Enciclopedia delle armi - a cura di Edoardo Mori
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Zastava M76 - Il sequestro

Pochi giorni (25 o 26 settembre) fa la Questura Brescia ha disposto il sequestro su tutto il territorio nazionale di tutti gli esemplari di carabine ZASTAVA M76 calibro 8x57 in possesso di privati cittadini e di armerie.
Ho studiato il caso ed ecco ciò che ne ho ricavato.
Il provvedimento della Procura della Repubblica di Brescia
IL PM, Letti gli alti del procedimento a carico di
(omissis – dati personali di 5 soggetti indagati)
Vista la CNR nr. 31/42 della Stazione Carabinieri di Gardone Val Trompia del 17 giugno 2013 e gli atti successivi;
RILEVATO CHE
A) La ditta ARES Srl di Lusema S. Giovanni (TO). a seguito di accordo preventivo per l'importazione di armi comuni da sparo rilasciato dalla Questura di Torino in data 08/01/2013, ha importato in Italia nr. 3 carabine semiautomatiche ZASTAVA mod. M76 cal. 8x57JS, provenienti dalla ditta OSMI GmbH di Vienna.
L'accordo preventivo prevedeva e legittimava l’importazione, unitamente a complessive nr. 10 carabine semiautomatiche ZASTAVA mod. M76 in cal. 8x57JS, di svariate centinaia di anni semiautomatiche provenienti dalla "demilitarizzazione" di anni dell’ex Patto di Varsavia, tra cui nr. 50 carabine   ZASTAVA mod. AKM in cal. 7,62x39 (versione iugoslava de! fucile d'assalto russo KALASHNIKOV mod. AK47,3 funzionamento automatico).
Le tre carabine M76, con bolla doganale dell'08/01/2013, venivano recapitate al Banco di Prova di Gardone Val Trompia in data 13/03/2013 (lotto nr. X1300797S), per la verifica della presenza dei "marchi CIP". (Nota 1)
Il Banco di Prova, nel procedere al controllo delle tre carabine (matr. nr. 41959, nr. H25031 e nr. H25049), tutte recanti i punzoni del Banco di Prova Austriaco (attestanti la conformità alla normativa CIP: sparo e verifica dimensioni; Nota 1), ha evidenziato:
- che alcuni componenti del congegno di scatto erano "molto simili” a quelli del fucile automatico AK47;
- che collocando la leva del selettore in posizione intermedia (tra la posizione di "sicura " e quella per il funzionamento a “colpo singolo ") era possibile sparare a raffica.
Le tre carabine ZASTAVA, con verbale della Stazione Carabinieri di Guardone Val Trompia del 17/06/2013, sono state sottoposte a sequestro in quanto dotate di un congegno di sparo che rende possibile lo sparo in modalità automatica (a raffica). Dette armi, infatti, sebbene importate e detenute quali "anni comuni da sparo", con autorizzazione della Questura di Torino, devono essere classificate, ai sensi dell’'art. I comma II della Legge nr. 110/75, quali "anni tipo guerra" illecitamente importate e detenute in Italia da soggetto privo di alcuna legittima autorizzazione amministrativa ("fatto salvo quanto stabilito nel secondo comma dell'art. 2. sono anni tipo guerra quelle che. pur non rientrando tra le anni da guerra, possono utilizzare lo stesso munizionamento delle anni da guerra o sono predisposte al funzionamento automatico per l'esecuzione del tiro a raffica o presentano caratteristiche balistiche a di impiego comuni alle anni da guerra ").
Preliminari accertamenti presso il BMP di Gardone Val Trompia consentivano di accertare che, a far data dal 2004, anno in cui per la prima volta, in Italia, il fucile ZASTAVA mod. M76 in cal. Sx57JS è stato catalogato quale arma comune da sparo, sono state bancate circa nr. 857 carabine ZASTAVA, introdotte in Italia da diversi importatori. Altre carabine, recanti i punzoni di banchi di prova riconosciuti dalla Comunità Europea, potrebbero essere state introdotte in Italia senza passare dal BMP di Gardone Val Trompia.

B) L'ing. Antonio GIRLANDO (Direttore del BNP). con relazione del 21/06/2013, ribadiva che le tre carabine ZASTAVA mod. M76 presentate dalla ditta ARES Srl presentavano componenti del congegno di scatto "molto simili a quelli dei fucili automatici AK47". In particolare (vds. all.to 2 della relazione) venivano posti a confronto: (Nota 2)
1)        il disconnettore di una delle carabine semiautomatiche M76 presentate dalla ARES Srl con i disconnettori di un AK47 "automatico" e di un AK47 "demilitarizzato", evidenziando che il disconnettore dell’M76 è analogo al disconnettore dell’AK47 "automatico", che differisce dal disconnettore dcll’AK47 "demilitarizzato " per la presenza di una «codetta» rimossa nel corso delle operazioni di demilitarizzazione dell'arma; (Nota 3)
2)        il selettore di fuoco/sicura degli M76 con l’analoga componente di un AK47 "automatico" è di un AK47 "demilitarizzato", evidenziando che il selettore dcllo M76 è analogo al selettore dell'AK47 "automatico", che differisce dall’analoga componente dell’AK47 "demilitarizzato per la presenza di una «appendice interna» che viene parzialmente rimossa nel corso delle operazioni di demilitarizzazione; (Nota 3)
3)        il portaotturatore degli M76 con l'analoga componente di un AK47 "automatico" e di un AK47 "demilitarizzato'', evidenziando che il portaotturatore dell’M76 è analogo a quello dcll’AK47 "automatico", che differisce dal portaotturatore dcll’AK47 "demilitarizzato" per la presenza di un «dente» ha il compito di intercettare la leva di consenso per lo sparo a raffica e comanda lo sganciamento del cane ad otturatore chiuso, dente che viene rimosso nel corso delle operazioni di demilitarizzazione. (Nota 3)
Il Direttore del BNP ha precisato che analoghe caratteristiche erano state riscontrate su nr. 10 carabine ZASTAVA M76 che la NUOVA JAGER di Balasuzzo (AI.) aveva importato dall'Austria ed aveva presentato al BNP nell'ottobre 2012. Dette anni, in quanto "non conformi olle operazioni di demilitarizzazione", erano state reimballatc e piombate per essere rispedite al paese d'origine (vds. all.to 3 della relazione). L'esportazione veniva effettuata con accordo preventivo rilasciato dalla competente Questura in data 24/09/2012.

