Enciclopedia delle armi - a cura di Edoardo Mori
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Prefetti e prostitute

Vi sono molti problemi che non hanno cause naturali, ma che sono creati dall’uomo stesso. Fra questi i problemi collegati alla prostituzione in Italia. Causa prima la legge Merlin del 1958, del tutto utopistica, che ha preteso di regolare la prostituzione soltanto vietandola e fingendo che da quel momento non ci sarebbe stata più. La ”deregulation” ha necessariamente comportato il passaggio del lucroso affare nelle mani della criminalità nazionale ed internazionale: in Italia 70 mila prostitute che fanno girare un miliardo di euro all’anno, con fenomeni criminali gravi (tratta, estorsione, sfruttamento, mafie con mezzi patrimoniali enormi) del tutto fuori controllo.
Indubbiamente un problema enorme, la cui soluzione richiede più capacità operative di quante ne abbiano molti governi. Ciò che non si capisce è perché non si riesca a risolvere il problema delle prostitute entro le città, che disturbano e creano scandalo: è un semplice problema di polizia (talvolta di semplice nettezza urbana) già ampiamente gestibile con le leggi che abbiamo. I meno giovani ricorderanno quando i prati dei parchi erano invasi da eroinomani che davano spettacolo della loro miseria umana; ebbene, nel momento in cui si è deciso che non dovevano più stare in quei prati, sono stati convinti in pochi giorni ad andarsene altrove.
I mezzi legali non mancano: è punibile chi invita i clienti in modo scandaloso o molesto, le prostitute minorenni vanno rispedite alle famiglie, è punibile chi crea situazioni di disturbo o molestia per gli altri, sono punibili gli schiamazzi notturni, ecc. Ciò significa che le forze di polizia (e ovviamente chi, al di sopra, comanda la polizia giudiziaria) hanno il potere e dovere di svolgere continui e pressanti controlli su chi esercita la prostituzione e di spingere queste persone a spostarsi in zone (ad esempio zona industriale) ove di notte non creino problemi né ai residenti né al traffico.
In altre parole: non è evidente che se per due settimane, ogni notte, ci fosse una pattuglia che esegue controlli, fa fuggire i clienti, consiglia alle prostitute di trasferirsi in una certa via della zona industriale scelta dalle stesse autorità, dopo due settimane le zone residenziali sarebbero liberate?
È difficile capire l’accanimento contro le ronde di certe forze di polizia, le quali proclamano che esse bastano ed avanzano, quando poi si vede che nella pratica il controllo notturno su prostituzione, ubriachi, schiamazzatori, imbrattatori è  carente!
Certi sindaci, per aggirare l’ostacolo dell’inerzia delle forze di polizia (comprese ovviamente le guardie municipali alle loro dipendenze), hanno cercato di inventarsi sanzioni per i clienti delle prostitute, ispirati dal vecchio principio “chi non può battere l’asino batte la sella”. Invenzione balorda perché volta a punire l’onesto che compie una attività lecita, solo per il motivo che non si è capaci di contenere il disonesto. Sarebbe come punire chi parcheggia l’auto in strada al fine di evitare i furti d’auto. Inoltre se le forze di polizia devono andare di notte a punire gli “utenti”, perché, già che sono sul posto, non controllano anche le prostitute e non le inducono a spostarsi? Il fatto è che le ordinanze dei sindaci sono mere “grida” manzoniane con scopi pubblicitari e che nessuno controlla un bel niente.
E i cittadini, poveri illusi, continuano a credere che le leggi siano fatte apposta per consentir loro di vivere tranquilli e sicuri, di dormire negli orari in cui si usa dormire, di uscir di casa senza essere molestati o aggrediti da ubriachi, di non dover passare di notte fra gruppi di persone con la faccia da galera, di non vedersi la casa danneggiata da imbrattamenti. Ma se le cose sono cambiate, forse è meglio che qualcuno li disilluda e gliene spieghi le ragioni!
Ma è difficile che ciò accada perché chi lo potrebbe fare quando apre bocca straparla! Avete sentito della proposta, del tutto ragionevole e sensata,  del sindaco di Roma di spostare le prostitute in una sola zona e che cos’è uscito dalla bocca del prefetto, almeno stando a quanto riferito dalla stampa e che non sono in grado di controllare.
Il prefetto avrebbe detto che la prostituzione è proibita. Ma quando mai? La legge Merlin non ha mai vietato la prostituzione ed ha invece vietato severamente lo sfruttamento della prostituta (non accusatemi di omofobia se non sto ogni volta a mettere il maschile e femminile; se scrivessi “prostituta o prostituto” dovrei scrivere prefetto e prefetta). Ma è concepibile che un prefetto non sappia?
Il prefetto avrebbe detto che il sindaco di Roma con il suo provvedimento potrebbe essere accusato di favoreggiamento della prostituzione. Ma quando mai! Vuol dire che il prefetto crede che alle prostitute, a imporgli di esercitare il loro mestiere in una sola zona, gli si fa solo un piacere!
Piuttosto i prefetti, responsabili dell’ordine e della quiete pubblica, mai si preoccupano di prendere iniziative come quella del sindaco di Roma e che una volta erano del tutto ovvie e venivano adottate senza bisogno di sbandierarle sui giornali. Se per una settimana di una certa strada le prostitute vengono controllate dalla polizia la quale fa capire loro che se si andasse in una certa zona starebbero molto più tranquille, si può essere certi che quella strada sarebbe ripulita per un pezzo.
Ed inoltre: i prefetti che si è  preoccupano tanto dei reati che può commettere un sindaco, quante operazioni organizzano ogni sera per arrestare in flagranza di reato tutti coloro che sfruttano la prostituzione? Quelli che incassano i soldi, quelli che minacciano le concorrenti, quelli che accompagnano la prostituta sul posto di lavoro e poi la recuperano, eccetera. Essi potrebbero fare una vera opera di tutela delle persone sfruttate, potrebbero a fine anno vantarsi di statistiche impressionanti, ed invece tutto quello che sanno fare è di impiegare i poliziotti a contar le cartucce e le armi antiche!

11-02-15

 


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