglia si era rimessa tra la melica e lo strame». E anche «Quando vedi rimettersi un animale, non corrergli addosso senz’indugio, che non ti attenderebbe, ma lascialo assodare un po’». Ripa Luogo scosceso di montagna. § Nei fiumi a corso erosivo dicesi Ripa l’argine naturale, che si alza perpendicolarrnente o anche a strapiombo su l’alveo. Ripassata Nel modo Fare la ripassata, che significa: Tornare nel pomeriggio a cercare uccelli nelle pasture, dove si son trovati al mattino. Questo perché come si è detto a la voce «Ore» gli uccelli hanno ore fisse sia per pasturare come per bere. Ripasso Il ritorno degli uccelli migratori nelle terre settentrionali al raddolcire dell’inverno e nella Primavera. (Lat. Reditus Fed.). Ma dicesi degli uccelli che non si fermano presso noi e continuano la migrazione. Di quelli che si fermano qui dicesi la Venuta o il Ritorno. «Son venute o son tornate le quaglie, le rondini» ma «È finito il ripasso dei tordi» . Risaia I luoghi dove si coltiva il riso e dove si cacciano in ispecie uccelli ripaioli. Nella risaia si trovano gli Argini, le Boccaiole, i Fossi, i Quadri o Aiuole. E può essere Permanente se la coltivazione resta sempre a riso: Alterna, se viene avvicendata con altre colture. Riserva Quel tratto, di campagna, entro il quale l’esercizio della caccia è consentito da lo Stato solo a un concessionario, o a chi ne abbia il permesso da lui. § Tabelle di riserva (v. Bandita). Ritessere Detto di cani cercatori è il reiterativo di Tessere del quale rafforza e perfeziona il significato. Ritesse quel cane che incrocia i suoi giri di cerca in modo da non lasciar inesplorata alcuna parte del terreno, perché la ricerca con ogni vento. § Tessere e ritessere: cercare con somma diligenza. Rivellino e Revellino È termine militare che significa un’opera distaccata oltre la scarpa, o che si pone innanzi a la cortina (Tomm.). Usato in sign. Venatico, indica un posto di caccia avanzato da gli altri, o un luogo di esplorazione. Pertiene a la caccia dei colombacci. Rogaia È usato per Roveto. Anticamente «Rogaria». Oggi vien usato con significato quasi collettivo a indicare estensione e intrico di roveti palustri (? ). Rugiada Il vapore acqueo che certe notti serene e senza vento si posa si le cose. Se è abbondante, diventa Guazza. Questa, se gela, diventa Brina. E se la congelazione riveste non solo l’erbe e il suolo, ma anche gli alberi, dando a tutto l’aspetto fantastico di un mondo cristallizzato, si chiama Galaverna. (Gala hiberna?). Rumore Qualunque suono disarmonico, indeterminato e fors’anche un po’ cupo. I rumori pertinenti a la caccia sono di due specie: quelli che provenendo da animali posson servire a dar segni utili della loro presenza al cacciatore, e quelli che il cacciatore può fare a proprio utile verso gli animali, per spaventarli, levarli in un modo più che in un altro, e scacciarli verso una parte più che un’altra. Ad es. si dice «Molto rumore ai beccafichi» (perché grassi e poltri non voglion moversi) «Poco rumore ai tordi» (perché con pochissimo schizzan via). E si noti: il sentir rumore in basso fa levar gli uccelli da terra, perché temono che il pericolo venga di tra l’erbe da un quadrupede da preda. Per contrario il veder qualcosa, che vien loro sopra da l’alto, li fa nascondere e rimaner immobili tra l’erbe, giacché temono il pericolo di un uccello da preda, contro il quale unica loro difesa è acquattarsi a terra tra la vegetazione. Tanto è vero questo che furono già usati falconi vivi, o impagliati in cima a un’asta, per aiutare i cani da ferma. I primi erano addestrati a volare sul luogo dove trovavansi gli uccelli puntati dal cane: gl’impagliati, o le ali di essi, si tenevano con l’asta sull’erbe, tra cui si credeva che fossero gli uccelli. (V. anche Strepito). Rupe Vasto scoscendimento strapiombante o quasi delle montagne. Saettata s. f., nella lingua antica significò così il colpo della saetta, come il tratto, che percorreva la saetta, ossia il tiro. Questo spazio o tiro nell’antichità fu stimato, che potesse giungere fin oltre i cento sessanta passi. § Anche un volo violento e improvviso, ma breve. Saltare Lo dicevano i vecchi in senso transitivo per Far saltare, ossia levare la fiera, porla in caccia. È voce giustamente morta. Salto Il primo slanciarsi da terra che fanno gli uccelli per sollevarsi tanto dal suolo da poter battere le ali. Donde il fatto che hanno una borrita molto rapida quelli che possono con le gambe lanciarsi più forte: e l’hanno tarda gli altri, e non l’hanno affatto gli apodi (rondoni). § Salto del ranocchio: quello che fanno alcuni uccelli (quali la beccaccia) saltando, sì, ma riposandosi subito. Se è fatto con astuzia saltando da un’emergenza del suolo a un’altra, può essere una difesa per far perdere ai cani la traccia. § Salto: quello delle fiere, che si lanciano fuori del covo scattando; donde Tirare nel salto, che può anche significare, mentre la fiera è alta da terra eseguendo un salto sopra qualche ostacolo. Sasseto Luogo sassoso amato da certi uccelli e anche da le lepri. «Sassaia» ha significato diverso. Sbacchettatura Il canaletto pel quale passa la bacchetta quando è riposta sotto le canne degli schioppi a bacchetta. Sbrocco (da brocca, ramo nuovo verga di cima) nel md. «A lo sbrocco» quando l’uccello esce di tra le brocche a lo scoperto. Usasi nei md. «Tiro allo sbrocco e Tirare a lo » e anche «andare a lo ». Es. «Bel tiro a le tortore o ai tordi a lo sbrocco». Scaccia n. indec. L’uomo e gli uomini, che aiutano i cacciatori scacciando ali animali in modo da mandarli a passare sotto il loro tiro. «Ti farò da scaccia, ma voglio il venti per cento dei morti», «Abbiamo quattro scaccia stamani». § La caccia che si fa in tal modo. «Andare a la scaccia dei merli». Scacciare Far uscire un animale dal luogo, ove stava nascosto, in modo, che si mostri al cacciatore, perché possa colpirlo, o ai cani, perché possano inseguirlo o prenderlo. Perciò dicesi che le fiere scacciate dai loro covi sono in caccia. § Scacciare: Il fatto de’ cani, i quali dovrebbero puntare l’animale, e per vizio lo levano. Scaccino Sono tre vocaboli toscani, interamente i primi due, romanesco il terzo, ma che entra anche nel modo toscano Andare a scaccino, ossia andare a caccia della lepre di notte in modo che alcuni la scaccino verso altri i quali stanno alle poste. Ma purtroppo non sono comuni a tutta la Toscana, dove assumono significati diversi nelle diverse regioni e secondo diverse cacce. Forse la meno incerta è Lo