C) L’ing. GIRLANDO ha altresì segnalato che le prime carabine semiautomatiche ZASTAVA M76, che vennero iscritte nel Catalogo Nazionale delle Anni Comuni da Sparo al nr. 14493, erano state catalogate in Italia a seguito di richiesta della ditta GM TECNOSERVICE di GARLASCO Mario, con sede a Diano Marina (IM). La catalogazione venne pubblicata sulla G.U. nr. 95 del 23/04/2004. Dette armi, assemblate con i componenti della ZASTAVA mod. M76 cal. 8x57JS, recavano il marchio della GM TECNO (in aggiunta a quello dell’Arsenale ZASTAVA-KJIAGUJEVAC). erano denominate GM76. erano lunghe mm. 1133 ed avevano la canna di mm. 634 (all. 12 della relazione del BNP). (Nota 4)
Nello stesso anno, su richiesta della T.F.C. (The Four Company) Spa di PAGANI Massimo, con sede a Villa Carcina (BS). era stata catalogata anche altra ZASTAVA mod. M76 in cal. 8x57JS. La catalogazione, al nr. 14655. venne pubblicata sulla G.U. nr. 175 del 28/07/2004. Queste ultime carabine erano lunghe mm. 1135 ed avevano la canna di mm. 630 (all. 13 della relazione del BNP).
Un ulteriore modello di ZASTAVA mod. M76, in cal. 7,92x57S. su richiesta di AMADI Paolo, rappresentante della EUROARMS ITALIA Sri. con sede a Concesio (BS) venne successivamente iscritto nel Catalogo delle Armi Comuni da Sparo. La catalogazione, al nr. 15198 venne pubblicata sullo G.U. nr. 172 del 26/07/2005. Queste ultime carabine ZASTAVA erano lunghe mm. 1035 ed avevano la canna di mm. 540 (all. 14 della relazione del BNP).
Dal 23/04/2004 (data di catalogazione, in Italia, della prima ZASTAVA M76). al 21/06/2013 (data di redazione della citata relazione dell'ing. GIRLANDO), il BNP ha sottoposto a prova (limitandosi a verificare la lunghezza dell'arma e della canna, il calibro, il numero di colpi ed il funzionamento) nr. 895 carabine di cui al catalogo nr. 14655. Nello stesso periodo sono state sottoposte a verifica, presso il BNP, nr. 18 carabine di cui al catalogo nr. 14493. Nessuna carabina di cui al catalogo nr. 15198 risulta essere stata bancata nel citato periodo di riferimento.
Dopo l'abolizione del Catalogno Nazionale delle Armi Comuni da Sparo di cui all'alt. 7 della Legge nr. 110/75 (abrogato dall'art 14 comma 7 della Legge 12/11/2011 nr. 183, a decorrere da 10/10/2012), il BNP di Gardone Val Trompia. su richiesta deila PRIMA ARMI Srl di Pincrolo (TO) del 02/10/2012, ha classificato la carabina semiautomatica ZASTAVA M76 in cal. 8x57JS con la classe B4 della Direttiva CEE 91/477 (arma comune), assegnandole il codice nr. 12_02089, pubblicato nel proprio sito in data 14/11/2012 (a nonna dcll’art. 12 sexiesdecies del D.L. 06/07/2012 nr. 95 convertito con modificazioni nella Legge 07/08/2012 nr. 135).

D) Il Direttore dei Banco di Prova ha concluso la propria relazione segnalando l’urgenza di verificare se le carabine semiautomatichc ZASTAVA M76 in cal. 8x57JS già bancate ed attualmente nella disponibilità di privati ignari detentori presentino le stesse caratteristiche delle tre carabine che la ARES Srl ha importato in Italia con accordo preventivo delI’08/01 /2013 e siano dunque in grado di sparare a raffica, con evidente pericolo per l'ignaro tiratore e per le persone che gli stessero intorno.

