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Armi a ripetizione
Il vantaggio di poter sparare più colpi rapidamente con la stessa arma fu chiara fin dai primordi, già con la balestra. Con l’arma da fuoco la tecnologia iniziale non consentiva altra soluzione che quella del fascio di canne da accendere una dopo l’altra con un ferro rovente (circa 1450).
oppure da sparare tutte contemporaneamente
Verso la fine del 1500 erano diffuse carabine con sistema a revolver e accensione a miccia o a ruota mentre per le pistole divenne ovvio costruirle con un fascio di canne ruotante come un tamburo. Si arrivò a costruirne di bizzarri come quello del belga Mariette con ben 24 canne (1836). Fino all’arrivo del sistema di accensione a percussione rimase però estremamente difficile evitare che qualche scintilla comunicasse il fuoco alle camere vicine o al serbatoio di polvere e rimaneva comunque il problema di un affidabile rifornimento del focone con il polverino.
Il primo tentativo di una ripetizione meccanica del tiro viene fatta risalire al tedesco Peter Kalthoff, operante in Danimarca, che la ideò nel 1641 e costruì nel 1646. Era un fucile a ruota con un serbatoio per la polvere nel calcio e un serbatoio per le palle sotto la canna; ha un blocco di culatta a tre camere che può muoversi lateralmente.
In Italia già nel 1572 il milanese Marcantonio Valgrana propone un fucile in grado di sparare 4 colpi di seguito, ma di dubbia funzionalità. Seguono nel 600 vari fucili a ripetizione meccanica, ispirati probabilmente al Kalthoff, ma con soluzioni originali. Si ricorda un’arma di certo Giacomo Berselli (1660) e altre di Sebastiano Acqua Fresca (1619-1692) e del fiorentino Michele Lorenzoni (morto 1735). Questi ultimi sono passati alla storia come “sistema Lorenzoni” e sono innovativi rispetto al Kalthoff. I serbatoi per polvere e palle (ben 25) sono entrambi nel calcio, dietro ad un rotore circolare azionato da una leva esterna, l’arma viene rivolta con la canna in basso in modo che polvere e palle scendano per gravità; il primo movimento della leva fa cadere una palla nella canna ove viene trattenuta da un anello di forzatura, il secondo movimento preleva una dose di polvere.
Seguirono molte altre armi, ma nessuna andò oltre i modelli sperimentali. La tecnologia del tempo non consentiva la creazione di meccanismi troppo delicati e fino alla invenzione del bossolo metallico era difficile impedire che l’accensione si comunicasse da una carica al’altra.
La prima arma a ripetizione veramente funzionante è il revolver Paterson Colt del 1936 seguita dalla carabina-revolver .44 Dragon Rifle e cioè la Whitneyville-Hartford Dragon Colt Revolver del 1847. Il problema da risolvere rimaneva quello del numero di colpi superiore a 6-8.
La prima arma a ripetizione manuale adottata da un esercito è lo Spencer (marzo 1860) che ha un serbatoio di 7 cartucce nel calcio e un caricamento a leva con otturatore a blocco cadente. La cartuccia era a percussione anulare con bossolo di rame; era in cal. 13,3 mm il che rappresentava un progresso rispetto ai precedenti calibri ben maggiori. Contemporaneo il sistema Henry e subito dopo il Winchester.
Queste armi stimolarono l’inventiva degli europei e in particolare dello svizzero Vetterli che , con bossolo a percussione centrale, viene adottato dall’esercito svizzero come M/75 con caricatore tubolare sotto la canna di 11 cartucce.
L’idea venne seguita in Austria da Fruhwirth, Kropatschek, Gasser, von Bertoldo, in Svezia da Jarmann; tutti cercano di migliorare il sistema di alimentazione rendendolo più sciolto possibile e libero da inceppamenti. Il norvegese Krag studia un otturatore a blocco cadente con percussione tipo Peabody, ma la cartuccia doveva essere spinta con il pollice entro la canna!
Buono il sistema del fucile tedesco M/82, basato sul Dreyse M/71, poi adottato come M71/84. Esso presenta una leva a cucchiaio che preleva una cartuccia dal serbatoio tubolare da 8 cartucce sotto la canna e lo solleva in modo da poter essere spinto dall’otturatore.
Gli inventori cercavano di aumentare il numero di colpi. Ad es. Evans inserisce nel calcio un nastro metallico con ben 35 cartucce. Werndl si accontenta di 27 cartucce mediante tre serbatoi da 9 colpi che ruotano attorno alla canna. Erano armi molto pesanti da usare solo da postazioni fisse.
I Winchester fecero miracoli nella guerra russo-turca del 1877-78 a Plewna in cui i turchi lasciarono arrivare i russi a cento passi e poi li annienratono senza neppure dover ricaricare i loro fucili.
Altri da citare sono il Russel-Livermore con serbatoio nel calcio di 9 colpi, l’austriaco Spitalsky con un serbatoio circolare a revolver per 8 cartucce; era troppo grosso e lasciava le cartucce scoperte .
Il problema da risolvere era però quello del tempo necessario per riempire il serbatoio dopo che si erano sparati tutti i colpi. Si pensò quindi ad un serbatoio mobile da appendere all’arma e da cui prelevare rapidamente i colpi (Parje, Krnka) o che veniva azionato dall’otturatore in modo che una cartuccia venisse spinta nell’arma (Löwe); erano però tutti ingombranti e poco funzionali.
Il primo ad avere l’idea di un serbatoio inserito nell’arma ed estraibile fu dell’americano Lee (1884). Nel 1888 era già adottato dal tedesco Gewehr 88 ed ha poi trovato adozione universale.
email - Edoardo Mori |
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