Scaccia (nome indeclinabile) Gli Scaccia, il quale genericamente significa gli uomini, che in diversissime cacce scacciano gli animali verso quelli che debbono tirargli. Apparisce chiaro però che col prevalere che hanno oggi le piccole cacce agli uccelli, su le grandi alle fiere, questi nomi usati dal popolo sono sempre riferiti a cacce di uccelli, Infatti rispetto al cinghiale e al cervo si parla di Bracchieri, Braccaioli, Voci; ma non mai di Scaccioni, Scaccia, Scaccini. Eppure i primi e i secondi hanno nel fatto lo stesso ufficio; il quale è quello di levare, tener levata e spingere la selvaggina o contro le reti o contro i cacciatori, che debbono ucciderla. Insomma tutti costoro altro non sono in fondo, che gli Alatores degli antichi, ossia quei servi della caccia, i quali, specie ai lati della caccia, col clamore, col percotere, col procedere a fila e con ogni altro mezzo impedivano alle fiere di sottrarsi. Tanto che la parola Alatores la derivano sia da Alae parti dell’esercito più mobili, o dalla greca Alalé (o Alalà) che erano le voci emesse dai soldati combattendo o festeggiando la vittoria. Che si può dunque concludere? Che il meglio sarebbe conservare Scaccia, e sia pur Scaccioni, per le cacce a uccelli, e riferire Battitori e Voci, oltre la giustissima Bracchieri, per la caccia al cinghiale e alle altre fiere maggiori. Scaccioni (gli) Scalandrino Grosso ramo un po’ forcuto in cima, e non troppo alto, che viene confitto in mezzo a certe siepi per dar passaggio alle persone ma non agli animali. Cfr, con «Scalandrone» ponte volante per salire su le navi. Scambiettare Fare scambietti, ed è il proprio dei ballerini che cambiano piede. Per estensione vien riferito alle fiere, che inseguite o fuggenti cambino improvvisamente direzione; ed anche di uccelli, che volino in tal modo. Scampagnare Spaziare largamente per una campagna. Possono scampagnare i cacciatori per un paese aperto e pianeggiante; come può scampagnare un cane di cerca larga. È voce più romanesca che toscana e presuppone un «Campagnare» spaziare per una campagna molto larga. È usato spesso dal Boccamazzo nella sua prosa romanesca. Ciò mi fa credere che possa derivare dal concetto insito nel campus latino di campagna piana e vasta, e che in questo trovi la sua giustificazione linguistica. § Scampagnare: dicevasi dei falconi, che ne’ loro voli di caccia si allontanassero troppo. Ed è anche riferito a cani (e animali in genere) e a uomini, i quali girando in caccia percorrano molto paese. § Far volar l’anatra sui campi asciutti, allontanandola da l’acqua. Così nella falconeria. Scanso detto di animali in volo o in corsa, i quali deviino più o meno e improvvisamente da la linea retta. «Fare uno scanso». Es. «Mi venivano a filo sei colombacci: ma a più di cinquanta metri, con uno scanso rapido hanno deviato». Scarrierare Riferito a cane significa correre molto velocemente di cartiera specie nella cerca. Es. «Lo scarrierare può essere e non essere un vizio». Sciabordare Il rumore che fanno gli uccelli palustri nel buttarsi o muoversi nell’acqua. N.B. Sciabottare e Sciabottio sono forme dialettali toscane. Sciabordio Lo sciabordare e il rumore che ne proviene. «Sciabordio di germani». Sciorare e Sorare È sia il volare de’ falconi, i quali di primo getto non inseguono l’uccello da prendere ma volano pel piacere di sgranchirsi e prender aria, che anche dicevasi Volare a gioco (e antiq. Villeggiare). Le due prime forme, riferite a cane, valgono Correre a gioco per lo stesso bisogno naturale che hanno le bestie di rinfrescare tutte le proprie energie prima di darsi a un lavoro proficuo. Sciorare, che certo è la forma da conservarsi a denotare questo bisogno fisico imposto da natura, ci viene direttamente dal latino Exaurare; e sarebbe errore sciocco non conservarlo. Scodare Riferito a uccelli significa togliere o guastar loro la coda. Part. Pass. Scodato, senza coda o con la coda guasta «Uccello scodato». Da notarsi «Cane scodato» però significa cane privato malamente della coda, «Cane con la coda mozza o tagliata», cane a cui la coda è stata scorciata ad arte. Scoglio Parlando di montagne vale, Masso nudo e frastagliato, che sorge più o meno alto dal terreno. Scoglioso, a Di luogo pieno di scogli. «Monte scoglioso e disagevole». Scollinare Detto di uccelli. Volare oltre un’altura, colle o monte, in modo da togliersi alla vista. § Dicesi anche di uccelli o animali che, feriti o morti, cadano oltre un’emergenza del suolo, dalla quale sia impedito di appostar bene, dove sien caduti o siensi rimessi. § E anche dei cani da inseguimento, e perciò anche dei segni vocali (ossia del suono) da essi dati nell’inseguimento; segni vocali che, nella caccia coi cani da seguito, hanno grande importanza. Es. «La canizza ha scollinato». C’è anche il modo «A lo scollino» ma è strettamente locale, e, reputo, da non doversi accettare. Scoperto Detto di animale che passa a tiro, significa Che non è tolto al cacciatore da nessun ostacolo della vista. Suo contrario è coperto. § A lo scoperto nei modi «Correre, volare, mostrarsi», detti di animali, significa senza impedimenti, che rimangan tra loro e l’occhio del cacciatore. Scopeto Terreno, in cui crescono scope. «Bosco di scopa o di erica». Scorneggiare Sonare il corno continuamente. Scovacciare v.n. Uscir dal covo o covacciolo. «La lepre scovaccia al crepuscolo». Scovare Far uscire dal covo o covacciolo un animale. Non so se dicasi anche Scovacciare, che il PeAccetta anche nell’uso inDi uscir dal covacciolo: ma certo è voce antiquata e locale. Segato (Il segato, e i segati) sottintende «terreno» e significa quello o quelli che sono stati falciati. E dicesi anche de’ luoghi palustri dove sien segate le erbe. Es. «Nel segato si cammina bene ma si caccia poco». § Uccelli da segato, quelli che stanno nelle paludi segate. Segnatore Colui che avvisa o indica con segnali sul luogo dove trovasi la selvaggina o su l’arrivo di essa. Segno Nella lingua venatica ha molte accezioni e varie. § Riferito a tiro, schioppo, tirare vale: Bersaglio, Punto da colpire. § Nella cinegetica: Qualunque indizio mimico, vocale, o l’uno e l’altro insieme, dato dal cane al padrone per dimostrargli l’atto o l’azione, ch’esso sta facendo contro a la selvaggina. Onde la frase «Dar segno (in lat. Dare signum) e il verbo Segnare (lat. Signare). § A1 Segni ha due significati: a) Tutte le varie voci con cui il segugio, ed altri cani da fiere, avvisano il cacciatore del ritrovamento, dell’azione o dell’atto, che stan