E) Con decreto di esibizione del 27/06/2013 è stata disposta l’acquisizione, presso l'Area Armi ed Esplosivi dell’Ufficio per la Polizia Amministrativa e Sociale del Ministero dell'Interno, di copia di tutta la documentazione relativa all’iter tecnico amministrativo che ha portato alla catalogazione della carabina GM TECNO mod. GM76 al nr 14493 del Catalogo e della carabina ZASTAVA mod. M76 al nr. 14655 ed al nr. 15198. E' stata altresì chiesta ogni utili indicazione in ordine al numero di matricola dei prototipi eventualmente esibiti nel corso dell’iter procedurale finalizzato alle citate iscrizioni al Catalogo ed al luogo di attuale custodia dei citati prototipi.
Il Ministero, con nota dcll’08/07/20l3. ha segnalato che l’unico prototipo che era stato esibito era quello relativo alla catalogazione della carabina GM TECNOSERVICE mod. GM76 richiesto da GARl.ASCO Mario, titolare della GM TECNOSERVICE di Diano Marina (IM). Il prototipo, recante la matricola nr. H2514I, era stato sequestrato nell’ambito del procedimento nr. 184/2004 RGNR della Procura della Repubblica di Imperia a carico di GARLASCO Mario e si trovava custodito presso l’Ufficio Corpi di Reato del Tribunale di Imperia, in attesa di essere inoltrato all’Ente Militare competente per la distruzione. (Nota 5)
L'esame della documentazione consegnata dal Ministero, con successiva nota del 12/07/2013. consente di rilevare che la carabina GM TECNO mod. GM76 in cal. 8x57JS venne iscritta nel Catalogo delle armi comuni (con il progressivo nr. 14493) quale arma a funzionamento "semiautomatico“, a seguito di D.M. del 04/03/2004. L’istanza, recante la data del 29/09/2003. era stata presentata da GARLASCO Mario, titolare della ditta individuale GM TECNOSERVICE di Diano Marina (IM), in data 13/10/2003. Nella richiesta si attcsta che si tratta di arma a funzionamento "semiautomatico", dotata di caricatore da 10 colpi, e che la catalogazione veniva chiesta "ai fini della importazione", trattandosi di modello "allestito dalla GM TECNOSERVICE utilizzando componenti prodotti dagli arsenali Iugoslavi della ZASTAVA KRAGUJEVAC", ragione per la quale, unitamente al marchio GM TECNO le armi avrebbero potuto presentare il marchio ZASTAVA-K.RAGUJEVAC. Venne altresì precisato "che il fucile non è mai stato costruito con capacità di fuoco automatico" e che "non esistono ricambi per renderlo tale". A corredo della richiesta di catalogazione, venne altresì precisato che l’arma in oggetto, nasce quale strumento atto al tiro di precisione, e nonostante la somiglianza con il famoso Kalaxnicov. non è mai stata costruita con modalità di fuoco automatico, né si conoscono versioni con codeste caratteristiche, da che ne deriva l'impossibilità di cambiare la natura dell'arma, in quanto non esistono ricambi alternativi. Riteniamo e possiamo ragionevolmente garantire - conclude GARLASCO - la immodificabilità dell'arma, onde ottenere caratteristiche diverse da quelle di attuale costruzione".
Nella seduta della Commissione Consultiva Centrale per il Controllo delle Anni del 06/11/2003 il dott. Glauco ANGELETTI. Relatore della Commissione, chiese di acquisire un "prototipo" dell’arma e i ”disegni quotati della scatola di scatto". La richiesta, fatta propria dalla Commissione, venne comunicata alla Questura di Imperia che ne curò la notifica a Mario GARLASCO. Ottenuta l’autorizzazione al trasporto (con licenza della Questura di Imperia del 17/11/2003), GARLASCO chiese (con nota del 24/11/2003) ed ottenne di poter presenziare alla seduta nel corso della quale la Commissione Centrale si sarebbe occupata di alcune richieste di catalogazione dallo stesso presentate, tra le quali quella relativa alla carabina GM TECNO mod. GM76.
Nella seduta della Commissione del 16/12/2003, previa audizione di Mario GARLASCO ed a seguito di parere favorevole del relatore Tcn. Col. Benigno RISO (subentrato al dott. ANGELETTI). la Commissione esprimeva parere favorevole alla catalogazione del "fucile semiautomatico GM TECNO mod. GM76". (I prototipo, recante la matricola nr. 25141, venne restituito alla GM TECNOSERVICE con nota dell’Area Armi cd Esplosivi del Ministero dell’Interno del 16/12/2003.
Dalla documentazione acquisita emerge che nessun seguito ebbe la richiesta del dott. ANGELETTI di poter dispone dei "disegni quotati della scatola di scatto " dello carabina. (Nota 6)
Con Decreto del Ministro dcll’Interno nr. 557/PAS-50.044/C/03 del 04/03/2004. il "fucile semiautomatico GM TECNO mod. GM76” in cal. 8x57JS, con caricatore da 5 cartucce, è stato iscritto al nr. 14493 del Catalogo Nazionale delle Armi Comuni da Sparo. Nel decreto si dà conto del fatto che GARLASCO, con nota del 03/02/2004. si era reso disponibile ad immettere l’arma sul mercato dotandola di un caricatore avente capienza massima di nr. 5 colpi.
Al progressivo nr. 14655 del Catalogo delle armi comuni, come si è sopra accennato, è iscritta la carabina ZASTAVA mod. M76 in cal. 8x57JS. L’arma venne iscritta, quale arma a funzionamento "semiautomatico", a seguito di D.M. del 24/06/2004. L’istanza, datata 24/07/2003, era stata presentata da PAGANI Massimo, legale rappresentante di REGGIANI Silvio, titolare delle Licenze di PS della T.F.C. (The Four Company) di Villa Carcina (BS) in data 06/11/2003. Nella richiesta si attesta che si tratta di arma a funzionamento "semiautomatico", dotata di caricatore da 5 o 10 colpi.
Nella seduta della Commissione Consultiva Centrale per il Controllo delle Armi del 02/03/2004 il dott. Glauco ANGELETTI, Relatore della Commissione, chiese, "trattandosi di arma di derivazione militare, di acquisire un "prototipo" dell'arma, i "disegni quotati della scatola di scatto" e delle "foto”. La richiesto, fatta propria dalla Commissione, determinò il rinvio della seduta per consentire alla ditta richiedente di far "pervenire il prototipo dell'arma".
Nella successiva seduta della Commissione del 30/03/2004. pur in assenza di quanto precedentemente richiesto (prototipo, disegni quotati e foto), previo parere favorevole del Relatore dott. ANGELETTI (nella propria relazione, il dott. ANGELETTI specificava: "trattasi di fucile costruito anche in ambito militale solo in versione semiautomatica. Non ne esistono versioni a raffica né la scatola di scatto è compatibile con quella di altre armi Non si tratta, pertanto, di un'arma DEMILITARIZZATA),  la Commissione espresse parere favorevole alla catalogazione dell'arma.
Con Decreto del Ministro dell’Interno nr. 557/PAS-50.309S/C/80 del 24/06/2004. il fucile semiautomatico ZASTAVA mod. M76 in cal. 8x57JS. con caricatore da 5 cartucce, è stato iscritto al nr. 14655 del Catalogo Nazionale delle Armi Comuni da Sparo.
F) Il dott. ing. Manlio AVERNA, con provvedimenti di questo Ufficio del 04/07/2013 e del 24/09/2013. ha ricevuto incarica di procedere, quale Consulente Tecnico all'esame delle tre carabine ZASTAVA mod. M76. di proprietà della ARES Srl, che erano state sequestrate presso il BNP di Gardonc Val Trompia e di procedere alla loro comparazione con le nr. 9 carabine che il GIP di Imperia aveva confiscato alla GM TECNOSERVICE di GARLASCO Mario. I quesiti, in particolare, miravano ad accertare se le tre carabine della ARES Srl fossero conformi agli schemi costruttivi relativi ai prototipi di cui ai progressivi nr. 14493. nr. 14655 e nr. 15198 del soppresso Catalogo Nazionale e se la possibilità di sparare o raffica discendesse da interventi meccanici effettuati sui relativi congegni di scatto. Veniva altresì disposta la comparazione tra il congegno di senno (disconnettore e selettore di fuoco/sicura) ed il porta otturatore delle carabine M76 in sequestro con le analoghe componenti degli AK47 nella versione automatica e demilitarizzata (semiautomatica).
Dalla relazione che il Consulente Tecnico ha depositato in data 22/11/2013 e emerso quanto di seguito specificato.
Il fucile ZASTAVA M76 e stato progettato e prodotto, quale "carabina semiautomatica”, dalla ZASTAVA ARMS di Kragujevac (ex Jugoslavia). La meccanica dell'arma si ispira al famoso lucile d’assalto (automatico') AK47 (c.d. KALASHNIKOV, dal nome del progettista). A differenza del KALASHNIKOV, che spara cartucce cal. 7,62x39 (cartucce di ordinanza delle Nazioni dell'ex Patto di Varsavia), la carabina M76 nasce per sparare cartucce in cal. 8x57JS che sono più potenti e adatte alle finalità dell'arma: il cecchinaggio (Nota 7). La capacità del caricatore è di 10 cartucce.
L’unica carabina ZASTAVA mod. M76 che e stata materialmente esaminata dalla soppressa Commissione Consultiva Centrale per il Controllo delle Armi è quella che reca la matricola nr. H-25141. Detta arma, come si e sopra detto, venne presentata da GARLASCO Mario a corredo della documentazione presentala per la catalogazione della carabina GM TECNO mod. GM76. asseritamente "allestita" in Italia, “utilizzando componenti prodotti dagli arsenali Iugoslavi della ZASTAVA KRAGUJEVAC (che venne iscritta nel Catalogo delle Armi Comuni con il progressivo nr. 14493).
Va subito detto che tale arma, tra le nr. 12 carabine esaminate dal Consulente (nr. 3 della ARES e nr. 9 della GM TECNOSERVICE), è l'unica che. a differenza delle altre, non può sparare a raffica. Tale particolarità discende da un intervento di molatura al quale sono state sottoposte alcune minuterie meccaniche (il "disconncttore“ e il "selettore") che compongono il “congegno di scatto" dell’originale  carabina ZASTAVA mod. M76.
Facendosi necessariamente rinvio, per una migliore comprensione dcll’intervento di cui si è detto, alla relazione del Consulente Tecnico ed alla relativa documentazione fotografica, e sufficiente qui segnalare che il "disconnettorc" della carabina M76 progettata e realizzata dalla ZASTAVA di Kragujevac (ex Jugoslavia) presenta un "dentino“ (la "codetta" di cui si parla nella relazione dell'ing. GIRLANDO del BNP di Gardonc Val Trompia) che, con la leva del "selettore” (sicura/fuoco) collocata in posizione  intermedia (orizzontale), contrasta con un "dente" del selettore che ha la funzione di tenere fermo il "disconnettore", Proprio il mancato funzionamento del disconncttorc (tenuto fermo dalla contrapposizione tra la codetta del disconnettere ed il dente del selettore) determina il libero movimento dell’otturatore, con conseguente sparo a raffica. L’asportazione della ”codetta’ del "disconnettore" c la molatura parziale de! "dente" del "selettore" hanno fatto si che la carabina cha GARLASCO ha consegnato al Ministero (matr. H-25141) per la catalogazione quale arma comune non possa sparare a raffica, qualunque sia la posizione del selettore.
Nell'elaborato del Consulente Tecnico si dà altresì atto di due importanti circostanze:
la relazione tecnica della GM TECNOSERVICE che accompagna la richiesta di catalogazione della carabina, quale arma comune da sparo, non fa alcun riferimento all’importante intervento eseguito sulle citate minuterie; le superfici molate per asportare il "dente" del "disconnettore" c per ridurre le dimensioni del "dente" del "selettore" sono state ribrunite (una discontinuità cromatica delle citate minuterie avrebbe infatti potuto richiamare l’attenzione dell’organo tecnico del Ministero dell’Interno).

