Enciclopedia delle armi - a cura di Edoardo Mori
   
 

Il calcio di fucile è parte di arma per la Cassazione?

Nei giorni scorsi ho ricevuto un bel po' di richieste di chiarimenti sulla notizia giornalistica che la Cassazione, con sentenza n. 14811 del 13 maggio 2030, avrebbe dichiarato che il calcio di un'arma è parte di arma de denunziare.
Tranquilli! È una fake news. La Cassazione non lo ha mai detto e il calcio continua ad essere parte o non parte a seconda di come è fatto!
In un'epoca in cui i virologi fanno i giornalisti, i giornalisti fanno i virologhi, gli infermieri criticano i medici (un tempo si diceva che molti critici ricordano il bue che voleva insegnare al toro a trombare!), è del tutto normale che vi sia chi crede che la Gazzetta ufficiale sia facile da capire come la Gazzetta dello Sport! Troppi dimenticano che il divulgare una informazione in modo facile e piano per tutti, non lo si fa quando si riferisce quel poco che si è creduto di capire, ma quando si è espertissimi, quando si è inquadrato bene il problema in tutte le sue implicazioni e si può arrivare all'essenziale.
La Cassazione, nell'esaminare un caso con reati gravi, in cui il problema se il calcio in sequestro fosse o meno parte di arma era irrilevante ai fini della pena complessiva, ed era stato sollevato in cassazione dalla difesa, solo per perdere tempo e sperare nella prescrizione, si è limitata a scrivere (in parole povere, che uso per essere capito da tutti): La Cassazione decide questioni di diritto e non di fatto; i fatti li accerta il giudice di merito (Tribunale, Corte di Appello, ecc.); nel processo in esame risulta che è stato sequestrato un calcio di fucile e che in relazione ad esso è stata contesta la detenzione illegale di parte di arma; nessuno ha mai contestato tale qualificazione, nessuno ha descritto questo calcio nelle sentenze, noi della cassazione non abbiamo il fascicolo intero e, ammesso che ci fosse, una foto del calcio. Perciò non possiamo capire se si trattava di un pezzo di legno (che non è parte) o di un tradizionale calcio di una doppietta che incorpora la bascula (e quindi diventa parte). Sul punto poi la Cassazione ha citato una vecchia giurisprudenza sulla nozione di parte, invero superata dalle norme successive che hanno elencato in modo tassativo le parti, ma che comunque lasciava intendere la ragioni per cui si può distinguere fra calcio e calcio. La Cassazione ha quindi concluso (sempre in parole povere): Se in due gradi di giudizio la difesa non si è mai accorta del problema e non ha mai chiesto di chiarire come era fatto questo calcio, vuol dire che le andava bene la definizione di parte e non può venire a sollevare una questione di merito avanti a noi; tra l'altro neppure ora ci spiega come è fatto questo calcio; basta cavilli! E ha respinto il motivo di ricorso.
In conclusione: nessuno sbaglio della Cassazione, nessuna nuova giurisprudenza, nulla di cui preoccuparsi, salvo che per il fatto che in certi uffici di PS, in cui leggono più la Gazzetta dello Sport che le leggi, ci sarà senz'altro qualcuno che si farà bello della "nuova giurisprudenza"!  Capita che "povere parole" vengano più credute della "parole povere", ma chiare.

Eppure sono duemila anni che è nota la regola aurea dei greci e dei romani Sutor, né ultra crepidam iudicaret (Ciabattino. limitati a parlare di scarpe)!

4 giugno 2020

 


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