facendo, come si è detto sopra. b) Ogni atto mimico del cane da ferma, da punta, da leva, da seguito e da giungere, col quale il cane ci avvisa della condizione, della posizione, della distanza, a cui si trova rispetto a l’animale cacciato. Così per la punta i segni sono l’incontro, che avvia della presenza di un animale, o della pastura di esso; la punta che ne conferma genericamente la presenza; la ferma, che ne determina anche la distanza e l’immobilità (v. ferma e punta). Pei cani da leva, la cerca su la traccia: il braccheggiare, che indica la vicinanza dell’animale; lo scagno il quale è l’avviso del levarsi della fiera o anche dell’uccello. Pel cane da giungere l’inorecchirsi, indizio che ha visto la fiera, contro la quale si slancia. Ma l’inorecchirsi è anche segno generico di tutti i cani tanto più importante, in quanto appunto indica sempre ch’essi vedono la selvaggina. § Segno: lo sterco di certe fiere § Usasi anche per Contrasegni (v. q. v.). Seguire Riferito a cane dice il fatto dell’inseguimento ch’esso fa della fiera trovata e levata, fino a tanto che la spinga contro il cacciatore appostato, o al luogo dove l’ha levata. Onde Cane da seguito (v.). Sèguita (la) 1’ inseguimento dei segugi a la fiera. È voce antiquata. Vive però in Maremma, non so se detto di un cane solo o di più, nel qual caso potrebbe avere una ragion d’essere quale specificazione tra un’azione collettiva e una singola. Certo che questi sinonimi sono tre: Inseguimento, Sèguita e Seguito: e se non se ne differenzia l’accezione mi paion troppi. Seguito Nel md. Diritto di seguito, diritto giustamente riconosciuto da la consuetudine, e da una legge ben fatta, al cacciatore che abbia levato o ferito, o richiamato a posarsi o avvicinarsegli a tiro un animale, e, in certi casi anche solo sparato. È diritto logico. Se la caccia è fondata sul diritto del primo occupante, ciò significa che su l’animale qualsiasi, che lo trovo o levo in caccia, ho, su tutti gli altri che non l’hanno né trovato né levato, almeno il diritto di perseguirlo. Così pure se a caccia con lo schioppo io riesco a far posare col fischio o altro allettamento un uccello che passa, avrò il diritto di andargli a sparare prima di qualunque altro, che non gli abbia fischiato. Ed anche, se io sparo a la lepre o ad altro animale, che ho levato, e fuggon, colpiti o no non monta, ma vengon uccisi da un altro che gli spara: questo deve dare a me l’animale. Ed io non son tenuto ad altro che a rifargli due cartucce sparate. Seguito (v. Cane da seguito). Selva Il luogo piantato di alberi domestici uguali come castagni, ulivi e simili. Comunemente dicesi dei castagneti. Selvaggina di sign. Collettivo. Gli animali tutti che sono oggetto di caccia, specie quelli buoni a mangiare. «Paese ricco di selvaggina da pelo e da penna». «La selvaggina è cibo prelibato». Nota. Errore è usare questo nome al plurale, le selvaggine, perché i nomi collettivi hanno già significato plurale. § Selvaggina nobile stanziale vien chiamata quella parte di uccelli e fiere stanziali ai quali si attribuisce maggior pregio. La legge segna, tra gli uccelli, i tetraonidi, l’Urogallo o cedrone. Il Gallo forcello o fagiano di monte, il Francolino, la Pernice bianca, i Fagiani, la Coturnice, la Pernice rossa, quella sarda, la Starna, la Gallina prataiola o fagianella. Tra le fiere, il Cervo, il Daino, il Capriolo. La Capra selvatica, il Mufflone, il Camoscio, lo Stambecco, il Cinghiale. l’Orso, la Marmotta, la Lepre. Selvaggiume Tutte le specie di animali che si pigliano in caccia, buoni a mangiare (Tomm.). È un antiquato sinonimo di Selvaggina. Seminato (Il seminato, i seminati) i campi seminati. «Pel vero cacciatore è un delitto camminare ne’ seminati, quando la terra è bagnata». Sentiero e Sentieri I luoghi pei quali le fiere sono solite passare, specie ne’ boschi. È 1’Iter latino: «In itineribus, quibus bestiae utuntur, omnes generaliter bestiae capi possunt». Si noti: il sentiero esiste a sé, e le fiere ne usano a comodo loro; differisce perciò da Via, che in significato venatico equivale a Traccia, ossia diventa sinonino di Cammino fatto da la fiera. Le vie dunque se le fanno le fiere secondo i loro bisogni. Lo prova «Via sanguinis» che significa «Traccia del sangue». Serbatoio l’Olina l’usa per io stanzino o luogo, dove si serbino uccelli vivi a ingrassarli. Serrata (la) Nella caccia di compagnia, chiamata a Rastello, è il momento conclusivo, che il semicerchio dei cacciatori, procedenti fino allora in questa ordinanza, si serrano in cerchio per prendere in mezzo gli uccelli. Penso che per questa forma di caccia sia più propria la voce Serrata e il verbo Serrare, perché questo fatto, a differenza della Stretta, nella tela a le folaghe, avviene non con un restringimento progressivo dei barchini, ma con il chiudere il semicerchio in cerchio. Il che non li porta ad un avvicinarsi tra loro, ma anzi a uno slargarsi. Dunque «La Stretta della tela» e «La Serrata del Rastello?». Sfagliare Riferito a uccelli. Scansare il cacciatore o una tesa, deviando nel volo. «Gli uccelli sfagliavano di lontano». (Niccolini). Sfondare Detto di fiere e di cani. Attraversare d’impeto forteti o luoghi intricati di rami, frasche, spineti, paglie, e fig. anche le poste dei cacciatori. «Il cinghiale sfonda i macchioni e i marrucheti». Dicesi perciò «cane sfondatore». Sfondata Volare di sfondata, che alcuni definiscono il volo velocissimo di certi uccelli in linea retta, ma basso. Sfringuellare Cantare in versi. Dicesi propriamente del fringuello, e figuratamente anche d’altri uccelli. Sgropponarsi Fiaccarsi il groppone gattonando o camminando curvi e in pose incomode dietro gli uccelli. Anche Sgropponata. Silenzio Riferito a cacciatore significa non solo la mancanza di rumori esterni ma più che altro il tacere lui stesso, ritenendosi questa una condizione essenziale a non spaventare la selvaggina, e anche a non provocare certe fiere. E la condizione del silenzio vale così per la caccia come per l’uccellagione. Oppiano, lib. I dice: «Per prima cosa nella cerca è necessario il silenzio». «Silentium conveniens est in primis vestigatoribus». Così per gli uomini come pei cani. Noto poi è che, nella caccia al cinghiale, il silenzio è una condizione necessaria a non esserne aggrediti: giacché pare che esso sia attratto ad aggredir l'uomo dal sentirlo parlare. Gli autori dicono che non si ricordano casi di cacciatori investiti dal porco, mentre stavano in silenzio. Del resto, nell'uccellagione