G) Le verifiche oplologiche e sperimentali che il Consulente Tecnico ha svolto sulle tre carabine importate dalla ARES Srl che i Carabinieri di Gardone Val Trompia hanno sequestrato presso il BNP in data 17/06/2013 c sulle altre otto carabine ZASTAVA mod. M76 che i Carabinieri di Imperia sequestrarono a GARLASCO in data 22/06/2004 c che questo Ufficio ha acquisito presso l'Ufficio Corpi di Reato di Imperia con decreto di sequestro del 12/07/2013, hanno consentito di accertare:
- che si tratta di carabine ZASTAVA mod. M76. del tutto conformi agli originali prodotti dalla ZASTAVA ARMS di Kragujevac (ex Jugoslavia), che non hanno subito alcun intervento modificativo del "congegno di scatto " c che, con il selettore di tiro in posizione intermedia (fra quella di sicura c quella di sparo a colpo singolo) sparano a raffica:
- che non sono conformi all’unico schema costruttivo del prototipo effettivamente presentato dalla GM TECNOSERVICE di GARLASCO alla soppressa Commissione Consultiva Centrale per il controllo delle armi;
- che la possibilità di sparo a raffica non dipende da interventi meccanici effettuati sul congegno di scatto ma è una caratteristica intrinseca del tipo di arma realizzato dal fabbricante.
Il Consulente ha altresì accertato che il congegno di scatto (disconnettore e selettore di fuoco/sicuro) degli M76 esaminati presenta evidenti analogie rispetto al fucile automatico AK47 più conosciuto come Kalashikov. Le componenti indicate sono addirittura intercambiabili. L’esperimento di sostituzione del gruppo scatto smontato da una carabina M76 e montato su due AK 47 (uno militare e l’altro demilitarizzato) ha però dimostrato qualche carenza funzionale in modalità semiautomatica c la impossibilitò di sparare a raffica, salvo un solo episodio di sparo di due cartucce. Il porta otturatore dcll’M76 non può invece essere montato sull’AK47 (per la diversa lunghezza).
Negli Stati: Uniti d’America, su disposizione del BATF (Bureau of Alcohol Tobacco and Firearms), c stata vietata l’importazione delle carabine ZASTAVA mod. M76. Le carabine importate con un primo lotto sono state tutte confiscate c distrutte. L’importazione negli USA è ripresa in epoca più recente, previa modifica del congegno di scatto.

H) Anche il Gen. Romano SCHIAVI, Consulente Tecnico di Parte nominato dalla difesa dell'indagato OBLALERO Alessio, con relazione tecnica dcll'08/l 1/2013, dopo avere esaminato altra carabina ZASTAVA mod M76 in possesso dell’indagato, ha verificato che l’arma, "con la sicura in posizione intermedia ”, è in grado di sparare a raffica.

