Pongo  la domanda perché la Comunità Europea ha quasi cancellato la parola marmellata  dagli scaffali dei supermercati. Ora sui vasetti va scritto confettura e fra dieci  vasetti contenenti confettura di frutti vari se ne troverà uno con il nome di 
marmellata con agrumi perché solo essa  può chiamarsi marmellata. Persino la marmellata di castagne è sparita perché  ora è stata ribattezzata crema di marroni! Come se la castagna non fosse un  frutto come gli altri.
    Eppure  la marmellata è un prodotto antichissimo in Oriente ed Occidente perché l'uomo  è sempre stato attratto da calorifici cibi dolci ed ha presto imparato s  cucinare frutti nel miele (Apicio) e, in mancanza di miele, ad addensare succhi  di frutta. Da secoli la parola marmellata ha un suo preciso significato, noto a  chiunque la mette su di una fetta di pane! Cioè un prodotto fatto con frutti  cotti nello sciroppo di zucchero e più o meno finemente passati. In epoca più  recente nei libri di cucina si è iniziato a distinguere fra marmellata e  confettura, ma noti autori di libri di cucina sono concordi nel dire che è una  distinzione che lascia il tempo che trova; al massimo, se proprio si vuol  essere pignoli, si può chiamare marmellata quella conserva (come la chiamava  l'Artusi) in cui il frutto è passato al setaccio e chiamare confettura quella  conserva in cui rimangono frutti interi o a pezzetti. È una differenza di  consistenza, non di sostanza.
    La  cotognata è già citata in un documento del 1340 e la marmellata si ritrova  citata nel libro del 1584, "Dello Scalco" scritto da Giovan Battista  Rossetti, al servizio della duchessa Lucrezia d'Este. In Francia il termine è  documentato nel 1573, in Inghilterra nel 1480, in Germania nel 1597. Non è ben  chiaro per quale motivo gli altri paesi abbiano adottato per indicare la  marmellata una parola portoghese che indicava la cotognata  (il nome greco del frutto era 
melimelon e cioè "
miele-mela"), già ben nota come  tale. Qualcuno attribuisce l'esportazione del termine al letterato e viaggiatore  fiorentino Filippo Sassetti, ma quando egli si recò a Lisbona nel 1579 il  termine era già noto al di fuori del Portogallo. 
    Il  termine confettura è nato invece (si veda in Bartolomeo Scappi, 1570) per indicare  l'operazione di rivestire dei frutti o semi con lo zucchero, da cui i confetti  con la mandorla e i confetti con il coriandolo, e solo in seguito si è diffuso,  specialmente in Francia, per indicare le conserve con frutti ancora in parte  integri.
    La  parola marmellata si ritrova, con il suo significato generale, in Spagna, Francia,  Danimarca, Germania, Norvegia, Polonia, Svezia, Ucraina, Croazia, Finlandia,  Bielorussia, Grecia. Unico paese che "sballa" è l'Inghilterra. Lì la  parola marmellata indica quasi esclusivamente la marmellata di arance e la  ricetta classica prevede l'uso di sole arance di Siviglia (arancia amara,  melangolo); poi per attrazione vi sono rientrate le marmellate di pompelmo,  limone, mandarino, ecc.; tutte le altre marmellate sono chiamate 
jam; il termine 
fruit preserve indica la marmellata che contiene ancora pezzetti di  frutta e cioè quella che noi chiameremmo confettura. 
    Siamo  vicini alla risposta alla domanda: se si prende la direttiva CE 113/ 2001 (che  modifica la 79/693), si  scopre che la Comunità Europea ha deciso che per marmellata si intende solo il  prodotto fatto con agrumi mentre tutti gli altri prodotti rientrano fra le  confetture, salvo quella di castagne che si chiama "crema di  marroni". Gli Stati potevano chiedere una deroga a questa denominazione  stravagante, quanto meno per i prodotti non esportati, ma pare che ne abbia  approfittato solo l'Austria. Ciò significa chiaramente che per accontentare un  singolo Stato che usava una denominazione anomala e che non era neanche ben integrato  nella Comunità Europea, si è violato  il  linguaggio comune e tradizionale di almeno 12 Stati.  E per due secoli anche gli Inglesi hanno tranquillamente  usato la parola marmellata nel sensoi in usa da noi.
  È  stata una fortuna che la Germania non abbia chiesto di tutelare il suo "
Salami" (salume fatto con carne di  vitello, maiale, capra, pecora, lardo, e poi affumicato) , perché ora noi  dovremmo mangiare "l'insaccato di Felino".
    Viene  da chiedersi che cosa abbia ottenuto in cambio l'Italia: forse la tutela della  crema di marroni! Spero proprio di no perché saremmo  i responsabili di una grossolana  mistificazione e di un falso botanico! Il termine latino 
castanea sativa contenuto della nella direttiva non indica affatto  i marroni i quali sono solamente una specie di castagna, neppure  particolarmente indicata per far marmellate. Quindi: 1) non vi era  assolutamente bisogno di distinguere la marmellata di castagne dalle altre  marmellate, o confetture che dir si voglia; 2)  il termine crema usato per la marmellata (
purée in francese) è fuorviante; 3) nulla  vieta di lasciare dei pezzetti di castagna candita nel prodotto;  4) i marroni non c'entrano nulla; 5) si corre  il rischio di una infrazione comunitaria usando castagne della specie Garrone o  di Avellino!
    Ma  le stranezze della direttiva non finiscono qui; essa inizia dicendo che  marmellate e confetture si possono fare solo con la frutta ed elenca fra essa zenzero,  sorbo dell'uccellatore (NB: il traduttore italiano ha preso una cantonata e ha  tradotto con 
sorbe che sono i frutti  del 
Sorbus  domestica), olivello spinoso, bacche di rosa canina; subito dopo però ci  ripensa e dice che solo nelle confettura non extra, non si possono usare 
queste specie di frutta: mele, pere, prugne a nocciolo aderente,  meloni, angurie, uva, zucche, cetrioli e pomodori. Dal che si capisce che il termine  "frutta" è molto ampio, un po' come quando la Bibbia parla dei  "frutti della terra". Ma perché solo quelli elencati e non anche le  cipolle, le patate, le patate dolci, le banane, l'ananas, ecc.? E perché  finiscono nell' elenco solo due frutti esotici come la mela di cagiù e la  passiflora? È chiaro che si sono voluti soddisfare interessi molto particolari  e che nessuno ha fatto valere gli interessi italiani.
    Un'ultima chicca: la direttiva stabilisce che si  possono usare "erbe aromatiche" e poi aggiunge, a parte, le foglie di 
Pelargonium odoratissimum, ma, si  badi bene
, solo in prodotti a base di  cotogne!" Ma è una direttiva un ricettario? Perche mai non si può mettere  un'erba aromatica dove pare e piace? 
    Era forse troppo semplice per i burocrati  scrivere che ogni conserva spalmabile di frutta o verdura cotta nello zucchero  si chiama marmellata (salvo che vi si aggiunga della senape perché allora  diventa una mostarda!) e che ciascuno la può far come gli pare purché usi  prodotti sani e genuini ed indichi nell'etichetta i componenti? Perché mai ciò  avrebbe dovuto turbare la libera concorrenza? Anzi, i prodotti sarebbero stati  tutti alla pari, diversi solo per la qualità e bontà.
    Visto  che ora la Gran Bretagna se ne va per i fatti suoi, non sarebbe il caso di  rivedere queste direttiva utile solo per proteggere la sua famosa 
Original Frank Coopers Oxford Marmalade?