sempre, ma spesso anche nella caccia, il senso, di cui c'è maggior bisogno, è l'udito; e chi vuol udir bene (è noto anche agli imbecilli) ha bisogno anzi tutto di tacere lui stesso. Perciò il vecchio Plauto comicamente diceva: «Venaturam oculis facere, aucupium auribus». «La caccia si fa con gli occhi, l'uccellagione con gli orecchi». Il silenzio è anche un mezzo per scacciare la lepre dal covo, quando si creda che ci sia, ma non si levi. Gli autori dicono che il silenzio le fa paura (v. anche a Cinghiale). Smacchiare Uscire da la macchia; e anche far uscire da la macchia. Sodaglia Terreno non dissodato, che anche dicesi Sciara. Soffiare È una voce attribuita a parecchi animali: soffiano i barbagianni, soffiano i germani, soffia il cinghiale e il gatto selvatico. Soffio Dicesi anche del rumore che fanno certi uccelli volando (v. Cinghiale). Sordino (v. Tesa). Spadellare Tirare a un animale e non colpirlo «L’hai spadellato bello!». Padella sarebbe il rosone dei pallini, fuori del quale è restato l’animale, a cui si è sparato il colpo. Il senso figurato è dunque logico ed efficacissimo icasticamente. I1 termine, romanesco per eccellenza, è nato certo dal senso pratico sacerdotale, che ha saputo unire il concetto culinario e ghiottone a la poca arte del tiratore sbercia, col giusto risentimento del venter omnipotens clericale privato di un buon boccone da un tiro, che lascia la padella vuota. Spalletta Rialzo di terreno sopra vallicelle, con declivio ripido da una parte (quasi argine). «spalletta boscosa, cespugliosa, nuda». L’accrescitivo è Spallettone. «Gli spallettoni boscosi, sopra fossati, sono ottimi per beccacce». Sparare Scaricare o esplodere le armi da fuoco. Sinonimo in parte di «tirare». Nota il Tomm.: «Sparare dice più proprio il rumore che il colpo fa». Sparvierare Cacciare con lo sparviere. È termine della falconeria. Spauracchio Istrumento o congegno che si usa nelle tese, specie nei roccoli, per spaventare gli uccelli buttatisi nell’aiuola, ché fuggano bassi in modo, da dar nella ragna. Spaziare n. e n. p. Muoversi largamente nello spazio sia dell’aria sia della terra. «Qual lodoletta che in aer si spazia». Dante. «Cane che spazia troppo» . È così della cerca. Oggi i fabbricatori della lingua scema vorrebbero sostituire la parola allungo (term. Dei calzolai!) in relazione certo con le teste, che fan le cose coi piedi. Specchietto Arnese composto di un’asta o perno su cui girano un gioghetto o più di legno rivestito di tanti pezzetti di specchio, al brillare dei quali sotto i raggi del sole accorrono le lodole. È uno degli allettamenti più usati nella caccia di questi uccelli; e pare di origine romanesca. «Lo specchietto per allettare ha bisogno del sole; la civetta non del tutto». Spedare Trans, e rifl. Ferirsi. Guastarsi i piedi. Dicesi d’uomini e di cani. «Ne’ tagli delle canne i cani ci si spedano». «Cane spedato dagli sprocchi». «Tra tutti quei sassi mi sono spedato». Spedatura Il fatto dello spedare o spedarsi. Spellicciatura Il pelo che la schioppettata porta via agli animali colpendoli specie di striscio. «Dove gli ho tirato, la lepre ha lasciato un vaglio di spellicciatura». Spennacchiare Togliere le penne. «La polvere non buona spennacchia gli uccelli, ma non li ammazza». «I cani giovani, troppo spesso, spennacchiano le galline, se pur non le uccidono». Part. Pass. Spennacchiato. Spennare Si dice a Roma e in altre parti dell’Italia media per aver principiato, sia pur con un solo uccello, a far caccia. «Ho a pena spennato con una quaglia». «Sono le dieci, e non abbiamo ancora spennato». In Toscana dicono Impennare, ma credo prevalga il romanesco, nonostante il fatto che Impennare significhi «porre penna nel carniere» mentre Spennare può valer solo Toglier la penna. A l’Accademia dunque. Spennata Le piume e le penne che l’uccello colpito da 1a schioppettata diffonde nell’aria o sul terreno cadendo, ed anche tra le frasche e le erbe. Per gli animali da pelo gli corrisponde Spellicciatura. Spia e Spie Detto di richiami da tese (v. Paretaio e Tesa). Spiazzolo e Spolverello Chiamano in Toscana quel breve spiazzo, dove le starne si pongono al sole per starnazzare nella polvere e scafolarsi. Spiede Nel senso venatico, Arma lunga, o in asta, che si usava così in guerra come nella caccia a le fiere armate, specie contro al cinghiale. Entra nella letteratura venatica con Senofonte, il quale non solo ci descrive l’arma. Ma il modo di usarla, i perfezionamenti apportatile fin da’ suoi tempi, le regole per colpir giusto, la positura da prendere quando si affrontava la belva, e le difese in caso che il colpo fallisse. Fin d’allora a lo spiede nudo era stata aggiunta una asticella di ferro sporgente ad angolo retto dalla lama come il vangile da la vanga, perché il cinghiale infilandosi con parte del corpo nello spiedo, aveva tant’impeto che poteva giungere a offendere il cacciatore anche così ferito. Ma il pericolo maggiore si correva, se il colpo dello spiede fosse rimasto troppo alto e la fiera avesse così potuto investire il cacciatore da sotto. In questo caso unica difesa il gettarsi a terra e rimanerci acquattati quanto più si potesse. Da allora lo spiede ha sempre servito a le cacce delle fiere: n’erano armati i cacciatori e gli uomini che le servivano, specie i custodi delle reti. E questi tutti nella nostra letteratura eran chiamati Genti di spiede. Si può dunque dire che nella letteratura lo spiede ha una storia di oltre 2400 anni. Spineto Luogo coperto di piante spinose. Si dice anche spinaio. Spollo Riferito al passa giornaliero degli uccelli migratori significa quei primi che vengono alle tese. Si crede che sien quelli i quali han passata la notte vicino e che giungono, non appena riprendono il passo mattutino. § A lo spollo nei md. Andare a. e anche Fare lo spollo (v. a Caccia). Sporco Detto di luogo: Il contrario di Pulito, ossia dove sono impedimenti di piante, di terreno accidentato, di sterpi o d’altro. § Gli sporchi: sottintende «terreni» dove le erbacce i rovi e simili sporcano. § A lo sporco m. avv. Che ha lo stesso significato. «Cacciando alo sporco c’è bisogno di un cane riportatore». Spostare Far uscire dal posto, che conveniva (Tommaseo). Perciò Uccello o animale spostato. È quello che, scacciato dal luogo, dove si trovava per rimanerci, si posa precariamente in un altro. (v. Uccello). Spostarsi dicesi di uccelli e animali che si tolgano da un luogo non per abbandonarlo definitivamente. «Quelle starne ci sono ancora, ma si sono spostate. Verso