I) I Carabinieri di Gardone Val Trompia. a seguito di deleghe del 18/06/2013 c de! 27/06/2013, hanno acquisito copia digitale degli elenchi delle carabine ZASTAVA mod. M76 che sono state bancate dal BNP di Grdone Val Trompia e di quelle la cui movimentazione in Italia e stato ricavata dalla consultazione del CF.D del Ministero dell'Interno (vds. nota nr. 31/42-14 del 10/11/2013).
Il Consulente Tecnico Giulio FONTANA, a seguito di incarico di questo Ufficio (del 14/11/2013). depositava una prospetto informatico con il quale venivano interfacciali i dati provenienti dal BNP e quelli ricavati dalla consultazione del CED del Ministero.
Dall’elaborato si ricava che sono attualmente presenti sul territorio nazionale almeno nr. 1236 carabine BASTAVA mod. M76 in col. 8xS7JS. Di queste armi: nr. 923 sono state bancate dal BNP di Gardone Val Trompia (Per nr. 10 di esse, importale dalla NUOVA JAGER di Balasuzzo (AL) con accordo preventivo della Questura di Alessandria del 10/09/2012. il BNP di Gardone Val Trompia. in data 19/10/2012. ha respinto la richiesta di bancatura. Le armi sono state  rispedite al venditore (la MIMEX GMBH di Sirau. in Austria) con accordo preventivo del 24/09/2012 e sono state reimportale in Italia dalla NUOGA JAGER con accordo preventivo del 28/05/2013 e sono state definitivamente bancate in data 27/06/2013. Una delle nr. 923 armi bancate (il prototipo n H25I4I con il quale GARLASCO Mano ha ottenuto la catalogazione della carabina GM TECNO mod. GM76) è già stata sequestrata nell'ambito del presente procedimento.) nr 322 sono siate importate in Italia senza passare dal BNP in quanto, con ogtii probabilità, recano i punzoni di Banchi di prova esteri, riconosciuti in Italia. Ad esse vanno aggiunte le nr. 3 carabine della ARES Srl che sono state sequestrate presso il BNP in data 17/06/2013 e nr. 8 delle nr. 9 carabine che questo Ufficio ha acquisito presso l'Ufficio Corpi di Reato del Tribunale di Imperia e che provengono da sequestro che i Carabinieri hanno operato ai danni di GARLASCO Mario, in data 22/06/2004.
Ulteriori nr. 7 carabine, importate dalla ROYAL ARMOURIES Srl di San Clemente (Rimini), sono transitale in Italia nel 2008. Il BNP di Gardone Val Trompia, in data 30/04/2008. ha negato la bancatura.

L) Si rende necessario procedere al sequestro probatorio di tutte le carabine ZASTAVA mod. M76 e GM TECNO mod, GM76 che sono siate importate in Italia e che si trovano attualmente sul territorio dello Stato, dovendosi accertare se abbiano subito interventi meccanici, di modifica del congegno di scatto, che ne impediscono il funzionamento in modalità automatica (a raffica), tenuto conto che, come sopra evidenziato, le carabine ZASTAVA mod. M76 segnalale dal BNP di Guardone Val Trompia e tutte le carabine esaminate dal Consulente, ad eccezione della carabina GM TECNO mod. GM76 matr. nr. H-25141. che GARLASCO Mario ha presentato al Ministero dell’lntcrno quale prototipo, per la relativa catalogazione, sono in grado di sparare a raffica.
Visti gli arti. 253 e segg. c.p.p.:
P.Q.M.
dispone il sequestro di tutte le carabine ZASTAVA mod. M76 e GM TECNO mod. GM76 che sono state importate in Italia e che si trovano attualmente sul territorio dello Stato.
Brescia. 25 luglio

Note di Edoardo Mori:
Nota 1: Il Banco non deve controllare solo  la presenza del punzone di un banco di prova, ma anche che l’arma non sia da guerra o tipo guerra; verifica ovviamente che il calibro sia corretto,il numero dei colpi, se rilevante, e basta.
Nota 2: Perché il direttore del Banco di Prova si agita tanto perché i congegni di scatto sono “molto simili”?E’ ovvio che siano simili perché basta ben poco per differenziare lo scatto automatico da quello semiautomatico. Ci sarebbe da meravigliarsi se non fossero simili.
Nota 3: frase oscura; lo scatto automatico non ha disconnettore che serve solo nelle armi semiautomatiche; tutto il discorso che segue è molto confuso perché il Banco ha voluto sostenere la tesi che i due gruppi di scatto non dovessero essere simili, mentre è nella natura delle cose che siano simili. Il Banco doveva  solo spiegare per quale motivo il sistema di scatto consente di sparare a raffica, dove è stato l’erre o il difetto di modifica; tutto il resto non c’entra nulla ed è fuorviante.
Nota 4: frase fuorviante” È chiaro che un’arma assemblata con i componenti di uno Zastava 76 è una carabina Zastava 76! Cos’altro può essere?
Nota 5: perché mai quest’arma perfettamente in regola doveva esse distrutta senza un processo? Mistero italico!
Nota 6: ovvio, una volta che avevano in mano il modello da catalogare, che cosa se ne facevano del disegno in scala? Angelucci e Riso erano due componenti della Commissione molto seri e in grado di capire da soli come funzionava l’arma.
Nota 7: Il termine di cecchinaggio è una malevola volgarizzazione del termine tecnico; in termini tecnici si tratta di un’arma per tiri  mirati fino alla distanza di 600 metri ... come si può fare con ogni buon fucile da caccia, con il cannocchiale giusto!

Esame delle questione
Prima di tutto va corretto un errore tecnico contenuto nel provvedimento e, a quanto pare, contenuto nella consulenza del perito Averna.
La carabina semiautomatica per tiratori scelti modello ZASTAVA 76 è ben descritta nel testo di Wollert, Lidschun, Kopenhagen, Illustrierte  Enzyklopädie der Infanteriewaffen aus aller Welt, 1990, nato nella DDR con il titolo Schützenwaffen e quindi prodotto in un paese d’oltre cortina dove le proprie armi e conoscevano certamente meglio che non in Sicilia! E' stato ripubblicato nel 1990. Dice questo testo, parlando delle armi della Jugoslavia:
"Questo modello è stato sviluppato dai costruttori jugoslavi a metà degli anni 70; alla base di esso vi era il sistema di armi del Kalashnikov AK47 e in particolare lo AKM russo. Come in numerosi altri Stati questa arma viene costruita su licenza sovietica anche in Jugoslavia. Qui la versioni dello AKM viene chiamata modello 70 B1 e quella del modello AKMS è chiamata modello 70 AB2. La loro produzione di serie avviene nella filiale di Kragujevac ove si trova una delle officine della Zastava (ZCZ) e dove è stato prodotto anche il modello semiautomatico per tiratori scelti.
La carabina per tiratori scelti modello Zastava 76 ha un sistema a recupero di gas con otturatore girevole. Sebbene essa sia orientata ampiamente sul sistema Kalashnikov, l’arma è stata adattata alla sua funzione quale arma per tiratori scelti. Essa si distingue chiaramente dal Kalashnikov AKM: tra l’altro e per la presenza di una canna più lunga, con un passo di rigatura di 240 mm, così sulla base del sistema di scatto adattato al tiro singolo nonché della diversa cartuccia utilizzata. L’arma spara le stesse cartucce già usate nell’arma per tiratori scelti modello 69 e cioè le cartucce Mauser del quale oltre che nel modello 48 erano utilizzate per il modello universale MG 53.
Però la Zastava produce due altre versioni; una versione è predisposto per la cartuccia 7,62 × 54 R usata dal modello sovietico M1908/30, l’altra per la cartuccia Nato 7,62 × 51. Tutte le versioni di questo da carabina dispongono di un caricatore trapeziodale estraibile. L’arma è dotata di un cannocchiale con quattro ingrandimenti e un reticolo per distanze da 100 a 1000 m; ha un alzo regolabile fino a 300 m. La canna pressoché identica con la canna della carabina sovietica modello Dragunov SWD reca un rompifiamma con una fessura notevolmente lunga; sotto la canna vi è un sistema di fissaggio per la baionetta."
Perciò il fatto di presentare lo Zastava 76 come un Kalashnikov appena appena modificato è sbagliato. L’arma è stata sviluppata autonomamente, utilizzando il sistema del Kalashnikov, ma con parti autonome, tra cui la canna e il portaotturatore; anche il gruppo di scatto non è perfettamente intercambiabile, come accertato dallo stesso Averna. È del tutto sbagliato presentare agli investigatori quest’arma come un Kalashnikov aggiustato cambiando solo il  nome e il calibro! Basta guardare le immagini di un AKM o di un AKMS per rendersi conto dei cambiamenti sostanziali.
Una cosa pare sia sfuggita a molti: si sta parlando di un’arma comune semiautomatica che potrebbe essere considerata tipo guerra se il meccanismo di scatto  fosse predisposto per il tiro a raffica. Perciò tutte le altre parti dell’arma sono parti di arma comune e poco importa se assomigliano a quelle di un Kalashnikov.

