Enciclopedia delle armi - a cura di Edoardo Mori
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Ricetta del pandolce genovese basso

Farina di semola 500 g
Zucchero 200 g
Buccia d'arancio candita e di cedro 250 g
Uvetta 250 gr
Burro 125 gr
Una bustina lievito
Una bustina zucchero vanigliato
Un cucchiaio acqua di fiori d'arancio (o una fialetta)
Mezzo bicchiere(50 ml) di arsala secco
Uova  2

Sbattere il burro morbido (tenuto al caldo) con lo zucchero; quando è quasi cremoso aggiungere le uova e sbattere bene. Mescolare alla crema canditi a dadini e l’uvetta. Quando i pignoli costavano meno, se ne aggiungevano due manciate.
L'uvetta va preparata: è bene lavarla in acqua calda,  strizzarla un po', bagnarla ancora con due cucchiai di rum e lasciarlo assorbire.
Aggiungere poi farina, lievito e zucchero vanigliato, un mezzo bicchiere di marsala e poco latte, quel che basta per avere un impasto morbido con cui formare un pane.
Mettere al forno su carta da forno e cuocere a 180° per almeno 45 minuti; poi controllare con uno stuzzicadenti se è asciutto e che non bruci; se era molto umido ci può volere anche un'ora, ma è bene diminuire la temperatura a 160°. Spegnare il forno e lasciarlo raffreddare dentro di esso.
A causa del marsala e della cottura a calore forte, la pasta avrà alla fine un bel colore biscottato. La farina di semola la rende friabile.
Può accadere che con il calore si appiattisca troppo:  si può utilizzare una teglia di circa 28 cm di diametro, foderare il fondo con un disco di carta da forno e mettere su esso il pane di pasta.
Un cucchiaio di acqua di fiori di arancio  dà al pandolce un profumo molto forte; si può diminuire la dose ad un cucchiaino, a seconda dei gusti.
Meglio mangiarlo dopo due giorni  perché all’inizio si sbriciola molto.

27-XII-2017

 


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