la macchia». Stacciolo Arnese di cascina in forma di staccio, coperto di tela a imbuto, entro al quale si pongono uccelli vivi per trasportarli o ingabbiarli. § Manica dello stacciuolo: la parte più stretta dell’imbuto di tela, che si allunga appunto in forma di manica. Staggi Le aste o stanghe delle reti a braccia più leggere; e anche quelle delle reti a pesi tranne l’astone. Cfr. Stangia basso latino. § Le forcule da regger gabbie e gabbioni nelle tese. § I sostegni a cui si tendono le ragne erette nelle macchie, o ai passi nelle siepi. Stampe Tutti gli uccelli finti fatti di qualunque mate ria, dei quali si servono i cacciatori per allettare i selvatici a cui fanno la caccia. «Stampe di pivieri, di pavoncelle, di storni, di anatre» . Il Savi «... Vale a dire pelli di uccelli imbottite in maniera da imitare l’attitudine di quei che nuotano». E il Crescenzi le chiama «Aues excorticatae» ossia impagliate. Sono tra gli allettamenti a la vista. Stanzino delle gabbie Compartimento o anche stanzino vero e proprio dei casotti dove si tengono le gabbie dei richiami. Starnare Att. «Trarre le budella a le starne e ad altri uccelli dopo averli ammazzati, acciocché si conservino». § Uccello starnato: quello a cui sono state tolte le budella c. s. «Si starnano certi uccelli, ma si sventrano (o svotano) le lepri e altri quadrupedi»). Stendere indica l’operazione contraria a Tendere: ma significa tanto la cessazione definitiva dell’uccellagione al venir meno della stagione propizia, quanto quella parziale d’ogni sera, e d’ogni volta, che si tende anche per breve tempo. «Un tenditore di prodine può fare due o tre tese in un giorno; e perciò anche può stendere altrettante volte». Stentare Detto degli animali ausiliari nella caccia come cani d’ogni specie e falconi significa faticar molto a trovare, puntare o prendere l’animale da loro cacciato. «Questo bracco stenta troppo a puntar le quaglie» . «Il tuo levriere ha presa la prima lepre di volata, ma la seconda l’ha stentata troppo. Non è ancora allenato». «Il riporto stentato non dà alcuna soddisfazione». Sterpeto Luogo dove sono sterpi. Dicesi anche Sterpaio. Sterpo Pianticella secca o stenta, nata specie ne’ luoghi non coltivati, sterili o inselvatichiti. Dim. Sterpacchio; accresc. Sterpone; dispr. Sterpaglia. § Gli sterpi, come gli altri nomi di piante si usano a indicare i luoghi dove nascono. Sinonimo di Sterpeto è Sterpaio. Stivalare Cacciare a giro in palude con gli stivaloni a tenuta. Il cacciare con o senza scarpe. In cui entri l’acqua dicesi Andare a guazzo, o Cacciare il guazzo. Stolzare (è locale toscano e forse maremmano) e significa il levarsi balzando in piedi della fiera, e il levarla che fanno i cani. Analogo è il nome Stolzo (A lo Stolzo). In Maremma dicono appunto Tirare a lo stolzo. Credo che derivi da la forma bassa latina Extollatio, il saltar fuori. Della lepre dicesi Schizzo. Stoppia Il campo dal quale è stato falciato anche lo strame delle biade. § La parte di paglia che rimane sul campo segate che sien le biade (Tomm.). I Toscani usano di più Seccia. Cresc. «su le stoppie o seccie» 2. 13. 25. Stracca nei modi Fare la stracca: cacciar fiere stancandole con l’inseguimento di cani e uomini. Questo modo di caccia, che richiedeva grandissimo numero di cani e di battitori era possibile solo ai principi dominatori di territori vastissimi. In Italia venne meno prima del Sec. XVII come dichiara il Tanara «In Italia, dove la stracca non usa». Si dice però ancora Cacciare e caccia a stracca per indicar quella che si fa a la lepre rinnovandone l’inseguimento con levrieri freschi; ed anche ad uccelli di corto volo, levandoli e rilevandoli, finché non si lascino avvicinare per stanchezza. È dunque modo più italiano che caccia forzata. § Muta da stracca: quella dei cani riservati a compiere lo straccamento della fiera. § Prendere a stracca: cacciare fiere e uccelli in modo o col mezzo di straccarli. «Il porco di tre anni non si prende a stracca; esso rovina i cani». Strame, strami La paglia delle erbe che, come il grano, vengon falciate alquanto alte da terra: e che poi vien rasa con la falce fienaria. E si dice anche dell’erbe palustri e dei luoghi, dove restano. Es. «Begli strami di medica, pieni di panicastrella». «Strame rado e vecciato di grano, dove c’è bazzico di tortore». Strascico Nel modo Fare lo strascico al lupo, a la volpe, che significa Allettare queste fiere a venir, dove è appostato il cacciatore, strascicando pel terreno un pezzaccio di carne morta e sanguinolente. Strepito Il rumore molto alto che fanno gli scaccia, i battitori e tutti gli uomini di una caccia, ai quali spetta il compito di levare le fiere. (In latino Alatores), in ital. Oltre i sunominati le Voci, i Canattieri, i Canai delle braccate Maremmane. È la stessa parola latina Strepitus cantata dai poeti e cinegetici, quale mezzo di caccia. Analoghe sono Rumore, Busso, Bussare, Vociare, ecc. Strusa Parola usata da Vincenzo Tanara, e da lui desunta dal Bacchi Lega. Significa: Quella fune, donde penzolano parecchie cordicelle con appesi spauracchi, ed oggetti pesanti, che, strascicata da due uomini, uno per capo, erpica il terreno erboso urtando e spaventando gli uccelli e quadrupedi, che ci si trovin nascosti. La voce può derivare dal v. lat. Strusare che significa strofinare, urtare, battere, percotere. Mancando qualunque altra voce denominativa di un tal arnese credo che invece del troppo generico Corda debba accettarsi questo. Nell’ «Enciclopedia delle Enciclopedie» vien definita «battuta con la corda marciante!». E basta la ridicolaggine di queste cinque parole così goffamente accozzate per legittimare Strusa. Del resto il Diez stesso registra il verbo Trusare lat. (Catullo) quale freq. Di trudere per dimostrarla di origine non ignobile. Va notato poi che alcuni scrittori stessi l’hanno creduta una rete e l’Arrigoni degli Oddi ingannato da loro e dai suoi informatori, ne fa una cosa sola col soprerbe e lo strascino, ossia ne fa una rete! Ed io sospetto che l’errore, il quale è già nel Giorgi (c. 19) sia provenuto dal concetto falso, che hanno gl’inesperti su lo strascino, il quale è ch’esso sia una rete da strascicare sul terreno, mentre è invece da coprire il terreno, dove si crede essere la quaglia puntata. Struscio Dal verbo strisciare del quale si usa quale sinonimo, nel modo Caccia dello struscio. Vale Tesa a lo struscio, ossia a uccelli, che prendonsi mentre volano a struscio (strisciando). È tesa vagante, che si fa specie a