È necessaria poi un’altra puntualizzazione tecnica: fra la meccanica di un’arma automatica e di un’arma semiautomatica la differenza può essere minima. In ogni arma che ha un sistema per cui lo stesso sparo della prima cartuccia reintroduce una nuova cartuccia nella camera di cartuccia e predispone il percussore alla percussione (vale a dire in tutte le armi in cui la ripetizione non è manuale), la pressione sul grilletto provoca uno sparo a raffica se non vi è un meccanismo che blocca il percussore fino al momento in cui non si preme nuovamente il grilletto. Questo meccanismo può essere estremamente semplice, quale un piccolo dente, una barretta o un blocchetto che si inserisce nella catena di scatto, ecc. ecc. È per questo motivo che la legge non ha stabilito da nessuna parte che un’arma semiautomatica deve essere costruita in modo da rendere impossibile che essa sparare in modo automatico; la legge ha solo richiesto che l’arma non sia predisposta per lo sparo automatico e poi non ho potuto fare altro che punire per alterazione di arma chi opera interventi sulla meccanica.
Per chi vuole comprendere quali siano i sistemi meccanici adottati in pratica, riporto quantoscritto dal De Florentis nel suo testo Tecnologia delle armi da fuoco:

"In alcuni casi, nelle armi automatiche, quando uno o più pezzi del meccanismo di comando sono disposti in posizione opportuna, l’arpionismo di arresto è manovrato in modo continuo ed automatico finché vi sono colpi nel serbatoio; ciò a v viene nelle mitragliatrici ed in alcuni moschetti e fucili mitragliatori da guerra che eseguiscono il tiro continuo oltre quello intermittente.
 Nelle armi dette semiautomatiche, occorre che la pressione del dito sul grilletto provochi la partenza di un sol colpo, e non di quelli successivi che l’arma prepara da sé, qualora il tiratore continui a premere il grilletto.
  Per ottenere ciò, si pratica una interruzione a scappamento in un punto della catena di leve di comando, in modo che dopo la pressione sul grilletto, l’estremità di una leva sfugga dalla successiva, che resta indipendente. Oppure l’estremità della leva sporge dalla scanalatura di guida dell’otturatore; partito il colpo, l ’otturatore nello scorrere indietro abbassa l’estremità della leva di modo che questa perde il contatto col pezzo successivo, il quale ritorna in posizione e trattiene il percussore (pistole automatiche Browning e similari).  In tal modo la catena di leve viene divisa in due parti dallo scappamento; una che finisce al grilletto, l ’altra che finisce al dente di scatto. Per ciascuna delle due parti occorre una molla di richiamo; quella del dente di scatto è sempre pronta a funzionare; dimodoché il dente di scatto afferra sempre il dente di arresto ed evita la partenza in controllata dei colpi seguenti: quella del grilletto invece riporta i due tratti della catena in contatto cinematico solo quando cessa la pressione del dito."

Per comprendere meglio il caso occorre anche capire come è stato possibile che siano state catalogate armi eguali con sigle diverse e, forse, con la meccanica leggermente diversa. Ciò è derivato dall’assurda decisione della Commissione di attribuire numeri di catalogo diversi ad armi identiche anche solo in presenza di sigle e marchi diversi sull’arma, decisione fatta solo per favorire certi commercianti che così potevano figurare come importatori e fregare chi aveva fatto l’originaria catalogazione. Accadeva così che, una volta catalogato quello che era il vero modello, le domande di catalogazione successive divenissero una pura formalità basata sul presupposto che l’arma fosse comunque sempre la medesima.
Io non sono in grado di spiegare il motivo per cui invece vi sono state delle varianti per cui alcuni dei modelli consentono di sparare a raffica senza alcuna modifica. Io non so se il primo importatore sia stato più diligente ed abbia provveduto ad eliminare il difetto, non so se sull’arma, bancata in Austria, fossero state eseguite operazioni meccaniche là, non so se in Jugoslavia, ad un certo momento, hanno tirato via nella fase di lavorazione, ecc. ecc. In estrema ipotesi si può persino immaginare che, vista la grande richiesta di queste armi in Italia, ci abbiano fatto un bidone ed abbiano inviato delle armi assemblate alla bell’e meglio. Ad esempio è stato controllato se i vari modelli hanno la canna con il passo di rigatura originale?
Questo era il punto principale che il consulente del pm avrebbe dovuto accertare, magari recandosi in Serbia, perché è essenziale per comprendere che cosa è successo e quali eventuali responsabilità vi siano; non è certo un’indagine che possa essere fatta scartabellando delle scartoffie del ministero  o sui libri.