le passere, quando tornano a l’albergo. Il Savi la descrive come qui sotto, ma i modi sono parecchi, secondo i luoghi. Savi: Caccia dello Struscio. Si fa a le passere giovani nell’ora, che vanno a l’albergo, o ne escono volando basse, ossia strusciando il terreno. Le due reti vengon tese non affacciate l’una a l’altra, ma sulla stessa linea attraversate ad angolo retto alla via che tengono gli uccelli passando. Oltre il soprastante a le reti, un altro uccellatore nascosto lungo il filo seguito dagli uccelli, tiene in mano una pertica con in cima un cencio, che agita se il branco passa troppo alto (forse fa anche il sordino). Le passere per timore s’abbassano a strisciare e incappano nella rete, che vien tirata contro di esse. Analoga a questa c’è l’altra, che si fa ponendo una ragna molto abbondante sopra un grosso cespuglione isolato in mezzo a una largura. L’uccellatore, nascosto lì presso, al passare delle passere o altri uccelletti, fa il fischio del falco, ed esse per la paura piombano a nascondersi entro il cespuglio rimanendo così irretite. Struzziere e Strozziere (antiq. Strucciere) Il custode e ammaestratore degli uccelli di ratto, ossia di quelli tutti usati in falconeria a prendere altri volatori e anche quadrupedi. Sughereto Bosco di sughere. Sventrare Vuotare delle budella i quadrupedi uccisi in caccia. Gli uccelli si starnano. Svernare Uccelli, e altri animali: tenerli d’inverno, dopo essersene serviti nella stagione dei passo. Si «svernano» richiami e allettamenti, la civetta come certi spincioni. Tagliata Il bosco o la macchia dove sono state fatte le tagliate. Tagliola Ordigno di ferro a scatto per prendere volpi, lupi ed altri simili animali. Nel latino medievale «Taiola ferrea, quae habet circa se multos rampiones acutos». Così il Crescenzi, il quale aggiunge che, con certe tagliole «in pedibus sive cruribus omnes generaliter bestiae capi possunt». Tana La buca profonda entro cui si rifugiano certe fiere (v. Fiere). § Animali da tana: Cani da tana. Tasca ladra Quella interna e meno visibile, che alcuni fanno nella cacciatora. Anche Ladra assolutamente. Tela a le folaghe Caccia palustre di compagnia, nella quale i cacciatori su molte barchette si dispongono in cerchio larghissimo intorno ai branchi di folaghe pasturanti nei chiari, e restringendo a poco a poco il cerchio procedono verso di esse; finché le folaghe trovandosi sempre più asserragliate da le barche cercano tutte di sorvolarle esponendosi ai tiratori. § Stretta (la) è l’ultimo restringimento che fanno tra loro le barchette procedenti a largo cerchio contro il gran branco delle folaghe che trovansi su i chiari. Ed è anche il momento della maggiore strage di uccelli, perché questi, trovandosi così presi in mezzo, tentano di liberarsi, sorvolando il cerchio micidiale dei cacciatori. Tele Usavasi solo al plurale nel significato di quelle, che venivano tese, intramezzandole a le reti da fiere e a barriere di legna, per far retrocedere le fiere cacciate, che non davano nelle reti. V. a Reti (Linea delle reti). Tempo La condizione buona o cattiva dell’atmosfera: e l’aspetto del cielo. Sereno nuvolo coperto rannuvolato ,chiuso variabile piovoso asciutto o secco afoso umido ventoso nebbioso. Il tempo buono dicesi anche Temperie, il cattivo Intemperie. Il Sereno vale cielo senza nuvole, suo contrario è Nuvolo (cielo nuvoloso molto). Tenace Detto di cane da presa e da giungere vale: Quello che acceffato l’animale non lo lascia o non demorde tanto facilmente (v. cane da presa). In antico ve ne furono di famosissimi: tra gli odierni sono noti i bulldogs e i mastini. Tendere E n. in senso venatico. Apparecchiare il luogo, sia fisso sia vagante dove si vuol cacciare o uccellare, mettendo in pronto i mezzi tutti di cattura, di allettamento, le armi e quant’altro è necessario a la tesa che si esercita. § Tendere a, con un oggetto indiretto significa cacciare o uccellare a quell’animale di cui si fa il nome a «Tendere ai tordi». § Tendere col nome della tesa, dice il mezzo. «Tendere il paretaio, la Quagliottara». § Tendere un fucile o i fucili, significa Apparecchiare un fucile carico e armato, in maniera che l’animale (o purtroppo anche l’uomo?) il quale gli passi vicino, toccando un certo oggetto o un’esca faccia scattare l’arma, e rimanga ferito o ucciso. Genericamente si tendono reti, panie, calappi, trappole. Tenditore l’uccellatore o cacciatore, che tende in qualsiasi modo insidie per prendere o uccidere uccelli o fiere. N.B. «Tenditore» è termine generico e specifico. Generico è in quanto indica gli uccellatori e i cacciatori tutti, che in qualsiasi modo tendono ad animali: specifico, se vien riferito a quelli, che tendono in un modo solo. «Tenditore di paretaio, di panie, di lacci». Tenere Riferito a cani da presa significa Il fatto ch’essi, attaccandosi coi denti a un animale, specie in certe parti del corpo, ne fermano il moto. Così il mastino addenta perfino il toro agli orecchi, e lo trattiene. Terreno libero Nella lingua delle leggi s’intende quello non costituito in bandita o in riserva né precluso. Ma deve ritenersi precluso anche quello, dove il passare e cercare del cacciatore possa arrecar danno. Tesa Tutto il luogo e l’apparato di allettamenti e mezzi di cattura o uccisione, dove è disposta una uccellagione o una caccia, siano queste stabili o posticce, di terra o d’acqua. La tesa va dunque dal minore de’ calappi e delle trappole, al maggiore dei roccoli con passate, e delle cacce palustri in botte; e perfino lo sbarramento con le reti da fiere, atte a catturare un cervo o un cinghiale, va considerato «tesa» e così è denominato propriamente § Tesa fissa quella che richiede preparazione stabile di sito (Roccoli, Paretai, Boschetti, Quagliottare, Botti e Tine, Nocette o Querciole, Palmoni grandi ecc,). § Tesa vagante: che può essere trasferita ad ogni momento da un luogo a un altro, perché non ha preparazione stabile di sito. (Prodine, Capanni scoperti, per lodole con lo schioppo, ecc.). § Tesa mista: quella nella quale si usano mezzi diversi di cattura (panie e reti, panie e schioppo). Le più usate sono il Boschetto da tordi con panioni e reti, la nocetta o querciola, impaniata con paniuzze, e coi richiami, dal cui capanno si spara con lo schioppo. § Il fatto del tendere «Non t’illudere: oggi una tesa modesta come le nostre vecchie, non compensa le spese». Così «Fare una o più tese» parlandosi di caccia o uccellagione vagante, significa tendere una o più volte in luoghi diversi. § Il