A questo punto mi sia consentita commentare una cosa che mi ha sorpreso e cioè la presenza in questa indagine del perito Averna, il quale, per vari motivi, non può essere considerato “indifferente” sul caso. Egli ha fatto parte per lungo tempo della Commissione Consultiva per le armi (almeno fino al 2011) ed è ben possibile che abbia partecipato ad operazioni di classificazione che poi hanno portato agli errori commessi con lo ZASTAVA. Inoltre il parere favorevole alla catalogazione dell’arma è stato espresso dal colonnello Riso che non è certo un amico del perito Averna in quanto, nel processo di cui a questo link
http://www.earmi.it/diritto/giurisprudenza/gusci.htm, ha distrutto una perizia fatta da Averna, facendogli fare una figura barbina. A ciò si aggiunga che il perito Averna ha avuto negative esperienze (per lui) con la TFC perché all’inizio della sua carriera aveva fatto arrestare il titolare con una perizia smontata in due giorni dai periti di parte, i quali avevano dimostrato che l’accusa era frutto di una cantonata. Ci vuol poco a pensare che il perito Averna possa avere il dente avvelenato sia con Riso che con la TFC (la situazione era tanto avvelenata che i PM di Brescia, coinvolti senza loro colpa in questo errore giudiziario, non hanno mai più chiamato come consulente del tribunale il perito che aveva evidenziato le cantonate; ma hanno continuato a chiamare imperterriti il perito Averna!). Sussiste perciò una chiara situazione di incompatibilità che avrebbe dovuto consigliare il perito ad astenersi ed i PM a non nominarlo.

Rilevo che nella terminologia usata per descrivere il meccanismo delle armi vi sono gravi imprecisioni che dimostrano ben poca dimesticherzza con le armi automatiche. Si parla di 'disconnettore' invece che di dente di aggancio di sicurezza (o 1° arpionismo), poi si sbaglia nel dire che bloccando il 'disconnettore'  si ..."determina il libero movimento dell'otturatore, con conseguente sparo a raffica". Forse nessun armaiolo ha suggerito che l'ottoratore anche se libero non provoca nessuno sparo, mentre invece, questo durante l'azione di riarmo fa arretrare la massa battente (cane) che non essendo trattenuto dal 1° arpionismo ritorna a battere sul percussore provocando lo sparo a ripetizione fintantoche il grilletto resta premuto.

Fatte queste premesse si può passare alla valutazione processuale del caso.
Dal decreto di sequestro si deduce che vi è stata la catalogazione di esemplari del tutto in regola dal punto di vista sostanziale e formale e sono quelli della ditta GM TECNOSERVICE che non possono sparare a raffica. Non si sa al momento se ciò sia avvenuto per un colpo di fortuna, o se la GM ha acquistato da un rivenditore coscienzioso, o se si è preoccupata di farsi consegnare un prodotto al di sopra di ogni sospetto. Non si sa, e poco importa saperlo: era ed è perfettamente in regola.
Non vi nessuna norma in cui si stabilisca come deve essere prodotta un’arma semiautomatica al fine di rendere difficile la sua trasformazione in arma automatica probabilmente perché non ha alcun senso pratico di trasformare a raffica un’arma con caricatore di 5 colpi per poterli sparare tutti in mezzo secondo. A parte ciò, con un po’ di attrezzi ci si può costruire un mitra in cantina e quindi l’unico modo per impedire che uno si costruisca un’arma automatica, o trasformi un’arma semiautomatica in arma automatica, è di prevedere pesanti sanzioni per chi detiene armi a raffica o per chi altera un’arma semiautomatica.
Solo per le armi nate come armi a raffica, e quindi da guerra, la circolare sulla demilitarizzazione del 20 settembre 2002 prevede che:  Congegno di scatto; la trasformazione da tiro automatico a tiro semiautomatico deve essere effettuata in maniera permanente ed irreversibile. Inoltre deve essere effettuata l'asportazione e/o modifica dei componenti che consentono il funzionamento automatico e la modifica delle relative sedi. Però le circolari non sono legge e lasciano il tempo che trovano.
Questa è comunque una disposizione che non riguarda lo Zastava per vari motivi:
- perché non è arma prodotta come arma a raffica;
- perché per ottenere la catalogazione l’importatore ha esibito un esemplare dell’arma e la Commissione, a ciò deputata, non ha avuto nulla da obiettare. Ricordo che la Commissione ha sempre fatto esami molto severi, come risulta anche nel caso dello Zastava in cui si è persino preoccupata di regolare il rompifiamma, irrilevante ai fini della catalogazione. Ricordo anche che della Commissione ha fatto parte il perito Averna, noto per la sua severità anche su particolari irrilevanti; figurarsi se gli  sfuggiva che il disconnettore poteva essere alterato con eccessiva facilità e figurasi se non avrebbe controllato severamente un’arma della TFC
- perché l’arma è stata poi controllata dal Banco di Prova, anch’essa deputata a questo controllo, e nulla di irregolare era stato rilevato (fermo restando che di fronte ad un’arma catalogata il Banco non aveva alcun potere/dovere di controllo sulla meccanica dell’arma). Se non era bancata doveva solo fare la prova forzata e mettere il suo punzone).
L’unico a sollevare dubbi su questa situazione limpida è il perito Averna il quale  non può accettare l’idea che un indagato sia innocente: Egli segnala al PM, per la GM TENCOSERVICE, la stranezza secondo cui  la relazione   che accompagna la richiesta di catalogazione della carabina, quale arma comune da sparo, non fa alcun riferimento all’importante intervento eseguito sulle citate minuterie; le superfici molate per asportare il "dente" del "disconnettore" e per ridurre le dimensioni del "dente" del "selettore" sono state ribrunite (una discontinuità cromatica delle citate minuterie avrebbe infatti potuto richiamare l’attenzione dell’organo tecnico del Ministero dell’Interno).
Ma che accidenti deve sapere la GM circa quali interventi sono stati fatti? Acquista in arma in Serbia, o forse in Austria, l’arma è  prodotta e fabbricata secondo regole tecniche internazionali come arma semiautomatica e non è certo essa che deve controllare se, ad esempio, una vite è ben ribattuta o mal ribattuta. Al massimo la prova e vede che proprio non spara a raffica. E si noti l'assurda malignità che inserisce nella sua perizia: le parti  lavorate sono state brunite perché non ci si accorgesse della modifica! In primo luogo qualsiasi bravo artigiano se fa delle modifiche a parti brunite, poi le ribrunisce! In secondo luogo chi aveva fatto la modifica per rendere legale l’arma, semmai aveva tutto l’interesse ad evidenziare la modifica, non a nasconderla. In terzo luogo la relazione allegata alla domanda di catalogazione si faceva  per dimostrare che l’arma era comune, non per riportare la sua storia o esporre ciò che era prima!

Ma la cosa non ci meraviglia; è il tipico modo di procedere del perito Averna, già censurato da molti giudici. Si vedano
www.earmi.it/varie/periti3.htm
www.earmi.it/varie/fuochiart.htm
www.earmi.it/diritto/giurisprudenza/gusci.htm
Proprio in quest’ultimo caso il perito, dovendo esaminare delle obsolete cartucce in calibro 22, prive di indicazioni sul produttore (ve ne sono state moltissime, si veda Riccardo Corsi, Guida per l’identificazione delle cartucce, 1990, pag. 153 e segg.) scrive che queste sono munizioni per reparti speciali  a cui vengono assegnate missioni particolari e, in caso di uso delle armi, non lascino tracce che consentano di risalire agli esecutori e quindi ai mandanti. Pura invenzione gratuita in ossequio al principio, caro anche ai PM, che l’indagato va condannato ad ogni costo!

Un poco diversa la situazione delle armi per le quali si afferma che possono sparare a raffica senza alcuna modifica, solo spostando la levetta delle sicura. Ciò può derivare da varie cause:
- l’arma è stata costruita male in fabbrica; l’ipotesi non è peregrina essendo destinata a scopi per cui una raffica accidentale non avrebbe cagionato alcun danno. Si consideri che anche con un caricatore da 10 colpi, come quello originale (la versione catalogata dalla GM è a 5 colpi), se parte la raffica essa si esaurisce in un solo secondo ragione per cui il bersaglio colpito rimane comunque uno solo.
- l’arma è stata assemblata male da chi ha gestito la sua esportazione.
Però in base ai dati di fatto noti si deve affermare che l’arma è stata creata come carabina semiautomatica per il tiro a distanza e che non si sa perché parte dei modelli importati sia difettosa; forse si dovrebbe indagare se vi sono state differenze o cali di qualità fra armi ante o post cortina di ferro.
E sta di fatto che l’arma è stata senz’altro acquistata in buona fede come arma semiautomatica perché per una carabina del genere sarebbe una cosa insensata se sparasse anche a raffica. Perciò si ritorna al punto di partenza secondo cui si trattava, già alla partenza di un’arma comune da sparo, non predisposta per il tiro a raffica  (se ciò avviene in modo non voluto, per un difetto, non si può parlare di predisposizione, termine che indica una volontaria azione volta a creare una certa situazione).
Questo significa che se non vi è la prova che l’arma che spara a raffica sia stata predisposta per sparare in tal modo, non si è di fronte ad un’arma tipo guerra, ma solo ad un’arma comune difettosa, del tutto legale, ma da correggere per ragioni di sicurezza. Vale a dire che si è di fronte alla stessa situazione di un fucile da caccia semiautomatico a canna liscia che per la rottura di un pezzo si mette a sparare a raffica. Vale a dire che di fronte ad uno Zastava mod, 76 originale, non si potrà mai parlare di operazioni di demilitarizzazione, previste solo per le armi da guerra, ma solo se essa era o meno predisposta per il tiro a raffica.
Non è compito mio difendere gli indagati, ma non mi pare probabile  che si possa dimostrare che essi hanno coscientemente fatto carte false per importare armi difettose; tra l’altro, se avessero voluto ingannare, facevano molto più presto a incidere sulle armi il numero di catalogo già esistente e la corrispondente sigla del produttore e nessuno avrebbe trovato qualcosa da ridire.
L’idea che pare aleggiare nel decreto di sequestro sarebbe la seguente: se l’arma in partenza era a raffica, allora era arma da guerra ed allora andava demilitarizzata secondo la circolare ministeriale sulla demilitarizzazione del 20 settembre 2002, già sopra citata.
Se una ditta compera dei fucili mitragliatori all’estero e li importa per demilitarizzarli, è sicuro che deve rispettare questa norma con la modifica dei componenti dello scatto e delle loro sedi.
Ma che dire se compera un’arma semiautomatica che non deve essere demilitarizzata e quindi non è soggetta alle disposizioni della circolare? Pare ovvio che non deve fare assolutamente nulla, salvo il caso in cui diviene consapevole del difetto; in tal caso dovrà attivarsi per il ritiro delle armi e per la riparazione (un po’ come fanno le case automobilistiche).
Si può ipotizzare che qualcuno conoscesse  il difetto e se ne sia fregato … ma in penale con i sospetti si fa poca strada  (e spesso si battono strade sbagliate).

Io capisco che il Banco di Prova abbia seguito il sano principio “per prima cosa pensa a pararti il posteriore”, ma in realtà esso non era in presenza di alcuna notizia di reato che gli imponesse di correre dal PM. I reati in materia di armi da sparo sono tutti reati dolosi e non possono  essere commessi per colpa. Perciò ben avrebbe potuto limitarsi ad un pubblico avviso sul difetto di queste armi, avvisando che non potevano essere detenute ed invitando a riconsegnarle al venditore. Del resto i rischi derivanti dalla circolazione di queste armi sono teorici perché nessun delinquente userebbe un’arma che gli resta scarica in mano appena sfiora il grilletto  (le vere armi automatiche dispongono di congegni atti a ridurre la cadenza di tiro da 6-700 colpi al minuto, anche della metà) e perché se a caccia uno spara a raffica tre colpi, lo fa in 0,3 secondi e se ne accorge solo dal rinculo!

Che possono fare i detentori che hanno subito il  sequestro?
Essi non corrono alcun rischio processuale perché le armi acquistate sono formalmente in regola ed hanno rispettato tutte le formalità prescritte. Esse perciò non sono corpo di reato soggetto a confisca (anche se venisse condannato un importatore, le armi sarebbero di terzi e non confiscabili) e sono state sequestrate a scopo probatorio, cioè per esaminarle. Quindi in linea di principio dovranno essere restituite. Quelle però che risulteranno difettose dovranno essere regolarizzate da un soggetto avente licenza di fabbricazione di armi da guerra con nuova bancatura. Sempre cha la regolarizzazione sia tecnicamente conveniente e sempre che i giudici capiscano il problema.
L’importatore responsabile è tenuto alla riparazione o, se non fosse possibile, alla restituzione del prezzo pagato per l’arma. È meglio che le vittime del sequestro gli facciano una raccomandata o una PEC in cui fanno presente l’intenzione di procedere in tal senso nel caso che  l’arma venisse confiscata o dovesse essere regolarizzata.
Non vale la penda di iniziare procedure legali che costano più di quanto vale l’arma e sono di esito incerto.
Chi vuole leggere di una analoga vicenda verificata negli USA la può leggere qui:

http://www.thefreelibrary.com/Yugoslav+M76+sniper+rifle%3A+century+arms+brings+a+rare,+classic...-a0205856416

ATTENZIONE: mi dicono che molti degli agenti e funzionari Catarella che vanno a prelevare le armi, dicono che esse veranno sicuramente distrutte; è solo la vecchia abitudine degli ignoranti di parlare a membro di segugio per per vedere che loro "sanno"!

Chi avesse bisogno di assistenza per ottenere il dissequestro della sua arma, può rivolgelgersi alla AUDA Associazione Utilizzatori Delle Armi , scivendo al fondatore Maurizio Piccolo, email   info@auda.it .


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