tempo che si tende. Es. «Durante la tesa ho sempre qui con me qualche amico». Tesa autunnale Tesa estiva Tesa primaverile Tesa invernale. A la tesa: durante il tempo che si tende. Es. «Ti aspetto a la tesa dei tordi» . § Il modo, la maniera, il mezzo. Perciò dicesi Tesa a reti, a panie, a schioppo, a lacci, a trappole, a buche; con allettamenti o senza, con capanno coperto o scoperto, con le stampe, 1’aescato, lo specchietto, il fischiatore. § Fu detto anche di tutto lo sbarramento delle antiche reti da fiere, comprese le tele, le corde con spauracchi, gli argini di terreno e le cataste di legna, da cui era formato. § Tesa a l’asciutto: quella fatta su la terra ad uccelli non d’acqua. § Tesa d’acqua: fatta su l’acqua sia questa palustre, lacustre o fluviale. § Positura della tesa: L’orientamento di una tesa rispetto a la direzione del passo degli uccelli nel luogo, dove appunto si trova la tesa. E si noti non tutti gli uccelli di passo tengono la stessa direzione. Nota. Gli elementi essenziali di ogni tesa sono a) il capanno o casotto sotto tutte le forme di nascondiglio compresa anche la botte palustre; b) gli allettamenti, che possono essere a la vista, a l’udito (richiami o fischio ), a la pastura: c) i mezzi di cattura o uccisione: panie, reti, calappi, trappole, armi: d) il sito, il quale, se è stabile, chiamasi tesa fissa, se posticcio, ossia da potersi cambiare, si dice tesa vagante. Tirar di lungo Detto degli uccelli, che, non curando per nulla gli allettamenti e i richiami delle tese, continuano il loro volo. Tirare Detto di selvaggina in genere, vale Essere attratta sia dal cibo, sia da le condizioni de’ luoghi. «I tordi tirano a l’edera, i beccaccini a le marcite, il cinghiale a l’insoglio, la beccaccia al pacciame, i coculi ai bruchi, le quaglie ai migli, i rigogoli ai fichi, i merli a la macchia». Ne’ classici si trova anche Attrarre. (Dav.). Tirare, Tiro e derivati (v. capitoli specifici). Tirinnanzi Era un cacciatore graduato nelle grandi cacce principesche, il quale precedeva la fila e le pertiche (cordone e battitori coi bastoni, donde in che il verbo Perticare). Toccare Movere quel tanto che basti, e sempre leggermente, sia gli alzini delle tese, sia la civetta, per farli servire a l’allettamento degli uccelli di passo. La ragione di questo tocco leggero è che il movimento provocato dal Toccatore deve apparire agli uccelli passanti un aliare pacifico di riposo e di pastura. Che, se così non fosse, spaventerebbe invece di allettare. Toccare Con l’oggetto determinato (zimbello, civetta. Leva, gioco e simili) vale Moverli in maniera da farli svolazzare o vedere agli uccelli, che si vogliono allettare, Dav. Coli. Tos.: «L’uccellatore stia a vedere, origliare e toccare meglio che non farebbe sotto nella capanna».§ Tocca! Tocca! Incitazione a toccare, quando è tempo. § Usasi anche in senso neutro o assolutamente «Il sor Nando? Abilissimo a toccare e fischiare». Toccatore Il cooperatore volontario o pagato che nelle tese ha l’ufficio di muovere gli alzini, o altri allettamenti a la vista, facendoli giocare (volettare o svolazzare) in maniera da essere veduti dagli uccelli di passo. Tomboleto Luogo dove qua e là emergono grandi e meno grandi cespuglioni in forma di tumuli. È forma laziale o romanesca analoga alla toscana Tombolo, la quale parrebbe aver avuto in origine il significato di duna quale si forma su le spiagge maremmane. Poi passò anche ai cespuglioni, che brucati da le bestie prendevano forme quatte e tondeggianti; come è dimostrato dal suffisso romanesco in eto. «Il tomboleto delle Acque Albine, buono per beccacce di prima stagione». Tònfano La parte fonda di un fiume o di un’acqua. Trabussare Fare un tempaccio con molto vento impetuoso. Tracciatore Uomo e anche cane abili a ritrovare la selvaggina su la traccia lasciata da essa. Traforare Dicesi di uccelli o altri animali, quando riescono a passare attraverso i vani di una rete o altro impedimento. «La siepe o rene della quagliottara dev’essere così fitta, lungo gli angoli della saggina, che le quaglie non la traforino». «Dav. Colt. Tos.: «La siepe dell’uccellare dev’essere così fitta, perché i tordi impaniati non la traforino». Trappola Arnese da prendere animali con insidia di allettamenti vari. Lat. Decipula. I1 Tommaseo nota giustamente che in Trappola c’è l’idea di istrumento che agisca rivolgendosi, e ne dà l’etimo greco. Il Petrocchi le specifica così: a cateratta, a gabbia, a ribalta, a trabocchetto, a schiaccia, a strozzino. Ma il vero cacciatore non si cura di questi mezzi poco generosi. Tratta (Stratta) Strappata (dal lat. Tractus). Onde «Reti da tratta» quelle che si fanno riversare con una strappata a la fune del tratto, ossia fune, che appunto serve a l’uccellatore per chiuderle dal capanno. Tùffolo È il nome generico degli smerghi così (letti dal tuffarsi nell’acqua. (Tomm.) Ma dagli esempi par quasi che non solo gli smerghi sien designati con tal nome, ma tutti gli uccelli tuffatori. Cosicché tùffolo sarebbe un aggettivo sostantivato che indicherebbe appunto tutti gli uccelli di tuffo Uccellagione Il fatto, l’azione e il tempo del prender vivi gli uccelli (v. Tesa). In Toscana dicono anche Uccellatura; ma il vocabolo ha significato meno esteso: può solo indicare il fatto dell’uccellare (e il tempo?). § Uccellagione a lacci o calappi: fatta con lacci più o meno complessi; perché il laccio è semplice, ma in ogni forma di calappio entra il laccio. § Uccellagione a reti: quella fatta per mezzo delle reti (v. Reti e Tesa). § Uccellagione a trappole: fatta con ordigni, i quali scocchino d’improvviso, e volgendosi prendano o uccidano gli animali. § Uccellagione a vischio o a panie: quella fatta con le panie (v. Panie), § Uccellagione col cane (cinegetica): quella che si fa alle quaglie col cane da ferma coprendo con la rete chiamata Strascino il terreno erboso, dove il cane dimostra con la sua attitudine che si trovi la quaglia (v. Tese singole a Uccellagione cinegetica). Uccellare Verb. Tendere agli uccelli con qualunque mezzo, che sia atto a prenderli vivi. Uccellatore Chi per diletto o mestiere tende insidie a gli uccelli per prenderli vivi. Uccelliera I luogo dove si tengono vivi con agio di volare e muoversi a piacimento gli uccelli. § Gabbione molto grande. In latino Aviarium. È una improprietà inutile e dannosa estendere il significato di questa parola a certe tese con le reti. Come ho dimostrato, il vocabolo, in tale significato è una forma locale erronea, oppure proviene da quei vecchi trattatisti accettati quali classici senz’alcuna ponderazione razionale (Valli, Olina ecc.) E che sia un errore dannoso e impiccioso lo prova il fatto che appunto negli autori falsamente classici si trova scritto: «Uccelliera da tordi. Uccellanda o Frasconaia: cosicché, se si aggiungono i parecchi altri termini propri e specifici delle tese da tordi, si giunge al bel risultato o di aver parole, che significano da sole tutte le tese specifiche, o tese specifiche, che hanno mezza dozzina di nomi! Uccellinaio Chi caccia agli uccellini. Uccellinare Cacciare agli uccellini. Come «Uccellinaio» l’uno e l’altro sono giustificati dal verbo dantesco: «Chi dietro 1’uccellin sua vita perde». Uncino (v. spiegare lo strascino). Usìo È frequentativo di uso nel significato di frequenza nell’andare o essere spesso in un luogo. Riferito ad animali vale il loro frequentare un luogo il loro batterci (Niccolini). «In quella macchia acquitrinata c’è usìo di cinghiali» . Lo credo giustificato dal fatto che anche in latino a indicare lo stesso concetto si usava il verbo Utor «In itineribus, quibus bestiae utuntur». Crescenzi C, 32°. Valichi montani I passi o varchi su l’alto delle montagne, dai quali gli uccelli migratori sono costretti a travalicare da un versante a l’altro delle valli o delle catene (v. Passata). Valle e Valli (v. Palude). Vallonata Valle ampia. Ma al plurale par assumere il significato di convalli, ossia di valli che sbocchino una nell’altra. Vampa La fiamma visibile che sbocca da la canna delle armi da fuoco sparate, specie se di notte. § Polveri senza fiamma quelle di che con una miscela chimica si è riesciti a eliminare la vampa. Credo però che sarebbe meglio dire senza vampa. Venire a tiro (v. Tiro). Vento Il moversi più o meno forte dell’aria. § Buon vento: quello favorevole al cacciatore o al cane, rispetto a la caccia o a la cerca, che fa o deve fare. § dritto o a filo: che soffia in faccia. § Mezzo vento: che viene da uno de’ fianchi. § A vento: in modo favorevole all’atto o all’azione che si vuol fare o si sta facendo. § Sopra vento: col vento a le spalle. § Sotto vento: col vento in faccia. § Prendere vento o il vento: sottintende «favorevole» a buttarsi, a volare, se parlasi di uccelli; a cercare o sentire, se di cani. § Puntare il vento o contro vento: volare col vento dritto in faccia. Nella caccia, come nell’uccellagione, il vento ha importanza decisiva, sia rispetto a la cerca dei cani e al loro sentire, sia rispetto a la postura delle tese fisse e vaganti e dei giochi tutti e allettamenti usati in esse; sia rispetto al volo degli uccelli, e. per conseguenza, a la loro facilità e possibilità di passare su le tese stesse e di buttarcisi o fare buon gioco, favorendo il tiro in quella a schioppo, Perfino nell’accostare certi uccelli e animali il vento, più che il rumore, decide della buona riuscita dell’atto. Ma purtroppo io finora non conosco un trattato compiuto di questa materia. Certo è che, nel porre o stendere il gioco, ossia le stampe, è necessario tener conto della direzione e intensità del vento. Più esso è forte più il gioco dev’essere lungo o distendersi verso la parte, da cui gli uccelli provengono; ciò per dar loro modo di veder presto le stampe e tempo di calarsi con meno fatica o meno sforzo a la tesa. E la regola vale anche per tutti gli allettamenti a la vista compresa la civetta per le lodole. § Vento teso: quello che ha sempre una direzione e soffia senza interruzione. Vetrone Il Vetrone: strato di ghiaccio che copre la terra nelle grandi gelate invernali, rendendo pericoloso e difficile il camminare. Via e Vie Il luogo per cui sono passate le fiere; e perciò hanno lasciata la traccia. § Via al covo: quella per cui la fiera è entrata nel covo. § Via a la pastura: quella seguita per andare a pasturare. § Via del sangue: la traccia del sangue lasciata da la fiera ferita (Via sanguinis). II: Il luogo per cui sono soliti passare gli animali specie in terra: che quelle aeree si chiamano più comunemente e specificamente Fili (v. Via gen.). Voci dei cani Convien distinguere la voce e le voci generiche proprie del cane, ossia quelle con cui esso ci manifesta i suoi sentimenti, da l’altre, con le quali dà segni al padrone sia pel suo ufficio di guardiano, sia pei molti e diversi di cacciatore. La voce di significato più esteso è Abbaiare e il suo n. verbale Abbaio. Ma le modulazioni dell’Abbaio sono tante, ch’esse servono appunto quali segnali determinatissimi così per la guardia canina come per i segni diversissimi necessari al cane che caccia. Perciò devesi notar subito che la glottologia odierna ha rimessa in valore l’etimologia antica, la qual faceva derivare il nome cane da canere, cantare, dar segni vocali (v. Thesaurus a Canis). Canere signum o signa significava in latino «dare i segni militari con le trombe», Canere bellicum, dare il segnale della battaglia. Qui mi basterà notare questo a intender genericamente i vocaboli riguardanti il cane anche non cacciatore. Pei vocaboli venatici, rimando a Cane da pelo e da punta. Aggiungo tuttavia che gli altri vocaboli generici principali sono i verbi Gagnolare, Guaiolare, Guaire, Rignare, Ringhiare, Rugliare, Uggiolare, Ustolare; e i nomi Abbaiata, Abbaiatura, Abbaio, Asserrìo, Cagnara, Canéa, Gagnolamento, Gagnolìo, Guaìto, Rigno, Ringhio, Uggiolìo. E lascio le voci figurate (v. a Cane e Segni). Volpino Di volpe, pertinente a volpe «Astuzia volpina», «Squittio volpino». Zimbellare Mostrare gli zimbelli agli uccelli di passo. Zimbellata Il fatto dello zimbellare. Zimbellatore l’uccellatore che zimbella bene, ossia sa mostrare a tempo lo zimbello agli uccelli. Può avere anche senso dispregiativo: «Uccellatore? Uno zimbellatore!». Zimbello Due o più uccelli della specie di quelli a cui si tende, che, legati a due verghette alzabili alquanto da terra, dove stanno posate, si mostrano per allettamento, a quelli di passo. Inesatta ed errata è pur la definizione del Bacchi Lega, che dice e ripete Zimbello o Leva, e attribuisce al dialetto romagnolo l’errore di chiamare «leva» lo zimbello. Il termine più generico di questi allettamenti a la vista è «Giochi», di quelli che si mostrano alzandoli, è «Alzini». E, come si dice nella definizione Zimbello e Leva, sono cose diverse. «Toccare, mostrare, alzare, dare lo zimbello». Zone di addestramento Così denomina la legge su la caccia quei tratti di campagna, ne’ quali è fatta concessione di portare i cani a l’ammaestramento (v. Cane e Ammaestramento).